A 10 anni di distanza dalla sua ultima edizione e a 20 anni dalla sua nascita Dissonanze rievoca la magia, l’intensità e il valore di un evento che per molti ha rappresentato ben più di un festival, grazie ad una selezione audio di alcune delle migliori performance che sono state rese disponibili online.
Dal 24 aprile, infatti, sulla pagina Soundcloud del festival sono disponibili in streaming alcune tra le migliori performance della sua storia più recente di Dissonanze Festival.
Proprio in questi giorni di isolamento, reso ancora più incerto dalla concomitanza con il tradizionale avvio dei festival estivi, la pausa forzata e senza una data finale all’orizzonte induce appassionati e addetti ai lavori a molteplici riflessioni di carattere economico, di opportunità ed efficacia dei modelli organizzativi e di business seguiti sinora nella gestione e organizzazione degli eventi legati al clubbing e che necessariamente bisognerà rivedere e ripensare, almeno in parte, per il futuro.
Con il rumore della notte che da un giorno all’altro è diventato silenzio, si è contemporaneamente raffreddata la linfa vitale che ha reso per molti quella notte un posto speciale, la musica, colonna sonora dei momenti e degli eventi che segnano il passaggio di ogni stagione, dei quali per un po’ di tempo dovremo fare necessariamente a meno.
“One Day You’ll Understand” recitava il claim della straordinaria edizione 2008 del festival (che vide protagonisti tra gli altri Carl Craig, Brasilintime Feat. Madlib & Tony Allen, Deadbeat, Model 500 Feat. Juan Atkins & Mad Mike, Caribou, Charlemagne Palestine, Nico Vascellari Vs Stephen O’Malley Vs John Wiese): un monito e allo stesso tempo un invito che oggi suona da stimolo a rivivere ai tempi del virtuale il ricordo dei momenti più belli ma anche a ritrovare le energie per il rilancio e a ripartire da un modello efficace ma al contempo visionario e che oggi a molti appare una chimera per quanto appare lontano.
Dissonanze ha cambiato radicalmente le coordinate geografiche della musica elettronica in Europa conferendo a Roma un’opportunità inammaginabile fino a quel momento, di uscire dal circuito locale e acquisire riconoscibilità e standing livello internazionale, forti di un marchio capace di acquistare autorevolezza sul campo, anno dopo anno.
Grazie alle idee di Giorgio Mortari e di tutti coloro che nel corso degli anni hanno contribuito alla riuscita di questo evento dedicato alle arti visive, alla sperimentazione e alla musica, non soltanto elettronica, la città di Roma è diventata improvvisamente e progressivamente un crocevia sempre più centrale della scena culturale europea, testimoniata dalla crescente attenzione dei media, anche di quelli non specializzati.
Ma ancora di più, grazie all’intelligenza visionaria e alla capacità di vedere “oltre” da parte del suo fondatore e delle persone che lo hanno accompagnato in questo percorso, è stato un evento capace di coinvolgere tutto il tessuto urbano capitolino, dalle sedi istituzionali agli spazi museali fino alla cintura periferica, destando l’interesse tanto degli appassionati e dagli addetti ai lavori quanto del pubblico più vario, contribuendo a conferire un senso di modernità ad un’offerta culturale, qual e tradizionalmente è quella di Roma, ancorata al suo millenario passato.
Un obiettivo, quest’ultimo, conseguito trascendendo l’idea stessa di festival, grazie ad un concept orientato alla costante ricerca (quel “Never Stop Discovering” che lanciava l’edizione 2009 dove un giovane Flying Lotus sprigionò tutto il suo talento insieme agli headliner Laurent Garnier, Kenny Larkin e Moderat) ed ampliando il proprio radar non soltanto nei confronti di tutte le implicazioni visive e sonore della musica contemporanea ma anche coinvolgendo l’intero tessuto urbano dal centro alla periferia in una temporanea connessione artistica, riempendo quegli spazi vuoti e quel bisogno di cultura con la dignità e il riconoscimento che le istituzioni locali e la politica hanno continuato colpevolmente ad ignorare.
Prendervi parte, infatti, non era soltanto la ripetizione dell’asettica dinamica pubblico-artista della maggior parte degli eventi che si fregiano dell’epiteto di festival; diventare protagonisti dell’evento, seguendo la sua evoluzione edizione dopo edizione testimoniata dalla qualità degli artisti selezionati per le line-up, significava anche prendere posizione ed essere testimoni di un’esperienza sensoriale a 360 gradi, forte di un’idea comune di riappropriazione degli spazi dedicati alla cultura e foriera di un’identità e di un senso di appartenenza non solo sonora ma anche sociale.
Un’attitudine, svincolata dal concetto del mero evento e dalle sue dinamiche, confermata tanto del pubblico quanto degli artisti ad una visione musicale contemporanea rivolta con lo sguardo al futuro, oggi più che mai da riscoprire.
Dieci anni in cui l’evento ha trasformato location sempre originali quali il Palazzo dei Congressi dell’Eur, il Chiostro del Bramante, l’Ara Pacis in auditorium multimediali, aperti alla contaminazioni tra l’ampio spettro della musica elettronica con il soul, l’hip hop, l’avanguardia, la new wave, il math core, ma anche con l’improvvisazione pura, la danza, la performance, coinvolgendo senza facili ammiccamenti né distinzioni un pubblico curioso ed eterogeneo per età e background musicale.
Dalle primissime edizioni che videro tra gli artisti selezionati Thomas Brinkmann (2000), Plaid, Matmos, Funkstorung, Alva Noto (2001), dopo un breve iato, l’evento prese da subito una dimensione per spazi, comunicazione e levatura degli ospiti, più consona alle aspettative di un evento ambizioso, suggellato con l’arrivo negli spazi del M.A.C.R.O. del chiostro del Bramante e degli Studios a Formello, questi ultimi teatro di una straordinaria esibizione di Richie Hawtin nell’ottobre del 2003.
Poi venne la volta della sinergia con Enzimi (2004) in un’edizione che vide una parte più mainstream culminata nel live degli Underworld edei ninja turntablist conosciuti come The Herbaliser cui fece eco una sezione più sperimentale con artisti quali Biosphere, Prefuse 73, Retina, solo per citarne alcuni.
Dal 2005 fino al 2010 l’insediamento, stabile, al Palazzo dei Congressi dell’EUR che tra interno ed esterno ha fatto da location ideale ad una line-up sempre più orientata verso traiettorie inesplorate, basti citare i nomi di Karl Bartos, Ryoji Ikeda, Tomas Koner, Jamie Lidell, Nathan Fake, X-Coast (2005), Matthew Dear, Dave Clarke, Richard Devine, Sleeparchive, DJ Koze, Christian Vogel, Matthew Johnson (2006), il concerto indimenticabile di Karlheinz Stockhausen all’Auditorium Parco Della Musica, Phil Hartnoll, Chris Leibing, un’incredibile showcase dell’etichetta sperimentale Die Schachtel, il match rock dei The Battles, Apparat, Fennesz & Mike Patton nella memorabile edizione del 2007.
Il materiale reso disponibile in streaming sulla pagina Soundcloud del festival riguarda alcune bellissime performance registrate proprio tra il 2007 e il 2010, le ultime quattro edizioni del Festival.
Lasciamo a voi lettori il gusto della scoperta e della ricerca, mettendo in moto proprio quella curiosità che Dissonanze ha contribuito a soddisfare nel corso di quegli anni, senza tuttavia esimerci dall’opportunità di segnalarvi alcuni set e performance dal vivo imperdibili di cui chi scrive è stato testimone in prima persona e vi consiglia di recuperare.
Dissonanze 7: The Battless Chris Leibing, Minilogue
Dissonanze 8: Murcof, Pinch, Prefuse 73
Dissonanze 9: Actress, Daedalus, Francois Kevorkian
Dissonanze 10: Gil Scott-Heron, Jamie Lidell, Moritz Von Oswald Trio