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David Guetta offre un importante spunto di riflessione sulla propria esperienza musicale distinguendo tra DJ (vero e proprio) e puro intrattenitore.

Negli ultimi giorni un estratto di una recente intervista di David Guetta per Kiss ha attirato l’attenzione e aperto un dibattito sulla figura moderna del DJ.

Il DJ e produttore francese 57enne racconta a Majestic il suo amore per la Isla, partendo dagli albori della sua carriera quando da fan seguiva David Morales in ogni show (al punto di essere riconosciuto) fino alle sue residencies: l’iconico “F**k me I’m Famous” il lunedì all’Ushuaïa ed il Future Rave del venerdì con Morten all’.

Ed è proprio in questo punto dell’intervista che Guetta si lascia andare in una considerazione “che sicuramente piacerà a pochi” (come lui stesso afferma) ma che apre un interessante dibattito sulla figura moderna del DJ, prendendo l’esempio delle sue due residencies ibizenche.

Questa si concentra dunque sull’esempio di Guetta resident dell’Ushuaïa che incarna la figura dell’intrattenitore, portando il pubblico davanti ad un concerto vero e proprio con le sue hit più famose. Per rendere meglio l’idea, David afferma che in uno show da intrattenitore, “il 95% delle tracce suonate sono sue produzioni mentre il rimanente 5% sono samples“.

Dall’altro lato invece, la figura del DJ è vista dal produttore francese come l’artista che è in grado di trasportare il pubblico in un viaggio musicale, in un territorio quasi ignoto dove le tracce sono una continua scoperta e magari non sono necessariamente proprie produzioni.

Cambia dunque il modo in cui oggi si fruisce della figura del DJ e delle sue performances: da un lato ci sono gli eventi cool in location uniche con persone meno interessate a ballare e di più a filmare gli artisti e l’evento; dall’altro i veri appassionati di musica che si fanno guidare dal DJ in un’esperienza musicale totale attraverso diversi generi di musica dance.