Abbiamo intervistato Linn Elisabet e Rå in occasione del loro ultimo lavoro “The Hills We’ve Chosen”. Un disco che celebra, attraverso la musica, le interconnessioni delle diverse identità di genere unendo la poesia alle produzioni techno.
È da poco uscito “The Hills We’ve Chosen”, il settimo atto di ribellione di Linn Elisabet. Una produzione Acts Of Rebellion che unisce la techno trasgressiva dell’artista svedese con la poesia eclettica di Rå, ritraendo e re-immaginando vite trans, non binarie e queer.
Tra gli ospiti della release troviamo il talento multidisciplinare e affiliato di Bpitch, Metaraph, il capo di No Gender – Angel Karel, oltre a Hybral, che dirige il collettivo berlinese Subverted incentrato su FLINTA, e Farvash, il quale ha progettato le copertine uniche del formato 12 pollici in tiratura limitata (vere e proprie opere d’arte).
“For some seemingly
a frivolous project of representation
But just as reimagined futures
have proven to produce dangerous pieces of fiction
We now venture forwards
onwards into worlds unknown
In the battle against erasure
and the constant threat of stagnation.”
L’album – “The Hills We’ve Chosen”
Tracklist
A1. Rave (Autonomous Zone) (feat. MIT-Y)
A2. Beauty (feat. Hybral)
A3. Come High Seas And Hellfire
B1. Reframe
B2. Reframe (Angel Karel 777 Vertebra Version)
B3. Reframe (Metaraph Transcension Version)
Artista: Linn Elisabet & Rå
Titolo: The Hills We’ve Chosen
Formato: Digitale / Limited 12” (Individually unique artwork by Farvash)
Label: Acts of Rebellion
CAT#: ACT777
Link d’acquisto: Bandcamp
Il progetto – Kulturrådet
Il progetto è sostenuto da un finanziamento per il Fonogramstöd dello Statens Kulturråd (lo Swedish Arts Council).
L’intervista, invece, è stata molto stimolante, ci siamo confrontati su diversi temi musicali, sociali e perfino linguistici, riguardanti la comunità LGBTQ+. Anche perché una delle mission della label Arts Of Rebellion, guidata proprio da Linn Elisabet, che ha già pubblicato su etichette acclamate come Planet Rhythm e A R T S, è dissolvere i miraggi delle politiche distruttive e repressive, mettendo in discussione il confine tra le convenzioni di genere e la funzionalità tradizionale.
Linn Elisabet, infatti, spinta dalle nozioni di libertà e di realtà auto-formata interpreta una techno eterodossa ricca di voci eteree, ritmi spezzati e distorsioni grezze, immaginando un futuro in cui le norme sociali a doppio legame sono state dissolte. Eppure, Linn ha un passato nelle orchestre d’archi e nei cori della chiesa.
“Non saremo nella posizione di NON ribellarci finché tutti non potranno vivere la propria vita ad armi pari.”
– Linn Elisabet
Ad accompagnare l’artista in questo percorso c’è Rå, aka AmberValent, DJ-poeta che spazia dal forest-house all’hyper-pop, alla jungle con la voce morbida e una scrittura spiritosa.
Adesso, prima di lasciarvi alle parole dell’intervista vorrei condividere un pensiero sul punto. Personalmente, credo nello spettro di generi. Come credo, anche, che fino a quando ci sarà l’urgenza di dover dimostrare, quasi ostentare, qualcosa ancora non avremo raggiunto il vero scopo: cioè la parità. Per questo bisogna ribellarsi continuamente. Ma d’altra parte, linguisticamente parlando, non penso che per l’italiano la soluzione migliore sia lo schwa o l’asterisco, aberrazioni della lingua a mio avviso, che trasformerebbero il parlato in una sorta di italiano dialettale standard.
“Il linguaggio è un modo per riconoscere l’esistenza, al 100%, ed essere riconosciuto come esistente è importante.”
– Rå
Una cosa è certa: serve una forma di linguaggio inclusiva che supporti il riconoscimento delle varie istanza, qualsiasi esse siano. Ma la lingua si evolve con la società e le mutazioni, per quanto costanti, non possono essere programmate.
Allora ecco cosa ci siamo detti.
L’intervista – Linn Elisabet & Rå
Ciao Linn, Ciao Rå. Grazie per essere con noi. Veniamo da un periodo pieno di tensioni che sembrerebbe non finire più. Voi come state?
Ehi Nicola! Ora che le cose stanno ricominciando ad aprirsi, meglio! Questo ritorno alla “normalità” sembra sia “normale”, ma anche un po’ assurdo considerando tutto ciò che abbiamo passato negli ultimi due anni. Ma poi la vita dell’artista è abbastanza anormale di per sé… Quindi: Mooolto bene, supponiamo!
Come dice il nome della label “Acts of Rebellion”, come mai tutta questa voglia di ribellarsi, di trasgredire? Siamo ancora molto lontani dalla vera libertà?
SÌ.
… Ok, scherzi a parte, non saremo nella posizione di NON ribellarci finché tutti non potranno vivere la propria vita ad armi pari. Una dichiarazione abbastanza semplice ma vera.
Condivido è sottoscrivo. Intanto, è uscito il vostro ultimo lavoro “The Hills We’ve Chosen”, ricco di collaborazioni interessanti. Su cosa avete basato la scelta dei featuring nel album?
Dal momento che il disco tratta temi di vite trans e non binarie, è stato naturale renderlo una produzione completa e diversificata di genere. I collaboratori scelti sono altri creatori queer che ammiriamo e da cui traiamo ispirazione, sia personalmente che creativamente. Sia io che Rå risuoniamo davvero con i kick strazianti di Angel Karel, le performance transmediali di Metaraph, i sound design oscuri e atmosferici di Hybral e l’approccio alchemico di Farvash ai materiali e alla forma, nell’arte. Questo disco non sarebbe stato quello che è senza di loro.
Linn cosa lega e come si traduce la tua missione di voler distruggere le convenzioni di genere alle tue sonorità, al tuo sound design?
La cosa principale che mi preoccupa nella techno è l’idea di ciò che è considerato “funzionale”: ad esempio, cosa significa anche a livello oggettivo? Partendo dal presupposto che tutte le persone preferiscano ballare su kick in 4/4, charleston in controtempo e rullanti a metà tempo, questo minaccia di ristagnare lo sperimentalismo di un genere che è stato fondato per sfidare le norme musicali e culturali. Secondo gli studi, la danza è facilitata dal riconoscimento degli schemi (in parole povere), quindi se le persone si abituano a un solo tipo di suono, diventerà “funzionale” per normatività soggettiva e condizionata. I miei ritmi spezzati, la mia voce, il mio sound design, ritraggono tutti la mia re-immaginazione della cultura techno e della sua funzione, sia a livello uditivo che socioculturale.
Questa liquidità, infatti, si riscontra anche nella tua musica, non solo ritmi spezzati ma anche mescolanza di generi diversi nelle tue produzioni, anche se poi tutto viene manipolato per la pista da ballo, ma tu come descriveresti quello che fai?
In realtà si tratta solo di voler mostrare alla gente ottima musica, indipendentemente dal genere. Ascolto e prendo ispirazione da un’ampia varietà di stili musicali. Anche quando faccio deejaying suono la musica di altri artisti, di generi che vanno oltre la techno. Penso che questa mentalità si sia intrufolata anche nelle mie produzioni. Le cose non devono sempre essere riposte in scatole o definite.
Come commenta Rå: “Se tira, tira!” [“If it slaps, it slaps!” – originale, n.d.r.]
Rå, tu hai contribuito “solo” nella scrittura dei testi, delle poesie, oppure hai messo le mani anche sulle macchine?
Bene, la risposta breve è: scrivevo principalmente poesie e facevo il sound design per MIT-Y nella prima traccia, quindi da parte mia sono stati usati anche alcuni macchinari. Se conta anche la macchina della mente, la lunga risposta è che l’intero album è stato uno sforzo altamente collaborativo, scaturito dal nostro lavoro insieme sul gioco interattivo punta e clicca’per l’uscita di Linn “ACT004” [clicca QUI ed entra nel gioco di Linn e Rå, n.d.r]. Fondamentalmente abbiamo unito i nostri due universi creativi: i paesaggi sonori di Linn hanno incontrato l’universo distopico fantascientifico che ho creato per un fumetto/romanzo nel 2020 (da dove proviene il personaggio MIT-Y). Ho inviato alcune poesie a Linn, e Linn Elisabet ha creato una traccia da quella o viceversa. Abbiamo avuto molte discussioni su come fondere i nostri mondi creativi, al di fuori della produzione tecnica dell’album.
Dove hai tratto ispirazione e di cosa parlano i testi presenti nella release?
L’ispirazione per questo album è una specie di eclettica mescolanza di diverse cose: lunghe conversazioni e sogni collaborativi con altre persone omosessuali; l’irrealtà di essere isolati per un bel po’ di tempo durante la pandemia e come ciò influisca sulla relazione corpo/mente; la creazione di un universo fantascientifico cercando di riflettere e in qualche modo elaborare quei sentimenti attraverso l’arte.
Ci sono ancora molti pregiudizi, soprattutto nelle società più conservatrici, sulla questione di genere, io ho sempre pensato che fino a quando ci sarà il bisogno di dover dimostrare, esternare, quasi sbandierare qualcosa non avremmo ancora raggiunto lo scopo e l’equità. Secondo voi come deve essere affrontato questo argomento?
In primo luogo, è importante ricordare che le minoranze sono sempre esistite, semplicemente non gli è stato concesso lo spazio per parlare e difendere il loro diritto a vivere apertamente. Poiché la società come la conosciamo in questa parte del mondo si sta spostando verso un clima più aperto e accogliente, questo potrebbe minacciare la visione del mondo di alcune persone, ma deve esserci spazio per più modi di vivere e di convivere che consentano a più persone di esprimere il proprio vero sé.
Ve lo chiedo perché in Italia, in cui la lingua prevede il genere maschile e femminile, c’è un dibattito gender anche sulla linguistica, in cui si vorrebbe l’introduzione del neutro con aberrazioni linguistiche come lo schwa o l’asterisco per sostituire la vocale finale della parola che determina il genere. Voi cosa ne pensate al riguardo, la via del riconoscimento passa anche per la lingua? Lo chiedo anche a Rå che è un poeta.
Finché le persone non interferiscono con l’autonomia reciproca, non c’è motivo di censurare alcun modo di vivere, punto. Il linguaggio è un’invenzione umana. È una pratica vivente in continua evoluzione. Inventiamo sempre nuove parole per le cose. Se qualcuno avesse menzionato “social media” o telefono cellulare cento anni fa, non avrebbe avuto alcun senso per nessuno. Ciò significa che possiamo anche inventare nuove parole per concetti come il genere. Il linguaggio è un modo per riconoscere l’esistenza, al 100%, ed essere riconosciuto come esistente è importante.
Siamo arrivati alla fine. Come faccio di solito vi lascio con uno spazio bianco nel quale potete esprimere un vostro pensiero, un’istanza, un messaggio che volete condividere con noi e vi ringrazio.
Abbiamo pensato di prendere questo spazio per consigliare il fantastico lavoro di altre persone!
– La raccomandazione di Rå: guardate Steven Universe! [una serie animata, creata da Rebecca Sugar, compositrice ed ex scrittrice di Adventure Time, premiata per il modo in cui ha trattato gli elementi LGBTQ+ e temi quali la scoperta e l’accettazione di se stessi, n.d.r.].
– La raccomandazione di Linn Elisabet: ascoltate “Kite – Panic Music”.
Grazie ancora per la disponibilità. È stato un piacere. Ciao.
Nicola, grazie. Grazie per le domande, ci siamo divertiti a rispondere insieme.
Link:
– Acts Of Rebellion: Bandcamp / Youtube / Facebook
– Linn Elisabet: Facebook / Soundcloud / Instagram
ENGLISH VERSION
Ciao Linn, ciao Rå. Thanks for joining us. We come from a period full of tension that seems to never end. How are you?
Hej Nicola! Now that things are starting to open up again, better! This getting back to “normal” feels both just that, “normal”, but also kinda absurd considering everything we’ve been through the past two years. But then the artist life is fairly abnormal in itself… Sooo, good we guess!
As the name of the label “Acts of Rebellion” says, why all this desire to rebel, to transgress? Are we still a long way from true freedom?
YES.
… Ok, jokes aside, we will not be in a position NOT to rebel until everyone can live their lives on equal terms. A pretty simple but true statement.
I share and subscribe. Meanwhile, your latest work “The Hills We’ve Chosen” is out, full of interesting collaborations. What did you base your choice of features on the album?
Since the record treats themes of trans and non-binary lives, it was only natural to make it a complete gender diverse production. The chosen collaborators are other queer creators that we look up to and get inspiration from, both personally and creatively. We both really resonate with Angel Karel’s mind crushing kicks, Metaraph’s transmedial performances, Hybral’s dark atmospheric sound designs, and Farvash’s alchemical approach to materials and form in art. This record wouldn’t have been what it is without them.
Linn what binds and how does your mission to destroy the conventions of genre translate to your sounds, your sound design?
The main thing that concerns me in techno is the idea of what is considered “functional”: like what does that even mean on an objective level? Assuming that all people rather dance to 4/4 kicks, hi-hats in backbeat, and half-time snares, threatens to stagnate the experimentalism of a genre that was founded to challenge musical and cultural norms. According to studies, dance is facilitated by recognizing patterns (simply put), so if people get used to only one type of sound, it will become “functional” by subjective and conditioned normativity. My broken beats, my vocals, my sound design, all portray my reimagination of techno culture, and function, both on an audial and socio cultural level.
This liquidity, in fact, it is also found in your music, not only broken rhythms but also a mixture of different genresin your productions, even if everything is then manipulated for the dance floor, but how would you describe what you do?
It really just comes down to wanting to show people great music, regardless of genre. I listen to and take inspiration from a wide variety of musical styles. Even when I DJ, I play other artist’s music from genres beyond techno. I think this mindset just snuck into my productions too. Things don’t always have to be put in boxes or defined.
As Rå comments: If it slaps, it slaps!
Rå did you contribute “only” in the writing of texts, poems, or did you also get your hands on machines?
Well, the short answer is: I mainly wrote poems and did the sound design for MIT-Y on the first track, so some machinery was involved on my end. If the machinery of mind also counts, the long answer is that the whole album was a highly collaborative endeavour, springing from our work together on the point-and-click game for Linn Elisabet’s “ACT004” release [go to the game, ed]. We basically mashed our two creative universes together; Linn’s soundscapes met the sci-fi dystopian universe I created for a comic/novella during in 2020 (where the character MIT-Y’s from). I sent some poems to Linn and Linn Elisabet created a track from that or viceversa. We had many discussions about how to fuse our creative worlds – outside of the technical production of the album
Where did you get your inspiration and what are the lyrics in the release about?
The inspiration for this album is kind of an eclectic intermixture of several things; long conversations and collaborative dreaming with other queer people; the unrealness of being isolated for a solid chunk of time during the pandemic and how that affects the body/mind relationship; creating a sci-fi universe trying to reflect and kind of process those feelings through art.
There are still many prejudices, especially in more conservative societies, on the question of gender. I have always thought that as long as there is the need to arrive, externalize, almost flaunt something, it is there that the purpose and fairness have not yet been achieved. How do you think this topic should be addressed?
Firstly, it is important to remember that minorities have always existed, they might just not have been given the space to speak and stand up for their right to live openly. As society as we know it in this part of the world moves to a more open and accepting climate, it might threaten some people’s worldviews, but there must be space for more ways of living and coexisting in ways that allow for more people to express their true selves. As long as people don’t interfere with each other’s autonomy, there is no reason to censor any ways of living, period.
I ask you because in Italy, where the language provides for the masculine and feminine gender, there is also a debate on gender over linguistics, in which one would like the introduction of the neuter or the schwa or the asterisk to replace the final vowel of the word that determines the gender? What do you think about it, the way of recognition also passes through the language? I also ask Rå since you are a poet.
Language is a human invention. It is a living practice that is constantly evolving. We invent new words for things all the time. Had someone mentioned “social media” or cell phone 100 years ago that wouldn’t make any sense to anyone. That means that we can invent new words for concepts like gender too. Language is a way to recognize existence, 100%, and to be acknowledged as existing is important.
We have come to the end. As I usually do, I leave you with a blank space where you can express your thoughts, an instance, a message that you want to share with us.
We thought we’d just take this space to recommend some other people’s awesome work!
– Rå’s recommendation: watch Steven Universe! [an animated series, created by Rebecca Sugar, composer and former writer of Adventure Time, awarded for the way she treated LGBTQ + elements and themes such as self-discovery and acceptance, ed].
– Linn Elisabet’s recommendation: listen to Kite – Panic Music
Thank you. Thanks again for your availability. It was a pleasure. Ciao.
Nicola, thanks. Thanks for the questions, we had a good time answering them together.