Vogliamo analizzare un fenomeno molto crescente negli ultimi anni attraverso idee, innovazione e sperimentazione che sembra portino alla nascita di un nuovo movimento musicale.
In queste righe vogliamo analizzare un fenomeno che di recente si fa più ricorrente e frequente nel panorama della musica elettronica: DJ e produttori prendono in prestito gruppi orchestrali per rivisitare pezzi storici o fare nuove produzioni.
In effetti, molti brani della musica elettronica presente e passata, prendono in prestito dei sample di origine classica (piano ed archi per esempio). Ma ora il livello si è alzato e la produzione attinge dal suono live di archi e piano (tra i vari disponibili) portando a sua volta, la tecnica dell’orchestrazione ad una sfida nuova e contemporanea.
D’altronde chi di noi non si è trovato ad ascoltare concerti di Bach o Mozart dei nostri genitori oppure abbiamo avuto la fortuna di studiare uno strumento musicale rendendola la nostra passione o professione?
Jean Michel Jarre e lo sviluppo dell’elettronica melodica
Iniziamo questo nostro viaggio con il lavoro pionieristico di Jean Michel Jarre. Quando il piccolo Jean Michel si affacciava alla finestra di casa del nonno su Cours Verdun a Lione, rimaneva ore ed ore ad assistere agli artisti di strada che suonavano Jazz davanti la stazione di Perrache. Eppure quella musica ha ispirato tanto la sua vena artistica, accresciuta e sviluppata grazie alla formazione musicale ottenuta al liceo e alla frequentazione dei jazz club insieme a sua madre.
Ebbene, seppur predestinato a ricalcare le orme del padre, che abbandonò la famiglia per seguire la carriera di compositore ad Hollywood scrivendo le partiture di “Lawrence d’Arabia” e del “Dottor Zivago”, Jean Michel si allontana nettamente dal rigore della musica sinfonica abbracciando un nuovo filone musicale adottando flauti, pianoforti preparati e percussioni integrati con mangianastri che “girano al contrario”.
E’ il 1976 quando la magia ha luogo. Negli anni in cui la musica elettronica trovava la sua espressione iniziale attraverso il lavoro dei Kraftwerk, Jarre produce “Oxygène”. il compositore fa un passo culturale enorme: con una strumentazione analogica riece ad innestare i ritmi della musica pop sulla base tipicamente elettronica con una struttura alla stregua di una partitura classica, ovvero divisa in parti. Un’idea semplice ed efficace che renderà “Oxygène” l’album francese più venduto al mondo.
Proponiamo qui “Oxygène Live In your Living Room” , live del 2013.
Jeff Mills e “Blue Potential”
Correva l’anno 2006. Jeff Mills, già da tempo all’apice della sua carriera di DJ e produttore techno, tira su il ponte per collegare due mondi così distanti eppure così vicini. Insieme alla Montpellier National Orchestra dà vita a “Blue Potential”, esibendosi con un’orchestra di ben 70 elementi.
Il risultato? Una perfetta integrazione tra i beat e i synth del DJ e produttore di Detroit e il gruppo orchestrale, dando vita ad un “botta e risposta” continuo e uniforme. Si apre così un nuovo orizzonte per la musica classica: sicuramente gli appassionati più tradizionalisti avranno storto il naso nel vedere questo primo esperimento, ma da qui Jeff Mills partirà con diverse esecuzioni con la Barbican Orchestra di Londra per la BBC, l’Orchestra Nazionale di Lione e tante altre negli anni successivi.
La sperimentazione audio-visiva di Aphex Twin
La perfetta riuscita dell’esperimento di Mills è stata poi sfruttata da Aphex Twin nel 2011 con il debutto di Aphex Twin Remote Orchestra, un esperimento ancora più ambizioso che rispetto al precedente pone il DJ e produttore come il direttore dell’insieme orchestrale e non un elemento.
La prima esibizione, avvenuta a Wroclaw in Polonia, ha visto Richard D. James dirigere una sezione di archi e coro in remoto tramite un sintetizzatore e con l’aiuto di effetti visivi che lo supportavano nella direzione e nella comunicazione con l’orchestra e il coro.
Un anno dopo, durante l’appuntamento tenutosi al Barbican Centre, il setup divenne più complesso: il DJ e produttore, in veste da direttore di orchestra, proietta sette canali animati per comunicare con i ventotto archi e i membri del coro. La complessità tecnica si mostrò anche nell’esecuzione, infatti la prima parte dell’esibizione fu un totale avvio di una macchina complessa risultando in un ronzio fastidioso, risolto poi nella seconda parte dello spettacolo.
Possiamo ascoltare le voci e i pareri dei protagonisti in questo video di presentazione.
I grandi classici rivisitati da Pete Tong
Arriviamo così nel 2015. Pete Tong, la figura più emblematica della musica elettronica nelle trasmissioni di BBC Radio1 lancia un nuovo progetto: insieme alla Heritage Orchestra di Londra propone un nuovo formato, adatto ai nostalgici dei successi House e Dance degli ultimi trent’anni.
Proponendo “Ibiza Classics”, Tong lancia il genere verso un nuovo orizzonte forse più semplice e fresco capace di avvicinare un pubblico più vasto senza necessariamente sperimentare sonorità innovative.
Per quanto possa sembrare una scelta banale, in questo caso ne ha giovato tantissimo la parte orchestrale: senza nulla togliere al lavoro del produttore musicale moderno che produce i samples per creare la propria traccia, qui, nella figura di Jules Buckley, il lavoro di orchestrazione ed adattamento è stato mostruoso. Si è trattato in pratica di riscrivere ed adattare delle tracce di musica House, Dance ed Elettronica per un’orchestra di elementi (variabili) tra 25 e 65.
Il risultato? Beh sorpresa, divertimento ed un pizzico di nostalgia. Vi proponiamo qui “The Man with the Red Face” di Laurent Garnier.
Francesco Tristano: quando l’elettronica diventa arte
Facciamo un salto in avanti, nel 2016. Francesco Tristano è uno dei più importanti giovani pianisti contemporanei. E in quanto tale si è sempre contraddistinto in produzioni e reinterpretazioni classiche dotate di un notevole rigore e precisione esecutiva. Il Lussemburghese classe ’81 è cresciuto negli anni dello sviluppo mondiale della musica elettronica e questo sicuramente ha segnato il suo percorso culturale e professionale.
Tristano è stato il primo artista contemporaneo a portare una Boiler Room suonando insieme all’orchestra di Lipsia (ne abbiamo parlato qui) rendendo questo genere uno spettacolo fruibile per tutti.
L’evoluzione della composizione: figli della classica che abbracciano l’elettronica
Riprendiamo qui un’intervista fatta lo scorso anno a Kevin Rodrigues aka Worakls. Figlio d’arte, inizia a suonare il piano a 3 anni, avvicinandosi in tenerà età a vari generi musicali e capisce che la musica sarà il suo pane. Si iscrive al Conservatorio di Versailles. Con la maggiore età, avvicinandosi al mondo della musica Dance ed Elettronica inizia poi a produrre, tentando di utilizzare ogni strumento musicale di origine classica o da camera per una produzione elettronica.
In questi termini Kevin tenta di portare innovazione ad un contesto fortemente radicato nella tradizione. Per lui tutti gli strumenti (archi, fiati, synth o virtuali) sono tali. E possono essere usati per lo stesso scopo. Per di più la proposta di “Orchestra” è risultata originale in quanto l’equilibrio tra le parti è risultato perfetto.
Ne proponiamo la performance live per Cercle allo Château Le Coste.
Fabrizio Rat e l’approccio “Techno-pianistico”
Parliamo ora di una figura emblematica di questo movimento “classico-elettronico”, ovvero Fabrizio Rat.
Forte del suo doppio background, Fabrizio è pianista di formazione e sin da adolescente ha prodotto musica elettronica, condividendo le sue giornate tra il pianoforte, il computer e i sintetizzatori.
L’idea alla base del progetto dell’artista è tanto semplice quanto efficace: “Prendere un piano, lo strumento classico e romantico per eccellenza e proiettarlo nel modno ipnotico e potente della musica techno”. Questo per ricercare un nuovo approccio ai codici e alle tecniche, talvolta un po’ rigide, dell’insegnamento di uno strumento musicale.
L’esempio viene dall’album “The Pianist”, un chiaro esempio di Techno ibrida che si serve di un pianoforte preparato, ovvero usando diversi tipi di oggetti e materiali frapposti alle corde per variarne intensità, timbro e risonanza accoppiati ai loop di TB-303 e TR-909.
Vi proponiamo il live Piano & Machine show tenutosi al Faust nel 2016.
La Techno in formato itinerante: Meute
Finiamo questo nostro viaggio attraverso la rivisitazione della musica elettronica in chiave classica parlando di Meute, una banda itinerante proveniente da Amburgo composta da undici elementi i quali riescono ad assolvere insieme a tutte le funzioni di un DJ e produttore musicale grazie ai fiati e ai tamburi usati nelle bande cittadine.
Questo gruppo è caratterizzato da un’energia esplosiva capace di tradurre i più grandi successi in un formato davvero originale. E non importa se per strada o nei club o se manca l’energia elettrica: i Meute non si “spengono” mai.
Vi proponiamo qui il rework di “What Else is There” dei Röyksopp nel remix di Trentemøller.
In queste righe abbiamo voluto percorrere insieme la possibile nascita di un nuovo movimento culturale e/o musicale attraverso le idee, innovazioni e sperimentazioni da parte dei grandi nomi della musica elettronica.
Ne risulta un esercizio innovativo ed interessante che può avere margine di crescita e miglioramento e che, perché no, può portare la creatività compositiva verso un nuovo livello ancora poco esplorato. Non da meno serviranno professionisti capaci di tenere sempre un bagaglio culturale immenso della musica classica con un occhio al futuro.