Moby racconta il suo passato e le sue scelte di vita a The Talks, fino alla definitiva presa di coscienza su cosa significhi per un musicista essere realizzato.
“Alcool e cocaina non sono il modo più sano per arrivare alla trascendenza”, sono le parole che Moby rivolge prima di tutto a sé stesso, in un’intervista rilasciata a “The Talks” a proposito della sua lunga carriera da musicista. La frase potrebbe sembrare scontata, quasi un dato assodato, ma invece dentro di sé porta delle difficoltà che sono costate carriera, reputazione e molte volte anche la vita a tantissimi artisti della storia della musica contemporanea.
Moby è uno dei producers più influenti degli ultimi venticinque anni, periodo nel quale la sua musica è stata comprata, suonata e distribuita in ogni angolo del pianeta. Parlando degli inizi della sua carriera, degli esordi e del momento in cui è divenuto una superstar, una celebrità a livello internazionale, l’artista compie una riflessione che lascia davvero senza parole:
“Ho sempre pensato che avere successo, chiudere i giusti contratti discografici, avere la giusta posizione all’interno della scena musicale internazionale, un appartamento figo e una fidanzata fossero le cose che avrebbero reso la mia vita perfetta. Ma mi sbagliavo. L’universo, con il suo complesso senso dell’umorismo, mi ha dato tutto quello che desideravo. Ma ero un miserabile. Ero la cosa più lontana dall’essere felice quando mi sono trovato nel momento più alto del mio successo”.
Era il 1991 l’anno in cui su Outer Rhythm usciva “Go”, hit che lo consacra come una pop star internazionale. Successivamente, con “Move” e il suo terzo album “Everything Is Wrong”, la figura del newyorkese inizia ad imporsi come una delle personalità più influenti della scena elettronica mondiale. Moby continuò a produrre musica per sé e per altre persone ma c’era qualcosa che non andava, che lo ha lasciato triste ed insoddisfatto. Ora, all’età di 51 anni, il genio statunitense è sicuro di quale fosse la causa della sua infelicità in quel determinato periodo della sua vita:
”Sono molto lieto di aver attraversato un periodo di superficialità e narcisismo e di aver avuto la libertà di essere dipendente da alcool e droghe. Sono in qualche modo felice per tutto quello che ho passato, perché ora so quello che non ha funzionato”.
Sicuramente oggi Moby è un musicista diverso dalla persona alla quale si riferiscono queste parole. La chiave della sua felicità sta semplicemente nel produrre musica per sé stesso, senza pensare a quello che potrebbe essere l’impatto mediatico e di mercato. Si può dunque affermare che il segreto del suo successo, e di una carriera così lunga e proficua, sia proprio questo: lavorare sodo per creare un qualcosa che sia il più fedele possibile alla propria concezione artistica, senza scendere a compromessi con niente e nessuno, concentrando in essa tutte le proprie emozioni.
Per dirlo con le parole di Moby:
“La musica è una delle forme più sane di trascendenza e magia! La musica può funzionare come una potente e profonda modalità di guarigione anche se non è fatta di nessuna sostanza materiale: può farti pingere, cantare, ballare, può farti guidare e attraversare un paese. La musica può farti fare qualsiasi cosa”.