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Il DJ e produttore Gregor Tresher pubblicherà il suo nuovo album di sedici tracce, “False Gods”, il 29 novembre su [PIAS] Électronique. Il progetto, sostenuto da collaborazioni con figure come Sven Väth, Laurent Garnier, Josh Wink e Anja Schneider, esplora una sfera sonora matura e ricercata.

L’evoluzione di Gregor Tresher, dai suoi esordi a Francoforte negli anni ’90 fino al suo riconoscimento attuale. Collaborazioni e mix con artisti del calibro di Depeche Mode, Moby ed Extrawelt, consolidando una carriera di successo, sia con il suo nome che con l’alias Sniper Mode. Da subito Tresher ha tracciato un percorso distintivo muovendosi abilmente tra diversi sottogeneri, senza mai lasciarsi condizionare dalle tendenze. Una coerenza nella sua visione artistica che si riflette pienamente in False Gods. Un album, questo, che combina introspezione personale e il potere della collaborazione creativa, dimostrando la maturità di un artista che continua a evolversi senza perdere la propria identità.

L’apertura alla collaborazione ha segnato un cambiamento significativo per il produttore tedesco, che in passato aveva sempre preferito un approccio più individualista. Tresher, infatti, era convinto che lavorare da solo gli permettesse di ottenere esattamente il suono desiderato, senza dover scendere a compromessi. Tuttavia, il vero catalizzatore di questo cambiamento è stato il lavoro su Catharsis, l’album di Sven Väth del 2022. Collaborare con un artista dalla visione così definita come Väth ha permesso a Tresher di scoprire quanto possa essere gratificante il processo creativo condiviso, aprendo per lui nuove prospettive artistiche.

False Gods, non è solo il frutto di un’esplorazione creativa personale, ma anche il risultato di un dialogo tra menti che condividono un linguaggio sonoro comune.

Un viaggio emotivo

Le tracce di False Gods vanno oltre all’essere brani da dancefloor, si rivelano come complessi viaggi emotivi. Brani come Le Meilleur Est à Venir, realizzata con Laurent Garnier, e Ursa Minor, in collaborazione con Petar Dundov che trova il suo equilibrio tra house e techno. Sono tracce queste che si muovono tra ritmiche ipnotiche e momenti di grande introspezione, offrendo una narrazione che si svela ascolto dopo ascolto. L’album esplora un ampio spettro di texture e atmosfere, con una fusione di ritmiche incisive e bassi avvolgenti, evocando i fantasmi del synthpop del passato. Si resta però ancorati a una visione contemporanea. Ogni traccia sembra nascere da una sinergia tra anime creative, come testimonia Homesick, con la voce di Anja Schneider che ripete “Voglio tornare a casa” catturando un senso di smarrimento che spesso accompagna chi è immerso in una vita notturna senza fine.

La dimensione spirituale

Ma c’è anche una dimensione più spirituale in questo album, che affonda le radici nelle origini di Tresher come artista. Come racconta lo stesso produttore, tutto ebbe inizio in una notte del 1990. Appena quattordicenne, entrò per la prima volta nel leggendario club Omen di Francoforte. L’atmosfera, le luci, il suono: tutto si fuse in un’esperienza di pura trascendenza.

Quella notte non solo cambiò la sua vita, ma segnò l’inizio di un viaggio di scoperta e ricerca di quella sensazione magica. Quel momento di rivelazione che solo la musica elettronica, con la sua capacità di trasportare in uno stato altro, separato dalla quotidianità ma comunque radicato in una realtà più intima e personale, può offrire. In False Gods, Tresher riesce a catturare proprio quell’essenza: un album che è un’esplorazione profonda del rapporto tra artista e suono, una ricerca dell’intangibile tra un’immersione fisica e il desiderio di trovare qualcosa di più grande. Anche se tutte le tracce, eccetto una, sono state scritte tra il 2023 e il 2024, in un certo senso Tresher ha lavorato a questo disco per tutta la vita.

Inoltre, l’artista Tobias Rehberger, che ha curato la copertina del disco giocando con le lettere dei titoli dei brani, aggiunge un ulteriore strato di complessità e originalità, arricchendo l’esperienza dell’album sia a livello visivo che concettuale.

Con False Gods, Gregor Tresher non solo segna il suo ritorno, ma reinventandosi propone una visione musicale che affonda le radici nel suo passato, ma guardando senza paura verso il futuro.

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