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In occasione dell’uscita del suo primo EP, “Mantra”, abbiamo avuto il piacere di intervistare Kr!z, affermato DJ belga e fondatore della celebre etichetta Token Records, attiva da oltre dodici anni.

L’artista ci ha raccontato del percorso che lo ha portato a produrre “Mantra”, in seguito ad una pausa forzata dalla sua straordinaria carriera da DJ che lo ha portato a trascorrere molto tempo in studio, nel 2015. Kr!z ci ha raccontato del suo rapporto di amicizia con gli altri artisti di Token, dei suoi piani per l’etichetta e i suoi tour.

Un artista che “non ama stare al centro dell’attenzione”, come lui stesso ci ha confermato, quasi a voler lasciare che quanto fatto con Token parli per lui. Lo stesso si può dire di “Mantra”, un EP che rende omaggio alle influenze che i più grandi nomi della techno hanno avuto sul suo suono e gusto, inserendo un ennesimo riuscito lavoro nella costellazione dei successi firmati Token.

Ciao Kr!z e benvenuto su Parkett. Il tuo primo EP, “Mantra”, uscirà il 12 aprile su Token. In una tua precedente intervista dicesti: “Non ho ancora prodotto nulla perché non sono soddisfatto dei risultati e non è una priorità per me adesso”. È cambiato qualcosa? Cosa ti ha fatto pensare che ora fosse il momento giusto?

Ecco cos’è successo: nel settembre del 2015 ho avuto un grave incidente stradale. Sono stato in ospedale per mesi e, una volta a casa, non potevo comunque camminare o muovermi normalmente. Ovviamente questo è stato per me un momento di grande sofferenza fisica e mentale, oltre alla frustrazione causata dalla lenta riabilitazione. Così ho deciso di convogliare tutta questa energia negativa in qualcosa di creativo ed ho comprato un nuovo computer, una drum machine e vario hardware. Negli anni precedenti avevo già prodotto musica, usando solo software, ma smisi quando iniziai ad avere successo come DJ, intorno al 2010. Non avevo tempo e non mi consideravo un produttore (tuttora, non mi considero tale!). Sono principalmente un DJ interessato ad esplorare come la musica che amo viene prodotta.

Quello che è cambiato è che, a causa della lenta riabilitazione, ho potuto concentrarmi solo sulla produzione, per diversi mesi. Devo molto a CTRLS che mi ha dato molti consigli tecnici e mi ha indirizzato in questo percorso. 

Dopo la riabilitazione, ho ricominciato i miei tour come DJ e la produzione è di nuovo passata in secondo piano, ma ho cercato comunque di tornare sempre in studio, anche solo una volta al mese. Ho provato alcune delle mie tracce nei miei set in giro per il mondo ed ho imparato tanto. Le miei produzioni suonavano abbastanza male all’inizio, ma un DJ può far suonar bene qualunque cosa, usando layer ed equalizzatori. Posso dire di aver trovato fiducia in me stesso, vedendo come le mie tracce migliorassero e funzionassero sempre meglio sul dance-floor, un weekend dopo l’altro.

Il tuo nome come produttore è apparso per la prima volta su “Momentum”, la compilation uscita nel 2017 per i 10 anni di Token. Si trattava di due tracce, co-prodotte con Inigo Kennedy e Ctrls. Possiamo considerare queste collaborazioni con altri affermati artisti usciti su Token, come un passo verso il tuo debutto in solitaria?

Sì, certamente. Quando iniziai a lavorare sul concetto di “Momentum”, non mi consideravo parte di questo progetto come produttore, ad essere sincero. Ma alcune settimane prima del mastering, chiacchierando con CTRLS, lui si mostrò disponibile a pasticciare un po’ su una delle tracce che gli avevo mandato in precedenza. Gli inviai le parti per “Comets” e così nacque la nostra collaborazione su quella traccia.

Per quanto riguarda quella con Inigo, la sua parte nella traccia è molto più rilevante, ma, sempre a causa della scadenza per il mastering, non ci fu tempo di rilavorarla ulteriormente. Mi piace un sacco e mi piace suonarla, ma “Comets” ha un significato diverso, perché c’è più parte di me dentro quella traccia. In ogni caso, suonarle entrambe e vederle incendiare il dancefloor mi ha dato la fiducia necessaria ad esplorare il mio lato da produttore, quindi hai assolutamente ragione: è stato un passo fondamentale verso questo EP.

Parliamo di “Mantra”, dove troviamo l’influenza della techno di Detroit e una sorta di approccio futuristico, note per essere le tue ispirazioni. Nello stesso tempo è evidente una sorta di firma Token, quindi un suono potente, senza tempo. Ci racconti qualcosa di più riguardo a cosa ti ha ispirato nella produzione di questo EP?

Trovo divertente che si senta una firma Token, perchè neppure io so quale sia il suono Token. Token non è mai stata basata su grandi concetti, ma semplicamente sul mio gusto personale. Come dicevo prima, quando sono in studio cerco di esplorare come la musica degli artisti che rispetto venga prodotta. Cerco di capire come è stata creata e come gli artisti riescano a trasmettere la specifica sensazione che la loro musica mi dà. Idealmente mi piacerebbe avere una mia voce nella musica, ma sono ancora lontano da questo.

Per “Mantra”, il mio approccio è stato il seguente: sono un DJ, quindi innanzitutto voglio produrre musica che io stesso suonerei. Ho suonato tre delle tracce di questo EP nell’ultimo anno e vedere come funzionano in serata mi ha motivato. Quindi l’ispirazione fondamentale per questo EP è il mio ruolo da DJ. Ovviamente ci sono mie personali influenze e dunque suoni di persone come Mills, Rachmad & Hood che sono stati fondamentali nella mia evoluzione personale. Mi innamorai della loro musica vent’anni fa ed è ancora l’impronta base da cui parto per quello che faccio oggi, sia come DJ che come produttore.

Sei un DJ affermato da molto tempo. Pensi che questi tre lati della tua carriera come musicista (DJ, proprietario di un’etichetta e produttore) possano avere problemi a coesistere in futuro? Qual è la priorità per Kr!z?

Spero che non abbiano problemi a coesistere, ma potrebbe accadere. Credo che questo sia per me un anno di transizione: voglio spendere più tempo in studio e preoccuparmi meno di avere un calendario di uscite troppo pieno per l’etichetta. Suonare è sempre stata la mia priorità e lo è tuttora. Se dovessi mai scegliere, penso che potrei vivere senza la label o lo studio, ma non potrei mai rinunciare all’energia che fare il DJ mi dà.

Ho visto recentemente un interessante documentario su 4:3 chiamato “The Sound of Belgium” che descriveva lo spirito del Paese attraverso il suo movimento dance, la sua musica e le persone che ne hanno fatto parte negli anni. Secondo te, il Belgio ha quest’identità? Com’è la scena ora, per quanto riguarda la Techno?

Penso che sicuramente aveva questa identità, in passato. Per me è difficile capire cosa accada ora, perché non sono parte di alcuna scena in Belgio. Suono un paio di volte all’anno, ma non sento una connessione maggiore rispetto a quella che provo in altri Paesi. So che la scena a Ghent, dove vivo, non va molto bene al momento. Tutti i club in città stanno chiudendo e non c’è praticamente più nessun locale dove tu possa fare un party con un sound system decente.

Sembri una persona a cui non piace stare al centro dell’attenzione, quasi come se quello che hai fatto con Token in termini di scelta degli artisti, tour e produzioni possano parlare per me. Sei d’accordo? C’è un motivo in particolare?

Sono completamente d’accordo, non mi è mai piaciuto stare al centro dell’attenzione. Molte persone mi chiedono: ‘allora perché sei diventato un DJ?’ Beh, per me il centro dell’attenzione non ha mai avuto a che fare con il fatto di essere un DJ. Sono stato attratto dal lato tecnico del suonare: il bilanciare ritmi, usare lo scratch, tutti i trucchi del mestiere, insomma. Quando ho imparato a fare quello, il mio focus si è spostato sulla selezione delle tracce, sul sovrapporre i suoni e far ballare la gente. Perchè la gente balli, non è necessario che vedano il DJ. Quando ho iniziato, a nessuno interessava dove fosse il DJ o quale fosse la sua faccia. Tutto ruotava intorno all’energia della musica. Odio le luci puntate su di me e, quando suono, chiedo sempre ai tecnici di lasciarmi “al buio”. Non devi guardare me, ma solo ballare. Nella vita di tutti i giorni, sono la stessa persona, non mi piace stare al centro dell’attenzione.

Token mi è sempre sembrata differenziarsi per un’identità ben definita dell’etichetta, ma anche per l’unicità degli artisti che firmano le sue release. Sembra anche che ci sia un fondamentale elemento di amicizia e rispetto reciproco in tutto quello che fate. È corretto?

Corretto. L’etichetta nasce dal mio amore per la Techno e dall’essere fan di tutti gli artisti. Ovviamente preferisco quelli che hanno un suono unico, chi non lo farebbe? In più, quello che desideravo era essere coinvolto in tutto il processo. Mi piaceva parlare di demo, dare consigli, spingere artisti insicuri a dare il meglio di sé. Questo necessita di molta comunicazione con gli artisti, fino ad un punto per cui la relazione diventa amicizia. Ho stretto molte amicizie grazie alla label, negli anni.

Sono passati dodici anni da quando ti sei accorto che “c’era in giro troppa buona musica prodotta dai tuoi artisti preferiti, che non riceveva release degne” e da quando, dunque, hai inziato Token. Cosa c’è nel futuro della label? Vedremo altre tue produzioni?

Non ne ho idea! Sono ad un punto in cui voglio che Token abbia meno release. Negli ultimi anni, è uscita una media di dieci dischi all’anno, che ovviamente è davvero tanto e penso che abbia fatto sì che molti si siano persi delle release, a causa della frequenza troppo alta. 

Ci sono piani per il 2019, ma non voglio forzare gli artisti né fare le cose di fretta. Più faccio questo lavoro, più voglio che le cose funzionino in maniera organica e lenta, senza un programma stressante. 

Per quanto riguarda le mie produzioni, ho molta musica pronta, che suono ogni weekend. Quando mi sentirò sicuro di questo materiale, potrò pensare di farlo uscire. Non sono di fretta. Se lo fossi, non avrei aspettato così tanto per questo EP.

Quali sono i tuoi prossimi programmi come DJ? Ci sono posti o club che non vedi l’ora di visitare?

Sì, ho tanti piani. Ho appena fatto la mia seconda chiusura del Berghain, lo scorso weekend e suonerò in un sacco di club grandiosi come Elysia, Fuse, Khidi etc… Una serie di fantastici festival quest’estate (non vedo l’ora di suonare al Forte Festival!), un altro tour in Asia e, se tutto va come previsto, potrei debuttare in Colombia dopo l’estate. Mi dicono sia una delle scene più brillanti oggi. Sono enormemente grato di visitare tutti questi Paesi. Penso ancora di vivere un sogno!

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KR!Z: “I WANTED TO MAKE MUSIC I WOULD LIKE TO PLAY MYSELF”

After 12 years spent curating the Token discography, Kr!z announces his first ever EP, Mantra”, out on the 12thApril on his own label. 

In 2015, a forced break from touring the world as a DJ brought the artist to the studio: here, to “channel negative energy” he started exploring how the music he loved was being made, getting deeper into the production side of it. In this interview, he told us about the steps that slowly led to “Mantra”, his relationship and friendships with the artists releasing on Token and his plans for the label.

Coming across as an artist who doesn’t like to be in the spotlight, what he did with Token over the years surely speaks for itself. The same applies to “Mantra”, an EP paying homage to the sound of the biggest names of techno influencing his work and taste, adding yet another success in the fortunate series of Token releases.

Hi Kr!z and thanks for taking the time out for this interview with Parkett. Your first EP ever, “Mantra”, will be finally out on the 12thApril on Token. In an old interview you said “I have never released anything because I am not satisfied with the results and it’s not a priority for me”. How has this changed? What made you feel it was the right moment?

Well, here’s what happened: I had a serious car accident in September of 2015. I was in the hospital for months and after that I still had to recover at home, while I couldn’t walk or move properly. Obviously this was a time of a lot physical and mental pain, and frustration because of the slow recovery. I decided to try and channel this negative energy into something creative and bought a new powerful computer, a drum machine and some hardware. I had made quite a lot of music in my early years, using only software, but I stopped all production work once my DJ career really took off, around 2010. I didn’t have the time anymore and never really felt like a producer (I still don’t, actually), I’m mainly a DJ that likes to explore how the music I love is being made.

What changed was that, because of my slow recovery, my full focus was on music production for quite a few months. I owe a lot to CTRLS, who really gave me a lot of technical advice and pointed me in the right direction.

When I started touring again after the recovery, my focus shifted back to DJing and production took a backseat again, but I always came back to the studio, even if it was only one day a month. I tried some of the tracks on gigs and always learned from that. The early tracks sounded horrible, but as a DJ you can make anything sound good, if you layer tracks and EQ them right. I basically gained confidence after seeing my tracks improving and seeing them work better on the dancefloor,  every weekend.

Your previous appearance as a producer was on “Momentum”, the VA out in 2017, for the 10 years of Token. These were actually two tracks produced with Inigo Kennedy and Ctrls. Can we see those co-productions with other Token established artists as a step towards this solo debut?

Yes, totally. When I started working on the “Momentum” concept, I didn’t see myself part of it as a producer, to be honest. But a few weeks before the mastering deadline, I was talking to CTRLS again and he was open to messing with one of the tracks I had sent him before. I sent him the parts  for “Comets” and shortly after the collaboration was done.

I feel like with the Inigo collaboration, Inigo’s part was much bigger, but because of the tight mastering deadline, there was no time for me to do more to it. I like it a lot and enjoy playing it of course, but “Comets” means more to me, as it has more of ‘me’ in it. Anyway, playing both tracks a lot and seeing the damage they did on the floor gave me a lot of confidence to explore my own production ideas even more, so you’re totally right: it was a big step towards this EP.

 

In “Mantra” we find the influence of Detroit techno and some sort of futuristic approach to sound, that are said to be your inspiration. At the same time, the Token’s signature, a powerful and timeless type of sound, is very evident too. Can you walk us through your inspiration for this EP?

To me it’s funny you can hear a Token signature, as I don’t even know what the Token sound is. Token has never really had a big concept behind it, as it was purely based on my taste. Like I said in the answer to your first question: when I’m in the studio, I’m still trying to explore how the music I love is being made by the producers I admire. I try to understand what they did and how they could transmit the feeling I got when I’m hearing their music. From there on, ideally I would like to create a voice for myself in my music, but I’m far from there yet.

My mindset for the EP was: I’m a DJ, so the first objective is to make music I would like to play myself. I have been playing three of the tracks out for one year now, and every time it gave me more confidence when I saw a track working well.

So I would say the main inspiration for this EP is how I Dj. Of course you can hear my personal influences in the music. The sound of people like Mills, Rachmad & Hood has been extremely important in my personal evolution. I fell in love with their music twenty years ago and that sound is still the blueprint to what I’m doing now, both as a DJ and producer.

You have been successfully touring the world as a DJ for quite long now. Do you think that these three sides of your career as a musician (Dj, label head and producer) might struggle to coexist in the future? Is there any priority for Kr!z?

I hope they won’t struggle as much, but I guess they might. I feel like this year could be a transitional year: I want to be in the studio more and stress less about a packed release schedule for the label. DJing definitely has always been the priority and still is. If I really had to choose, I think somehow I could live without the label and without the studio, but I would never want to miss the buzz of DJing and the energy it gives me.

I recently watched a very interesting documentary on 4:3, called “The Sound of Belgium”, depicting the spirit of the country through its strong dance movement, its music and people. Do you think that Belgium has such an identity? How is the scene now with regards to techno?

I think it definitely had that identity. For me it’s hard to really grasp what is going on now, as I don’t go out that much and I’m not a part of any crew or scene here. I play a few gigs a year in Belgium, but I don’t feel a bigger connection to the crowds than in other countries. I know the scene in Ghent, where I live, is not doing well right now. The city is trying to shut down clubs and there are almost no venues left where you can throw a party with a decent sound system.

You seem like someone who doesn’t enjoy the spotlight, almost as if what you have done with Token in terms of curation, showcases and productions does all the talking for you. Do you agree? Is there a reason?

I fully agree yes, I don’t like the spotlight at all. Many people ask me ‘why did you become a Dj then?’ Well for me the spotlight never had anything to do with DJing in the first place. I got sucked into it because I was intrigued by the technicality of it: beat matching, scratching, juggling, all the tricks. Once I mastered that to some degree, my focus shifted more towards track selection, layering sounds and making people dance. In order to make people dance, they don’t need to see the DJ. When I started, no one even cared where the DJ was or what he looked like. It was just about the musical energy. I hate lights being pointed at me while playing and I will always kindly ask the light jockey to keep me ‘in the dark’. You don’t have to look at me, just dance. In everyday life I’m also more of a background type of guy.

Token has always felt to me like something standing out for its own distinguishable identity, but also for the uniqueness of the selected artists releasing on it. It also feels like an important element of respect and friendship is fundamental in everything you guys do. Is this correct?

Correct. The label grew out of my love for Techno and being a fan of all the artists. Obviously I prefer artists that have a unique sound, who doesn’t? Also, I just really wanted to be involved in the whole process. I absolutely loved talking about demos, giving advice, pushing artists that were insecure and getting the most out of them. This involves a lot of communication with the artist to a point where the relation can extend into friendship. I definitely made a lot of new friends through the label over the years.

Twelve years have passed since you felt that “there was too much good music around from your favourite artists that didn’t get a proper release” and you started Token. What’s in the future of the label? Will we see other releases from you sometime soon?

I have no idea! I’m at a point now, where I feel like I want to release less records. The last years we did at least ten releases each year, which is obviously a lot and I think it resulted in people missing some releases because of the high frequency.

There are some nice plans for 2019 but I don’t want to rush things or stress artists to deliver anything. The longer I’m doing this, the more I want things to go smoothly and organically, without a stressful schedule.

As for my own music, I have a lot of music in the vaults that I’m playing every weekend. Once I feel confident enough about some of these tracks, I might release them somewhere. I’m not in a rush. If I would be, I wouldn’t have waited so long with this EP.

What’s next for you as a DJ? Any places or clubs that you look forward to visit?

Yes, a lot of exciting plans. I just did my second Berghain closing last weekend and I am playing lots of great clubs in the near future like Elysia, Fuse, Khidi etc. Having a healthy dose of festivals too this summer (can’t wait for Forte Festival!), another Asian tour in the works and if all goes well, I’ll be making my Colombian debut after summer. I’m told it’s one of the most vibrating scenes on the planet. I still feel incredible grateful to visit all these places. Still feel like I’m living the dream!