Parafrasando un grande poeta e musicista ”La gente da buoni consigli quando non può più dare il cattivo esempio”, e forse questo articolo lo scriviamo proprio perché il cattivo esempio lo abbiamo dato qualche volta, ma tanto tempo fa e siamo pentiti ed imbarazzati di ciò. Il luogo dove si consuma tale vergogna? LA DISCOTECA COMMERCIALE.
Analizziamo una discoteca dove passano musica disagiata. Di solito è un locale che dell’impianto audio non fa il proprio punto forte, propone una selezione di immagine basata su scarpe e camicia e non esibisce artisti ma sfrutta la poca cultura musicale che la sua clientela ha per mettere le solite 10 canzoni che propongono dal ’98, eccezione per i tormentoni estivi.
Ma quali sono i soggetti che vengono attratti da tale serata?
LA CLIENTELA COMMERCIALE MASCHILE: masse informi di persone che arrivano nel parcheggio del luogo a bordo di sgargianti autovetture prese con un leasing e con le quali faranno meno di 5k chilometri prima di cambiarle per una dai cerchi più larghi. All’intrerno del mezzo, il kit del commerciale medio: CD di musica neomelodica di varia provenienza, CD più “pompante” di sana commerciale come Hit Mania Dance 2000, CD romantico degli 883 e inevitabile CD gangsta rap dei più fasulli e tatuati fake rappers d’Italia.
Nel cruscotto preservativo gusto tamarindo, schede e ricevute del mensile in palestra e piattaforma liscia per pippatina gasante alla faccia del grande Scarface, loro mito affisso su un poster nella cameretta al fianco di quello meno sacrilego di Papa Wojityla.
Gli interni della macchina sono rigorosamente in pelle di foca monaca, ma lui non lo sa e posta di continuo su facebook contenuti animalisti del tipo:”io e il mio cane Hadolf, lui si che mi capiscie” tralasciando grammatica e alternando suddetti post a condivisioni più interessanti e sagge come le frasi di Blow o le citazioni più improbabili ed intellettualmente piatte come le tette di Olivia:” io sono l’unico me stesso e me ne vanto” firmate e raffiguranti un appena galeotto Fabrizio Corona.
Il suo armadio, un ordinato e criptico recipiente di capi color pastello acceso, dal più distinto fucsia al classico color zabaione e salmone. Le camicie vanno dalle più arcane e misteriose fantasie alle classiche camice bianche, di queste ultime ne possiede 24, tanto che la gente si domanda se sia sempre la stessa oppure se abbia un ottimo deodorante.
L’accesso alla sua scarpiera può essere fatto solo con opportuni occhiale da sole, lo sfavillio dei suoi mocassini e delle fibbie delle sue infradito squarciano la notte. Le Hogan camminano sole per casa, 32 paia, le ha persino in cuoio capelluto.
Della sua donna che dire, basta sapere che sta con uno così per farti venire voglia di fustigarla e per darti la conferma che l’ominide discende si dai primati, ma qualcuno ha abusato con la scimmia. La loro più intensa affinità? Centro estetico e lampada a gogo.
La loro bevanda preferita? Gli puoi servire anche acqua piovana mista ad acqua di pozzo, l’importante è che un flute di quella sbobba costi 20 euro, e richiami la fotografia con la classica boccuccia a culo di gallina.
Comunque ricordiamo a tutto il pubblico nostro che, come dice il buon Tyler Durden: “Tu non sei il tuo lavoro, non sei la quantità di soldi che hai in banca, non sei la macchina che guidi, né il contenuto del tuo portafogli, non sei i tuoi vestiti di marca, sei la canticchiante e danzante merda del mondo!”
Le Fleur