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Classe ’91, il giovane produttore e dj emiliano DJ Cream è un vulcano di idee, cultura e suoni. Noi abbiamo avuto l’occasione di scambiare quattro chiacchiere con lui.

Quand’ero studente a Bologna, qualche anno fa, insieme agli amici mi trovavo spesso in giro per locali ad assaporare la fervida nightlife felsinea. Una sera, a Carnevale, acquistammo i biglietti per andare a ballare in un elegante location, un ex palazzo nobiliare di nome Corte Isolani. Favole e romanzi a parte, non avrei mai immaginato di perdermi nelle note del giovane Andrea Cremonini, in arte DJ Cream. Il suo Dj set, quella sera, è stato un turbinio senza fine di melodie house, vocali graffianti, percussioni dure e pianoforte spiegato al massimo, come solo un vero cultore della materia riesce a fare. Così, dopo avergli fatto i complimenti, seguii il suo suono in altri eventi, rimanendo sempre più convinto dal suo talento. Adesso però, vorrei che anche chi non ha mai avuto il piacere di ascoltarlo dal vivo avesse qualche informazione in più. Sono riuscito a rintracciarlo e, da vero artista, è stato da subito disponibilissimo a raccontarsi. Eccovi, quindi, la chiacchierata tra me e DJ Cream.

 DJ Cream

Prima di parlare di Dj Cream, parliamo di Andrea Cremonini. Chi è? Come si avvicina alla musica?

Precisiamo che non sono parente di Cesare Cremonini nonostante siamo entrambi emiliani (ride). Sono nato  a Medicina, piccolo comune vicino Bologna, nel 1991. La passione per la musica in generale c’è sempre stata, il mio primo approccio con la musica è stato con il pianoforte, che ho studiato per qualche anno ma che purtroppo ho abbandonato, senza tuttavia perdere “l’orecchio”, come si dice in gergo. A prescindere da ciò la passione per la musica in generale c’è sempre stata, quando ho qualcosa da fare metto sempre musica in sottofondo, credo che ogni momento abbia la sua colonna sonora e se non ce l’ha mi diverto a cercarla o crearla.

Quando c’è stata la prima serata di DJ Cream?

La mia prima serata in un club è stata quando avevo 14 anni. Ho suonato nel privé del Matis Club di Bologna. Da sempre fortemente influenzato dalla musica House.

Come definiresti il tuo stile musicale?

I miei DJ Set sono sempre stati contraddistinti da un suono House . Quando ho iniziato, nel 2005-2006, andavano moltissimo Minimal Music e Tech House, Ricordo in particolare un pezzo che era poi una colonna portante di quel movimento, “I’ve Done It”, di Ralf ed Alex Neri. Un sacco di amici e colleghi suonavano quel genere, io sono sempre rimasto fedele alla mia linea “houseggiante”, per così dire. Con calma posso capire che il pubblico e la scena stiano dando ragione a noi fan dell’House Music.

Com’è nato, invece, il tuo nome d’arte? C’è una storia dietro o è stato un caso?

Diciamo che il battesimo di fuoco di “Dj Cream” si rifà ad una tradizione tutta bolognese. Tra amici e conoscenti c’è l’abitudine di storpiare i cognomi delle persone per farne dei soprannomi. Chiamandomi Cremonini il mio soprannome era, ovviamente, “Cream”. Da lì, quando è venuto il momento di scegliere, è come se l’avessi già chiaro in mente. Sostanzialmente, sono stati i miei amici battezzarmi. 

Voglio ficcare un po’ il naso nella tua borsa dei dischi.  Se dovessi indicarmi un disco che funziona sempre, che nome sceglieresti?

Direi Rosie Gaines- Closer Than Close. È un disco che riesce a far ballare sempre tutti in ogni occasione, perfetto riempi pista.

E invece un tuo disco al quale sei particolarmente legato?

Senza dubbio una delle prime uscite su BOLO REPRESENT, imprinting discografico collettivo di cui faccio parte. Il titolo è “40100”, che è il CAP di Bologna.

Parliamo un po’ dei tuoi lavori “dietro le quinte”: segui progetti discografici al momento?

Sì, sono al momento parte di due progetti collettivi e di uno solista. I collettivi sono 320KB e BOLO REPRESENT, mentre il progetto solista è SMILE AND STAY HIGH. DJ Cream

Raccontami di più: iniziamo dai progetti collettivi.

BOLO REPRESENT, per cominciare, nasce nel 2017 quando io Jackie e i ragazzi dei Nudge, fummo  contattati dai membri di un altro progetto dell’area bolognese, ossia BASSACLAN, formato da Fabrizio Maurizi e Dino Angioletti, con l’invito a produrre del materiale. Da lì abbiamo deciso di aprire questa etichetta, che sostanzialmente è un collettivo di artisti bolognesi per altri artisti bolognesi, nel senso che il nostro obiettivo è valorizzare la scena cittadina. Parlando anche per gli altri membri, vorremmo far conoscere nuovi talenti ed essere il loro trampolino di lancio. Siamo arrivati alla quarta uscita ed abbiamo un buon riscontro di critica, quindi sicuramente andremo avanti con altre uscite

Per quanto riguarda l’altro progetto, 320KB, è un altro imprinting discografico che ho creato con Umberto e Jackie.

Smile and Stay High, invece?

Quello è un progetto solo mio che per ora ho utilizzato principalmente per promuovere lavori prodotti da me. È nato nel 2017 ed è arrivato alla quarta uscita. Solo la terza è stata prodotta in collaborazione con un altro DJ italiano, Black Loops. DJ Cream

Insomma, hai il tuo bel da fare. Voglio chiederti una cosa: quand’è che la tua carriera di produttore ha preso il largo? C’è stato un momento in cui hai pensato “evviva, è andata”?

Sicuramente nel 2013. Avevo 20 anni e riuscì a parlare con un grande artista della scena house internazionale, Phil Weeks. Lui mi diede qualche suggerimento e mi aprì gli occhi su come usare correttamente i campionatori. Da allora ne faccio amplissimo uso nelle mie produzioni. Amo i suoni della house dei primordi e la house è essa stessa campionamento di suoni.

Leggendo in giro mi sono reso conto che  non è stato il tuo unico contatto con Mr.Weeks…

Assolutamente no. Phil ha apprezzato il mio suono, infatti ha pubblicato alcuni miei dischi sulla sua etichetta, Robsoul. Oltre quello, insieme ad altri artisti tra cui Umberto, Jackie e Dj Rou abbiamo pubblicato un album intero su Robsoul Jazz, sotto pseudonimo di “Homequest”Ancora, con Jackie ed Umberto abbiamo rilasciato un edit di Tommy Vicari Jr proprio su Robsoul, sotto lo pseudonimo di VoodooEffect.

Insomma, come tutti i Dj Underground che si rispettino hai anche tu svariati pseudonimi con i quali pubblichi. Molto figo! Sarei curioso di sapere cosa ti ispira quando produci e quando suoni, dato che sei un artista prolifico e con uno standard qualitativo molto alto, nonché con un’agenda molto piena da quel che posso ricordare degli anni in cui ero anch’io a Bologna.

 La mia ispirazione deriva principalmente dall’House Music degli anni ’90. Non sono dischi concettuali i miei  sono dischi creati propriamente per ballare. Devono essere tracce in cui il suono “groove” deve essere ben percepibile, ci si deve trovare a ballare ed essere contenti lo si stia facendo. In generale, tendo a rivisitare l’house classica senza mai ridurmi ad una pedissequa copia o una semplice riedizione. Cerco di mettere la mia impronta in qualsiasi cosa faccia. Mi piace fare musica che venga ballata.

Un’ultima domanda: c’è solo musica nella tua vita o c’è spazio anche per altre forme d’arte?

Non mi dedico solo alla musica (ride), sono anche ambassador per un brand di vestiti italiano, che si chiama DOLLY NOIRE. Sono dei ragazzi molto in gamba che hanno messo su quest’attività che sta rendendo molto bene. Periodicamente selezionano i loro ambassador attraverso dei questionari compilabili online. La cosa  bella è che cercano personaggi legati in qualche modo al mondo della produzione artistica, non importa quale e non ci sono limiti.