Un artista è un uomo che viaggia, un ponte tra l’universo e noi, tra il trascendente e l’immanente, tra l’astratto e il concreto. Un artista è David Augustus Nattkemper, meglio conosciuto come David August.
Nato ad Amburgo nel 1990, David August ha rivoluzionato la scena musicale elettronica grazie alle sue melodie epiche e colte. Il compositore tedesco con il passare del tempo è riuscito a cambiare se stesso e la sua musica, comprendendo che per essere, occorre divenire. August, sceglie di oltrepassare la classicità abbracciando le possibilità che il mondo della musica elettronica offre: qui infatti l’artista insegue molto più l’istinto, la sregolatezza, il caos.
Il viaggio di David è incredibilmente profondo e tocca realtà inesplorate: se l’arte è il saper spingerci al di là della paura e del confine della ragione, la sua discografia è la perfetta raffigurazione del continuo tentativo di dare forma all’invisibile, trasformando l’incertezza della realtà in produzioni dal valore assoluto ed universale.
Il giovane compositore deve moltissimo a figure come Oliver Koletzki e Solomun, mentori che hanno creduto in lui sin dal principio. I suoi primi dischi, ‘Trumpets Victory‘ e ‘Instant Harmony‘, rilasciati su Stil Vor Talent e Diynamic, hanno subito incuriosito pubblico ed addetti ai lavori. Tracce come ‘You Got To Love Me‘ (Diynamic), hanno avuto un impatto incredibile sulla club music, e tutti noi le abbiamo ascoltate almeno una volta.
Musica di qualità sin dall’inizio della sua carriera, dunque, ma la sua vera genialità appare solo successivamente: ‘Epikur‘ (Innervisions), è il suo primo passo oltre il visibile. È la spinta oltre le paure e le inquietudini che attraversano lo spirito umano.
Pad ancestrali ed idilliaci, melodie visionarie. Una produzione che avvolge completamente l’ascoltatore trasmettendogli emozioni contrastanti: serenità e malinconia, pace e tormento. Un disco senza spazio né tempo, in cui David August inizia a parlarci delle sue esperienze surreali. Quello realizzato per Innervisions è, dunque, l’EP che spinge David a lasciarsi andare. La sua nuda sincerità diventa toccante, la sua coscienza, profonda. August, nella sua arte viva, riesce a trovare equilibrio tra razionalità e istinto, luci ed ombre. Comincia così la sua grande opportunità di mostrarsi come artista sensibile e di successo: il party Boiler Room di Berlino ne è un esempio lampante.
Dopo le sue prime apparizioni live arriva, però, il momento in cui August deve fermarsi, per dedicarsi agli studi universitari, una pausa che gli permetterà di acquisire ancora più consapevolezza e fiducia nei propri mezzi.
Nonostante non abbia più il tempo libero di prima, l‘artista tedesco cerca costantemente momenti vuoti da riempire in studio. Continua, così, il suo percorso verso l’ignoto, con tracce come ‘The Golden Rush‘ e ‘The Spell‘ (2016). Dello stesso anno è anche ‘J.B.Y./Ouvert‘, lavoro in cui spicca una proposta downtempo caratterizzata da chord e pad progressivi.
È proprio in questo momento della sua carriera che August si riavvicina, paradossalmente, al mondo che per lui rappresenta l’origine: quello della musica classica e di Johann Sebastian Bach. Il suo live con la Deutsches Orchestra (2016) è il passo che lo consacra come musicista visionario, come artista puro: l’esibizione rappresenta una delle Boiler Room più toccanti e suggestive mai registrate prima.
Successivamente, nel 2018, David ritorna sulla scena con due album magnifici e totalmente diversi tra loro, nei quali l’autore continua a riscoprire se stesso e le proprie origini. ‘DCXXXIX A.C.‘ (99Chants) è un disco composto a Palestrina, paese laziale nativo della madre. Prevalentemente ambient, rispecchia il suo essere non definito, la sua ricerca. Natura, istinto, riflessioni caotiche. David si esprime liberando la musica da qualsiasi aspettativa. Ed è proprio questa libertà di movimento, ciò che ci permette di connetterci con maggior facilità con il nostro inconscio.
Con ‘D’Angelo‘ (PIAS, 2018), invece, David August sceglie di raccontare il lavoro e le sventure di Michelangelo Merisi. Si rifa, dunque, all’oscurità del Caravaggio, all’angoscia ed alle ombre, raccontate attraverso sintetizzatori lontani e melodie laceranti. A Caravaggio dunque, un uomo con l’ossessione di voler rispecchiare la verità ad ogni costo.
Ed è proprio questa la battaglia di oggi: trovare la realtà in tutto quello che ci circonda, respingendo le paure sociali e avendo un dialogo il più onesto possibile con noi stessi. ‘D’Angelo’ è un messaggio d’amore, sofferto, verso il mondo.
David è un artista poliedrico che non conosce limiti o generi musical. Egli non vuole fare altro che comunicare attraverso un linguaggio universale: quello della musica. Non gli importa che strumenti suonerà. Non gli interessa come e dove arriverà. Non vuole apparire. August vuole essere.
Andrea Ghidorzi