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Fazioni di estrema destra della capitale ucraina dopo le parole sono passate ai fatti organizzando quella che loro stesse hanno definito una ‘crociata’ contro i principali locali della nightlife di Kiev, il Closer, l’HVLV e l’∄ (aka K41), con l’accusa di vendere droga.

Kiev, Ucraina – Sabato 6 novembre, ore 18.00, presso lo storico quartiere Podil, una folla di circa 100 persone, per la maggior parte adolescenti, si è radunata davanti al dipartimento di polizia locale per marciare contro i club simbolo della club-culture della capitale.

Il resoconto

Alle 19.00 i membri della folla sono arrivati davanti l’entrata principale dell’HVLV iniziando a scuotere i cancelli, lanciando petardi, sacchetti di polvere bianca e uova mentre intonavano slogan nazionalistici, incluso il mantra neonazista 14/88. Subito dopo i gruppi si sono diretti verso gli altri due club, trovandoli però chiusi. A questo punto, passata una quarantina di minuti, sono tornati ai cancelli dell’HVLV forzandoli in modo più aggressivo, cercando di irrompere anche dalla porta sul retro, lanciando ancora petardi e dipingendo loghi nazisti e del potere bianco sui muri. Tutto questo mentre un gruppo di 25-30 persone era rimasto intrappolato all’interno del locale e una ventina di agenti di polizia a presidio del luogo, con molta riluttanza, si attivavano per arginare la folla. Inutili le chiamate dei titolari del club alle forze dell’ordine per avere un maggior supporto, chiamate che sono rimaste senza risposta. Per la cronaca la folla si è dispersa intorno alle 22.00.

Uno dei co-proprietari dell’HVLV, Andy Yankovskyi, ha denunciato questo fatto ai microfoni di Resident Advisor.

“[…] forse la più grande delusione della serata è stata il lavoro incompetente della polizia. In questa situazione non sapevamo davvero quanto sarebbe durato questo blocco, forse fino al mattino o altro. Abbiamo capito che siamo soli in questa lotta e non c’è nessuno che possiamo chiamare.”

-poi ha aggiunto:

“Presumo che alcune azioni come questa possano accadere di nuovo in futuro. Ma capisco anche che questa non è una lotta ideologica come la vogliono ritrarre i media. Questo è un gruppo specifico di persone che ha i propri obiettivi materialistici che cerca di perseguire. Poi ci sono altre persone che vogliono solo avere una normale comunità stabile, sostenere i diritti umani, sostenere i valori umani, sostenere la libertà di parola e la libertà di movimento nell’area. Ad alcune persone questo non piace e useranno tutto il possibile per fermare il processo. Ma sai, siamo molti e probabilmente reagiremo”

Il canale Telegram

Inizialmente previsto per venerdì 5 novembre, poi posticipato a sabato 6, il raid era stato organizzato sul canale Telegram ‘Катарсис‘ (Catarsi, ndr), che conta più di 23.700 utenti, sul quale si potevano leggere commenti come: “Vogliamo che le tane cessino di esistere e che Podil diventi una zona europea pulita, senza droghe e senza il pericolo che rappresentano. Saremo in tanti, ci saranno sorprese.” (da una traduzione inglese).

Ma il clima a Kiev già da tempo è molto teso. Una manifestazione, ad esempio, è stata indetta dai raver poco tempo fa contro i continui controlli, definiti illegali, e contro l’uso sporporzionato della forza da parte della polizia. Inoltre a maggio gli agenti avevano arrestato e picchiato il musicista locale Dmitry Bugaychuk a Podil per possesso di droga. Questo aveva scatenato reazioni contrastanti nella comunità e ha dato il la a quelli di Catarsi (che si descrivono come ‘Unione dei conservatori culturali‘) per organizzare la crociata di sabato 6 novembre.

Sembra, quindi, che il problema ‘principale’ sia la droga come se potesse essere acquistata solo nei locali notturni e non in ogni dove. È invece logico pensare che sotto ci sia un disegno molto diverso, che mira alla repressione delle subculture, delle minoranze e della comunità LGBTQ+.
Sono atti squadristi il cui modus operandi ricorda anche recenti avvenimenti di casa nostra.

leggi anche: ‘Bassiani presenta “Midnight Frontier”: il documentario a sostegno della lotta LGBTQI+

Dal nostro canto, noi di PARKETT diamo la nostra solidarietà ai nostri amici clubber di Kiev, e ci schieriamo sempre dalla parte dei diritti umani e di tutte le forme di libertà.