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Il 13 settembre 2024 è uscito Spezzatino Porcino per 42 Records e Ivreatronic, il nuovo LP di Fabio Fabio aka Marco Foresta e Mattia Ricco. Noi di Parkett abbiamo il piacere di presentarvelo attraverso un esclusivo mixtape. Dai mari desertici e bucolici, tipici del sound di Marco Foresta.

Spezzatino Porcino il nuovo LP di Fabio Fabio, progetto musicale in duo che prevede le teste di Marco Foresta e Mattia Ricco, è uscito il 13 settembre. Dj Foresta ce lo racconta con un Mixtape esclusivo. Chiunque abbia assistito a un set di Marco Foresta, fondatore e DJ del collettivo Ivreatronic, sa che da lui può sempre aspettarsi l’inaspettato. La sua musica spazia tra dune di groove morbido e grossolano, passando per vicoli più stretti di synth vibranti, primitivi ma anche ricercati e rivoluzionari. Non è proprio semplice quindi descrivere il sound di Dj Foresta. Di certo risulta più facile perdersi al suo interno, facendosi guidare dalle sue coordinate soniche e dalle sensazioni che evoca.

Spezzatino Porcino è un viaggio attraverso le loro sinapsi sonore, arricchito dalle più varie suggestioni, che sfumano le tracce in modo celato e mai banale. Dire che Spezzatino Porcino sia un disco progressive trip-hop sarebbe limitare l’esperienza sensoriale che accompagna chiunque l’ascolti. Ogni traccia apre cassetti della nostra memoria, che riportano a esperienze percettive vissute in questa vita o, chissà, forse anche in una precedente o parallela.

Vinili e cover del disco Spezzatino Porcino di Fabio Fabio

Il disco e le collaborazioni

Spezzatino Porcino si apre con la suite introduttiva Duorme. Questo setta subito il tappeto sonoro che andrà a riflettersi su tutta la durata del disco, nonostante le trame e gli intrecci siano sempre molto differenti tra loro. Ciò che caratterizza e accomuna ogni traccia è la ricerca di dettagli che diversifichino l’ascolto da tutto ciò è semplicemente reperibile oggi sul mercato. Ciò nonostante, non mancano i momenti in cui sembra di aver già ascoltato qualcosa di simile. Questo perché Spezzatino Porcino è un mosaico di memorie sonore, spezzoni di vecchi vinili dimenticati, registrazioni frammentate di programmi radio. Suoni di boschi che raccontano e omaggiano una natura che ci scordiamo, troppo spesso, di dover amare.

Al disco, disponibile in digitale e in doppio LP, hanno lavorato figure che orbitano da sempre intorno a Ivreatronic, ma non solo. “Duorme” apre il disco, ed è disponibile un extended version solo su vinile. È stato creato grazie alla collaborazione di stregoni musicisti lucani, coordinati da Alioscia Bisceglia, dei Casino Royale, durante una residenza artistica di Fabio Fabio in Basilicata. “Giògiò” viene plasmata anche dalle sapienti mani sintetizzatrici di Bitch Volley, l’uomo dei modulari durante i live di Cosmo. Ed è proprio a Cosmo che va attribuito il mix dell’intero disco. Sembra essersi divertito in studio con alcune chicche decifrabili tra le varie tracce. Come il rallentamento e la sovraincisione di un pezzo dei Chemical Brothers intercettabile nel brano che da il nome al LP, “Spezzatino Porcino”. Il master dell’intero disco è di Andrea Suriani, producer e sound engineer che da diversi anni si occupa dei dischi dei più svariati artisti del panorama italiano.

Il Mixtape

Il Mixtape che Dj Foresta ha regalato a Parkett per presentare il nuovo disco è uno showcase meticoloso di quello che ci si può aspettare da Spezzatino Porcino. Un vagabondare tribale tra sonorità mutaforma, eccentriche e che, con fare inquisitorio, si insinuano nelle menti degli ascoltatori in attesa di suscitare ed evocare sensazioni ed emozioni remotamente custodite dai nostri recettori sensoriali. L’olismo che distingue i set di Foresta si percepisce benissimo in questo Mixtape, che tocca sonorità ben difficili da pensare insieme altrove. Una versione inedita di “Sfiorivano le viole” del grande Rino Gaetano, abbracciata dalle note di “Diventano Alberi” di Spezzatino Porcino, che si sviluppa attraverso le percussioni di “The Banjo’s Categorical Gut” dei Matmos, fino a sfociare in una romantica “I giardini pensili hanno fatto il loro tempo” di Paolo Conte.

Anche qui, proprio come per il disco, i pattern sonori che riempiono l’escursione musicale sono soggetti a una ricerca affinata che rimanda a un’espressione artistica definita, ma non così scontata da decifrare. Ritornano le voci di vecchi programmi o film, si affiancano a dei giochi modulari di sintetizzatori che, come per magia, fanno germogliare frammenti di suoni della natura lungo quasi tutta la durata dell’ascolto. Questo rimanda a un aspetto fondamentale dell’artista, che posso dire di aver ritrovato in lui sotto ogni sua forma espressiva. Spostare lo sguardo al di là di ciò che è meramente antropocentrico, per renderlo una visione globale di quello che è il potere, sconfinato, della musica.