“In Death Dream’s Kingdom” è un various artists rilasciato lo scorso gennaio sull’etichetta londinese Houndstooth; una raccolta di tracce che sono ispirate alla malinconia oscura della poesia “The Hollow Men” di Thomas Stearns Eliot.
Suddiviso in quadruplo vinile e con una tiratura limitata a 500 copie, “In Death Dream’s Kingdom” è una raccolta di musica sperimentale al cui interno gli artisti scelti hanno reso omaggio a The Hollow Men (Gli uomini vuoti), uno dei poemi più celebri del ventesimo secolo. Scavando dentro la parte più malinconica e oscura del proprio io, i producer hanno avuto il compito di realizzare un’opera di 26 brani focalizzati su atmosfere trascendentali ed oscure; un viaggio interiore dentro una malinconia senza rimedio, esplorando territori sonori molto personali ed introspettivi.
Al suo interno ci sono tracce di Lanark Artefax, Pär Grindvik, Peter Van Hoesen, Batu, Petit Singe, Pan Daijing, Hodge, Mindspan, Christoph De Babalon e molti altri (guarda la Tracklist a fondo pagina).
Il V/A inizia con la traccia Drone di Otto Lindholm (artista uscito su Gizeh Records l’anno scorso) ed apre le porte dell’abisso preparando l’ascoltatore ad entrare nell’oscurità delle produzioni di Shapednoise, Koenraad Ecker, Abul Mogard e Yves De Mey, Sophia Loizou, Gazelle Twin: tutti artisti in grado di far sprofondare chi ascolta dentro una sorta di incubo, dove la notte, interminabile, ne è la protagonista assoluta.
Ascolta l’album In Death Dream’s Kingdom qui:
“In Death Dream’s Kingdom” risulta “un viaggio nell’ignoto, e rappresenta una meditazione su cosa significhi commissionare musica nell’era dello streaming” afferma l’etichetta; dove agli artisti è stato chiesto di prendere la frase del poema “nel regno dei sogni della morte” come ispirazione per la creazione delle tracce. Ognuna delle quali è accompagnata da testi scritti dagli artisti e dalle straordinarie illustrazioni disegnate a mano dell’artista Jazz Szu-Ying Chen.
Thomas Stearns Eliot (1888/1965), scrisse la poesia The Hollow Men nel 1925 in un momento di solitudine e di esaurimento nervoso, ed è una fotografia sconcertante dell’uomo contemporaneo, dove ogni suo desiderio di bellezza si trasforma in miseria, aridità e mediocrità stagnante; la poesia può essere considerata un’aspra valutazione della società del secolo appena trascorso, che ha plasmato e prodotto la società odierna, da cui deriva l’estrema attualità dell’opera. The Hollow Men descrive la filosofia della vita e della morte in modo esemplare, cercando di decifrare la vanità emotiva e spirituale dell’esistenza, spogliata di emozioni, privata di relazioni sociali e sacrificata esclusivamente alla propria sopravvivenza individuale.
La poesia in passato fu protagonista anche del grande schermo, in quanto inizia con una citazione tratta dall’opera “Heart of darkness” di Joseph Conrad. Libro che il regista Francis Ford Coppola utilizzò per produrre il film capolavoro “Apocalype Now”, in cui in una delle scene finali, il colonnello Kurtz, interpretato magistralmente da Marlon Brando, nel suo celebre monologo sull’orrore, recita alcune strofe proprio della poesia di Thomas Stearns Eliot.
Siamo gli uomini vuoti
Un penny per il vecchio Guy
I
Siamo gli uomini vuoti
Siamo gli uomini impagliati
Che appoggiano l’un l’altro
La testa piena di paglia. Ahimè!
Le nostre voci secche, quando noi
Insieme mormoriamo
Sono quiete e senza senso
Come vento nell’erba rinsecchita
O come zampe di topo sopra vetri infranti
Nella nostra arida cantina
Figura senza forma, ombra senza colore,
Forza paralizzata, gesto privo di moto;
Coloro che han traghettato
Con occhi diritti, all’altro regno della morte
Ci ricordano – se pure lo fanno – non come anime
Perdute e violente, ma solo
Come gli uomini vuoti – Gli uomini impagliati
II
Occhi che in sogno non oso incontrare
Nel regno di sogno della morte
Questi occhi non appaiono:
Laggiù gli occhi sono
Luce di sole su una colonna infranta
Laggiù un albero ondeggia
E voci vi sono
Nel cantare del vento
Più distanti e più solenni
Di una stella che si spegne.
Non lasciate che sia più vicino
Nel regno di sogno della morte
Lasciate anche che porti
Travestimenti così deliberati
Pelliccia di topo, pelliccia di cornacchia, doghe incrociate
In un campo
Comportandomi come si comporta il vento
Non più vicino –
Non quel finale incontro
Nel regno del crepuscolo
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Tracklist
1. Otto Lindholm – Cain
2. Pan Daijing – The Island Within
3. Lanark Artefax – Styx
4. Petit Singe – Komm Wieder Mit
5. Peder Mannerfelt – Post Sense Perspective
6. Tomoko Sauvage – In Some Brighter Sphere
7. Pye Corner Audio – Box In A Box
8. Sophia Loizou – Shadows Of Futurity
9. Abul Mogard – Trembling With Tenderness
10. Pär Grindvik – Speaking Their Minds
11. Koenraad Ecker – Rat’s Coat
12. Roly Porter – Without Form
13. Hodge – Sunlight On A Broken Column
14. Gazelle Twin – The Dream Ends
15. Shapednoise – Ghostly Metafiction
16. ASC – Tessellate
17. Batu – Zoo Hypothesis
18. We Will Fail – Carbon Trail
19. Peter Van Hoesen – 98 Lines
20. Spatial – Haunted Dance Hall
21. Yves De Mey – Solemn But Fading
22. Mindspan – Accept Things As They Are
23. Kangding Ray – Glacier
24. ZOV ZOV – Post Six
25. Ian William Craig – An End Of Rooms
26. Christoph De Babalon – Broken Land