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In occasione della terza edizione del DGTL di Barcellona, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Mike Servito, uno dei talenti più illustri della scena House attuale.

Mike Servito nasce a Detroit, città che vede il suo debutto come dj nel 1995. Fin dalla giovane età si fa notare per le sue capacità e per la sua vasta conoscenza musicale, attitudine che lo porta a proporre continuamente un mix fresco ed equilibrato di Acid House e Techno di stampo USA. Dopo il suo spostamento a New York, Mike diviene uno dei dj resident del The Bunker, uno dei locali più celebri della scena underground locale, soprattutto per quanto riguarda gli afterparties.

Mike Servito negli ultimi anni si è reso protagonista per le sue prese di posizione all’interno del mondo della musica elettronica, per le sue dichiarazioni che potremmo definire militanti, che si oppongono al sessismo, all’omofobia e a tutti i pregiudizi che troppo spesso e con troppa facilità vengono associati alla nightlife.

Sicuramente Mike è uno dei diamanti più puri che la scena ci ha regalato negli ultimi anni. La sua classe e la sua tecnica infatti stanno conquistando club e festival di tutto il mondo.

La sua prestazione al DGTL di Barcellona, ovviamente, è stata all’altezza delle nostre aspettative. Salito in consolle nel tardo pomeriggio, il dj di Detroit ha accompagnato il pubblico del Frequency Stage dal tramonto fino alla prima serata, sfruttando a meraviglia la luce del crepuscolo. La selezione dello statunitense infatti, non ha mai smesso di far ballare il pubblico. L’House Music proposta da Servito ha stimolato la pista senza mai essere invadente, seppur mantenendo alti i ritmi dell’esibizione dall’inizio fino alla fine. Uno dei momenti migliori del set è stato il passaggio con cui ha proposto uno dei classici moderni del genere firmato Tom Trago feat Steffi, “Two Together”.

Ma vediamo nel dettaglio cosa ci ha raccontato l’artista.

ITALIAN – ENGLISH

Qual è stato il tuo primo contatto con la musica? Quanto hanno influenzato la tua educazione musicale personalità come Jeff Mills e The Electrifying Mojo?

Il mio primo contatto con la musica intesa come musica dance è stata con brani molto mainstream come quelli di Donna Summer. Avrei davvero preso i roller anch’io e mi sarei messo a ballare Bad Girl insieme a mia sorella. Credo di aver preso contatto con la musica dance fin da bambino, ascoltando The Electrifying Mojo. Mi ricordo che nel suo show ho ascoltato davvero moltissime canzoni, e gravitavo intorno a questi suoni futuristici. Clear. Cosmic Car, Technicolor, Planet Rock ecc.
Crescere ascoltando gli show di The Electrifying Mojo e The Wizard credo sia stata la cosa che mi ha influenzato di più, dandomi così un’educazione per il mio futuro. Non ho mai pensato agli aspetti tecnici del djing come il mixing fino all’età di dieci anni, fino a quando non ho visto un dj mixare dischi. Non mi era mai capitato finchè non ho visto combinare insieme musica dal vivo.
Questo è comunque un concetto che ho imparato presto, e la parola dj è diventata così parte del mio vocabolario.

Com’è stato crescere durante gli anni chiave del movimento Techno di Detroit, durante una delle più importanti rivoluzioni musicali? Quanto hanno cambiato il tuo approccio alla musica producers come quelli del collettivo UR, Robert Hood, The Belleville Three e gli artisti di Plus 8?

Crescere scoprendo la Detroit Techno è stata una parte eccitante della mia educazione. La mia esposizione alla musica dance tramite la radio di Detroit è stato il fattore che inevitabilmente mi ha messo ancora di più alla ricerca. All’inizio compravo i dischi che avevo sentito durante la mia crescita.
Erano molti dei primi KMS, Transmat e Metroplex naturalmente. Sono dovuto andare molto indietro prima di capire il futuro di questa musica, da dove stava provenendo e che direzione stava prendendo. Uno dei primi dischi Detroit Techno che ho comprato a quel tempo è stato quello di 69 (Carl Craig), “4 Jazz Funk Classics” uscito su Planet E, e poi quello dei Cybersonik,  “Technarchy” su Plus 8. Hanno cambiato completamente il mio orecchio e scatenato il mio interesse, facendomi approfondire sempre di più la ricerca. Da quel momento in poi fu un tuffo nella scoperta, all’interno dei cataloghi di UR e Axis Records, alla scoperta di nuova musica qualsiasi essa fosse, dall’House alla Techno passando per l’Electro. Detroit non discrimina. I dischi belli erano belli e dovevi essere tu a pensare come suonarli tutti insieme. Essere esposto a questa musica che si stava facendo sempre più strada è stato davvero significativo per il mio stile e la mia evoluzione come dj. La Detroit House e la Detroit Techno sono il fulcro e l’essenza di tutto quello che conosco.

Ci racconti cosa ti ha spinto a trasferirti a New York?

Ho deciso di lasciare Detroit perché avevo bisogno di scoprire me stesso. Avevo bisogno di uscire dalla vita schematica e regolare che stavo vivendo. Avevo bisogno di sentirmi un po’ meno comodo e, semplicemente, continuare a crescere. Sapevo che era un momento cruciale della mia vita e avevo bisogno di cambiare un po’ me stesso. Non avevo bisogno di entrare nel regno dei dj. Sapevo che New York è competitiva e ci sono molti dj che vivono qui. La cosa mi incuteva timore ad essere onesti.
Mi sono trasferito a New York con un pacco di dischi. Tutto questo è avvenuto a 2007 inoltrato. A ripensarci bene, trasferirmi a Brooklyn e starci, è stata la cosa migliore che ho fatto per me stesso. Sento che sia stata la cosa di cui avevo bisogno in quel momento. Magari tutto cambierà, ma per il momento mi sta bene.

Ci puoi descrivere la differenza tra un’esibizione notturna in un club e suonare durante un afterparty? Quali sono secondo te le differenze, e le responsabilità che un dj ha in queste due tipologie di esibizioni? Un afterparty permette forse di sperimentare di più, di provare nuove combinazioni tra vecchi e nuovi suoni e diversi generi musicali?

Veramente io non separo le due cose o non le vedo in modo differente. L’approccio dipende soprattutto da come mi sento in quel momento e da cosa secondo me è più appropriato per l’ora, per il club e per quel pubblico in particolare. È sempre differente. Non vuoi mai compromettere quello che vuoi fare come artista.
Penso che leggere la folla e sapere dove portarla è l’aspetto più importante. Alle volte lo devi prendere in considerazione.
Penso che un afterparty ti consenta una totale immersione, quindi ti ci butti dentro. Però a me piace pensare ad eventi ed afterparties come sinonimi. Penso che suonare facile sia tempo buttato. Diamo una festa al pubblico cazzo!

Ci potresti raccontare come è iniziata la tua esperienza al Bunker? Quale era l’atmosfera quando hai iniziato a suonarci? C’è stata qualche figura di riferimento che ti ha aiutato a crescere nel club?

Il mio contatto iniziale con Bryan Kasenic è stato nel 2005/2006. Vivevo ancora a Detroit e il mio amico Derek Plaslaiko ha iniziato a parlare di come avrei dovuto uscire ed iniziare a suonare per il suo amico Bryan, di come eravamo su una simile lunghezza d’onda, musicalmente parlando. Sono stato contattato per suonare al Subtonic nel Lower East Side dove gli eventi del The Bunker venivano organizzati inizialmente prima di spostarsi a Brooklyn. L’atmosfera era letteralmente underground. Era in un fumoso scantinato degradato. Faceva parte di scena ben definita ed era un ambiente con cui avrei potuto relazionarmi.
Da quel momento iniziò la mia storia con il Bunker di New York. È stata una lenta evoluzione. Avrò suonato una o due volte all’anno per Bryan e così si è formata la relazione. Io credo si sia costruito qualcosa di solido tra il 2012 e il 2014. Non suonavo molto prima di quel periodo. Non mi interessava molto. Penso che aver suonato a Detroit agli afterparties del Movement nel 2010 sia stato il momento che ha acceso la miccia, spingendomi a volerlo fare con più regolarità. La ruota ha così iniziato a girare e girare e immagino non si sia più veramente fermata. Non sono però diventato un dj resident del The Bunker fino al 2012. Da quel momento in poi credo che la mia passione si sia risvegliata. Il The Bunker di New York è stato per me un trampolino di lancio, Bryan Kasenic ha creduto in me ed è stato disposto a farmi uscire in mezzo a tutti gli altri artisti più conosciuti.

Negli ultimi mesi abbiamo visto numerosi artisti e professionisti del settore cercare un modo per riqualificare la città di Detroit, volendo ripartire proprio dalla sua storia musicale. Parliamo del nuovo progetto di Dimitri Hagemann e dell’incontro tra il sindaco Mike Duggan e personalità chiave per la Detroit Techno come Cornelius Harris e Mike Banks. Quale potrebbe essere un modo per creare questa nuova faccia di Detroit ed incoraggiare un turismo musicale in città? Pensi che un’economia fondata sull’esperienza musicale possa aiutare la sua crescita?

Mmm, non penso di saperne abbastanza per esprimere a fondo la mia opinione in merito, ma penso che il successo di eventi come il Movement Detroit possa alzare il volume, far parlare di sé in tema di nigthlife e rigenerare il boom economico in città. I ristoranti, ad esempio, vengono aperti con una velocità impressionante a Detroit. Penso che avere la stessa fiducia in tema di vita notturna e club culture potrebbe fare miracoli. Estenderne l’orario sarebbe carino, portando anche ad una crescita di opportunità lavorative. Ci sono un sacco di fattori positivi per rilanciare la vita notturna di Detroit. Non c’è nessun motivo perché Detroit non abbia una fiorente nightlife. È inammissibile. È una sfortuna che le istituzioni si vogliamo focalizzare solo sugli aspetti negativi della vita notturna, che siano di Detroit, Londra, New York o di qualsiasi altra città che viene continuamente messa alla prova.

Se invece parliamo di New York, non possiamo non menzionare la Cabaret Law. Com’è possibile che una legge del 1926 possa ancora funzionare oggi? Credi che la città abbia bisogno di un cambio? Come possono fare gli artisti newyorkesi a sensibilizzare le istituzioni in proposito?

Il sistema è corrotto, sbagliato, le istituzioni vogliono solamente continuare a toglierci delle possibilità, questo è quello che posso vedere. È una vecchia legge razzista e non è rilevante. La vita notturna viene così minacciata.
I club e gli spazi vengono tenuti d’occhio. Ma la comunità dance newyorkese e i suoi artisti sono propositivi, stanno prendendo iniziative. Le persone ci stanno supportando ed aiutando ad aumentare la consapevolezza. Viviamo in un tempo dove dobbiamo opporci a tutto questo, ad ogni costo. Dance Liberation Network e NYC Artists Coalition sono in prima linea per combattere la Cabaret Law, ed hanno bisogno del supporto di tutti per eliminare questa noiosa e anacronistica legge.

Negli ultimi anni abbiamo notato un ritorno dell’House “classica”, del Funky e della Disco Music. Secondo te, da cosa dipende? Questo ritorno può essere d’aiuto alla musica o rappresenta solamente una moda collegata con il ritorno del vinile? Stiamo rivalutando la storia o facendo una speculazione superficiale?

Attualmente non faccio caso a questo tipo di cose. Mi piace quello che mi piace e suono quello che suono. Tutti continuano a dire cose tipo: “L’House è morta. La Techno è morta”, quando al momento nessuna di queste cose ha importanza.
Ciò che conta è l’arte e la passione con cui mantenere viva l’estetica della nostra musica e della nostra cultura.
Se io vado controcorrente suonando qualcosa che la gente considera noioso non è un mio problema. Parte del nostro lavoro è diventare una sorta di “tester”, che mantengano le cose interessanti.
Questo non significa che dobbiamo accomodare le masse. Non sono quel tipo di artista. Io mi rifiuto di dire se un genere musicale (che normalmente può essere associato ad un altro) sia popolare o no. Questa è la cosa buffa al giorno d’oggi. Le persone vogliono sempre creare delle divisioni anche sullo stesso lato della medaglia. Molti di noi sono qua solamente per suonare buona musica, indipendentemente dal genere. Sfortunatamente c’è un sacco di confusione e di opinioni non necessarie a proposito di quello che un dj dovrebbe fare, soprattutto da parte di persone che non hanno nessuna importanza.

Ci potresti descrivere le differenze tra pubblico europeo e pubblico statunitense se ne hai notate alcune?

Io credo che cambi da città a città, da paese a paese ma vi dirò che in UK e in Europa il pubblico entra davvero in connessione con la musica ad un livello superiore. A volte, in America mi capita di percepire di essere solamente di fronte ad una grande aggregazione di persone, non realmente in una festa dance; però, ovviamente, non è sempre così che mi sento nell’ambiente americano. Dipende sempre dalla città e dalle vibrazioni che vengono trasmesse in una determinata nottata. Non mi piace questa domanda ! Ha!

Ultima domanda: abbiamo visto che sei stato uno dei primi artisti a criticare Kostantin per le sue posizioni sessiste. Qual è il tuo punto di vista a proposito delle donne nel mondo del djing? Perchè le donne suonano meno degli uomini? Pensi sia una discriminazione cosciente?

Dentro la dj community (dentro tutte le comunità) ma soprattutto dentro a questa particolare sub-cultura, ho sempre considerato le donne nostre pari. Io credo che quest’idea sia stata fortemente rafforzata dal fatto di avere avuto una madre instancabile ed una sorella eccellente in tutto quello che fa e che mi hanno sempre dato un grande apprezzamento.
Non tutti quanti possono aver avuto le stesse esperienze di vita, ma questo non vuol dire che le donne devono essere viste come il sesso più debole. È triste che persone di qualsiasi comunità abbiano uno sguardo negativo che implica un atteggiamento misogino, ma esiste e dobbiamo continuare a combatterlo. La battaglia per l’uguaglianza non si può fermare.

É una vergogna che ci siamo ritrovati al punto di dover scegliere da che parte stare e rimandare indietro gli insulti ritrovandoci uno contro l’altro. Ci sta sfuggendo tutto di mano in questi anni di larga diffusione dei social media. Non sono estraneo al disaccordo, all’opposizione ed alle dichiarazioni colorite quando mi sento forte sull’argomento. Ma non capisco dove stiamo finendo con tutto questo. Qual è la vera soluzione? Quale dialogo abbiamo bisogno di creare? Credo che siamo tutti un po’ frustrati quando succedono queste cose e quando ci dobbiamo occupare di queste questioni. Stiamo combattendo per co-esistere ma non sono sicuro che sappiamo quale sia la giusta soluzione.

Le persone giocano sempre la carta “dell’industria maschile dominante “. Ma le donne hanno avuto e stanno avendo successo enorme; stanno facendo il culo ai loro rivali maschili. Il Dekmantel ad Amsterdam ha provato quest’idea qualche settimana fa, con moltissime artiste donne che si sono esibite in performance stellari. Più di metà dei dj set che ho apprezzato sono stati realizzati da donne. Dobbiamo alzare il livello di rispetto reciproco. Questa musica dovrebbe essere motivo di unità tra le persone e non portarle alla divisione. Deve essere intesa come mezzo di unificazione e connessione a livello emotivo. Il fatto che si sia frammentata in ciò che è diventata oggi, rispecchia benissimo quella che è la nostra attuale società e tutto questo lo trovo abbastanza offensivo.
In tutta la mia vita da dj ho visto donne dominare il mondo dei disc jockey. Sono stato personalmente colpito e influenzato da donne come Kelli Hand e Dj Minx provenienti da Detroit. Dalle mie carissime amiche e compagne come Magda e Heidi, da talenti internazionali come Cassy, Miss Kittin, Honey Dijon ed Ellen Allien, per non parlare di donne come The Black Madonna, Tama Sumo ed Helena Hauff, solo per nominarne alcune. I collettivi femminili sono in giro da un bel po’. Ho sempre ammirato Dayhotaand, Dj Heather e Superjane. Collettivi di dj femminili come Discowoman e Apeiron Crew stanno facendo rumore. Ce ne sono moltissimi al di fuori di questi. La mia agenzia, Odd Fantastic, è stata interamente creata da donne che hanno un ruolo forte ed un incredibile talento femminile. Quindi in realtà non c’è discussione. Moltissime donne sono a livello degli uomini in quest’industria e hanno il loro peso.
È provato. È provato e da come ne parliamo. È assurdo che stiamo discutendo di questo nel 2017.

Non so se sia una discriminazione cosciente, ma esistono chiaramente il razzismo, il sessismo, la misoginia, il bigottismo, l’omofobia, la transofobia ecc. in questo mondo. Non è niente di nuovo e dobbiamo opporci ogni singolo giorno. La questione non riguarda solo se un sesso sia migliore dell’altro. Parliamo di uguaglianza. Questo è quello che la musica è sempre stata. Questo è quello che è importante per me. Questo è quello che dovrebbe interessare a tutti quelli che contribuiscono a questo indispensabile e vitale mondo musicale.

 

 


ENGLISH VERSION

What was your first contact with music? How much did personalities like Jeff Mills and The Electrifying Mojo affect your musical education at the beginning?

My very first contact with music in regards to dance music was probably something very mainstream like Donna Summer. I would roller skate in the basement of my parents house to Bad Girls and songs like that with my sister. I think I really took notice to dance music as a child, listening to The Electrifying Mojo. I remember hearing so many songs on his show and the ones I always gravitated towards were the futuristic sounding ones. Clear. Cosmic Cars. Technicolor. Planet Rock etc. Growing up listening to The Electrifying Mojo and The Wizard shows are probably regarded as the most influential to me, subsequently giving me an education for my future. I never thought about the aspects of DJing and mixing music until my late teen years when I would see DJ’s physically mixing records. It never occurred to me, but I was aware of the DJ mix and combining tracks. That concept was embedded early on before DJing was even in my vocabulary.

How was growing up in the key years of the Detroit techno movement, during one of the most important music revolutions? How many artists like the UR collective, Robert Hood, The Belleville Three and the Plus 8 collective have changed your approach to your music?

Growing up discovering Detroit Techno was an exciting part of my upbringing. Because of my exposure to dance music via Detroit radio, It was inevitable that I was going to seek out more. It initially started with buying the records I had heard growing up. It was a lot of early KMS Transmat and Metroplex, naturally. I had to go backwards before I began to really understand the future of this music, where it was coming from, and where it was going. One of the newer Detroit Techno records I bought early on at that time was 69’s 4 Jazz Funk Classics on Planet E and Cybersonik’s Technarchy on Plus 8. It changed my ear and sparked my interest, making me seek out more and more. From that point on, it was about discovery, diving into Axis and Underground Resistance catalogs, and seeking out new music whether it was House Music or Techno, or Electro. Detroit didn’t discriminate. Good records were good records and you taught yourself how to play with everything. Being exposed to this music as it was coming out was so important and so significant to my style and my evolution of DJing. Detroit House and Techno is the core and the essence of everything I know.

Why and when did you decide to move to New York?

I moved away from Detroit because I needed self discovery. I needed to remove myself from a sort of clockwork life that I was living. I needed to get uncomfortable for a bit and basically grow up. It was a pivotal time in my life and I knew I needed to challenge myself a bit. I actually had no desire to enter the realm of DJing. I knew New York was competitive and there were many established DJ’s. It was intimidating to be honest. I moved to New York with one box of records. This is late 2007. In retrospect, moving to Brooklyn and staying put is the best thing I ever did for myself. I feel like it’s where I belong at the moment. Maybe that will all change. But for now, it suits me.

May you explain us the differences between a DJ exhibition at night and an after party show? What’s your point of view about the responsibilities that a DJ should have during these different kinds of exhibitions? Why do you love playing at after parties? Do after parties make you feel more confident in experimenting fancier combinations, for instance between new and old stuff or between different musical genres?

I really don’t separate the two or view them differently. The approach is all about what I feel like presenting and what feels appropriate for that time, that club, and that particular crowd. It always varies. You don’t ever want to compromise what you want to do as an artist. I think reading the crowd and knowing where to take it is the most important aspect. You need to take that into consideration sometimes. I do feel that an after party allows you to dive in and just go for it. But, I would like to think of events and after parties as being synonymous. I’ve said it before, I think dull moments and playing it safe are a waste of time. Give the kids a party!

Can you tell us how your Bunker experience started? What was the atmosphere when you started playing there? Was there any reference figure who helped you in the club?

My initial connect with Bryan Kasenic goes back to 2005/2006. I was still living in Detroit and Derek Plaslaiko kept talking about how I have to come out and play for his friend Bryan and how we were all on similar wavelengths, musically. I got a booking to play at Subtonic in the Lower East Side where The Bunker events originated before moving locations into Brooklyn. The atmosphere was literally underground. It was in a smoky, dim basement. It was a definite scene and something I could relate to. So, from there my story with The Bunker New York begins. It was a slow evolution. I would maybe play once or twice a year for Bryan, thus forming the relationship. I believe there was just a build up for me between 2012 to 2014. I wasn’t playing a lot before that. Not at all so interested. I think Detroit and playing at Movement after parties in 2010 were the catalyst for my fire and passion for wanting to do this more regularly. The wheels kept spinning and spinning and I guess they haven’t really stopped. I didn’t became a Bunker resident until 2012. From that point on, I think the passion was re-ignited. The Bunker New York has been a launching pad for me. Bryan Kasenic believed in me and was willing to put me out there amongst strong established artists.

In the last few months we’ve seen many artists and music professionals spending their time finding a way to re-qualify Detroit and appreciate its music history. We’re talking about the Dimitri Hagemann’s new project and the meeting between the city mayor, Mike Duggan, and key personalities for the city, such as Cornelius Harris and Mike Banks. What could be, in your opinion, a good way to create a new face of the city and to encourage its music tourism? Do you think the new economy focused on music experience could help Detroit to increase?

Hmmm. I don’t really think I know enough to thoroughly express my opinions on that matter, but the success of something like Movement Detroit should speak volumes itself about nightlife and regenerating an economic boom in Detroit. Restaurants are opening at almost a rapid fire rate in Detroit. I think having the same faith in Nightlife and club culture could do wonders. Extending the hours would be nice, bringing an increase of job opportunities. There’s a lot of positives for reviving nightlife in Detroit. There’s no reason Detroit should not having a thriving nightlife. It’s inexcusable. Its unfortunate that the establishment only wants to focus on the negatives in club culture whether its Detroit or London or New York or any other cities that are constantly being challenged.

If we talk about New York, we have to mention the Cabaret Law. How is possible that this 1926’s law is still working nowadays ? Do you think that New York need a change and how you and other artists can do anything to raise awareness of the institutions?

The system is corrupt and flawed and the establishment just wants to keep taking away is how I see it. It’s an old, racist law that isn’t relevant. Nightlife is being threatened. Clubs and spaces are being scrutinized. But the New York dance community and it’s artist are proactive and taking action. People are supporting and helping raise awareness. We are living in a time where we have to keep challenging the opposition at all costs. Dance Liberation Network and NYC Artist Coalition are at the forefront of challenging this law and they need all the support to repeal this tired and outdated law.

In the last years we’ve seen the return of classic house, funky and disco music. In your opinion, on which factors does this depend? Can this return be helpful for music, or it’ s only a vinyl-fashion thing? Are we increase the value of the history or just doing some superficial speculation?

I actually don’t pay attention to those kinds of things. I like what I like and I play what I play. Everyone is always like “Oh, house is dead. Techno is dead.” when in actuality, none of that even matters. What matters is the artistry and passion of keeping the aesthetics of our music and our culture alive. If I am going against the grain playing something that that general kinds of people think is tired, that’s not really my problem. Part of our job is being a taste maker and keeping things relevant. That doesn’t have to mean giving in and catering to the masses. I am not that artist. I refuse to say any one style of music (that can typically fall under the same umbrella) is popular or not popular. That’s the funny thing today. People always want to make divisions on the same side of the line. A lot of us are just here to play good music regardless of it’s genre. Sadly, there’s a lot of fuss and unnecessary opinion about what we do as DJ’sfrom people that don’t necessarily matter.

Can you describe the differences between US and European audience, if you happened to notice any?

I think it varies city to city and country to country, but I will say the UK and EU audiences really take it to the next level in my personal experience. Sometimes, I feel like it’s just a big social gathering and not really a dance party in America, but that’s not always my feelings towards the American market. It just really depends on the city and the vibe of that particular gig/night etc. I don’t love that question. Ha!

The last question: we know you were one of the first artists who criticized Kostantin for his sexist position. What’s your view point about women in the music world? Why women as DJ usually act less than men? Is this a conscious discrimination?

Within the DJ community (within any community really) and within this particular sub-culture, I’ve always considered women an equal. I think being raised by a strong, hardworking mother and a sister that excelled in everything they did gave me that appreciation. Not everyone is given that same experiences in life, but it doesn’t mean women have to be viewed as a weaker sex. It’s unfortunate that people within any community have negative views and imply misogynistic tones, but it exists and it will continue to be challenged. The fight for equality will never stop.

It’s a shame that we are at a point where we have to choose sides and throw insults back and forth and pit one another against each other. It really has gotten out of hand in this age of social media smearing. I’m no stranger to disagreement, opposition, and making bold statements when it comes to standing up for something I feel strongly about. But I don’t know where this is all going. What is the real resolve? What is the dialogue that needs to happen? I think we are all a bit frustrated at the rate of these stories coming out and how we go about dealing with these issues. We are fighting to co-exist, but I’m not sure we even know what the right resolution is.

People always pull the “male dominated industry” card. But, women have been and are being successful and equal amongst their male rivals. Dekmantel in Amsterdam proved that sentiment this past weekend with a multitude of female artists giving stellar performances. More than half of my favorite sets were from women. We have to raise the respect level for each other. This music was meant to bring people together and not cause a divide. It was meant as a means of unification and connecting on an emotional level. The fact that it’s fragmented into what it’s become present day is a reflection of our present society as a whole and it’s quite offensive.

My entire DJ life, I have witnessed women dominate in the DJ world. I’ve been personally affected and influenced by these women. Detroiters like Kelli Hand and DJ Minx. My closest DJ girlfriends’ Magda and Heidi. International talents like Cassy, Miss Kittin, Honey Dijon, and Ellen Alien up to current women like The Black Madonna, Tama Sumo, and Helena Hauff to name a few. Women’s collectives have been around for quite some time. I always admired Dayhotaand DJ Heather from Superjane. Women’s DJ Collectives like Discwoman and Apeiron Crew are making noise. There are a lot out there. My agency, odd fantastic is all run by women that includes a strong roster of incredible female talent. So, there really is no question. Many women are as great as the men in this industry and hold their weight. It’s been proven. It’s being proven as we speak. It’s absurd that we are still having this discussion in 2017.

I don’t know if it’s a conscious discrimination but the blatant racism, sexism, misogyny, bigotry, homophobia, transphobia, etc. in this industry all clearly exists. It’s nothing new and it must be met with opposition every single day. This is also not for any one sex to be better than anyone else. This is about equality. That’s what this music was always about. This is what matters to me. This is what should matter to everyone contributing to this necessary and vital musical outlet.

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Foto di Laura Costanzo.