Il Cocoricò, noto a tutti ma chi non lo sapesse è una discoteca di Riccione rinomata a livello mondiale, rimarrà chiuso per 120 giorni a partire dal 3 Agosto, questa la decisione del questore di Rimini Maurizio Improta.
Troppo eclatante è stata la tragedia avvenuta il 19 Luglio, quella della morte del 16enne Lamberto Lucaccioni dopo un’overdose di ecstasy, per non far prendere provvedimenti alla questura del luogo che in base all’articolo 100 del Tulps, il cui testo normativo è il seguente “Oltre i casi indicati dalla legge, il Questore può sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini. Qualora si ripetano i fatti che hanno determinata la sospensione, la licenza può essere revocata”, ha il potere di sospensione della licenza di pubblico esercizio.
Tale provvedimento del Questore, dal recente tragico 19 Luglio, ripercorre dettagliatamente tutti gli interventi delle forze dell’ordine negli ultimi due anni, compresi quelli del 118 e calcolando anche l’indagine per Evasione Fiscale da parte della Guardia di Finanza ai danni del locale.
Come al solito le opinioni al riguardo sono controverse e divergenti, ma questo è anche un bene; c’è da dire però una cosa per far sì che il cambiamento, in meglio, che auspichiamo avvenga, e ciò si può fare solo tramite una buona informazione: il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, il sopracitato TULPS, per esempio, è stato approvato nel 1931 da un decreto regio. Cioè l’articolo 100 che richiama alla sospensione della licenza di pubblico esercizio è una legge del Regno d’Italia quando sul trono vi era Vittorio Emanuele III. Per carità, l’articolo 100 è una parte sacrosanta dell’ordinamento giuridico, ma va sicuramente svecchiata, nonostante i “recenti” aggiornamenti normativi.
Noi non crediamo che per eliminare la violenza negli stadi si debbano chiudere gli stadi, non crediamo che per eliminare i casi di droga nei club si debbano chiudere i club, noi crediamo che si debbano aprire più club, educare di più alla musica, informare di più un popolo ignorante, creare una club culture sana e rispettosa.
Noi chiediamo alle istituzioni, agli imprenditori, ai promoter, ai clubber, alle famiglie dei giovani, di offrire alle nostre menti una cultura del rispetto, di sé e degli altri.
Dal basso verso l’alto deve essere questo lo sforzo comune per farci crescere e migliorare.
Pier Paolo Iafrate