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Nonostante nel 2015 Richie Hawtin venga accreditato dai più come un fenomeno di massa e un’ electronic star (termine che indubbiamente suona strano ma che ha ben ragione di esistere vista l’esplosione della musica elettronica, anche di quella frangia un tempo considerata più underground, che ormai registra livelli di popolarità simili a quelli dei fratelloni pop e rock), la carriera del canadese vale comunque un breve ripasso, in particolare nell’occasione del suo compleanno.

Figlio di un tecnico robotico appassionato di musica elettronica della General Motors, Richie Hawtin nasce in Inghilterra ma a 9 anni si trasferisce in Ontario, vicino la capitale di quel sound che lo caratterizzerà per buona parte della sua carriera: Detroit.

Cullato e cresciuto con i dischi paterni dei Kraftwerk e dei Tangerine Dream, il suo mito nel tempo si va incarnando in Jeff Mills, uno dei più attivi nella scena techno di Detroit.

Se suo fratello Matthew seguirà un percorso orientato verso il campo dei visual e la musica ambient, Richie propende più per il lato dance, iniziando a frequentare i rave di Detroit sin da giovanissimo e mixando i primi dischi in un club della sua zona, il The Shelter, e in radio, all’età di 17 anni, da lì in poi la sua storia è piena di aneddoti e riconoscimenti.

Conosciuto anche sotto l’impiego di altri moniker quali Plastikman, F.U.S.E, Concept 1, Circuit Breaker, The Hard Brothers, Hard Trax, Jack Master, e UP!, Richie è un portento che esplode da quando, insieme al dj John Acquaviva, nel 1990, fonda la label Plus 8, lanciando poi, otto anni più tardi, la sua personalissima Minus.

Ispirato dalla prima, fresca, ondata techno degli anni ’80 e da Jeff Mills, anch’esso a quei tempi dj per una radio di Detroit, dove troveranno luogo di produttori come Speedy J e Kenny Larkin.
Nel 1993 dà vita al suo alias più famoso, Plastikman, con il quale farà uscire, sempre nel 1993 un singolo ormai impresso nella storia, Spastik, ed il suo primo album, Sheet One, LP dove facilmente rintracciabili sono le influenze di Atkins e soci, ma anche il sound della TB-303 preso in prestito dai produttori di Chicago che avevano sdoganato il particolare basso con risonanza aperta proprio qualche anno prima, dando il via alla acid house. Il basso acid verrà posto addirittura in primo piano nel suo album successivo, Musik, che alterna pesanti pezzi house (Kiropraktor) ad altri di impronta più ambient (Konception). Si tratta in ogni caso di una fusione di suoni mai sentita prima.
Altri album fondamentali per la carriera di Hawtin e per la musica elettronica tutta sono Consumed, del 1998, considerato da molti per il suo sound cupo ed ipnotico il suo capolavoro e il suo LP più influente, le cui caratteristiche sono facilmente rintracciabili in centinaia di produzioni odierne, e Closer, del 2003, la cui spinta innovativa è sicuramente minore ma la cui qualità si aggira comunque su livelli molto alti.
Hawtin ha usato anche altri pseudonimi come dicevamo: F.U.S.E., ad esempio, fece uscire nei primi ’90 i primi EP, un album per la Warp Records, e mise lo zampino nel 1992 nella storica serie di album Artificial Intelligence, considerati un trampolino di lancio per la musica IDM, sempre targati Warp.
Anche come Richie Hawtin ha sfornato alcuni album degni di nota, come Minus Orange, dai tratti più ballabili e funky rispetto alle altre produzioni.

Ma è proprio il concetto di minimal che Hawtin ha apportato alla scena techno. Riuscire ad aggregare allo stile Detroit e a quello Chicago, particolareggiati dall’uso di Roland Tr-303 e 909 e dal suono acid, una sfaccettatura minimal grazie anche ad altre macchine, (che ora a dir di alcuni sembrerebbero averlo schiavizzato) è stata la peculiarità che lo ha portato ad essere ciò che è oggigiorno.

Tra la miriade di produzioni, tra gli sterminati live, noi abbiamo scelto di proporvi, in onore del suo compleanno, oggi 4 Giugno,  Decks, EFX & 909,  remixata e pubblicata da Richie Hawtin nel 1999.

Buon ascolto e ancora tanti auguri mito.

Pier Paolo Iafrate & Andrea Nerla