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Sicuramente navigando nella home di Facebook vi sarete imbattuti almeno una volta in qualche traccia o immagine dal gusto smaccatamente nostalgico e retrò: icone di Windows 98, busti di marmo, ideogrammi giapponesi, musica da ascensore…Ebbene, siete entrati inconsapevolmente nella virtual plaza, l’immaginario universo mutante della vaporwave.

Stando alla sezione dedicata di Redditvaporwave è “l’approprazione, l’imitazione e la recontestualizzazione della cultura pop anni ’80-’90” e “l’utilizzo di tecniche e manipolazioni audio-video allo scopo di enfatizzare l’artificialità e la mediocrità dei media”.

Ma come si è sviluppata e da cosa ha preso spunto una scena così caratteristica?

Essendo nata su Internet non ha degli epicentri geografici di origine; questi sono stati sostituiti da siti internet come Tumblr, Reddit, alcuni canali Youtube e la sezione dedicata alla musica di 4chan.

Per quanto riguarda le influenze musicali, la vaporwave ha preso spunto senza dubbio dal cloud rap di cLOUDDEAD e soci, dai sample al rallentatore di Dj Screw, dai loop infiniti di William Basinski. E ancora: dal synth pop romantico à la Art of Noise, dall’hypnagogic pop (termine coniato dal critico David Keenan su Wire nel 2009) di James Ferraro e da tutti i jingle e la musica propinata dai media con cui ci trovavamo a che fare, volenti o nolenti, qualche decennio fa. Ah, e ovviamente dalla musica creata ad uso e consumo del media per eccellenza: la televisione.

Le influenze della television music degli anni ’70 sono così palesi che paradossalmente molta di essa è praticamente identica (ascoltare per credere) al filone più malinconico di un genere come la vaporwave che anche solo dieci anni fa non esisteva neanche nelle menti più avant-garde. Differenze sostanziali tra i due generi, rimanendo circoscritti all’ambito musicale, non ce ne sono: quello che cambia è l’approccio ad essa (serio e quasi pretenzioso il primo, meta-ironico il secondo).

Le caratteristiche tecniche più comuni nella vaporwave sono: la gamma dinamica piuttosto ridotta, la presenza di sample rubati da canzonette pop, manipolati e rallentati, spesso fino ad essere resi irriconoscibili, ed un evidente taglio agli estremi dello spettro sonoro per far sì che possa essere ascoltata più o meno fedelmente anche dal peggiore degli impianti audio: aspetto decisamente accelerazionista della vaporwave, questo (se non sapete cosa significa accelerazionismo, Valerio Mattioli l’ha spiegato in questo articolo che a distanza di qualche mese dalla pubblicazione è già un classico). Tutto è finalizzato a ricreare un immaginario anni ’80-’90 etereo e distorto.

La distribuzione avviene principalmente su cassetta e su siti come Bandcamp e Soundcloud, spesso anche in free downlaod.

La vaporwave ha assunto un’importanza rilevante solo nel 2012, ma già nel 2009 si potevano rintracciare i primi esperimenti proto-vapor, frutto perlopiù della creatività di Daniel Lopatin (aka Oneohtrix Point Never). Un anno dopo, nel 2010, è uscito l’ album (sempre ad opera di Lopatin, questa volta con lo pseudonimo Chuck Person) che ha indicato le coordinate della vaporwave che sarebbe esplosa solo nel 2012; Chuck Person’s Eccojams vol.1 (non è stato ancora rilasciato il secondo volume, anche se Lopatin in un AMA su Reddit ha dichiarato “i have multiple volumes of eccojams in the cryotank set to defrost in the distant future”). Le tracce di Chuck Person’s Eccojams sono quasi tutte brevi campioni di musica pop degli anni ’70 stiracchiati, manipolati con riverberi e delay e messi in loop; la sorprendente semplicità dell’album lo ha reso un lavoro assolutamente imprescindibile per tutti gli amanti del genere.

Nel 2011 sarà il turno di un’altra pietra miliare della vaporwave, che secondo molti ha introdotto il genere in una dimensione politica: Far Side Virtual, di James Ferraro. Non è mai facile nella virtual plaza riuscire a distinguere ciò che è serio e cio che non lo è: di conseguenza, non è semplice capire se i suoni di Far Side Virtual presi in prestito da Windows e Skype, e l’artwork raffigurante uno screenshot di Google Street View decorato con degli iPad fluttuanti, devono essere rappresentati come una fedele rappresentazione dei tempi odierni scevra da inutili nostalgie oppure come una pesante critica alla società ultra-capitalistica raffigurata in quest’ultimi.

Da qualche anno, con la nascita di etichette come 1080p, AMDISCS e Dream Catalogue, si sono inevitabilmente verificate fusioni tra vaporwave e alcuni generi più “convenzionali” come ambient e house (più precisamente outsider house, altra corrente che ha preso piede negli ultimissimi anni). Le caratteristiche originarie della vaporwave vengono lentamente soppresse: spesso e volentieri negli ultimi album vapor si ha una estesa gamma dinamica, il loop non è più parte fondamentale delle tracce, e si sentono bassi e alti a frequenze considerevoli: insomma, scompare la semplicità e l’immediatezza tipiche dei primi album, che avevano portato il famoso critico d’oltremanica Adam Harper a parlare della vaporwave come di una nuova forma di punk. Queste contaminazioni indeboliscono il lato politico della vaporwave a favore di un ampliamento delle possibilità musicali: ne è un esempio l’ultimo album di 2 8 1 4, 新しい日の誕生, sicuramente uno dei primi album vaporwave che è riuscito a far parlare di sé (in modo positivo, generalmente) anche nei circuiti più “tradizionali”, ad esempio nelle pagine di Wire, Resident Advisor e Rolling Stone.

Curiosità: nonostante la vaporwave sia lontana per ovvi motivi dai media più mainstream fin dalla sua nascita, nel tempo si sono verificati casi in cui i due mondi sono venuti a collidere: ad esempio la famigerata traccia dell’ora esatta, motivetto proto-vaporwave che veniva trasmesso pochi anni fa sulle reti televisive nazionali, è stata rilanciata dalla scena vapor pochi mesi fa finendo per diventare un contenuto virale ed approdare una seconda volta nella quotidianità degli ascoltatori più “pop” e distratti.

Anche Hotline Bling, l’ultimo singolo di Drake visualizzato più di 300 milioni di volte in un paio di mesi (come se ci fosse bisogno di presentazioni), oltre che ad essere una vera e propria fabbrica di meme è intriso di vaporwave fino al collo, sia per quanto riguarda i suoni che per l’estetica sognante: e le incursioni vaporwave nei media mainstream, dopo quest’ultima ondata di popolarità, sembrano destinate ad aumentare.

Insomma, la vaporwave è la colonna sonora di una generazione che piuttosto che uscire con gli amici, preferisce chiudersi in cameretta e estraniarsi navigando per ore nel web, senza una meta precisa: una generazione che non possiamo più trascurare.

Andrea Nerla