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Nicola Loporchio aka Nico Lahs è il protagonista dell’episodio 38 di Internal Selection con un’ora di sonorità che spaziano tra deep house, acid e influenze disco.

Michele Lamacchia e Nicola Loporchio sono i due volti cardine dietro a Cosmic Rhythm, uno dei progetti più interessanti e genuinamente underground della scena house italiana, nato a Bari ormai cinque anni fa. Cinque sono anche gli anni passati dall’ultima volta che Nicola, anche noto nel panorama musicale come Cosmic Garden, utilizzò il suo alias Nico Lahs.

Ora Nico Lahs è tornato e ci piacerebbe moltissimo descrivervi nei dettagli il suo ritorno sulle scene, ma abbiamo avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con il DJ e produttore barese (soprattutto in riferimento al suo album di debutto, “Freedom“, su Adeen Records). Quindi ci sembra il caso di lasciar parlare il protagonista vero e proprio.

Non prima, però, di farvi ascoltare l’episodio di Internal Selection che lo vede protagonista: un’ora di set sapientemente lavorato e mixato, che risulta incredibilmente adatto a una giornata così soleggiata e che sa già di estate (almeno nel vicentino) grazie alle sonorità house così fresche, che mettono immediatamente in un mood positivo, ballerino.

Ciao Nicola e benvenuto su Parkett. Il tuo alias Nico Lahs è rimasto silente sostanzialmente per cinque anni. Come mai questa scelta? A cosa ti sei dedicato nel mentre?

Ciao Alberto/ragazzi, grazie per l’invito, è un piacere per me essere qui con voi oggi. Sì, appunto come hai detto, a parte qualche remix durante gli ultimi 5 anni, avevo messo in stand-by il progetto Nico Lahs. Ero entrato in un mood più introspettivo e di conseguenza era nata l’esigenza di dedicarmi ad altri progetti musicali paralleli.

Mi piace sperimentare e soprattutto l’idea di coltivare nel tempo vari alias con contenuti differenti, sicuramente influenzati dal periodo storico che sto vivendo in un determinato momento. Ma la cosa davvero incredibile è riuscire a trovare quell’equilibrio che ti permette di portare avanti più progetti parallelamente con grande naturalità. Ed è quello che sto facendo in questo momento.

A cosa è dovuta la scelta di rispolverare questo alias proprio ora?

Quando ho deciso di rispolverarlo ero in un mood che corrispondeva alla perfezione con questo alias e, dunque, ho pensato che potevo benissimo riprendere il progetto con un “nuovo tocco”.

Il nuovo Nico Lahs in che modo e in che misura è cambiato rispetto all’ultimo Nico Lahs, ascoltato cinque anni fa?

Sicuramente l’idea di base è sempre quella di sperimentare la deep house in tutte le sue sfaccettature, da un andamento più lento fino a proporre sonorità comunque profonde ma con un groove più adatto ai dancefloor.

Raccontaci qualcosa sul tuo album di debutto, “Freedom”, in uscita il prossimo 25 maggio su Adeen, etichetta di respiro decisamente internazionale. Qual è l’idea che sta alla base di “Freedom”, che filo conduttore hai deciso di seguire, quali le influenze?

“Freedom” nasce dopo un mio piccolo viaggio negli States lo scorso maggio. Ho trascorso due settimane tra Chicago e Detroit incontrando gente e spendendo intere ore a parlare di musica e ascoltare roba nuova. È stato un viaggio altamente “rigenerante” e, in un qualche modo, fonte di ispirazione, una sorta di punto di svolta. Ho ritrovato un collegamento musicale molto profondo con le mie radici del Sud Italia, soprattutto nella fase finale del viaggio, a Detroit.

È lì che ho iniziato a concepire questo album, in cui ho cercato di incanalare il mood di quel momento, ma con il ricordo della mia città. Sembrava quasi aspettasse il mio ritorno, sapeva che sarei tornato. Bari è una sorta di madre adottiva a cui sono grato ogni giorno per quello che mi ha dato e per quello che sono. Per quanto riguarda il mio album, sono felice di aver incontrato Jason e del fatto che abbia creduto nel mio progetto, dandomi la possibilità di rilasciare su Adeen Records. Anch’egli nativo di Detroit e ora con base a Beijing.

Le origini non mentono. È stata intesa sin da subito, è avvenuta in modo del tutto naturale e spontanea, unicamente improntata sulla mia musica che si era andata sviluppando su un asse Detroit-Bari. E poter agire in totale libertà, dal mix al master alla direzione artistica, per un artista, forse, è la cosa più gratificante in assoluto.

Sei il fondatore di Cosmic Rhythm, realtà nativa di Bari che non abbiamo timore di definire veramente underground (nonostante sia un termine inflazionato e abusato). Vi fate portabandiera di sonorità prevalentemente deep house senza mai perdere coerenza e ricercatezza. Ti va di raccontarci di più su questa bella realtà italiana, sulle difficoltà di muoversi in un panorama sempre più mosso da logiche puramente di mercato e su ciò che muove te e gli altri componenti di Cosmic Rhythm?

Cosmic Rhythm è nata nel 2016 mentre io e Michele (Rhythm Of Paradise) ascoltavamo nel mio studio vecchie produzioni (quelle che poi sarebbero diventate rispettivamente la prima e la seconda release della Cosmic Rhyhm) ed è stato in quel momento che è venuta l’idea di aprire una label. È uno dei progetti in cui ci mettiamo più sentimento e collaborare con Michele ai vari progetti è unico, perché c’è una grande intesa e fare musica diventa un momento di divertimento.

Per me è come aver creato una connessione con la deep e l’house italiana, che poi sono i generi che hanno segnato un’era e intere generazioni. Quasi una forma di devozione verso l’Italia degli anni ’90, insomma le nostre radici musicali. Non a caso, uno degli ultimi progetti che abbiamo rilasciato su Cosmic Rhythm, Mediterranean Key Collective, è una collaborazione a sei mani con Don Carlos, un maestro se parliamo di Italo house.

È nato in maniera del tutto naturale, mentre Don era vicino Bari per una serata, ed è venuto a trovarmi in studio. In merito all’altro punto, se per difficoltà intendi quella di suonare nei club qui in Italia, potrei stare qui a scrivere ore e ore. Amo l’Italia, a volte un po’ meno la mentalità. Purtroppo accade sempre più spesso che non si è mai profeti in patria. Ma è pur sempre vero che viviamo nell’era dei social dove, il più delle volte, appunto, il successo viene costruito partendo da qua, ancor prima che sia stato realizzato qualcosa su delle basi solide, con le proprie capacità e inventiva, e che possa destare un minimo interesse.

Ti viene cucito un abito ad hoc pur di conquistare il successo, l’hype. Si dà più importanza ai contenuti che alla musica. Ma quello non sei tu, ma solo un frutto della volontà altrui. Un prodotto mediatico. Io posso dire con estrema serenità di essere in questo mondo dal 2008, di aver assistito alla nascita di Facebook e alla “morte” di MySpace, così come alla nascita e alla decadenza di tante meteore.

Di avere un lavoro che mi dà di cui vivere e di poter fare musica sempre con integrità morale, appunto, in totale libertà. Bisogna ricordarsi che questo è un lavoro come tutti gli altri, dove bisogna dimostrare di valere per rimanere a galla. Dove se dovesse venire giù l’intera giostra mediatica, l’unica cosa che ti rimane è il curriculum discografico che hai costruito nel tempo.

Ora che sei tornato come Nico Lahs e che Cosmic Rhythm è più dinamica che mai, cosa possiamo aspettarci dal prossimo futuro, con riferimento anche all’attuale periodo particolare e al dopo emergenza?

Sicuramente aspettatevi tanta musica. È quello che amo fare di più. Nuove releases su tutti i fronti. Ce ne sono un paio in lavorazione come Nico Lahs e che non vedo l’ora di annunciare. Roba a cui sono particolarmente legato e che vedrà la luce su due etichette che stimo molto. Ma tempo al tempo.

Ti va di raccontarci qualcosa sulle tue personali influenze musicali, dagli inizi ad oggi? Ci sono dischi che nella tua borsa proprio non possono mancare?

Amo ascoltare musica old school, sicuramente da fine ‘70 a inizi 2000. Dal funk alle cose più sperimentali passando per il jazz, il soul, disco, house, afro e hip-hop. Praticamente tutto ciò che mi piace poi riproporre nei miei set.

Per quanto riguarda i dischi immancabili nella mia borsa, direi sicuramente:

– Don Carlos – Alone [Irma, Calypso Records]
– Kerri Chandler – Atmosphere E.P. Vol. 1 [Shelter Records]
– Scott Grooves – E2-E4 Reframed [Natural Midi]
– Men Without Cause – To Life [Easy Street Records]
– Colonel Abrams – Keep Holding On [Clubhouse Music]
– Underground Resistance – World 2 World [Underground Resistance]
– Rydm Sectors – Summertime [4lux]
– Roy Davis – The Wild Life E.P. [Chiwax, Reissue]
– Gemini Jazz – Storyteller [Musicandpower]
– Key Tronics Ensemble ft. Elise – We Need Music [Irma CasaDiPrimordine]


ENGLISH VERSION

Hi Nicola and welcome to Parkett. Your alias Nico Lahs has remained silent for five years. How come this choice? What have you been doing in the meantime?

Hi Alberto / guys, thanks for the invitation, it’s a pleasure for me to be here with you today. Yes, just like you said, apart from a few remixes during the past 5 years, I had put the Nico Lahs project on stand-by. I had entered a more introspective mood and consequently the need arose to devote myself to other parallel projects.

I like to experiment and to cultivate over time various aliases with different contents, certainly influenced by the historical period that I am experiencing at a certain moment. But the truly incredible thing is being able to find that balance that allows you to carry out multiple projects in parallel with ease. And that’s what I’m doing right now.

What is the reason for choosing to dust off this alias right now?

When I decided to dust it off I was in a mood that corresponded perfectly with this alias and, therefore, I thought that I could very well resume the project with a “new touch”.

How and to what extent has the new Nico Lahs changed compared to the last Nico Lahs, listened to five years ago?

Surely the basic idea is always to experience the deep house in all its facets, from a slower trend up to proposing sound that is however deep but with a groove more suitable for dancefloors.

Tell us something about your debut album, “Freedom”, to be released next May 25 on Adeen What is the idea behind “Freedom”, which thread did you decide to follow, what influences?

“Freedom” was born after my little trip to the States last May. I spent two weeks between Chicago and Detroit meeting people and spending whole hours talking about music and listening to new stuff. It was a highly “regenerating” journey and, in some way, a source of inspiration, a sort of turning point. I found a very deep musical connection with my southern Italian roots, especially in the final phase of the trip, in Detroit.

There I started to conceive this album, in which I tried to convey the mood of that moment, but with the memory of my city. He seemed to be waiting for my return, he knew I would be back. Bari is a sort of foster mother to whom I am grateful every day for what she has given me and for who I am. As for my album, I’m happy to have met Jason and the fact that he believed in my project, giving me the opportunity to release on Adeen Records. Also a Detroit native and now based in Beijing.

The origins don’t lie. It was understood right from the start, it took place in a completely natural and spontaneous way, solely based on my music that had been developing on a Detroit-Bari axis. And being able to act in total freedom, from the mix to the master to the artistic direction, for an artist, perhaps, is the most rewarding thing ever.

You are the founder of Cosmic Rhythm, a native of Bari that we are not afraid of defining truly underground (despite being an inflated and abused term). You are a standard-bearer of predominantly deep house sounds without ever losing coherence and refinement. Would you like to tell us more about this beautiful Italian reality, about the difficulties of moving in a landscape increasingly driven by purely market logic and what moves you and the other components of Cosmic Rhythm?

Cosmic Rhythm was born in 2016 while Michele and I (Rhythm Of Paradise) listened to old productions in my studio (what would then become the first and second releases of Cosmic Rhyhm respectively) and it was at that moment that the idea came to open a label. It is one of the projects in which we put more sentiment and collaborating with Michele on the various projects is unique, because there is a great understanding and making music becomes a moment of fun.

For me, it’s like having created a connection with the deep and the Italian house, which are the genres that have marked an era and entire generations. Almost a form of devotion to Italy in the 90s, in short, our musical roots. Not surprisingly, one of the latest projects we released on Cosmic Rhythm, Mediterranean Key Collective, is a six-handed collaboration with Don Carlos, a master if we talk about Italo house.

He was born in a completely natural way, while Don was near Bari for an evening, and he came to visit me in the studio. On the other point, if by difficulty you mean playing in clubs here in Italy, I could stay here writing hours and hours. I love Italy, sometimes a little less the mentality. Unfortunately, it happens more and more often that one is never a prophet at home. But it is still true that we live in the social era where, more often than not, success is built starting from here, even before something has been done on a solid basis, with your own skills and inventiveness, and that may arouse minimal interest.

Content is given more importance than music. But that is not you, but only a fruit of the will of others. A media product. I can say with extreme serenity that I have been in this world since 2008, that I have witnessed the birth of Facebook and the “death” of MySpace, as well as the birth and decline of many meteors.

To have a job that gives me what I need to live and to be able to always make music with moral integrity, in fact, in total freedom. It must be remembered that this is a job like all the others, where it is necessary to prove one’s worth in order to stay afloat. Where if the entire media merry-go-round should come down, the only thing left is the curriculum that you have built over time.

Now that you are back as Nico Lahs and that Cosmic Rhythm is more dynamic than ever, what can we expect from the near future, with reference also to the current particular period and the post-emergency?

Definitely expect a lot of music. That’s what I love to do most. New releases on all fronts. There are a couple in the works like Nico Lahs and that I can’t wait to announce. Stuff to which I am particularly attached and which will see the light on two labels that I respect very much. But time to time.

Would you like to tell us something about your personal musical influences, from the beginning to today? Are there discs that can’t be missing from your bag?

I love listening to old school music, certainly from the late ’70s to the early 2000s. From funk to the most experimental things passing through jazz, soul, disco, house, afro and hip-hop. Pretty much everything I like then to propose in my sets.

As for the inevitable discs in my bag, I would certainly say:

Don Carlos – Alone [Irma, Calypso Records]
Kerri Chandler – Atmosphere E.P. Vol. 1 [Shelter Records]
Scott Grooves – E2-E4 Reframed [Natural Midi]
Men Without Cause – To Life [Easy Street Records]
Colonel Abrams – Keep Holding On [Clubhouse Music]
Underground Resistance – World 2 World [Underground Resistance]
Rydm Sectors – Summertime [4lux]
Roy Davis – The Wild Life E.P. [Chiwax, Reissue]
Gemini Jazz – Storyteller [Musicandpower]
Key Tronics Ensemble ft. Elise – We Need Music [Irma CasaDiPrimordine]