Roll over o re-fund? Questo è l’interrogativo che si pone buona parte del pubblico ed il problema principale che devono fronteggiare in queste settimane gli organizzatori dei festival a livello globale.
Sarà un’estate senza musica dal vivo e senza festival quella del 2020, con una ripresa della musica live attesa presumibilmente per la primavera del 2021. Si tratta ormai di un dato acquisito, con poche eccezioni, a seconda dei singoli Paesi e delle misure che i governi stanno progressivamente adottando per regolamentare l’allentamento dalle misure di lockdown adottate.
La delicata questione, che, come abbiamo già iniziato a delineare, investe un’intera filiera di professionisti e lavoratori del settore, rischia di tradursi in una perdita economica ingente per l’intero comparto. Le associazioni di categoria faticano a stimare le perdite, considerate le incertezze tuttora in essere e la mancanza di un disegno generale a livello politico-istituzionale che preveda tempi certi per la riapertura.
Coniugare distanziamento sociale e aggregazione risulta difficile, se non impossibile, ma le possibili soluzioni per essere considerate praticabili dovranno essere studiate e messe a punto in modo congiunto da chi deve attuare il sistema di sorveglianza sanitaria connesso all’emergenza e dagli operatori del settore, che meglio di chiunque altro sanno come si organizza un evento live.
D’altra parte, se è auspicabile che una soluzione temporanea che consenta lo svolgimento degli eventi e dei festival venga adottata in attesa che venga reso disponibile il vaccino, dall’altra è una chimera pensare che tutto torni come prima. Inevitabilmente, le mutate condizioni impongono un ripensamento di tutta la filiera a partire dal business model: dalle tutele per tutti i lavoratori dello spettacolo alla possibile introduzione di un salario minimo garantito per gli autonomi e le partite iva, fino al ridimensionamento dei cachet degli artisti e alla riemersione del fatturato in nero.
Senza il coinvolgimento degli attori principali al tavolo dei decisori politici sarà difficile poter ipotizzare scenari a lungo termine di sostenibilità per il settore degli eventi live, senza tralasciare che tra gli eventi più colpiti ci sono proprio i festival. Questi nel corso degli ultimi anni hanno assunto il ruolo di volano per l’intera economia musicale, grazie alla capacità di convogliare grandi masse di pubblico ed ottimizzare i costi rispetto ai ricavi di tutta la filiera.
Per quanto riguarda l’Italia Assomusica, l’Associazione tra i Produttori e gli Organizzatori di Spettacoli di Musica dal Vivo, stima a fine maggio 63 milioni di perdite per 4.200 eventi saltati, cui si aggiungono 130 milioni di euro legati all’indotto, con una stasi produttiva che riguarda 60mila lavoratori fermi tra tecnici, fonici e altre figure professionali, la maggior parte delle quali con partita iva o contratti di prestazione occasionali.
A fine stagione estiva, sempre stando ai dati diffusi da Assomusica, ammonteranno a circa 350 milioni di euro le perdite per il solo settore degli eventi live, a cui si aggiunge un valore pari ad almeno il doppio se consideriamo anche l’indotto.
Per il mondo dei club e di tutta la filiera che si estende ai festival, la quale comprende tecnici, promoter e migliaia di professionisti del settore, in lockdown ancora prima della chiusura totale di inizio marzo, al dato allarmante del brusco azzeramento del fatturato si accompagna la prospettiva di non poter riprendere a lavorare per tutto il 2020.
Soltanto nelle ultime ore in Italia si è riaperto il dibattito sulle opzioni e gli scenari possibili del prossimo futuro, limitatamente ai concerti, con le prime ipotesi al vaglio del comitato tecnico-scientifico che stabilirebbero il tetto massimo di persone presenti in un luogo chiuso in numero non superiore ai 200, mentre outdoor il limite sarebbe fissato a 1000 persone (inclusi gli artisti ed i tecnici). Numeri ancora troppo esigui per poter ipotizzare un rilancio del settore e che in ogni caso tengono fuori per mancanza di presupposti tutti gli eventi legati al clubbing.
Per la sopravvivenza del settore molto dipenderà dalle politiche di rimborso degli eventi che hanno subìto una cancellazione in funzione di un provvedimento di legge, mentre per tutti gli altri annullamenti di iniziativa autonoma, in assenza di un quadro di riferimento e di un orizzonte temporale chiaro, il rischio per gli stessi organizzatori che si sono trovati a prendere una decisione nell’incertezza è di vedersi costretti a corrispondere gli interi cachet agli artisti.
Nonostante il governo italiano abbia introdotto la possibilità di emettere voucher in sostituzione dei biglietti acquistati per gli eventi cancellati, con l’obiettivo di scoraggiare gli spettatori a richiedere il rimborso e tutelare dal rischio di default gli organizzatori, i promoter chiedono che i buoni-concerto abbiamo valenza di almeno 18 mesi o due anni e non di soli 12 mesi come invece è stato previsto.
In attesa che sia trascorso il tempo per capire quali saranno i danni lasciati dall’onda lunga dello tsunami, la situazione attuale che riguarda i festival di questa stagione estiva si sta delineando proprio nelle ultime ore.
Preliminarmente, è opportuno fare un distinguo che dovrebbe valere come regola generale, tanto in Italia quanto all’estero: per gli spettacoli cancellati, di norma non dovrebbe esserci alcun motivo per non rimborsare i biglietti, fatta salva la possibilità del voucher, che protegge comunque il cliente ma tutela, in parte, anche l’organizzazione.
Per quanto riguarda i concerti o gli spettacoli rinviati, da sempre non sono mai stati rimborsati perché il biglietto resta valido per la nuova data.
Dalla mappatura che abbiamo realizzato attraverso uno scouting condotto sui festival che seguiamo con maggiore interesse di rilevanza internazionale, emerge una situazione che potrebbe essere suddivisa in tre sottogruppi:
eventi soltanto rinviati di qualche mese, i cui biglietti rimangono validi fino alla nuova data;
eventi ad oggi confermati e che si terranno alle date originariamente decise;
festival cancellati che danno appuntamento al prossimo anno con estensione di validità dei ticket acquistati (roll-over) oppure, salvo alcune eccezioni, con facoltà di richiesta di rimborso.Nella prima categoria, quella degli eventi soltanto rinviati, rimangono in piedi con le nuove date due dei principali appuntamenti dell’estate musicale, il Coachella Festival ed il Primavera Sound: il festival californiano conferma le nuove date, rispettivamente dal 9 al 11 e dal 16 al 18 ottobre 2020 (prevedendo anche la possibilità di rimborso dei biglietti da richiedere entro il 1 giugno) mentre l’evento catalano che dovrebbe festeggiare la sua ventesima edizione è stato posticipato al fine settimana dal 26 al 30 agosto con l’impegno di mantenere la stessa line-up (*).
Tuttavia, le probabilità che l’evento si tenga regolarmente come annunciato, si assottigliano di giorno in giorno in attesa che il governo locale assuma una posizione ufficiale e l’organizzazione possa riaprire le prevendite on-line ferme, ormai da oltre due mesi. Guarda con fiducia a settembre anche il Caprice Music Festival di Crans Montana, in Svizzera, i cui weekend riprogrammati rimangono due: dal 18 al 20 settembre e dal 25 al 27 settembre.
Il mese di agosto rimane l’àncora di salvezza per le organizzazioni che avevano già opzionato la coda dell’estate come framework stagionale per i propri eventi. Restano finora confermate la maratona di 21 ore del Monegros Desert Festival, in Spagna l’1 agosto, l’happening croato del Sonus Festival che guarda con fiducia al weekend di ferragosto (dal 16 al 20), gli eventi inglesi Creamfields di Daresbury dal 27 al 30 e il South West Four di Clapham Common, non lontano da Londra, in programma dal 28 al 30; nessuno stop sinora neanche alle prevendite dell’interessante We Out Here festival di Gilles Peterson che vede la sua line-up confermata per la sua seconda edizione dal 20 al 23 agosto nel Cambridgeshire.
Segue l’esempio degli inglesi anche il SunWaves SW26 Summer Edition che rimane confermato dal 15 al 21 agosto ad Aza Beach nel distretto di Costanza, sulle rive del Mar Nero.
L’assembramento più consistente lo forma il gruppo dei festival definitivamente cancellati per quest’anno e che, qualora possibile, già annunciano ai propri follower le date dell’edizione 2021.
Spiccano tra questi il Glastonbury che già da alcune settimane ha annunciato il roll-over al prossimo anno di tutti i tagliandi già acquistati per l’evento di giugno con la possibilità di chi aveva preordinato il biglietto unico di ricevere il rimborso dell’anticipo dato.
E’ di venerdì scorso invece l’annuncio, atteso da molti fan, del Sònar che dopo aver celebrato la scorsa edizione a luglio anziché nel tradizionale secondo weekend di giugno, nell’incertezza delle indicazioni governative si è visto costretto a rimandare la sua ventisettesima edizione al prossimo anno annunciando anche un’edizione virtuale del Sonàr+D che si celebrerà online in streaming dal Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona il 18 e 19 settembre; nel frattempo i possessori dei biglietti potranno chiederne il rimborso oppure mantenerli validi per il 2021.
Dello stesso orientamento (opzione per il rimborso o per il mantenimento dei titoli per l’anno successivo) si dichiarano l’anticonvenzionale annuale raduno del Burning Man a Blackrock nel deserto del Nevada (dal 30 agosto al 7 settembre) che fa anche un appello ai propri follower per mantenere viva e sostenere la cultura del tutto atipica di questo esvento, i festival olandesi Loveland Festival, Music ON e DGTL di Amsterdam (a seguito del pronunciamento del governo dei Paesi Bassi di vietare tutti gli eventi dal vivo fino al 1 settembre), il Parklife di Manchester e l’Houghton Festival di Norfolk, in Gran Bretagna, costretto all’annullamento per il secondo anno consecutivo, oltre al Worldwife Festival in programma ogni anno a luglio sulla spiaggia di Sète, in Francia.
Cancellano le proprie date altri due festival molto importanti dell’estate musicale senza tuttavia finora fornire informazioni sull’eventuale rimborso del biglietto il croato Dimensions e lo Sziget, il celebre raduno sonoro di Budapest che richiama decine di migliaia di persone ogni anno.
Policy diversa quella adottata dal Time Warp di Mannheim, in Germania, le cui date di marzo in piena esplosione della pandemia sono state cancellate: il rimborso automatico inizierà da lunedì 11 maggio a meno dell’espressa richiesta da parte dei ticket holder che dovranno inviare una mail per mantenere i loro biglietti per l’edizione 2021, la numero 26 della sua storia, rinunciando quindi al refund automatico.
Per il rimborso automatico si è espressa anche l’organizzazione del “nostro” Home Festival: l’evento veneziano rinvia l’appuntamento a luglio del prossimo anno e annuncia il rimborso di default comprensivo dei diritti di prevendita.
Fuori dal coro invece si schierano gli eventi cancellati che per motivi finanziari e legati alla sopravvivenza stessa delle realtà che li organizzano, le quali hanno deciso di non consentire l’opzione del rimborso facendo appello al senso di comunità dei propri fan: tra questi il raduno olandese Awakenings, che per l’edizione di quest’anno ha già registrato il sold out da settimane e il cui management ha deciso di comunicare privatamente ai possessori di biglietti le diverse opzioni disponibili, senza citare espressamente il rimborso tra queste, suscitando qualche malumore anche sui social.
Della stessa linea il Dekmantel, che comunica la propria re-schedule ad agosto 2021 confermando peraltro tutta la line-up e in un comunicato sui propri canali annuncia che verranno comunicate tutte le opzioni disponibili per i biglietti già acquistati, anche se dai commenti dei follower non sembrerebbe chiaro quando e con quali termini saranno effettuati gli eventuali rimborsi; in attesa di conoscere le loro sorti sono anche i partecipanti al Mystic Garden Festival in programma sempre ad Amsterdam,
Infine, per tornare in Italia, anche il Kappa FuturFestival si vede costretto a rimandare di un anno l’annuale evento in programma al Parco Dora di Torino dal 3 al 4 luglio 2021. I biglietti, in questo caso, rimangono validi per le nuove date oppure, a scelta, per l’edizione successiva del 2022. In assenza di ulteriori specifiche non sembrerebbe quindi contemplata la facoltà di rimborso nel comunicato del KFF Team a fronte di un’opzione di validità fino a 2 anni dei ticket acquistati.
Una decisione che insieme a quella degli altri festival sopra citati lascia aperto il dibattito sulla difficoltà di adottare soluzioni capaci di contemperare i diritti del pubblico con le esigenze degli organizzatori.
Chiudiamo questa panoramica sugli eventi estivi che a causa della pandemia sono stati costretti ad un ripensamento rispetto all’organizzazione già programma con una notizia che arriva da Panama dove, dal mese di marzo scorso, è in corso quello che potrebbe essere l’ultimo festival sulla terra: i partecipanti al Tribal Gathering Festival, infatti, sono stati isolati in quarantena sulla spiaggia scenario dell’evento in attesa che potessero riprendere i rimpatri che tuttora non sono autorizzati dal governo panamense fino al 22 maggio.
Sono le decine i partecipanti all’evento tuttora “bloccati” nel resort panamense e “costretti” dagli eventi a prolungare la propria vacanza senza subire particolari disagi, probabilmente ignari di essere gli ultimi festival goers del pianeta.
(*) Nel pomeriggio del 12 maggio gli organizzatori del Primavera Sound hanno comunicato l’annullamento definitivo dell’evento e rimandato lo stesso al 2021, dal 2 al 6 giugno. Previsti degli “special benefits” ancora da svelare per chi intende conservare il proprio abbonamento per il prossimo anno mentre coloro che vorranno richiedere il rimborso potranno farlo a partire dal 3 giugno, data in cui verranno svelati anche i primi headliner della prossima edizione.