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In Italia, il cantautorato ha avuto un’ influenza fortissima nella generazione degli ‘anni 70 – ’80. La musica elettronica a quei tempi era relegata a genere di nicchia ed i pionieri di questo genere come i Tangerine Dream nei primi ’70, e qualche anno dopo Jean Michel Jarre ed i Kraftwerk, avevano da poco iniziato a smanettare con i loro synth.

E tra gli italiani? Tra gli italiani c’ era un cantautore che è universalmente riconosciuto per le sue produzioni degli anni ’80, tra cui pietre miliari come “La voce del padrone” (inserita al secondo posto da Rolling Stone nella lista dei 100 dischi italiani migliori di sempre), ma che i più curiosi conoscono (stiamo parlando di Franco Battiato, se qualcuno non l’ avesse capito) anche per le sue sperimentazioni nel mondo della musica elettronica, che lo hanno portato nei primi anni ’70 a pubblicare album di spessore come Fetus, Pollution e Clic , riscuotendo peraltro un ottimo successo (circa 15’000 copie per album, una specie di record per questo genere in Italia).

Verso la fine dei ’70, Battiato notò con dispiacere che quello che prima era un genere di nicchia si stava piegando alla Disco Music, che di lì a poco sarebbe diventato un fenomeno mondiale, quindi pensa bene di emigrare verso territori più fertili; si gettò così nella musica pop, diventando il Battiato che conosciamo tutti.

Oggi, nel 2014, l’ anima sperimentale di Battiato riemerge. Dicono: “Battiato è stato Battiato solo fino al 1975′. Ho chiesto molto a quelli che mi seguono. Per me l’unica cosa che conta nella vita è la parte esistenziale, quella che ti mette alla prova: non mi interessano le conferme, essere rassicurante per il pubblico, dargli quello che vuole. Se fai questo tradisci il tuo ruolo che è quello di fare ciò che interessa a te, non quello che interessa a loro” , spiega lui stesso in un’ intervista per La Repubblica.

Battiato, ormai sulla soglia dei 70, torna così sotto i riflettori di un genere che nel frattempo ha subito decine di trasformazioni, con un nuovo disco, “Joe Patti’s Experimental Group” (che vedrà la luce il 16 Settembre), e una serie di concerti, tra cui una data al Club to Club 2014, in cui suonerà sintetizzatori, tastiere e pianoforte insieme al suo storico sound engineer Pino “Pinaxa” Pischetola e Carlo Guaitoli. E Joe Patti chi è? “Mio zio, fratello di mia madre, immigrato negli Stati Uniti, in Florida, a Pensacola, all’età di vent’anni. Diventò ricco aprendo un’impresa, che pescava ed esportava pesce”; vabbè, di questo ci interessa relativamente. E adesso tutti ad orecchie aperte in attesa del 16 Settembre, in attesa del ritorno del maestro.

                                                 Andrea Nerla