Italians do it better? Italians do it darker? Forse si.
A darcene una piccola conferma è l’opinione francese proveniente dal Concrete che pronuncia con voce per nulla sibillina tali parole su un post di Facebook:” L’italia non è necessariamente il primo paese a cui si pensa quando si parla di techno. Eppure gli italiani sono oggi all’origine di una reale alternativa a ciò che può accadere in materia di techno come negli Stati Uniti, in Inghilterra o in Germania.”
E continuano dicendo: “Gli italiani offrono una techno mentale, deep, tutta in finezza, capace letteralmente di ipnotizzarti sul dancefloor.”
Come “padrino” di questa scena viene appellato Donato Dozzy, e gli vengono accostati artisti come Neel Rome (e il suo bellissimo duetto con donato: Voices from the Lake), Giorgio Gigli, Dino Sabatini, Claudio PRC & Ness, ma possiamo tranquillamente aggiungere a questo mood italiano di produrre e suonare Claudio Fabrianesi, Lucy, il da poco scomparso Max_M e tanti tanti artisti di cui andare fieri, giovani e veterani, che fanno della musica di qualità la propria vita, convinti, insieme a noi, di apportare un cambiamento, una rivoluzione, un miglioramento in una società che molto spesso ci sembra iniqua.
Continuiamo così.
Pier Paolo Iafrate