Le statistiche parlano chiaro e dicono che il numero di rave party è quasi raddoppiato dal 2016 al 2017 nella sola Londra. Nel frattempo i locali chiudono e i prezzi continuano a salire. Stiamo forse andando verso una terza “Summer of Love”?
Il fenomeno che sta colpendo Londra è presumibilmente qualcosa di diffuso a livello europeo. Nella capitale inglese si sarebbero tenuti 133 rave party, intesi come eventi musicali programmati e illegali, nel solo 2017. Questi i numeri riferiti dalle autorità locali, che nell’anno precedente registrarono invece 70 rave illegali in città.
Il notevole aumento dei rave va di pari passo con alcuni fenomeni che ne potrebbero spiegare il motivo. Tra il 2005 e il 2015 più di metà dei club londinesi ha chiuso i battenti. Il prezzo medio di una pinta di birra (indicativo per tutti gli alcolici) ha raggiunto nuovi apici, mentre gli affitti a Londra sono aumentati circa del 26% di un anno.
Se questo spinge naturalmente i giovani londinesi a cercare soluzioni alternative, non si devono dimenticare le misure di sicurezza sempre più stringenti che vengono adottate dai locali notturni. Si pensi al Fabric, che dopo l’odissea della chiusura e della sofferta riapertura, si è trovato costretto ad adottare sistemi pressoché impossibili da aggirare per evitare altri problemi con le sostanze stupefacenti.
Kate Nicholls, amministratrice di un’organizzazione non governativa che rappresenta club e ristoranti britannici, fa un’osservazione tanto banale quanto sensata:
“Se i locali notturni sono costretti a chiudere o ad aumentare i loro prezzi, allora i clienti graviteranno naturalmente verso alternative come i rave illegali.”
C’è chi è sostenitore di una tesi diversa, come il co-fondatore di World Unknown, Andy Blake, che a Resident Advisor dichiara:
“Per quanto posso notare, a Londra non c’è davvero carenza di spazi per le feste, e sono di una varietà abbastanza ampia di tipi, con nuovi che aprono continuamente. Puoi anche ottenere una licenza temporanea praticamente ovunque in questi giorni. Ci sono un sacco di motivi per cui i rave illegali sono aumentati: le persone hanno sempre meno soldi, i ragazzi vogliono provare cose “fai da te”, c’è una sfiducia generale verso cose che sembrano troppo organizzate, i vecchi organizzatori di rave che non hanno mai smesso di farli in questo modo, persone che amano fare cose proibite dalle autorità ed edifici davvero interessanti che diventano temporaneamente disponibili e che non potrebbero mai essere usati per legge”
Le due tesi possono essere ugualmente valide e una non annulla l’altra. Anzi. Probabilmente la carenza di club e l’aumento dei prezzi, uniti alla serie di motivi personali, soggettivi e sociali, fanno sì che lo spostamento delle preferenze dei clubbers verso la scena rave sia sempre più rapido e deciso.
Come spesso succede per quanto riguarda fenomeni di questo tipo, ciò che succede nella grandi città, caratterizzate da una mentalità più aperta e progressista, può essere un utile indicatore per capire che direzione sta prendendo l’intera scena.
Se, infatti, in Italia il “problema” dei rave illegali sembra essere di assoluta marginalità e i casi sono rari e isolati, sono diversi i segnali che arrivano dall’Europa più settentrionale in questo senso.
Già qualche tempo fa, avevamo segnalato, in questo articolo, un’interessante sondaggio svolto dal quotidiano britannico The Guardian, dal quale traspariva la crisi del clubbing e della vita notturna in generale.
Anche se ancora ben lontana, l’ipotesi di una terza “Summer of Love” potrebbe far fantasticare nostalgici e appassionati. Dopo quella che intorno al 1967 vide protagonisti i cosiddetti hippy e quella che a fine anni ’80 fu caratterizzata dalla neonata Acid House e da numerosi rave party, nulla vieta di immaginare un’altra, imminente estate dell’amore.