JakoJako ci racconta il suo universo musicale, in occasione dell’odierna uscita “Metamorphose” su Bigamo Musik.
JakoJako è la protagonista dell’ultimo Ep rilasciato dall’etichetta Bigamo Muzik, di Frank Wiedemann. La compositrice tedesca, la quale ha raggiunto la fama in un primo momento grazie alla potenza dei suoi live set e ad una forte sperimentazione sui sintetizzatori, ci regala un lavoro discografico in grado di catturare il cambiamento.
Un cambiamento capace di tramutare attimi di vita, sensazioni ed emozioni in musica; una nuova indagine sulla propria identità artistica.
Oggi, JakoJako è qui con noi.
Metamorphose sembra un album prodotto senza uno schema fisso; un caotico ma ordinato agglomerato di sensazioni, idee ed emozioni che fluiscono verso un’unica direzione: quella musicale. Cosa rappresenta per te questo disco?
Ho scelto il titolo Metamorphose per l’album perché, sebbene la musica abbia un certo significato per me, non volevo che influenzasse il modo in cui ogni ascoltatore la percepisse. Rilasciare musica è un po’ come essere il genitore di un bambino che esce di casa. Non posso aspettarmi di avere influenza su come vive la sua vita da quel momento in poi! Incontra nuove persone, fa le sue esperienze e scrive la sua storia. I titoli delle tracce seguono quest’idea, ad esempio iniziano con un oggetto non specificato. Volevo lasciare spazio alle persone e non dettare cosa dovrebbe o non dovrebbe essere sentito.
La trasformazione è essenziale per raggiungere se stessi. In quali aspetti pensi di essere cambiata grazie a questo album?
Per molto tempo ho voluto registrare un po’ di musica melodica ciclica al di fuori del contesto del club. A causa della pandemia, si è presentata l’opportunità di farlo, dato che i club erano chiusi e fare musica per ballare non aveva senso. Quindi ho approfittato di avere più spazio e tempo per lavorare sulla musica da ascoltare. Era più la situazione ad essere cambiata che me stessa, permettendomi di esplorare altre idee creative su cui altrimenti non avrei potuto concentrarmi.
Spesso quando si compone un disco intenso e che parla di un periodo ben definito, molti artisti preferiscono non riascoltarlo, lasciarlo andare e proseguire verso un nuovo cammino. Vale lo stesso per te o, a volte, senti la necessità di immergerti nuovamente nel tuo universo sonoro?
Alcuni brani li ascolto ancora volentieri, altri meno. Probabilmente ciò è legato alla sensazione che riporta. Trovo sempre interessante che altre persone preferiscano una traccia rispetto a quelle che preferisco io. Tendo ad amare di più le tracce che è stato difficile produrre, perché le vedo come un risultato sofferto e sono felice quando riesco a sentire me stessa fare progressi nelle mie tecniche. I brani in cui ho usato tecniche con cui ho più familiarità non mi danno molto di quella sensazione soddisfacente. Ma spesso queste tracce sono quelle che piacciono di più alle persone, quindi non so quanto conti la mia opinione sul lavoro finale!
Quanto una città dinamica e folle come Berlino è in grado di determinare la tua essenza artistica?
Può essere abbastanza difficile rimanere concentrati in una città come Berlino. Ci sono così tanti eventi ogni giorno, così tante persone che fanno un lavoro interessante. Può distrarti, ma anche dare un surplus alla tua energia creativa. Se trovi il giusto equilibrio tra input e output, questo scambio costante può essere davvero stimolante.
Qual è il luogo in cui riesci a esprimerti al meglio: in studio, da sola – assorta nei tuoi pensieri, o in un locale come il Berghain, dove puoi condividere le tue emozioni in tempo reale con le persone?
Dipende molto dal mio umore. La techno è fatta per essere ascoltata ad alto volume, in un ambiente più sociale, e si nutre dell’energia delle brave persone! Capacità di produzione e apprendimento. Io faccio meglio da sola. Essere una produttrice significa passare molto tempo da sola in studio. Detto questo, recentemente mi è piaciuto collaborare con alcuni artisti che ammiro e questo porta una nuova prospettiva oltre ad essere un’attività sociale. Ho una release a maggio con Rødhäd per la sua etichetta WSNWG che è stata molto divertente da produrre.
Il tuo sound sembra spezzare via ogni catena di genere. Quale tipo di musica ascolti di solito? C’è qualche artista che ti ispira particolarmente?
Ascolto molte cose diverse: dall’elettronica al metal; musica per chitarra acustica, suoni all’avanguardia; musica tradizionale di altre culture. Amo esplorare cose che non ho mai sentito prima e c’è ancora così tanto da scoprire.
Quando metti in play Metamorphose, inizia un viaggio nello spazio-tempo. I sintetizzatori rappresentano la tua navicella spaziale. Raccontaci un po’ di più dei tuoi strumenti: qual è la tua relazione con loro e come riesci ad usare i tuoi arpeggi affinché questi riescano a trasformare ognuno di noi in potenziali astronauti e viaggiatori nel tempo?
I sintetizzatori sono una parte importante della mia vita. Senza le persone fantastiche che li producono non potrei fare la musica che voglio fare. Ogni pezzo di equipaggiamento è pura ispirazione per me. Non c’è niente di meglio di trascorrere del tempo a suonare con i sintetizzatori, immergersi totalmente e dimenticare il tempo o qualsiasi altro stress. Se alcune di queste cose si verificano quando le persone ascoltano la mia musica, allora sono felice!
Grazie per essere stata con noi.
ENGLISH VERSION
Metamorphose seems like an album produced without any fixed pattern; a chaotic but orderly agglomeration of sensations, ideas and emotions that leads to a single direction: the music one. What’s for you Metamorphose?
I chose the title Metamorphose for the album because, while the music has a certain meaning for me personally, I didn’t want that to influence how each listener perceives it. Releasing music is a bit like being the parent of a child leaving home, I can’t expect to have influence on how it lives its life from then on! It meets new people and has its own experiences and writes its own story. The track titles follow this idea, for example we start with an unspecified object. I wanted to leave space for people, and not dictate what should or shouldn’t be felt.
Transformation is essential to reach yourself. In what aspects do you think you have changed thanks to this album?
For a long time I wanted to record some cyclic melodic music outside of the club context. Due to the pandemic, an opportunity to do that came along, since the clubs were closed, and making music for dancing didn’t make sense. So I took advantage of having more space and time to work on music for listening. I was more the situation that changed, allowing me to explore other creative ideas I might not have had the chance to focus on otherwise.
When you usually compose an intense record that talks of a well defined period, many artists prefer to don’t listen to it anymore, to let it go and to keep move toward a new path. Is the same for you? Or you need, sometime, to get into your sound again?
Some tracks I still enjoy listening to, others not so much. It probably has to do with the feeling it brings back. I always find it interesting which tracks other people like, in comparison to the ones I like. I tend to like the tracks that were challenging to produce the most, because they feel like an accomplishment, and I’m happy when I can hear myself making progress in my techniques. Tracks where I used techniques I’m more familiar with don’t give me so much of that satisfying feeling. But often these tracks are the ones people enjoy the most, so I don’t know how much my opinion counts on the final work!
How much a dynamic and Crazy city as Berlin can determinate your artistic essence?
It can be quite difficult to stay focused in a city like Berlin. There’s so many events happening every day, so many people doing interesting work. It can distract you, but also give your creative energy. If you find the right balance of input and output, this constant exchange can be really inspiring.
Which is the place where you can express yourself better: in the studio, alone with your thoughts, or in a club as Berghain where you are able to share your emotions in real time?
It depends a lot on my mood. Techno is made to be heard loud, in a more social environment, and feeds off the energy of good people! Producing and learning skills I do better alone. Being a producer means a lot of time
alone in the studio. That said, recently I’ve enjoyed collaborating with a few artists I admire and this brings a new perspective as well as being a social activity. I’ve got a release in May with Rødhäd on his label WSNWG
which was a lot of fun to produce.
Your sound seems to break away every kind of chain and genres. What music do you listen to at home? Is there any artist who particularly inspire you, everytime you listen to his music?
I listen to a lot of different things. From electronic music to metal to acoustic guitar music, cutting edge sounds, to traditional music from other cultures.. I love to explore things I’ve never heard before, and there is so much yet to discover.
When you press play on Metamorphose a new spatial journey begins. Your Synths representing your spaceship. Tell us more about those instruments: what’s your relationship with them and how do you manage to use your arps so that they can transform each of us into potential astronauts and time travelers?
Synthesizers are a big part of my life. Without the great people producing them I couldn’t make the music I want to make. Every piece of gear is pure inspiration for me. Spending time playing with synthesizers, getting totally immersed and forgetting about time or any other stress, there’s nothing better. If some of that comes across when people listen to my music, then I’m happy!