Lamusa II, artista italiano di base a Parigi, è stato nostro ospite su Parkett in occasione della sua performance al FuoriFestival di Spoleto.
Costruire una personale palette sonora è un esercizio quotidiano e Lamusa II lo sa molto bene. Giampaolo Scapigliati, classe 1990, gravita da lungo tempo in un universo estemporaneo, in cui il passato convive con il presente. La sua missione sta nel suo stesso vissuto artistico, una scoperta continua di ciò che è stato, da tradurre in ciò che potrà diventare.
La nuova avventura, iniziata in questo 2023, con Assembly Group rappresenta la sua voglia di sperimentare anche a livello strumentale. Unendo alla sua ricerca tecnica su drum machine e sintetizzatori, una componente acustica inedita che gli ha permesso di poter concepire le sue intuizioni sonore dentro un universo in continua espansione, i cui confini sono sfumati dall’entusiamo e da quella purezza nell’approccio mai persa. Un’emotività innocente che si contrappone allo studio e alla grande stratificazione sonora che sta alla base di ogni progetto di Lamusa II.
Lo abbiamo incontrato a FuoriFestival, per parlare dell’esperienza vissuta a Spoleto e di molto altro. Buona Lettura!
Ciao Lamusa II, siamo molto contenti di ospitarti qui su Parkett in occasione del FuoriFestival. Ti va di farci un bilancio di quest’esperienza a Spoleto?
Certo, quest’anno ho partecipato per la prima volta a FuoriFestival e sempre per la prima volta ho avuto la possibilità di visitare e vivere Spoleto in una maniera completamente diversa, è stato attraverso Tommaso, founder del festival, tramite il quale ho potuto scoprire e fruire le bellezze nascoste di questo borgo surreale, specialmente durante un momento dell’anno cosi intenso come quello del Festival Dei Due Mondi.
In questa edizione oltre alla mia performare live come ‘Lamusa II and Assembly Group’ progetto con il quale sono in tour attualmente, sono stato invitato a partecipare ad una delle due residenze artistiche curate da FuoriFestival dove ho trascorso una settimana con l’artista Flora Yin Wong (PAN, Doyenne Books) e le due performer/ballerine Clotilde Cappelletti e Camilla Branchetti.
È stata la prima volta che ci trovavamo a collaborare, posso dire che ci siamo conosciuti preparando la performance e questo è stato abbastanza singolare, l’espressione artistica che ognuno di noi portava era il proprio mezzo di comunicazione e collante, arrivava spesso prima delle parole, riuscendo comunque a farci avvicinare gli un agli altri con estrema naturalezza, senza forzature.
Abbiamo trascorso diversi giorni in questa villa immersa nelle valli umbre, dormendo, mangiando e lavorando insieme, personalmente porto uno splendido ricordo, come è stato altrettanto unica la restituzione della residenza artistica performata nel mezzo di Piazza Della Signoria.
L’estate del 2023 ha rappresentato un completo ritorno agli eventi ed in particolar modo la tua agenda è ricchissima. Come si sta evolvendo la tua dimensione live e in che modo cambia il tuo mindset e la tua selezione in base a dove suonerai?
Esatto, partendo proprio da lì, dal ritorno agli eventi e dopo alcuni anni dove ho principalmente suonato come DJ, ho sentito l’esigenza di costruire una performance live che fosse diversa dalle precedenti dove eravamo io e le mie macchine. La necessità era quella di espandere la mia palette sonora in altre direzioni (post-punk, leftfield, krautrock, dub, contemporary jazz, no-wave) e farlo attraverso uno show che coinvolgesse musicisti e che avesse una dimensione di una band, dove lo scambio musicale e mentale è costante e l’atmosfera on stage e con il pubblico è completamente diversa, sicuramente più immersiva e fisica.
Ora siamo in 4 con me ho un batterista, un chitarrista e una performer vocale che si muove tra spoken words, vocalizzi e improvvisazione, l’idea è quella di lasciare anche la libertà ad altri elementi di unirsi nelle future gig, magari delle sezioni di fiati o altre voci, questa è un po l’idea che c’è dietro a ‘Lamusa II and Assembly Group’ e ciò che porteremo on stage nei vari festival nel 2023.
Nella tua musica non c’è mai stata la scelta di un’unica reference musicale, ma piuttosto quello che tu stesso hai definito un “fluttuare” tra diversi generi. Oggi definirsi musicalmente è probabilmente diventato un atto desueto, in un mondo privo di barriere di genere, ma come ti piace descrivere il tuo sound? Pensi ci sia un fil rouge che lega la tua produzione sonora?
Temo che la risposta giaccia già nella domanda, mi prendo il diritti di continuare a “fluttuare” fra vari generi, come citato sopra, quelle che sto sperimentando ora con la band sono le influenze che mi toccano maggiormente, sicuramente ci sono stati momenti di ricerca sonora più rivolti alla musica concreta, ambient, library, altri verso IDM, Abstract e experimental electronic, è proprio la parte electronic music che svolge sempre la funzione di denominatore comune fra gli altri generi.
A fine 2022 è uscito “Popoli” sulla Garzen Records dei Red Axes che hai definito come “momenti di sperimentazione, ogni volta con un approccio diverso verso tecniche di registrazione, strumenti, spazi e generi”. Nel disco hai unito passato, presente e futuro sia a livello tecnico che concettuale. Ti va di raccontarci meglio il processo di genesi dietro questo disco e come lavori per amalgamare mondi apparentemente così distanti dentro un lavoro che arriva in realtà così ben strutturato?
Si ‘Popoli’ proprio come dicevi te è stata un momento di sperimentazione specialmente nel far confluire insieme diversi momenti di produzioni musicali composti negli ultimi 3/4 anni e generi differenti, unire appunto momenti più astratti ed ipnotici come ‘Atek’ e ‘Soli’ ad una traccia come ‘Popoli feat. Xen’ che ha una componente molto più Industrial e EBM, l’utilizzo di basso e chitarra nel disco hanno sicuramente portato una componente più umana che accostata a drum machine e sintetizzatori mi ha permesso di ricreare le atmosfere che cercavo.
Un contributo al carattere sonoro del disco è da attriburie al Tascam 244 cassette recorder nel quale ho riversato alcuni degli strumenti per poi riportarli in sessione e mixarli con gli altri. È sicuramente un EP che chiude il cerchio delle sonorità presenti anche in ‘Vago Libero’ e ’Sulfureo’ i miei precedenti album.
Rinse Radio rappresenta il luogo perfetto in cui sviluppare la propria libertà e curiosità artistica. Nel tuo caso nel tuo show spesso ti confronti con altri artisti. Quanto è importante per te un dialogo artistico e credi che in Italia oggi esista un senso di comunità forte che porti a un reale scambio e possa contribuire a creare una scena solida non solo a livello festival ma con una continuità locale maggiore?
Rinse Radio è per me uno di quei luoghi sicuramente speciali, sono resident ormai da 6/7 anni, è stata una delle mie prime connessioni su Parigi, mi ero appena trasferito e loro mi hanno proposto dopo poco la residenza, portare lo show fisicamente in radio ed avere uno scambio con gli ospiti che di volta in volta invitavo mi ha sicuramente aiutato a creare una community sul territorio e non solo. Questo credo sia fondamentale, le radio se ben strutturate hanno questo tipo di potenziale, anche in italia ci siano diverse realtà come Rocket Radio, Radio Raheem, Fritto FM che svolgono un ottimo lavoro in questa direzione, sicuramente qua manca il supporto economico nei loro confronti cosa che sicuramente in Francia è differente.
Sul lato dei festival credo che in Italia attualmente la situazione sia molto positiva, ci sono ormai festival assolutamente in linea con ciò che succede all’estero, lo dimostra anche il fatto che hanno un pubblico internazionale, a mio avviso ne abbiamo moltissimo e uno degli esempi appunto è proprio FuoriFestival.
Purtroppo il festival non è abbastanza per costruire una continuità locale che si protragga per 365 giorni, se label, club, radio, record shop, associazioni culturali non ricevono un sostegno economico che meriterebbero temo sia veramente difficile costruire una scena con radici solide. Nonostante ciò quello che percepisco è una maggior scambio fra realtà differenti, l’unione e condivisone di generi totalmente diversi ha unito molto la “scena” che non è più circoscritta dal genere ma ha un respiro molto più ampio creando uno scambio trasversale tra artisti, lo trovo molto bello.
Guardando al tuo percorso artistico c’è qualche scelta che non rifaresti o credi che ogni passo abbia contribuito a tracciare la tua variegata anima artistica?
Credo che aver avuto un percorso variegato mi abbia portato verso la mia identità attuale, passare da suonare il basso in band da adolescente, scoprire poi il mondo dei sintetizzatori e la musica elettronica, contemporaneamente il mondo dei vinili e djing, collaborare con diversi artisti italiani/internazionali costruendo progetti paralleli, approcciarsi successivamente al sound design, mixing, collaborare con brand e festival, sono tutti tasselli che continuo tutt’ora a mettere insieme e che mi aiutano ad indirizzarmi verso ulteriori esperienze di crescita artistica e personale.
Ultima domanda. Come immagini l’evoluzione del tuo sound? Quali sono i mondi che vuoi esplorare (non per forza strettamente musicali)?
Sicuramente l’esigenza attuale è quella di lavorare ad un nuovo album per il 2024, lavorare con la band ha contribuito a darmi stimoli fondamentali per scrivere nuova musica, verranno sicuramente coinvolti musicisti esterni e l’idea di avere più collaborazioni sia musicali che vocali mi attrae, lo spettro dei mondi da esplorare sarà ampio e allo stesso tempo distorto, mi piacerebbe deformare i generi e flettere il tempo.
ENGLISH VERSION
Hello Lamusa II, we are very happy to host you here on Parkett in occasion of the FuoriFestival. Would you like to make us an assessment of this experience in Spoleto?
Of course, this year I took part in FuoriFestival for the first time and always for the first time I had the opportunity to visit and experience Spoleto in a completely different way. It was through Tommaso, founder of the festival, through whom I was able to discover and enjoy the hidden beauties of this surreal village, especially during such an intense moment of the year as that of the Festival Dei Due Mondi.
In this edition, in addition to my live performance as ‘Lamusa II and Assembly Group’ project with which I am currently on tour, I was invited to participate in one of the two artistic residencies curated by FuoriFestival where I spent a week with the artist Flora Yin Wong (PAN, Doyenne Books) and the two performers/dancers Clotilde Cappelletti and Camilla Branchetti.
It was the first time we had collaborated, I can say that we met while preparing the performance and this was quite unique, the artistic expression that each of us brought was our own means of communication and glue, it often arrived before words , still managing to bring us closer to each other with extreme naturalness, without forcing. We spent several days in this villa nestled in the Umbrian valleys, sleeping, eating and working together, personally I carry a splendid memory, as was equally unique the restitution of the artistic residence performed in the middle of Piazza Della Signoria.
The summer of 2023 represented a complete return to ed events in particular, your diary is very rich. How is yours evolving live dimension and how it changes your mindset and your selection based on where will you play?
That’s right, starting from there, from the return to events and after a few years where I mainly played as a DJ, I felt the need to build a live performance that was different from the previous ones where me and my machines were. The need was to expand my sound palette in other directions (post-punk, leftfield, krautrock, dub, contemporary jazz, no-wave) and do it through a show involving musicians and having the dimension of a band, where musical and mental exchange is constant and the atmosphere on stage and with the public is completely different, certainly more immersive and physical.
Now there are 4 of us with me, I have a drummer, a guitarist and a vocal performer who moves between spoken words, vocalises and improvisation, the idea is to also leave the freedom for other elements to join in future gigs, perhaps sections of wind instruments or other voices, this is the idea behind ‘Lamusa II and Assembly Group’ and what we will bring on stage to the various festivals in 2023.
In your music there has never been the choice of a single reference musical, but rather what you yourself have defined as a “floating” between different genres. Today defining oneself musically is probably become an obsolete act, in a world without gender barriers, but how do you like to describe your sound? Do you think there is a common thread that bind your sound production?
I fear that the answer already lies in the question, I take the right to continue to “float” between various genres, as mentioned above, the ones I’m experimenting with the band now are the influences that touch me the most, surely there have been moments of research sound more aimed at concrete, ambient, library music, others towards IDM, Abstract and experimental electronic, it is precisely the electronic music part that always performs the function of common denominator among the other genres.
At the end of 2022 “Popoli” was released on Red Axes’ Garzen Records which you defined as “moments of experimentation, each time with a different approach towards recording techniques, instruments, spaces and genres”. In the record you merged past, present and future both at the level technical and conceptual. Would you like to tell us more about the process genesis behind this record and how you work to amalgamate worlds apparently so distant within a work that actually arrives like this well structured?
Yes ‘Popoli’ just like you said was a moment of experimentation especially in bringing together different moments of musical productions composed in the last 3/4 years and different genres, combining more abstract and hypnotic moments such as ‘Atek’ and ‘Soli’ to a track like ‘Popoli feat. Xen’ which has a much more Industrial and EBM component, the use of bass and guitar on the album certainly brought a more human component which, combined with drum machines and synthesizers, allowed me to recreate the atmosphere I was looking for.
A contribution to the sonic character of the disc is attributed to the Tascam 244 cassette recorder in which I poured some of the instruments and then brought them back into session and mix them with others. It is definitely an EP that closes the circle of sounds also present in ‘Vago Libero’ and ‘Sulphreo’ my previous albums.
Rinse Radio is the perfect place to develop your own freedom and artistic curiosity. In your case in your show often you comparisons with other artists. How important is a dialogue to you artistic and believe that in Italy today there is a strong sense of community that leads to a real exchange and can help create a scene solid not only at the festival level but with local continuity greater?
Rinse Radio is certainly one of those special places for me, I’ve been a resident for 6/7 years now, it was one of my first connections in Paris, I had just moved and shortly after they offered me the residency, physically bringing the show to radio and having an exchange with the guests I invited from time to time certainly helped me create a community in the area and beyond. I think this is fundamental, if well structured radios have this type of potential, even in Italy there are various realities such as Rocket Radio, Radio Raheem, Fritto FM that do an excellent job in this direction, surely here they lack economic support which is certainly different in France.
As far as festivals are concerned, I believe that the situation in Italy is currently very positive, there are now festivals that are absolutely in line with what is happening abroad, as demonstrated by the fact that they have an international audience, in my opinion we have a lot of them and one of the examples is precisely FuoriFestival.
Unfortunately the festival is not enough to build local continuity that lasts for 365 days, if labels, clubs, radios, record shops, cultural associations do not receive the economic support they deserve, I fear it will be really difficult to build a scene with solid roots. Despite this, what I perceive is a greater exchange between different realities, the union and sharing of totally different genres has united the “scene” a lot, which is no longer limited by genre but has a much wider scope, creating a transversal exchange between artists, I find it very beautiful.
Looking at your artistic path there is some choice that not would you do it again or do you believe that every step has helped shape yours diverse artistic soul?
I believe that having had a varied path has led me to my current identity, going from playing bass in bands as a teenager, then discovering the world of synthesizers and electronic music, simultaneously the world of vinyl and djing, collaborating with various Italian artists international / building parallel projects, subsequently approaching sound design, mixing, collaborating with brands and festivals, are all pieces that I still continue to put together and which help me to direct myself towards further experiences of artistic and personal growth.
Last question. How do you imagine the evolution of your sound? What are the worlds you want to explore (not necessarily strictly musical)?
Surely the current need is to work on a new album for 2024, working with the band has helped to give me fundamental stimuli to write new music, external musicians will certainly be involved and the idea of having more musical and vocal collaborations attracts, the spectrum of worlds to explore will be wide and distorted at the same time, I would like to deform genres and bend time.