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Dopo aver festeggiato i trent’anni di carriera anche a Milano lo scorso dicembre, Laurent Garnier sarà protagonista per la prima volta al Sónar Hong Kong il 17 di marzo; festival sul quale ha recentemente rilasciato alcune interessanti affermazioni e non solo.

Considerato da tutti uno dei migliori DJ del pianeta, Laurent Garnier è diventato da anni il simbolo di intere generazioni di appassionati.

Da quando ha iniziato a mettere i primi dischi di musica house nello storico nightclub Hacienda di Manchester (leggi QUI), locale inaugurato nel 1982 e che ha visto debuttare artisti come i The Chemical Brothers, New Order, Pet Shop Boys e molti altri.

Il Dj francese è riuscito nel corso degli anni grazie alla sua ricerca musicale senza tempo e verso nuove sonorità, a spingere se stesso e il suo pubblico in direzione di nuovi confini musicali.

Merito inoltre di un’eleganza unica e di una professionalità senza eguali, Laurent Garnier è sempre riuscito a esternare la capacità di comunicare con la pista come pochissimi artisti sono riusciti a fare.

Per la seconda edizione del Sónar Hong Kong, del quale Laurent Garnier sarà uno dei protagonisti, ha rilasciato qualche giorno fa dalla sua casa in Francia alcune dichiarazioni sul pubblico asiatico, sulla sua radio e sulla sua visione della musica in generale.

“La radio, per me, è completa libertà”

racconta al South China Morning Post in relazione alla PBB Radio, trasmissione che porta avanti da quasi quindici anni a dove Laurent Garnier si mette a disposizione e sceglie la musica che più lo ispira, attraversando tutte le frontiere di generi e stili.

“Devo essere me stesso alla radio. Sarei annoiato se facessi un programma radiofonico rigorosamente techno ogni mese – non lo accetterei mai, non lo farei mai. Vado alla ricerca di molta musica e suono ciò che scopro. Io uso la mia collezione di dischi. Invece di lasciarlo dormire su uno scaffale, lo digitalizzo in modo che le persone possano goderne. Ho bisogno di suonare un DJ set perché, per me, è la mia vitamina”

ha inoltre dichiarato:

“Il DJing è come la mia droga. Ho bisogno di suonare per sentirmi bene e voglio continuare. Mi piace far ballare la gente. Mi piace vedere le persone di fronte a me. Mi piace avere questa relazione con le persone quando suono e mi piace vedere la loro reazione…ho sempre guardato avanti senza voltarmi indietro. Quando comincerò a suonare come un jukebox arrugginito, allora dovrò fermarmi”

E ancora:

“In Asia ci sono molti club in cui puoi andare e sai che ti divertirai sempre” . “Sono come le folle europee: molto aperte. Le folle americane sono molto diverse. Con gli americani non sai mai se il risultato sarà buono o meno”

L’unico DJ francese ad aver ricevuto la medaglia d’oro per la carriera (Croix de Chevalier de la Légion d’Honneur) dal Ministero della Cultura francese, è lui stesso a spiegare ai nostri microfoni che un dj deve ballare, deve saperlo fare, deve comunicare la musica che propone, deve dimostrare l’apertura massima mentale e fisica, non deve annoiare e non deve annoiarsi.

Guarda la nostra video intervista QUI

Leggi anche il nostro articolo su Electrochoc: il libro cult scritto da Laurent Garnier insieme a David Brun-Lambert che affronta il tema della storia della musica elettronica.