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L’industria dell’intrattenimento sta scontando probabilmente la crisi più buia e senza apparenti spiragli della sua storia più recente, in un momento in cui le attività economiche lentamente si rimettono in moto mentre per essa non intravedono possibili soluzioni capaci di rendenere sostenibile quello che si preannuncia come un lungo stop.

In particolar modo per il settore del clubbing, uno dei più colpiti dagli effetti delle misure di distanziamento sociale adottate a livello globale, non possono di certo le performance in live streaming degli artisti sopperire al corto circuito del sistema-eventi dovuto al collasso della domanda che ha comportato un drastico calo del fatturato.

Di possibili soluzioni, anche le più fantasiose, il web e le reti sociali sono piene ma, esaurite anche le trovate più ironiche, il contintengamento dell’accesso agli eventi indoor e outdoor se da una parte appare come l’unica opportunità praticabile almeno nel breve periodo, dall’altra viene giudicata quasi unanimemente da club owner, promoter e organizzatori come insostenibile da un punto di vista economico e organizzativo.

Proprio in tal senso è di queste ore l’annuncio del governo spagnolo rilanciato attraverso i media ma accolto sinora con poco entusiasmo, di aver previsto tra le iniziative per l’allentamento delle misure restrittive, la possibilità di organizzare eventi al chiuso con una capacità ridotta del 30 per cento e all’aperto fino ad 800 persone, a partire dal mese di giugno.

Dal punto di vista mediatico, l’infarto che ha improvvisamente stroncato il mondo del clubbing viene generalmente percepito dai non addetti ai lavori più nel suo aspetto di condizionamento sociale (privazione del bisogno di intrattenimento) che di reale crisi di carattere economico-occupazionale di un intero comparto, il quale ricomprende anche un’ampia filiera di intermediari ed interessa tutti, dal frontman fino all’ultimo addetto coinvolto, che si tratti di organizzazioni strutturate o meno.

E se i danni psicologici li vedremo emergere con il passare del tempo, quelli economici sono già concreti e severi.

Non si ravvede la necessità di biasimare tutti gli operatori del settore indistintamente né di mettere all’indice indiscriminatamente chi lavora onestamente e correttamente a differenza di chi si è arricchito sulle spalle degli altri incentivando comportamenti opportunistici; resta il problema del riconoscimento di bene di interesse pubblico che l’industria dell’intrattenimento e in particolare del clubbing, specie in Italia, non è mai riuscita ad ottenere nel corso degli anni, tanto per effetto di scelte politiche clientelari e mai abbastanza lungimiranti quanto per responsabilità degli stessi player del settore, troppo spesso incapaci o disinteressati ad acquisire quella necessaria riconoscibilità e autorevolezza, fattori oggi indispensabili per ambire alle indispensabili misure di sostegno per fare fronte allo stato di emergenza.

Le riflessioni e gli argomenti di discussione in questo particolare periodo proliferano e prendono le direzioni più disperate ma l’elemento comune è che quasi tutte preludono ad una possibile rivoluzione dell’industria musicale che la metterà nelle condizioni di ripartire da zero, con tutte le opportunità e le incognite che questo rappresenta: a partire dal settore del copyright che avrà bisogno di una profonda riforma, fino alla scelte di dematerializzazione ed ecosostenibilità delle filiere discografiche (con buona pace degli appassionati del vinile), ma soprattutto della gestione degli spazi destinati ai concerti e ai festival, i quali dovranno essere del tutto ripensati.

Seppur in assenza di iniziative chiare volte ad introdurre sussidi strutturali per il sostegno economico ed occupazionale degli operatori dell’intrattenimento musicale più vulnerabili, molti artisti e in particolare i DJ hanno scelto lo streaming “from isolation” non soltanto per protagonismo e per rimanere in contatto con il proprio pubblico ma anche per dare un segnale positivo alla community, inclusi gli addetti ai lavori, rinunciando ad eventuali compensi e sostenendo le donazioni alle organizzazioni impegnate nell’assistenza socio-sanitaria nei Paesi colpiti dalla pandemia.

D’altro canto piattaforme come Bandcamp, aderendo ad un approccio moderno che potremmo definire di prossimità virtuale, hanno dato un contributo, seppur esiguo, agli artisti e alle label indipendenti rinunciando ai propri compensi in occasione delle giornate di fundraising lanciate negli ultimi giorni con esito positivo proprio in supporto alla propria community.

In generale, la miriade di iniziative su scala globale e locale intraprese dagli artisti e dagli addetti ai lavori, ancorchè meritevoli nelle intenzioni, si sono contraddistinte per la loro estemporaneità e per la capacità di far emergere tutte le contraddizioni sopite troppe a lungo di un sistema fragile, dalla consistenza economico vasta ma impalpabile, inutilmente frastagliato, attraversato da logiche del profitto meramente predatorie, che ha (di)mostrato il suo lato nevralgico proprio nella debolezza di quella che era ritenuta una sua roccaforte: la comunicazione, per una volta a dancefloor chiusi.

Venendo alla vicenda che sta destando in queste ore accese polemiche in tutto l’ambiente, e, soprattutto, soprattutto, un attacco mediatico inatteso ad alcune superstar DJ, questa riguarda il retroscena di un’inizitiva di fundraising promossa soltanto pochi giorni fa e annunciata dal movimento denominato Tour Managers Not Touring (TNT) che include, tra gli altri, i TM Ian Hussey (Carl Cox), Tim ‘Dingo’ Price (Dubfire), Zak (Seth Troxler) e Gabriel Torres (Martinez Brothers).

https://www.facebook.com/carlcox247/videos/tnt-sofa-sessions-carl-cox-ian-hussey/516001775948053/

Il loro intento, che col senno di poi si è rivelato sin dall’inizio poco chiaro, sarebbe stato quello di raccogliere fondi attraverso la pubblicazione di una serie di mixtape autoprodotti dagli stessi tour manager di alcuni tra i più grandi nomi della consolle, realizzati in collaborazione con gli artisti per i quali lavorano, in cambio di un contributo minimo destinato proprio a sostenere gli stessi tour manager in questo momento di crisi.

La prima release si intitolava “The Sofa Session” e, come le altre annunciate, includeva tracce inedite di noti artisti e DJ quali Carl Cox, Dubfire, Jamie Jones, Joseph Capriati, Nicole Moudaber, Seth Troxler, Alan Fritzpatrich, Paco Osuna e The Martinez Brothers, i quali si sono prestati anche in qualità di testimonial per annunciare l’iniziativa di sostegno ai tour manager (senza chiarire se si trattasse del proprio TM o di altri) condividendo dei brevi messaggi nelle stories attraverso i propri canali instagram, rilanciati e duramente criticati dal DJ John Askew in un video rilanciato anche via You Tube.

Un’operazione, quella annunciata da TNT, ingenuamente opaca dal punto di vista della trasparenza (qualsiasi iniziativa di raccolta fondi dovrebbe esplicitare esattamente a chi è destinata), ma soprattutto rivolta a sostenere una categoria di soggetti, i TM, che con tutta probabilità dispone di risorse economiche consistenti se non pari a quelle dei multimilionari DJ per i quali lavorano, le cui performance sono note per i compensi stratosferici e con tutta probabilità ampiamente sufficienti per remunerare se stessi e coprire i cachet di tutto l’entourage, incluso i rispettivi tour manager.

L’aver inopinatamente considerato la categoria dei TM come bisognosa di aiuto in questa fase di emergente difficoltà per la stragrande maggioranza degli operatori del settore, invitando i propri follower e il pubblico in generale, a sostenerli economicamente con una donazione, ha comportato una reazione indignata, da parte di altri DJ, addetti ai lavori e degli stessi fan, i quali hanno accusato gli artisti di irresponsabilità e di scarso rispetto nei confronti di chi è realmente in difficoltà per le conseguenze immediate dello shutdown musicale.

Al di là della valutazione di carattere etico, lascia perplessi come professionisti di questo rango ed esposti mediaticamente come quelli citati, i cui staff della comunicazione supervisionano ogni singolo post o foto da diffondere in rete, abbiano ritenuto plausibile aderire a questa incauta iniziativa sottovalutandone le conseguenze e, soprattutto, condividendo l’idea che fosse il proprio pubblico e non loro stessi ad essere chiamati a supportare i tour manager.

Tra chiarimenti, spiegazioni e smentite, volte a ridimensionare l’accaduto ma che si sono rivelate controproducenti di fronte alla gogna mediatica dei social, si è innescata così una vera e propria shitstorm nei confronti degli stessi artisti, i quali sono stati letteralmente subissati di messaggi e di commenti al vetriolo, fino a vedersi costretti, alcuni a dichiarare di aver aderito improvvidamente all’iniziativa senza adeguatamente verificarne i presupposti;  altri, come Seth Troxler, nel tentativo di sminuire l’eco negativa dell’iniziativa, spiegando che la stessa era comunque in buona fede e soprattutto non era in sostegno dei propri tour manager bensi di quelli che più avevano risentito degli effetti della crisi.

Seth Troxler

In definitiva, una toppa quasi peggiore del buco, laddove il buco nasce probabilmente da un epic fail comunicativo che tuttavia sottende un’inquietante scenario dal quale, insieme ad un ingiustificabile e disarmante ingenuità da parte dei professionisti coinvolti, emergono anche un’anacronistica mancanza di attaccamento alla comunità degli artisti, l’assenza di mentalità imprenditoriale e soprattutto di attenzione e rispetto nei confronti delle fasce più deboli ed esposte alla crisi di questo settore.

Una mancanza di coscienza che, quand’anche fosse stata dettata da una banale leggerezza, deve far riflettere e che affonda le proprie radici non tanto nelle conseguenze dell’imprevista emergenza quanto nelle carenze strutturali, sopra richiamate, che hanno permesso al mondo del clubbing di trovarsi impreparato a farvi fronte.

E’ stato un breve video postato su IG dal DJ John Askew a scatenare il dibattito sui social che da subito ha assunto il tono di una veemente critica venata di sarcasmo:
E’ uno scandalo (…). Disperati per la mancanza di proventi in questi tempi difficili, i tour manager di alcuni dei DJ più ricchi del mondo lanciano una serie di mix per cercare di raccogliere donazioni dal pubblico per aiutare a mantenersi a galla mentre sono senza lavoro“, esordisce così Askew nella didascalia del suo post su IG.

 

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THIS. IS. AN. UTTER. SCANDAL. Out of desperation for income in these trying times the tour managers of some of worlds richest DJs launch a mix series to try and raise donations from the public to help keep themselves afloat while out of work. And then the millionaires they work for have the audacity to beg and plead to the general public to get involved / donate give money I’m guessing so that they don’t have to themselves!!!??. What the actual fuck???????? So the DJs in question are not covering the basic costs of the loyal warriors that baby sit them 24/7 during normal touring periods????? And not only that but they’re then asking you – the out of work / broke / skint general public to put your hand in your pocket to help cover these costs – so they don’t have to??????? Am I loosing my mind here or did what I just watched actually happen? I’m truly lost for words, shocked and a little sad. Shame on the managers who advised these DJs that this was a good idea. Some of these DJs were heroes to me but now any / all respect I had has been lost. If you are one of the tour managers who work for the DJs in this video I feel deeply deeply sorry for you. You’re at their side wiping their ass every second of every day while on tour and now they won’t repay the favour by helping you with a few chunks of change from their VAST wealth????? It’s as scandalous as Victoria Beckham trying to furlough all her staff so that the tax payer could cover their costs. Luckily though – she saw sense and reversed the request when public outrage subtly reminded her she’s a fucking millionaire a hundred times over so can cover those costs out of the coins in her solid gold handbag. This lock down brings out good in some but horrors in others. If you’re going to donate to anything – donate to the NHS or your own country’s front line medical services.

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Alla denuncia pubblica di Askew hanno risposto, piccati, The Martinez Bros, respingendo le accuse al mittente come insensate, provocatorie e non comprovate dai fatti.

Tour Manager

Di diverso avviso Alan FritzPatrick che ha fatto pubblica ammenda dell’ingenuità fatta in buona fede nel prestarsi a promuovere l’improvvida iniziativa e attribuendone indirettamente la responsabilità al suo TM.

Tour Manager

Un plauso al putiferio sollevato da Askew nei confronti dei DJ che hanno promosso l’iniziativa è arrivato da Dave Clarke, il quale non ha perso occasione per ribadirlo anche attraverso il suo profilo FB.Tour Manager

E’ stato diffuso un video di pochi secondi che ha giustamente criticato molti dj di successo i quali volevano raccogliere fondi per i loro tour manager”, ha postato Clarke, “nella migliore delle ipotesi è stato mal pensato, nella peggiore ha solo mostrato la mancanza di comprensione per le preoccupazioni finanziarie che quasi tutti i loro fan stanno affrontando e affronteranno per molto tempo a venire“.

Dave Clarke FB

Al post di Dave Clarke si sono susseguiti numerosi commenti tra i quali quelli di alcuni artisti coinvolti come Joseph Capriati che si è subito dissociato e scusato con i propri fan, anticipando un comunicato ufficiale da parte di TNT: “C’era anche un mio set che ho dato loro da scaricare e mi è stato chiesto per sostenere questa causa, ma non ho mai capito che fosse per “aiutare” il mio tour manager (…). Personalmente gli ho sempre dato quello che si meritava.
C’è gente che non ha la possibilità di mangiare e sicuramente siamo più che fortunati! Ho appena chiamato il mio tour manager per un chiarimento e mi ha detto che l’organizzazione farà un annuncio molto presto. Mi dispiace con tutto il cuore per l’accaduto, non è nel mio stile e non ho mai capito che fosse per “aiutare” il mio tour manager, non glielo darei mai“.

Joseph Capriat

La vicenda si è conclusa con un comunicato apparso sulla pagina IG di TNT Sofa Session che di fatto pone fine all’iniziativa travolta dalle critiche e dalle polemiche, con la motivazione di voler tutelare i propri DJ che in questo momento sarebbero vittime di un attacco senza precedenti da parte di chi ha travisato le loro parole e l’intento solidale dell’iniziativa pur riconoscendo di aver commesso degli errori nel veicolare questo progetto.

Anche il materiale audio è stato rimosso dalla pagina Bandcamp di TNT con l’intento di porre fine alla querelle che si sta ripercuotendo come un grave danno di immagine per gli artisti coinvolti e che oltre a qualche strascico sui social ci auguriamo possa aprire una seria e concreta riflessione su alcune contraddizioni del mondo del clubbing che oggi appaiono quanto mai superate dagli eventi.

Il dibattito, tra smentite e scambi di accuse, rimane aperto.

 

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What started out as a creative initiative for a close group of hard working tour management professionals within our beloved scene, to share our passion for music and to merely bring people something positive to keep us occupied in the crazy times we are all experiencing, has now manifested into a totally unprecedented attack on our DJ’s. Those DJ’s are our family on the road, our confidants and most importantly our closest friends. We work with them week in week out throughout the year and we support each other in everything we do. We asked each of our artists to provide us with an exclusive mix and also help us push the TNT project throughout their online channels which they did so without any hesitation. There was never any mention of our DJ’s asking the public to pay our wages, only asking to support us. We are going through these difficult times together like everyone else. We are absolutely saddened at what we are reading online about the DJ’s that bring so much joy and happiness to thousands around the world. This has been blown completely out of context. We as TM’s can hold our hands up and agree there were errors made with how this project was presented but this was not intentional and as we speak the situation is being resolved. TNT SOFA SESSIONS

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