“The Light Years Reworks LP” si preannuncia di già uno dei progetti più interessanti a sigla dell’anno da poco iniziato. Nei seguenti paragrafi illustreremo brevemente di cosa si tratta, chi ne ha preso parte e qualche interessante punto di vista sulle tracks in list. Buona lettura.
The Light Years Reworks riassume un Luke Simon Arthur Slater attivo ormai nel gioco sin dall’ultima metà dei 80s, autore che ne detta regole e influenze da più di vent’anni. Decenni nei quali, assieme altri big, è riuscito ad affermarsi quale leader e indissolubile punto di riferimento del settore per tutte le generazioni da lì a venire.
Proprio l’anno scorso, Luke Slater aveva portato a celebrazione il suo ventennale di carriera: i festeggiamenti si erano concretizzati in una serie di remixes and reissues di storiche releases prodotte da Peace Frog e confluite in “Planetary Funk: 22 Light Years” più un “22 years of Planetary Funk Tour” che fece tappa tra i più eccellenti spot europei.
Un traguardo così importante, tuttavia, esige un coronamento altrettanto monolitico. Ecco che allora perchè non rilasciare un nuovo LP pregno di reworks del migliore carico rilasciato come Planetary Assault System (con tutte le ragioni, l’alias più produttivo tra quelli “indossati” negli anni) interpretati da altri heavy weights vicini, in quanto amici e colleghi, alla figura di Slater?
Questo è quanto accade in “The Light Years Reworks “; album composto di 12 tracce divise in tre EPs cui hanno collaborato artisti quali (seguendo l’ordine della tracklist): Marcel Fengler, Function, Psyk, Octave one, Kamikaze Space Programme, Lucy, Slam e Steve Bicknell.
Il B1, l’E2 e l’F2 sono riletture di grandi classici (“Surface Noise”, 1996; “The Drone Sector”, 1997; “Whistle Viper”, 2006) ad opera dello stesso Luke, firmatosi semplicemente come acronimo dell’alias in questione; prive di un intervento eccessivamente radicale, queste all’invero sono operate seguendo un fermo principio di fedeltà che neanche minimamente va ad intaccare l’allusione e la suggestività originale.
Indubbiamente gran lavoro è il rework di Lucy sulla prima. Dal calco “primitivo” Luca trae i semi per un edit conciso, scalpitante e ipnotico trasportando “Surface Noise” su tutt’altra dimensione come mai percepita.
Oggetto di ben due attenzioni è “Twelve” pubblicata nel 2001 in “Atomic Funkster”: Marcel Fengler distribuisce un remix di eccellente fattura, in quanto opening track non potevamo auspicarci impatto migliore; pregevolissima è quella break di freddi synth dalle sfumature quasi celestiali e metafisiche, perfettamente integrata in un contesto dal tono decisamente più energico e pungente.
Neanche lontanamente simile è l’indirizzo seguito da Psyk: nella sue precise geometrie, è un’espressione galoppante, irrequieta e aitante nel contesto di The Light Years Reworks. Porta a casa una promozione a pieni voti.
Sulle stesse frequenze si muove anche l’edit di “Diesel Drudge” sotto la cura di Function: isolato in una tenebra cupezza dalla magnetica “ferocia”, sin dai primi quarti è riuscito a monopolizzare la nostra attenzione.
Seguendo un orientamento molto più electro-analogico, i fratelli Burden stravolgono ogni nostra consapevolezza sulla caratura e sullo sviluppo futuro dell’ascolto. Gli Octave One alzano i toni dell’original rivisitando il tutto con la tipica impronta che caratterizza il loro lavoro in studio. La versione del 1994 era già di per sé un capolavoro, ma questo rework riesce ad incontrare perfettamente le aspettative.
Ulteriore balzo è quello siglato da KSP col suo lavoro su “Function 6”; rispetto l’originale questo risulta decisamente più sincopato, nonostante ciò non si lascia dietro quello carica che nel 2001 Luke lasciò fluire libera da inibizioni per tutta la lunghezza della track.
“Temporary Suspension” è un brano che originariamente non venne rilasciato da Peace Frog (come per gli altri) ma da Ostgut Ton; tipico, nudo e dominante ne era il carattere analogico, un tratto fedelmente resuscitato dagli Slam e rimarcato a gran voce. Orde e Stuart, come al solito, sono marchio di garanzia.
Chiudiamo “The Light Years Reworks ” con “Raid”, la più recente release tra tutte quelle elencate per l’occasione. L’EP dove questa configurava, anche in questo caso, non riportava marchio Peace Frog ma Mote-Evolver, label fondata dallo stesso Slater nel 2006. Steve Bicknell ripropone sapientemente la stessa atmosfera alienante lasciando la maggior parte dell’opera senza considerevoli “trasformazioni”.
Riccardo di Marco