Siamo stati ospiti al party SONÜS MUSiK, all’Hoxton di Roma: vi raccontiamo che cosa è accaduto e le nostre due chiacchiere con i Nu Soul City.
Essere ospiti di un albergo è un esperienza abbastanza comune. Ma non è così comune essere ospiti dell’Hoxton di Roma durante una serata come quella che vi abbiamo anticipato qui. L’atmosfera, le recensioni e il tanto chiacchierare del party negli stretti vicoli della capitale, tra appassionati e neofiti, ha alzato moltissimo le nostre aspettative.
Iniziamo dal principio: L’Hoxton Hotel. La location gioca sempre un ruolo di rilievo, ed essere accolti in una lussuosa reception è sicuramente un ottimo inizio. Da lì, un impiegato dell’albergo ci indica una piccola rampa di scale, di quelle che si vedono nelle case dei film americani, che porta a sua volta ad un appartamento, sito in un piano sotterraneo.
“L’appartamento”, ed è proprio questo il nome del luogo prescelto per ospitare la festa, è illuminato da una suadente ed intrigante luce rossa: in primo piano un bar ben fornito, che dietro reca anche un piano cucina. Di fianco, un corridoio porta a due diverse stanze: un piccolo salotto, in cui ci sono divani e poltrone, dov’è possibile rilassarsi, ed un’altra stanza con un tavolo, in cui alcuni ragazzi ridono mentre si sfidano a “beer pong”. Ma la vera magia avviene quando si entra nella sala principale, posta di fianco al locale che accoglie gli avventori: pesanti tende di lana separano la pista dalle grandi finestre, semiaperte, che assicurano l’areazione.
Un sistema audio potente inonda la stanza, mentre Diana, la prima DJ ad esibirsi dietro la maestosa consolle composta da un mixer, due CDJs e due splendidi piatti per vinili, ci delizia con la sua selezione d’apertura.
A completare il tutto, dietro la consolle c’è un immancabile piccolo spazio privé, destinato agli amici, ai fan più sfegatati, agli amori e a noi, che però vogliamo assaporare il sentiment della pista (ma nel privé ci siamo comunque andati).
Si capisce che è una serata diversa dalle altre dal fatto che il privé è democratico: chiunque può entrare, superando agilmente il cordone che separa il corridoio principale, a patto che non si disturbi il DJ (come dovrebbe sempre essere).
Diana cambia dischi come una sirena che colleziona conchiglie in riva al mare, scegliendo con cura la traccia migliore per creare il climax, e la pista inizia a scaldarsi, preparandosi per l’arrivo dei Nu Soul City, che nel frattempo ci hanno accolto con un caloroso sorriso, raggiunti poi da Lorenzo Dada e da Aniki, a cui spetta l’atto di chiusura.
Tanto che prendiamo la mano con i ragazzi di SONÜS, che scappa anche qualche domandina ai Nu Soul City, Gabriele Manzi e Tiziano Giorgini, e come di consueto ve le riproponiamo qui:
Gabriele e Tiziano. Due anime, due “città” che si uniscono in una. Parlatemi di voi, in due battute: Chi sono Gabriele e Tiziano prima dei Nu Soul City, della musica e di tutto quello che ne è seguito?
G: Sono cresciuto nella periferia di Roma. Ho coltivato la musica classica sin da bambino insieme ad un’altra mia grande passione per la moto da Trial, dove nel 2003 ho vinto un campionato italiano. Oltre a questo mi sono dedicato all’impresa edile di famiglia fino a quando sono riuscito a trasformare la musica in un lavoro concreto, grazie alla collaborazione con Lorenzo Dada come docente all’interno di Electronic Music Division, dedicandomi alla formazione di nuovi giovani.
T: Sono da sempre il vicino di casa di Gabriele, e sin da piccoli abbiamo condiviso molte passioni, ma è quella della musica che ci ha portati fino a qui. Dieci anni fa mentro eri impegnato in molti club di roma con il progetto Remodd, ho aperto la mia azienda odontotecnica che continuo a gestire.
Quand’è che avete “sentito la chiamata” dello studio, della musica e del club? C’è un momento particolare, magari una festa o un disco, che vi ha catturato in questo mondo?
T: Personalmente ho sempre avuto una predisposizione per la musica elettronica, ma è sbocciata nel momento in cui ho messo le mani per la prima volta su un moog model d di mio zio. Da li ho iniziato le mie prima sperimentazioni, anche abbastanza precocemente, a frequentare i migliori club e festival romani ed appassionarmi alla produzione musicale. Ricordo con piacere il festival DISSONANZE, che mi ha regalato le prime esperienze nella scena Clubbing Underground
G: Ho iniziato a studiare pianoforte classico quando a soli 5 anni i miei genitori mi portarono in una scuola di musica perche notarono una particolare predisposizione nel suonare ad orecchio. Fu sotto la guida di mia zia che iniziai gli studi al conservatorio come privatista. Un disco che mi ha particolarmente cambiato la vita e la visione della musica è “SHINE ON YOU CRAZY DIAMOND” dei Pink Floyd che mi avvicino a sonorità nuove ed elettroniche e quindi alla mia grande passione per i sintetizzatori cominciando a creare il mio piccolo home studio. Il club che mi ha fatto innamorare di questo mondo fu indubbiamente il GOA!
Come nasce il progetto Nu Soul City?
Abbiamo sempre pensato che per fare buona musica bisogna avere un approccio positivo alla vita, condividendo ideali e valori come ingredienti essenziali. Per cui questo progetto è pura voglia di condivisione dell’amicizia attraverso la musica, passando da jam session con sintetizzatori e drum machine analogiche e lunghe selezioni musicali
Nu, Soul e City sono tre parole che evocano tante cose: luci, colori, il nuovo che avanza, la città che ribolle, la notte che “prende vita” come diceva la pubblicità di un certo alcolico. Potete spiegarci il significato del nome?
Abbiamo passato molto tempo a cercare un nome che ci rappresentasse. Il progetto è nato con l’idea di collettivo musicale che doveva combinare vari stili sperimentando l’unione tra vari sound per cercare sempre qualcosa di nuovo come indica la parola stessa ‘’nu soul’’. Ma la verità è che ci piaceva tanto e c’era disponibile su spotify
Facciamo un giro nella vostra borsa dei dischi: potete dirmi il brano a cui non potreste mai rinunciare in un vostro set? Sia come Nu Soul City che come Gabriele e Tiziano.
In realtà non abbiamo un disco in particolare che portiamo sempre dietro. Ci piace sempre cambiare e modificare costantemente la borsa dei dischi come ad ogni Live variare il nostro setup.
Che cosa possiamo aspettarci da voi due in futuro, sia singolarmente che “come città”?
Ci stiamo concentrando molto in studio alla fine di alcuni lavori che dovranno uscire nel corso dell’anno e abbiamo in mente un nuovo progetto di Live ma non vi anticipiamo nulla.
E per stasera? Cosa ci avete preparato? Qual è il mood dei Nu Soul City per stasera?
Stasera aprirà l’evento Diana, una nostra alunna molto talentuosa. A seguire ci siamo noi come Nu Soul City e a chiudere in bellezza Lorenzo Dada b2b Aniki. Cio che dovete aspettarvi dalla serata è il concetto di libertà dettata da una sola regola : ascoltare buona musica!
…e in effetti, così è stato. I Nu Soul City hanno selezionato, mescolato e tirato fuori dischi imprimendo un’energia incredibile alla pista, lasciandosi andare spesso a saluti, risate e battute con gli astanti.
La pista, a quel punto, è stata pronta per il suo atto di chiusura: lo stellare Back 2 Back tra Aniki e Lorenzo Dada, che non hanno risparmiato nulla, neanche un certo remix di Britney Spears, sul cui nome hanno mantenuto il più rigoroso silenzio.
La selezione, globalmente, è talmente eclettica che non può essere classificata: si va dall’elettronica più dura, a soavi riff di piano, che si adagiano su volumi più deep ben calibrati e qualche tonalità più acida messa qua e là.
Il risultato finale è un sapiente cocktail di suoni che conduce la pista dall’alto di una traccia cantata al continuo scalpiccio tipico delle tracce strumentali più minimal, senza mollare mai il filo rosso tracciato.
La prossima data per apprezzare SONÜS MUSiK all’Hoxton Hotel verrà rivelata in maniera ufficiale a breve attraverso l’account Instagram. quello che vi consigliamo noi di Parkett è di tenere ben accesi i riflettori e dritte le antenne.
Non vi anticipiamo nulla, ma i protagonisti delle notti dell’Hoxton sono quattro, e fino ad ora vi abbiamo parlato solo di due di loro. A buon intenditor, poche parole!