E’ stata pubblicata la prima edizione del MIRA Survey of Musicians, un’indagine realizzata per la prima volta che analizza le professioni musicali negli Stati Uniti e rivela l’attitudine dei musicisti ad essere i più inclini all’abuso di alcolici e stupefacenti.
Dal sondaggio, che ha coinvolto 1227 artisti, emerge anche che il 72% del campione femminile intervistato ha subito molestie nel corso della propria carriera.
Sono stati resi noti i risultati i della prima edizione del MIRA Survey of Musicians, un’indagine statistica che prova a tracciare l’identiki delle professioni musicali negli Stati Uniti, pubblicato dall’International Music Research Association (MIRA), l’organizzazione non-profit americana che realizza studi e promuove incontri e iniziative rivolte all’industria musicale e al mercato discografico locale e internazionale.
Con l’obiettivo di incentivare la conoscenza e le nuove sfide del business che interessano il settore musicale, MIRA in partnership con il Princeton University Survey Research Center, in collaborazione con MusiCares, hanno condotto il sondaggio che ha coinvolto 1227 musicisti negli Stati Uniti nel corso 2018.
Il summary report del MIRA Survey riassume gli elementi principali dell’indagine cercando di evidenziare anche le opportunità con le quali i musicisti USA dovranno misurarsi per essere all’altezza di un mercato in profonda e rapida mutazione.
Il campione di soggetti intervistati, per quanto esiguo, è stato messo a confronto con alcuni quesiti chiave che hanno riguardato argomenti quali reddito, sanità mentale, abuso di sostanze e discriminazione.
Dal MIRA Survey emerge, in sintesi, che il musicista medio americano guadagna tra i 20 e i 25 mila dollari l’anno sommando i profitti derivanti dall’insieme delle attività che svolge in ambito artistico legate all’impegno musicale.
Soltanto il 61% degli intervistati ha dichiarato che la quota del proprio reddito derivante da proventi per la proprio professione da musicista è sufficiente a pagare le bollette e il campione medio che si attesta su ricavi pari a 35 mila euro circa dichiara di raggiungere tale quota attraverso attività non legate alla musica.
Per quanto riguarda le differenze di genere, il dato allarmente riguarda quello delle discrimazioni subite delle donne che si attesta intorno al 72% del campione statistico, mentre una quota del 67% dichiara di aver subito molestie sessuali, dimostrando un tasso superiore alle statistiche generali delle popolazione rispettivamente del 28% e del 42%.
Rimanendo in ambito discriminatorio merita una riflessione anche il dato che riguarda gli uomini: di questi ben il 63% ha affermato di aver dovuto subire una discriminazione razziale contro la media del 36% della media nazionale USA che interessa il segmento dei lavoratori autonomi non bianchi.
Ciarca la metà dei musicisti intervistati ha riferito di “sentirsi giù, depresso o disperato per almeno diversi giorni nelle precedenti due settimane, rispetto ada una quota pari a meno di un quarto della popolazione adulta nel suo complesso“, si legge nell’executive summary del report appena pubblicato.
I dati che nel complesso delineano un quadro di oggettiva difficoltà di un settore molto ampio che da lavoro a migliaia di persone senza tuttavia riuscire ad alimentare un circuito economico virtuoso capace di garantire reddito e gratificazioni sufficienti a chi intraprende questa strada a livello professionale ha significativi riflessi anche sull’abuso di droghe e sulle dipendenze.
Per i musicisti intervistati, infatti, la probabilità di aver usato cocaina nell’ultimo mese era superiore di cinque volte alla media nazionale, di sei volte e mezzo quella all’utilizzo di ecstasy e un’incidenza superiore del 2,8 per cento maggiore per quello che riguarda il consumo di eroina e oppio.
Relativamente al consumo di alcool, il rapporto MIRA dice che i musicisti che rientrano nelle casistiche sopra delineate hanno il doppio delle probabilità di bere alcolici quattro o più volte alla settimana, raggiungendo un tasso del 31% rispetto al valore medio della popolazione americana che si posiziona intorno al 16%.
I musicisti intervistati hanno comunque posto l’accento sul valore intrinseco della professione musicale evidenziando “l’espressione artistica” come l’aspetto più importante dell’essere un musicista.
Il rapporto conclude con alcune riflessioni tra le quali la considerazionbe che “se da un lato molti musicisti trovano particolarmente interessanti molti aspetti di una carriera artistica, dall’altro la vita di un musicista presenta oggi molte sfide“.
A margine del rapporto l’ International Music Research Association precisa che “per effetto del metodo non rigorosamente scientifico delle procedure statistiche utilizzate per raccogliere dati e del tasso di risposta basso e piuttosto selettivo alla nostra indagine, la misura in cui i risultati del MIRA Musician Survey possono essere applicati all’intera popolazione di musicisti professionisti non è ancora del tutto chiaro“.
In questo senso rileva anche il fatto che la musica elettronica non è stata elencata tra i primi dieci generi suonati dai musicisti intervistati.