Dario Piana, producer, dj che vanta una collezione fatta da qualcosa come 25000 dischi. A tutto questo aggiungiamo l’essere un Ableton trainer e endorser, un testimonial per aziende del calibro di Allen & Heath. Docente di musica elettronica presso lo IED.
Ciao Dario, in prima battuta ti ringrazio per averci concesso questa intervista. Chiunque sia vicino all’ambiente della musica elettronica e della produzione musicale ti conosce, Parkett si impegna per la diffusione delle informazioni sul “mondo dei producer” e sulle nuove tecnologie che le software house e le aziende produttrici di hardware mettono ogni giorno a disposizione dell’arte musicale. Inoltre rappresenti una delle figure più importanti nell’ambito della formazione didattica per ciò che riguarda le nuove tecnologie, lo IED è infatti una delle maggiori realtà mondiali per quanto riguarda questo tipo di formazione.
La prima domanda è quella di rito, cosa si prova ad essere dj/producer e professore universitario? Come vivono questa esperienza gli stessi ragazzi che magari la sera prima hai fatto scatenare?
Io come sai arrivo dall’analogico, quindi dal vinile. Incontrai 6-7 anni fa Backline, importatore ( tutt’ora) di Ableton, che erano interessati ad un personaggio poco da club e da flyer, ma un trasversale che avesse sposato contenuto, collezione, tecnologia…ed entrai nel loro parco artisti come testimonial per l’Italia. In quel periodo nasceva il ruolo del producer, e sai come girano certe cose, gli amici ti chiedono, i conoscenti ti scrivono, chiedendo dritte sul software e da lì partì tutto. Diventai trainer certificato Ableton e subito dopo di Logic. Di conseguenza corsi disseminati in tutta Italia. Senza dilungarmi troppo, non amo l’autocelebrazione, la cosa bella di tutto questo, è mettere a disposizione tutta l’esperienza accumulata in questi 35 anni di djing e produzione, alle persone che vogliono apprendere e imparare questa professione. Non amo trattenermi nulla, non conservo segreti, il bello è sapere che a distanza di anni, ho avuto allievi che mi hanno scritto, ancora ringraziando, per quello che han ricevuto e l’aver ricevuto passione e cuore nel fare musica, con spazio totale alla creatività mista alla tecnica. Capita spesso, specialmente nei full immersion distanti da casa, che mi ritrovi un djset in mezzo ai due giorni di corso, e i ragazzi la vivono bene…cerco sempre di far sentire le persone a proprio agio, nel totale rispetto reciproco, e la figura del prof bacchettone è ormai mesozoica. Il giorno dopo è bello vedere questi ragazzi che chiedono di ulteriori trucchi, tecniche…
Ancora sul mondo di chi sogna di fare il producer di professione, sono in corso gli esami di maturità, come possono i maturandi far capire ai propri genitori che studiare per diventare dj/producer può essere per loro la scelta giusta? Inoltre, cosa si impara in un corso serio di produzione che non si impara nei vari corsi che, ormai si trovano ovunque o che non si impara in autonomia?
Penso che il primo ostacolo sia veramente quello di fare capire ai genitori che la produzione musicale è una cosa seria, quindi anche materia universitaria. Parlando prettamente di università, i corsi sono veramente di altissimo profilo e contenuto, le materie trattate sono variegatissime e ne esci veramente completo, dal software, a mix/master, dalla sintesi a musicologia, dai diritti di autore ai generi musicali, e molto altro. Per i corsi, come avrai visto, se ne vedono a centinaia in Italia: il consiglio è sempre quello di scegliere strutture certificate con trainers certificati, dove trovi persone che svolgono quel lavoro da anni e che hanno rilasciato esami su esami per insegnare il software, supervisionati costantemente dalle case madri. Nel caso di città senza centri certificati, sono vari i trainers italiani certificati che si spostano, fornendo comunque la totale professionalità e utilizzando il logo anche in scuole e istituti non certificati. I software per la produzione di ultima generazione, sono alquanto complessi, rispetto a molti anni fa…per il neofita, il corso è sempre consigliato, per apprendere appieno tutto il potenziale del software…arrivare da autodidatta con le ultime versioni dei software, vuol dire utilizzarlo al 10/20% del potenziale. Chiaramente chi ha uno storico di produttore sui software ha vita molto più facile, anche se spesso il passaggio da un software all’altro non è cosa semplice.
In definitiva, cosa consiglieresti ad un ragazzo che vuole produrre musica per professione? Quale sono le tappe obbligate nel mondo della formazione universitaria in questo campo?
Consiglierei di sicuro, se neofita, di affidarsi a una struttura seria, sia privata che statale, prestando attenzione alla qualità dei corsi, ma anche al corpo docenti. Rispondendoti alle tappe della formazione universitaria, vedo allievi che si iscrivono alla facoltà con il denominatore comune della grande passione, e comunque persone che, passami il termine, smanettano già di loro e non di sicuro da sprovveduti. La predisposizione, la vocazione è alla base di questo lavoro. Avvicinarsi al djing, può essere più o meno facile, a seconda dell’utilizzo di macchine o scegliendo la via analogica, poi chiaramente avere dimestichezza con il dancefloor e gestire l’onda della serata è un’altra cosa… ma la produzione è una cosa complessa…trovare idee, customizzarle, saper abbinare suoni, saper far suonare le produzioni anche con la daw casalinga, e capire cosa fare poi per farle conoscere al mondo, ha bisogno di moltissime ore di formazione, e di infinite ore passate poi alla messa in pratica, agli esperimenti, passando per le delusioni, vivendo attimi di euforia, ma proseguendo con la musica nel cuore, comunque vada.
CDJ ethernet collegati ai software, controller midi/hid, controller touch, console all in one, mixer digitali con schede audio, sono ormai argomenti pienamente sdoganati, dove pensi che sia diretta l’industria dei prodotti per dj/producer? Cosa dobbiamo aspettarci, nel breve e nel lungo termine, dal mercato di questi prodotti? Ci illustri brevemente il tuo setup minimo? Cioè quei tre o quattro strumenti a cui non rinunceresti per niente al mondo.
E’ molto complessa. Non ho una risposta e nessuno ce l’ha. Le aziende come ben sai, han già scritto il futuro dei prossimi anni. Vedo tutto questo in totale libertà dell’utilizzatore. Si è passati da un mercato di 6/7 anni fa, con i negozi di dj equipment, dove vedevi decine di aziende che costruivano mixer, cdj e giradischi economici, che rappresentavano un poco lo start up del dj alle prime armi, a 2/3 aziende che hanno monopolizzato il mercato saltando i prodotti appena menzionati, proponendo interfacce audio e MIDI controllers plug&play, più o meno economici, più o meno complessi. Per l’amor del cielo, continuiamo a vedere mixer analogici e digitali di grande livello, continuiamo a vedere cdj sempre più vicini al computer, spesso con interfacce audio e la possibilità di mappatura, ma il legame musica digitale/strumento/computer ormai ha il monopolio, e non è un mio parere, lo dicono i numeri e il mercato. Le applicazioni per i tablet di sicuro, parlando delle ultime, sono favolose, sia per il controllerism che per lo strumento, ma chiaramente rimangono limitate, a volte per l’utilizo, a volte perché a livello coreografico e manuale, il dj predilige la fisicità. Per le all-in-one, anche qui, vedo cose carine e altre meno, la mia sensazione è quella che provai ai tempi della presentazione per le abitazioni del telefono/fax/segreteria….quello della sensazione che se, qualcosa non funzioni di uno dei 3, rimani a piedi con tutto… Qualcuno vede nel futuro queste daw con interfaccia audio e MIDI controller incluso, a oggi hanno pochissimo mercato e sono molto costose. Per i mixer…la scelta è personale….una coppia di 1200 con uno Xone 92 o 62 è per sempre, se ami l’analogico. Se utilizzi software, è chiaro che un mixer digitale che ti permette l’utilizzo di un’interfaccia audio interna e anche la gestione di ingressi analogici è la via consigliata. Per i cdj, inutile dirlo, siamo quasi al monopolio della stessa azienda,è una cosa che fanno piuttosto bene
Passando ad argomenti più tecnici , leggo spesso il tuo profilo e so che sei Endorser e docente di Ableton Live, cos’ha questo software più degli altri? Perchè lo consiglieresti magari a chi si avventura per la prima volta in questo mondo?
Ableton. Non entro in merito del discorso meglio o no degli altri, anche qui è molto personale. C’è da dire che è leader del mercato da vari anni, questo penso che lo abbiamo visto tutti. Il vantaggio è di sicuro questo doppio utilizzo produzione/live. Puoi realizzare la tua produzione, in arrangiamento, e con semplicissimi e rapidi passaggi assegnarla ad un MIDI controller e riprodurla dal vivo, customizzandola in real time, con un oggetto come Push. E questa è una cosa che nessun software oggi permette, con questa velocità. All’opposto, il tuo live set può essere registrato in piena sessione e successivamente editato, mantenendo numero tracce, effetti e tutto il resto. Poi, chiaramente, le conversioni audio>MIDI e MIDI>audio, l’utilizzo avanzato del rack, sia instrument che drum, e molto altro. Vedere l’utilizzatore tuttologo che con un mezzo del genere, riproduce live o produce utilizzando 10 loops, oltre che imbarazzante è veramente riduttivo. Conoscere questo software totalmente, come ogni altro software, significa avere il controllo totale del tuo workflow.
Possiamo dire quindi concludendo, che l’analogico in fatto di esibizioni live è stato totalmente archiviato?
No, direi di no. Ho oltre 25.000 vinili, e il pensare di non utilizzarli più nel tempo sarebbe come un poco morire. Chiaro che i negozi di dischi han chiuso, almeno la maggior parte. Chiaro che moltissime produzioni escono solo in digitale, e qualcosa in cd. Ma è anche vero che ci sono etichette che proseguono imperterrite il vinile, anche con numeri inferiori. Ed è vero che ci sono negozi, dallo specializzato per djs al generico e anche di usato, che proseguono la loro vita con il sacro vinile. Indubbio che quel suono, quel fascino, quella “pasta” sono unici. Ogni dj sceglie il proprio supporto. Da quello che mette musica solo con vinile, a quello che utilizza la via di mezzo in time code, a quello che sceglie la manipolazione più fantasiosa con digitale e computer. Specialmente nei socials, vedo ancora noiosissime guerre e scambi di commenti infiniti tra vinile e digitale. Se non hai in testa l’onda del dancefloor, quindi come gestire una pista per 3 o 4 ore, dalla selezione all’impostazione, il tasto sync non salva la vita a nessuno. Conta la testa della persona, la cultura, la tecnica, la ricerca, il creare le proprie perle per far innamorare il pubblico del tuo suono.
Grazie di cuore a Parkett per lo spazio