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Malandra Jr, sicuramente, incarna al meglio la figura dell’artista a 360 gradi. Cultura musicale mostruosa, talento, idee. Genio e sregolatezza. Ne sanno qualcosa i geniacci della Cocoon Recordings che si sono accorti di lui e gli hanno dato spazio sulla loro label. Eravamo sicuri che Malandra Jr avesse molto da raccontarci, e non ci siamo sbagliati affatto. Ecco la nostra intervista e Shine Reflection, il mixtape scaricabile in esclusiva su Parkett. Ringraziamo Aelion Project per l’artwork

Ciao Simonpietro, benvenuto su Parkett. Leggendo un po’ la tua storia, si capisce che sei cresciuto in un contesto nel quale la parola d’ordine è ‘la musica’. Una famiglia di compositori e concertisti. Tuo padre, sassofonista, è stato uno dei primi musicisti ad applicare la tecnologia Akai agli strumenti a fiato.

Grazie! Malandra è stato e, spero sarà sinonimo di musica. Un cognome che ha vissuto tradizione bandistica, dagli inizi del ‘900 fino agli anni  ’60, cambiando pelle con l’avvento del rock e del pop negli anni 70-80… e ora pian piano cavalchiamo l’onda della musica elettronica.

Mio padre sassofonista, pioniere dell’ewi akai. Il mio ricordo è una fila di persone incredibile che tramite un negozio di strumenti musicali della mia zona veniva dirottata a casa mia; se posso permettermi, come quando uscirono i primi theremin, la pubblicità semplificava  le reali difficoltà  d’esecuzione.

Ragazzi, mio padre vola con l’ewi, ma vi assicuro che un pessimo strumentista a fiato, e ancor peggio sentirlo con un ewi, e ne ho vivi ricordi 🙂

Malandra è il tuo cognome, il tuo nome d’arte è Malandra Jr., spiegaci perchè e che ruolo ha avuto la famiglia nella tua crescita professionale ed artistica ?

Avete presente quelle famiglie in cui da generazioni i componenti fanno gli avvocati o commercialisti? Va a finire che si nasce con la propensione per l’arte, per la danza, forse per la botanica; ma nn c’è nulla da fare, il fardello è troppo grande e per me fu lo stesso. Non ho bei ricordi sul mio approccio alla musica: tra mio zio Franco, nonno Gigino e mio zio Pietro avevo la nuca sempre rossa da sonori ceffoni, volevo fare il cuoco quand’ero piccolo.. sacrilegio per loro!

Il nome d’arte l’ho ripreso da un gruppo che crearono negli anni  60-70 miei parenti allora ragazzi, coriste e ballerine..alcune sconce da notti di follia, alcune mamme come mia zia e mia madre. Musicisti pazzi con pantaloni a zampa girovaghi in un forgone, praticamente nomade.

Questa è l’immagine di Malandra jr.

Qual è il primo ricordo ‘musica’ che hai? Qual è stato il tuo primo approccio con il fantastico mondo della musica?

Il primo ricordo? Il saggio di pianoforte a 5 anni: mi persi nel girare la pagina, continuai inventando penso cose strambe..ma il pubblico nn si accorse di nulla…eppoi la batteria: dai 3 anni quando l’orchestra andava in pausa mi mettevano sotto la “cassa armonica” e là “menavo” piu che “suonavo”.

Il mio amore di sempre, la Batteria… lo era anche per mio cugino marco ,era il nostro sogno, ma ritornando al discorso familiare, la mia famiglia di “avvocati” non avrebbe mai permesso lo studio di una percussione, strumento per loro non completo, infatti anche marco diventò sassofonista.

Secondo il tuo punto di vista, la musica elettronica rappresenta il naturale sviluppo di un processo di evoluzione musicale?

Non per forza, sono scelte che si fanno, io mi sentivo in gabbia costretto a leggere note e non sentirle nel petto.

Poi sono un narciso, una vita da clarinettista e anche una vita a tratti grigia per via di uno studio troppo serrato e sopratutto monotono con un pubblico scarsamente femminile.. per la maggiore over 50.

Ci racconti di come è cresciuta in te la passione per la musica elettronica? Come mai hai scelto questo cammino? Pensi che possa permetterti di esprimerti maggiormente sotto il punto di vista artistico rispetto, magari, ad una carriera da concertista?

Ho sempre avuto la passione per l’elettronica e per i club, strana la mia figura orchestrale. Anche in auto, nella mia auto.. la musica spazia da mozart a a guy called gerald.

Oggi la figura del concertista sta tramontando perchè nn c’è il pubblico, sopratutto non siamo in un epoca dai colori pastello e i colori scuri alienanti e a volte pacchiani della musica  “contemporanea” sono gia stati ben stesi.

La classica oggi sta diventando sempre piu un prodotto di nicchia, sopratutto se si pensa che  ancor oggi si eseguono opere centenarie semplicemente perchè sono le piu belle, quindi deduciamo che noi umani a quel livello compositivo non arriveremo più.. un pò come morire prima di morire.

Qual è stata, fino ad ora, la tua più grande soddisfazione professionale?

Ne ho diverse e non saprei quale mi ha emozionato di più. Potrei citare l’ingresso all’accademia del teatro alla Scala di Milano dopo un anno molto difficile oppure la chiamata di Cocoon per “Conquest”, traccia inserita in una compilation molto importante dell’etichetta Tedesca; fino ad allora era tutto un gioco.

Poi tutte le esibizioni live che precedono il mio ritorno in Italia sia a Londra che Berlino fino al mio ingresso in Werk Booking.. ed infine Catania mi ha colpito e soddisfatto in particolar modo, dove, per Cocoon a Pasqua l’abbraccio ed i complimenti di Markus Fix risuonano ancora forti nella mia mente.

Ascoltando le tue produzione si capisce da subito che la tua musica è, come dire, completa. Dà la sensazione di avvolgere l’orecchio a 360 gradi grazie ai vari e curatissimi elementi che inserisci nelle tue produzioni. Ci racconti un po’ come produci? Come si strutturano le tue opere?

Grazie per le belle parole. Il luogo dove compongo è importante. devo avere del caffè, qualcosa da fumare. Parto da una linea melodica, posso stare li anche ore a girare, quando sento piccoli brividi su braccia e sotto il collo lì inizio a registrare.

Non riesco a farlo con altri, per me è come fare l’amore (tradizionale), una volta ottenuta una base, il mio cervello automaticamente pensa immagini e ritmi. Prediligo tonalità minori e spazi indefiniti.

Questo è il mio primo mixtape pensato e voluto in esclusiva per Parkett con lo staff di ISF Infestazioni Soniche, festival dove suonerò in apertura a Cassy Britton il 7 Agosto sulla spiaggia libera di Vieste sul Gargano. Le tracce sono tutte inedite e rimarranno tali. Ho scelto qualche traccia deephouse, qualcuna ambient e anche colonne sonore. E’ tutto da ascoltare, a tratti anche da ballare sotto raggi del sole. Progetti embrionali messi lì e creati tra treno, aerei,e notti insonni. Mixati da me e masterizzati da Pressology distribution che ringrazio per la disponibilità. Grazie Parkett per lo spazio e la disponibilità.