Una breve chiacchierata con Marco Cento, inventore di un microfono di imminente commercializzazione e che promette di far parlare di sè per la sua fine tecnologia e il suo design.
Dal centro Italia, in particolare dalla Ciociaria, sta per venire alla luce un progetto, il microfono Cento, che ci renderà tutti un po’ più orgogliosi, come spesso accade quando dal nostro paese emergono lavori di pregio che ci riscattano almeno un po’ dalla nostra complicata condizione.
Siamo ancora degli ottimi inventori e non abbiamo perso, nei secoli, l’attitudine a design sopraffini che ben coniugano eleganza e ingegneria portati al massimo della loro espressione. Design sia in termini di estetica che di progetto, quindi. E il microfono Cento vuole proprio essere il punto d’incontro tra queste due tensioni creative.
Il suo nome proviene da quello del suo inventore, Marco Cento, di origine partenopea ma trapiantato a Frosinone, che a lungo ha studiato l’idea di costruire un microfono che potesse collocarsi ai vertici della qualità attuale in tale campo.
Nell’iter di progettazione, Marco si è servito molto spesso anche del feedback da parte di chi con i microfoni ci lavora quotidianamente, come artisti o operatori che arrivano ad instaurare un rapporto di simbiosi con lo strumento.
Si rende quindi necessario che questi strumenti rispondano a certe esigenze, talvolta anche molto alte.
In particolare, sono state riportate ottime prestazioni nel momento in cui si è voluto testare il microfono nella ripresa di un pianoforte a coda, preparato dell’artista Angelina Yershova presso la struttura GrooveFarm di Davide Abruzzese.
In questo contesto, la pianista Yershova è stata particolarmente colpita da come
“riascoltando la registrazione realizzata con i microfoni Cento ho apprezzato molto la maggiore profondità timbrica alle frequenze basse, l’ariosità e l’articolazione nelle medie e la dolce chiarezza alle alte frequenze, sembrava quasi che lo strumento respirasse“
A parole è probabilmente difficile da esprimere, ma il ricco timbro del piano risulta valorizzato quindi da una resa sonora definita brillante, ma al contempo profonda e “multi-dimensionale” del microfono Cento.
In una breve chiacchierata, lui stesso ci ha voluto parlare dei suoi microfoni, trasmettendoci l’entusiasmo e l’orgoglio verso ciò che vuole proporsi come un vero e proprio gioiello, frutto di svariati anni di lavoro.
Da cosa nasce l’idea di creare questo prodotto?
L’idea di creare un microfono nasce in seguito all’attenta riflessione sulle esigenze degli addetti ai lavori, sia artisti che tecnici, e con l’intento di costruire un prodotto che fosse in grado di catturare le emozioni insite nel messaggio musicale. Si tratta di un dispositivo ingegnoso e piuttosto complesso che mi ha visto impegnato per ben tre anni, sperimentando e talvolta uscendo dai tradizionali canoni dell’elettronica. Nato come un vero e proprio strumento musicale.
Quali sono le differenze e i punti di forza del microfono Cento rispetto ad un altro microfono professionale?
Ho lavorato esclusivamente sul timbro, le risonanze e gli armonici, con l’intento di catturare ogni piccola sfumatura sonora. L’idea è stata frutto di grande impegno, intuizione, confronto e ipotesi.
I punti di forza direi che sono la bassa rumorosità, l’alta sensibilità, le nove figure polari e l’impiego di un’elettronica basata su componentistica di alto pregio e precisione.
Attualmente è stato testato nei modi più disparati, confrontandolo con marchi noti di settore e ricevendo grande apprezzamento, ne seguono in primis le testimonianze di Gianni Bini (House of Glass), fruitore ed utilizzatore dell’oggetto nonché Talent Scout dello stesso.
Mi dedico quotidianamente alla ricerca in questo campo ed attualmente sono impegnato sul perfezionamento del match a doppio e triplo registro, ma non posso dirvi altro…
Hai intenzione di lanciare anche altri prodotti in futuro?
Una volta consolidate le ricerche sui miei prodotti, cercherò sicuramente una strategia di mercato e prevedo buone novità per il 2018.