Joe Berchtold, presidente del più grande organizzatore di eventi live al mondo, Live Nation, afferma che il mondo dell’intrattenimento dal vivo rischia lo stop per almeno un anno.
Andrà tutto bene. Forse. La pandemia globale di COVID-19 causata dal “nuovo coronavirus” ha bloccato ogni attività che prevedesse la compresenza di persone all’interno di uno stesso luogo senza poter rispettare le distanze previste dai vari stati.
È facile intuire che, non c’è niente di più incompatibile con queste misure degli eventi live, dei club, della nightlife. E mentre si assiste ad un graduale allentamento delle misure di lockdown e si parla di far ripartire un settore piuttosto che l’altro nessuno parla del settore dell’intrattenimento.
È stata segnante l’intervista rilasciata alla CNBC , la nota tv americana che si occupa di business, da Joe Berchtold , presidente di Live Nation. Semplicemente la più grande azienda al mondo che si occupa di eventi live.
Joe Berchtold CNBC from Live Nation on Vimeo.
Live Nation ha messo in conto uno stop che nel migliore dei casi è di 12 mesi mentre nel peggiore di 18 mesi e ha calcolato in 4 miliardi di dollari la cifra necessaria per tamponare questo stop. Cifra che il gigante è disponibile a mettere sul piatto.
Le azioni Live Nation hanno perso quasi il 50% del loro valore fra febbraio e aprile. Sono stati bloccati oltre 8 mila show con oltre 15 milioni di biglietti venduti. Di questi il 90% è stato spostato, mentre un 10% è stato completamente cancellato.
Stesse ipotesi sono state confermate da Maurizio Salvadori , numero 1 di Trident Music, fra le agenzie che organizzano eventi da decine di migliaia di spettatori:
“Non è possibile distanziare 10 mila persone in un parterre. E le porte chiuse poi possono andar bene in Formula Uno. O per il calcio che muove interessi enormi grazie alla tv: chiunque cerca di farcela mi sembra legittimo , ma la nostra realtà è diversa, non possiamo snaturare i concerti. Sono convinto che si potrà iniziare solo dopo il vaccino”
Queste sono le parole di grandi player del mercato che stanno lavorando al momento con artisti e venue per riprogrammare la stagione 2020 al 2021, cercando di tutelare chi ha già acquistato un biglietto e cercando di non far saltare il banco completamente.
Ma se i grandi del settore hanno questa forza, cosa sarà della numerose piccole agenzie e promoter che vivono di piccoli e medi live? Dei club più piccoli dove si muove il settore magari più all’avanguardia artisticamente ?
I mesi che verranno saranno decisivi.