Dopo diversi anni i Moderat sono tornati con un nuovo album: “MORE D4TA”. L’attesa è stata lunga, ma il risultato è fuori da ogni termine di paragone.
“MORE D4TA” è il nuovo disco dei Moderat. Un lavoro intenso, che ci mette di fronte ai drammi del mondo contemporaneo. È veramente interessante comprendere quanto il focus d’analisi dei tre artisti sia andato ben oltre il problema pandemia. Quello che troverete – e proverete – ascoltando “MORE D4TA” sono tante emozioni, anche contrastanti. Un album che ha saputo farsi attendere, certo, ma che è in grado di offrire quel gusto malinconico e disilluso, misto al desiderio di cambiare ogni cosa.
E quando dico “ogni cosa”, intendo proprio ogni elemento socio-culturale del nostro vivere. Proprio a tal proposito, abbiamo parlato di “disillusione”. I Moderat in “MORE D4TA” sono ben consapevoli che tutto quello che ci circonda è sempre più un flusso di informazioni digitali da cui non è possibile fuggire e che, giorno dopo giorno, ci inghiotte sempre più.
La loro azione è dunque quella di tramutare in musica tutto questo: un ribaltamento di valore. Definire una nuova estetica in cui ciò che risulta essere “brutto” costituisce l’elemento iniziale per godere della bellezza. E con questo album Gernot Bronser e Sebastian Szary (Modelselektor) e Sacha Ring (Apparat) ci riescono alla grande.
Oggi saranno ospiti all’Auditorium Parco della Musica di Roma per la loro prima data italiana del nuovo tour. Un’occasione importante per sperimentare live la potenza di questo nuovo lavoro discografico.
Li abbiamo intervistati e, tra musica e arte figurativa, siamo riusciti a comprendere un po’ meglio quella che è la vera natura di questo (fantastico) progetto. Prima di continuare metti in play “MORE D4TA” e lasciati rapire da tutte le sue sfumature.
Ciao Moderat! Benvenuti su Parkett Channel! Penso che “MORE D4TA” sia un album con un concept molto forte – come ogni vostro album d’altronde. Qual è la storia attorno a cui ruota “MORE D4TA”?
In passato abbiamo dato ai nostri album (come nome, ndr) dei numeri piuttosto che dei nomi veri e propri, non volevamo dare alle persone suggerimenti o aspettative sul disco. Questa volta è diverso. Questo album è stato creato in una situazione globale estrema. Con ciò non intendiamo solo la pandemia, ma anche lo sviluppo globale e tutti i problemi che la nostra società sta affrontando e che non possono essere ignorati.
Non vogliamo gettare sventura e oscurità. “MORE D4TA” è il nostro quarto album, registrato come trio di persone che si conoscono e si apprezzano da molto tempo, e lo abbiamo fatto in una sorta di isolamento autoimposto. Il risultato è forse l’album più onesto e coeso che abbiamo mai realizzato.
La musica è spesso legata all’arte figurativa; di frequente l’artwork dell’album rappresenta graficamente il concept. Vorreste parlarci di questa cover così particolare?
Il percorso verso la copertina “MORE D4TA” è stato piuttosto lungo. Avevamo molte idee e le respingevamo ogni volta. Questa copertina è il simbolo dei nostri attuali sentimenti: volevamo rappresentare il declino sempre crescente del mondo come lo conosciamo e il flusso di dati in costante crescita. Un mondo che si risucchia attraverso un buco nero. E tutto questo porta ad un arcobaleno RGB digitale. Ma alla fine, ognuno dovrebbe – e deve – avere la propria interpretazione sul significato dell’opera d’arte. Stiamo solo seguendo una sensazione.
Ascoltando “MORE D4TA” ho pensato al problema filosofico del Machine Learning. Quando ho iniziato ad ascoltare il disco, ho immaginato un wormhole che trasporta l’ascoltatore in un multiverso in grado di stravolgere queste evidenze. Era questo il vostro obbiettivo? Cosa ne pensate del multiverso?
Il multiverso è una bellissima prospettiva. Hai avuto una bellissima idea al riguardo. È così che dovrebbe funzionare la nostra musica. Dovrebbe essere una tela per l’ascoltatore per proiettare i propri sentimenti e idee. Per noi è la cosa più bella quando succede, che ci si senta trasportati in altre dimensioni quando si ascolta un nostro album.
Cerchiamo il più possibile di non pensare troppo alla nostra musica. Lo stesso fenomeno accade mentre si fa musica. Anche noi ci sentiamo trasportati da certe sensazioni durante le sessioni di registrazione. Se queste emozioni non ci travolgono, allora stiamo sbagliando qualcosa.
Nel migliore dei casi, la canzone ti assorbe e tutto sembra accadere da solo, cerchiamo solo di far fluire l’idea e di non intralciarla. Questi sono i momenti che ci hanno fatto diventare musicisti e questi sono preziosi. Penso che chiunque stia facendo un lavoro creativo probabilmente capirà cosa intendiamo.
Se c’è un modo giusto di fare musica, e questo modo include l’uso delle macchine, vorrei chiedervi: siamo noi che usiamo le macchine per comporre musica o sono le macchine che producono qualcosa attraverso di noi? Quanto conta la tecnologia per scolpire il suono dei Moderat?
Usiamo la tecnologia prima di tutto per trarre ispirazione. Non importa se si tratta di nuova o vecchia tecnologia. In ogni strumento o dispositivo tecnico cerchiamo un’ “anima”, una sorta di livello metafisico che creiamo attraverso il nostro rapporto con lo strumento o l’effetto stesso.
Non è il controllo a cui miriamo, piuttosto il contenimento del caos. Così si crea la bellezza. È un processo che potrebbe essere descritto come “un fortunato incidente”. Ma questa designazione sarebbe troppo banale.
Vorrei parlare con voi anche del titolo di questo album. Come mai avete scelto “MORE D4TA”? Forse, è un gioco di parole con “Moderat”?
Abbastanza semplice. Szary è ossessionato dalla ricerca di anagrammi durante la produzione. Così abbiamo avuto l’idea per i titoli delle canzoni composte da due parole con 4 lettere ciascuna (pensiamo a “FAST LAND“, “SOFT EDIT” o “EASY PREY“, ndr); così abbiamo creato “MORE D4TA“, che non è altro che l’anagramma di “Moderat 4”. Siamo rimasti fedeli a noi stessi e abbiamo numerato di nuovo il nostro album, per così dire.
Ascoltando “MORE D4TA” ammetto di essere rimasto affascinato dall’uso del kick. La cassa sembrava ricalcare il ritmo di un battito cardiaco. Questo rende vivo un album come “MORE D4TA”. In “FAST LAND” questa sensazione è ancora più evidente: come è nata questa canzone?
Stranamente, “FAST LAND” è stata la prima canzone finita. Praticamente all’inizio della produzione discografica. In qualche modo “FAST LAND” era come un faro che ci ha mostrato la strada attraverso il processo di registrazione.
È stato molto bello e in qualche modo rassicurante allo stesso tempo. A volte sei fortunato e canzoni del genere nascono da sole, o almeno ci si sente così mentre le si fanno. “FAST LAND” è stato il segnale di partenza sia per questo album sia per noi tre amici insieme in studio che non si vedevano da quasi 4 anni.
In “EASY PREY” si sentono queste parole: “Raised among carnivorans, a bitter taste, I am just a low hanging fruit, Easy prey”. Questo è un album che combatte con sentimenti di isolamento e sovraccarico di informazioni. È stato difficile lavorare di nuovo insieme dopo questo periodo e come avete vissuto questo periodo in cui le informazioni erano così tante e spesso confuse?
Il tempo che abbiamo trascorso insieme in studio dopo la lunga pausa è stato in qualche modo difficile, ma anche stimolante. Siamo tutti e tre personaggi piuttosto complicati e che tuttavia riescono sempre a trovarsi; quando accade, ne viene fuori sempre qualcosa di meraviglioso.
Abbiamo condiviso la nostra stanchezza del mondo e abbiamo cercato di farne un processo creativo.
Siamo anche molto critici l’uno verso l’altro, non solo artisticamente ma anche come persone e amici che si conoscono da gran parte della loro vita. Ma il progetto Moderat è la nostra “Isola del Tesoro”, la nostra “mare ed oceano del suono”, un luogo sicuro da proteggere soprattutto da noi stessi.
Per un artista, viaggiare è un modo per trovare nuove immagini da tradurre in musica. Avete viaggiato molto cerca di ispirazione? Se si, dove siete andati?
Domanda interessante, ovviamente siamo anche fortemente ispirati dalla nostra vita, che è stata definita da molti viaggi. Tuttavia, i viaggi e i tour si sono improvvisamente conclusi nel 2019. Questa volta abbiamo dovuto trovare la nostra ispirazione dentro di noi e non solo all’esterno; in linea di principio lo facciamo già comunque, ma tutti i viaggi hanno contribuito al fatto che avessimo diverse idee per la musica.
Uno dei miei brani preferiti è “UNDO REDO”. Possiamo sentire questi versi: “New grown skin on mouldy bones, smell of remorse, long lost wars“. Poco prima, invece “I look ahead through shiny walls“. C’è come un’oscillazione tra passato e futuro: tornare indietro per andare avanti. Avete qualche rimorso musicalmente parlando? Vi piacerebbe tornare indietro nel passato per cambiare qualcosa, non necessariamente della vostra musica?
No, va tutto bene così com’è. Pensiamo di essere in qualche modo sempre nel posto giusto al momento giusto. Pertanto, non abbiamo nulla da correggere del passato perché cambierebbe comunque tutto e turberebbe i delicati equilibri del nostro multiverso – ride, ndr.
La canzone “UNDO REDO” tratta di un argomento purtroppo molto attuale: la guerra. È stato scritto quando Sascha ha letto un articolo sulla seconda guerra in Cecenia. Riguarda le conseguenze di una guerra civile. Quando i segnali indicano la ricostruzione, il paese e l’economia si riprendono e gli ex nemici (devono) vivere di nuovo porta a porta.
Mi piace considerare “MORE LOVE” e “COPY COPY” come un’unica traccia. Durante l’Outro di “MORE LOVE” ascoltiamo ripetutamente questa frase: “From lost to lovеd and back again“. La ripetizione di questa strofa sembra quasi essere un’introduzione a “COPY COPY”. C’è un collegamento tra queste due tracce? Cosa volevate comunicare con queste due produzioni?
Entrambe le tracce hanno avuto origine dalle visite alle gallerie di Saschas durante la pandemia. Entrambi sono ispirati ai dipinti. Ma sono due cose diverse. “MORE LOVE” tramuta l’idea de “La Venere di Botticelli”, quella di Berlino che rappresenta donna di fronte su sfondo scuro (si riferiscono alla “Venere Pudica” di Sandro Botticelli – 1485-1490ca – esposta alla Gemäldegalerie Berlin, ndr), in una track su una donna che difende se stessa e vuole tramette come questa non sia ancora un’idea pienamente compresa da tutti nella nostra società.
“COPY COPY” invece parte da una domande, se ripetere qualcosa molte volte possa portare alla perfezione o alla follia. Si ispira ad una serie di “studi” di Francis Bacon basati sul ritratto di Velasquez di Papa Innocenzo X. Bacon ne dipinse circa 50 versioni e divenne probabilmente la sua opera più importante. Come artista posso davvero relazionarmi con un’ossessione del genere.
MORE D4TA ci fa capire quanto sia importante la dimensione live per i Moderat e la loro musica. Cosa possiamo aspettarci dai vostri prossimi appuntamenti in Italia, ed in particolare maniera da quello di Roma?
I Moderat sono iniziati come un progetto di musica dal vivo e suonare è ancora una parte molto importante della nostra vita da musicisti. Stiamo tornando a casa da Parigi e saremo nella bellissima Roma oggi! Suonare in Italia è sempre speciale per tanti motivi. Prima di tutto è un posto bellissimo dove stare, ma abbiamo anche un rapporto speciale con il nostro pubblico italiano. Non vediamo l’ora di suonare per voi!
ENGLISH VERSION
Hello Moderat, welcome on Parkett Channel! I think “MORE D4TA” is a strong concept album. Every Moderat’s album tell us a story. What is the story or the concept behind MORE D4TA?
In the past we have given our albums rather numbers than names becaus we didn’t want to give people suggestions or expactations about the record. This time it’s different. This album was created in an extreme global situation. By that we don’t just mean the pandemic, but also the global development and all the problems our society is facing that can’t really be ignored.
We don’t want to throw around doom and gloom. MORE D4TA is our fourth album, which we recorded as a trio of people who have known and appreciated each other for a long time, in a kind of self-imposed isolation. The result is perhaps our most honest and cohesive album we have ever made.
Music is often linked to the image and often, the album artwork represents the concept graphically. Would you like to speak about “MORE D4TA’s artwork-cover”?
The path to the MORE D4TA cover was quite a long one. We had many ideas and rejected them again and again. The cover is now a symbol of our current feelings. The ever increasing decline of the world as we know it and the ever increasing constant growing data stream. A world that sucks itself up through a black hole. Which results in a digital RGB rainbow, but in the end, everyone should and must have their own interpretation on the meaning of the artwork. We are just going with a feeling.
When I first listened to “MORE D4TA”, I thought about the philosophical problem of Machine Learning. When I started to listen, I imagine a wormhole which transports us in a multiverse. Was it your intent to transport the listener to another universe and what do you think of the multiverse?
Multiverse… A beautiful perspective…That’s a beautiful idea you have about it. And yes, that’s how our music should work. It should be a canvas for the listener to project their own feelings and ideas. For us, it’s the most beautiful thing when that happens. … That you are transported into other dimensions when you listen to it.
We try everything possible not to overthink our music. There’s the same phenomenon happening while making music. We too feel transported into certain states when recording. If this feeling does not occur, then we are not right. In the very best case the song absorbs you and everything seems to happen by itself, you’re just trying to let the idea flow and not get in it’s way. These are the moments that made us become musicians and their precious. I think anyone whos doing creative work will probably understand what we mean.
If there is a right way to make music, and this way inevitably includes the use of machines , I would like to ask you: are we the ones who use the machines to compose music or are the machines that produce something through us? How many important is the technology to make Moderat’ sound and in your opinion, could be exist a right way to produce music?
We use technology first and foremost to get inspiration. It doesn’t matter if it’s new or old technology.
In every Intrument or technical device we’re looking for a “soul”, a kind of metaphysical level that we create through our relationship with the instrument or the effect itself. It’s not control that we are aiming for, but somehow the containment of chaos. This is how beauty is created. It’s a process that might be described as “Happy Accident”. But this designation would be too banal.
I would like to speak with you about the title of this album. Why did you choose “MORE D4TA”? Maybe, is it a pun of words with “Moderat”?
Quite simple. Szary was quite obsessed with finding anagrams during the production. We had the idea for the song titles (two words with 4 letters each) and came up with “MORE D4TA” – which is nothing else than an anagram for Moderat 4. So we stayed true to ourselves and numbered our album again, so to speak.
Listening MORE D4TA, I admit t be fascinated by the use of kick. Kicks resembled a heartbeat and this fact makes MORE D4TA alive. In Fast Land this sensation is more evident than in other songs: how this song was born? Would you like to describe a sort of cyberpunk situation?
Funnily enough, Fast Land was the first song that was finished. Very early at the beginning of the record production. Somehow Fast Land was like a lighthouse that showed us the way through the recording process.
That was very nice and somehow reassuring at the same time. Sometimes you’re lucky and songs like that come about on their own, or at least they feel like that while making them. Fast Land was the starting signal for this album and for us, three friends together in the studio witch hadn’t seen each other for almost 4 years.
In Easy Prey, we can hear these words: “Raised among carnivorans, a bitter taste, I am just a low hanging fruit, Easy prey”. I think Moderat composed “MORE D4TA” during this difficult period. It’s an album that fights with feelings of isolation and information overload. Was it difficult to work together again after this period and how did you live this period in which information was so much and often confused?
The time we spent together in the studio after the long break was somehow healing but also challenging. We are all quite sensitive and complicated characters who nevertheless always find each other – and when that happens, something wonderful comes out of it.
We shared our world-weariness and tried to make a creative process out of it … We are also very critical of each other and not only artistically but also as people and friends who have known each other for most of their lives. But Moderat is our Treasure Island our Shire and Ocean of Sound at the same time, a safe place to protect, mostly from ourselves.
For an artist, traveling is a way to find new images to translate into music. Did you travel worldwide in search of inspiration? Where did you go? and why?
Interesting question, of course we are also strongly inspired by our life, which has been defined by a lot of travelling. However, travelling and touring suddenly came to an end in 2019 … So this time we had to find our inspiration within ourselves and not only on the outside, in principle we already do that anyway, but all the travelling has contributed a lot to the fact that we had ideas for music.
One of my favorite tracks is “UNDO REDO”. We can hear these verses: “New grown skin on mouldy bones, smell of remorse, long lost wars”. Before that, you said “I look ahead through shiny walls”. I decide to start from the track-end because I would like to try the logic structure of this piece.
There is a sort of oscillation between past and future: to go back, to go forward. Have you got some remorses musically speaking? Would you like to go back in past to change something – not necessary about your music?
No – everything is good as it is … we think we were somehow always in the right place at the right time. Therefore, we have nothing to correct in the past because it would change everything anyway and disturb the delicate balance of our multiverse. The song “UNDO REDO” is about an unfortunately very current topic. War.
It was written when Sascha read an article about the 2nd war in Chechnya. It’s about the aftermath of a civil war. When signs point to reconstruction, the country and economy recover, and former enemies (have to) live door to door again.
I like to consider the last two songs – “MORE LOVE” and “COPY COPY” – as one song. At the end of “MORE LOVE”, during the Outro, we can repeatedly hear this sentence : “From lost to lovеd and back again”. I mean the repetition of this verse “From lost to lovеd and back again” seems to be an introduction to the song “COPY COPY”. There is a connection between these two songs? What do you want to communicate with these two tracks?
Both songs originated from Saschas gallerie visits during the pandemic. Theyre both ispired by paintings. But two very different ones. More Love turns the idea of Boticellis Venus (the one in Berlin that’s a woman in front of a dark background) into a song about a woman standing for herself and how that’s still not an idea fully understood by everyone in our society.
“COPY COPY” on the other hand deals with the idea whether repeating something many times will leed to perfection or madness. It’s inpired by Francis Bacons series of interpretations based on Velasquez portrait of Pope Innocence X. Bacon painted about 50 versions of it and it became probably his most important work. As an artist i can really relate to an obsession like that.
“MORE D4TA” lets us understand how important is live dimension for Moderat and their music. What can we expect from your next dates in Italy, today in Rome and in the future Milan?
Moderat started as a live project and playing is still a very important part of our lives as musicians. We’re just on our way home from Paris. We’ll betonight in beautiful Rome! Playing in Italy is always special for many reasons.
First of it all it’s a beautiful place to be but we also have such a long relationship with our italian audience. We’re looking forward to play for you!