Hēi project è un duo composto da Laura Notari e Thea Von Winning, due artiste che abbiamo il piacere di portare su Parkett per farci raccontare il loro progetto audiovisual, che grazie alla sua particolarità, sta riscontrando sempre più consensi da parte del pubblico.
Hēi project sono infatti, un duo tutto al femminile tra i più promettenti che la scena italo berlinese abbia oggi da proporre.
Ma andiamo con ordine. Hēi project nasce nel gennaio 2018 dalla collaborazione tra Laura Notari, Dj e Producer milanese; e Thea Von Winning, di Berlino, regista e produttrice video. Incontro avvenuto per caso nel 2015 e che ha permesso di capire ad entrambe di essere accomunate dalla stessa passione: la ricerca di nuove forme d’arte che trovano il loro inserimento tra le performance audio-video.
Hēi project è un viaggio concettuale visivo che si lega al mondo della musica elettronica.
Thea infatti è regista, produttrice ed ex collaboratrice del progetto Blaenkminds: collettivo in cui veniva utilizzata la musica degli artisti che commissionavano loro video per le proprie tracce (Marco Resmann, Echonomist, Kaiserdisco & Karotte, John Tejada, solo per citarne alcuni).
Ed è anche fondatrice della Film Production Company chiamata CØR. Una società di produzione cinematografica con sede a Berlino dove vengono realizzati film, video e documentari ad alta qualità. L’obbiettivo è quello di cercare di rafforzare un settore che è ancora per il 75% maschile.
I loro film e le loro campagne pubblicitarie risultano brillanti creazioni di contenuti e strategie multimediali che cercano di spingersi oltre i confini prettamente conosciuti e conformistici.
Thea inoltre ha sviluppato le capacità di regia e produzione alla New York University; e ottenuto una nomination per i Grimme Prize: premio televisivo tra i più prestigiosi della televisione tedesca.
Laura invece è Dj, Producer e mente dietro la parte sonora del progetto. Suona il pianoforte dall’età di sei anni e nei suoi Dj set si addentra in territori che spaziano dalla Techno, alla Breakbeat fino alla Acid. Ascoltando i live realizzati per Sunshine Radio o Funkhouse, è possibile trovarci dentro tutta la passione che trasmette sotto forma di musica e sperimentazione.
Cresciuta con nelle cuffie artisti come Miss Kittin & The Hacker, Fischerspooner, e l’Electropunk dell’eccentrico duo newyorkese Avenued D; la sua cultura musicale eclettica emerge spesso durante i suoi set, che cambiano elegantemente BPM ma in modo da non risultare mai tecnicamente estremizzati o scontati.
“Mi piace molto anche l’unione della musica classica con l’elettronica. Violini, pianoforti, bassi, riescono davvero a dare un tono più sofisticato ed evocativo alla musica Techno. Francesco Tristano e Carl Craig live ne sono l’esempio.”
La sua passione per la musica unita all’arte grafica di Thea, hanno permesso così l’inizio di una collaborazione che da lì a breve le avrebbe portate meritatamente in ogni angolo del pianeta: da Berlino a Mexico City, da Shanghai ad Amburgo fino a New York.
Confermando di aver trovato grazie alle loro passioni, la formula giusta per essere apprezzate da un pubblico sempre più ampio.
Ascolta qui il set realizzato per Sunshine Radio di Berlino:
La loro prima release a livello musicale è uscita sulla Syntheke Records, con base a Milano, grazie alla complicità dell’intuito visionario del suo fondatore, Riccardo Noè, con il remix di “Intro Bereshit”. Il brano è inserito nella versione digitale e vinile dell’album di remix rilasciato a dicembre 2020 di “CABAL“; LP la cui uscita risale al 18 dicembre 2018. (Acquistalo QUI).
Con questa versione di remix & re-edit, all’interno del disco trovano spazio insieme a Hēi project anche artisti come KENKODE (da Cyberpunkers), GiMa, Dany lo Scippo & Robottino, Pergola, il compositore di pianoforte Cucina Sonora e Makoto Holmberg.
Cosa emerge dalla collaborazione tra Laura e Thea?
Mettete le cuffie e guardate qui uno dei loro live realizzato per il Burning Man Virtuale:
Cercando così di analizzare il multiforme scenario di linguaggi e forme espressive che anima il mondo delle loro performance, abbiamo cercato di capire gli approcci metodologici che caratterizzano il lavoro dietro Hēi project; e comprendere come si sia sviluppato il loro inarrestabile percorso nato solo da pochi anni.
Perché ascoltando e osservando i loro live, salta subito alla mente l’immersività che caratterizza inevitabilmente il loro lavoro. Dal quale ne emerge un evento incentrato essenzialmente sulle correlazioni possibili tra musica e tecnologia grafica che si genera durante la rappresentazione audio visiva; e che Hēi project portano ad uno stato di partecipazione inclusivo, dentro il quale è possibile essere parte dell’evento in modo contemplativo, interiore e a tratti dissociativo.
Attraverso il loro viaggio, come ci spiegano in questa lunga intervista (in Italiano e Inglese), aiutano lo spettatore a incanalare i pensieri dentro un percorso che abbandona i riferimenti legati al mondo reale per dirigersi verso la manipolazione dell’infinito universo delle dimensioni oniriche visuali, dove musica e immagini generano l’irrazionale.
E’ proprio grazie a questa “sinestesia” e consapevoli del coinvolgimento dei due sensi, che insieme liberano tutto il loro modo di essere; affrontando ogni volta un percorso in grado di creare stimoli che alle spalle hanno una complessa attività laboratoriale di metodo e studio.
Nelle audiovisual performance di ultima generazione, la sinestesia tra le percezioni uditive e visive risulta come una interdipendenza espressiva fine a se stessa.
Ossia dove la presenza in scena del protagonista, in questo caso Laura e Thea, potrebbe risultare un elemento marginale, nascosto o di relativa importanza. Aspetto che non può essere considerato in questo caso, dal mio punto di vista, in quanto il terzo elemento portante della loro performance, è proprio la loro presenza nel momento in cui la rappresentazione accade.
Ci troviamo di fronte a una forma espressiva pura di Live Audiovisual Performance. Un intricato cammino che attraversa secoli di storia: dal teatro d’ombre cinese passando per le prime sperimentazioni della Warp Records con Motion del 1994, senza dimenticare l’opera d’arte totale di metà ottocento e tutte le avanguardie successive.
Hēi project esaltano il pubblico attraverso l’associazione delle due diverse sfere sensoriali; accompagnandolo all’interno del proprio stato emotivo condiviso.
“L’obiettivo della performance e’ quello di condurre il nostro pubblico non solo verso un viaggio musicale ma anche visivo, una narrazione visiva di una vera e propria storia, il frutto di un lavoro collaborativo con vari artisti: musicisti, etichette, ballerini, designer, attori ecc.”
Guarda qui uno degli ultimi lavori delle Hēi Project per la traccia di “Love is in the Air” dell’artista resident del Berghain di Berlino “Nur Jaber“:
Se dovessimo quindi definire il senso ultimo dell’accezione della loro “arte”, certamente è possibile che la risposta sia influenzata dal contesto dove il termine stesso troverebbe il suo coretto inserimento: la Techno. Mentre addentrandosi dentro una visione più introspettiva, è necessario abbandonare i più comuni punti di riferimento e pensare in termini prettamente più nuovi e avanguardistici. Solo così è possibile ricondurre questo progetto dentro ad una totale rivoluzione; e ad una costante ascensione contemporanea del tutto nuova.
Nella loro, passatemi il termine, “violenza audiovisiva”, risiede un’elegante miscela di gusto, raffinatezza, studio e ricerca; che usati con così estrema professionalità, ne fanno emergere un prodotto di evidente qualità: ecco cos’è Hēi project.
ITALIANO
Ciao ragazze e benvenute su Parkett. Partiamo dalle origini e come abbiamo detto nella parte iniziale dell’articolo, voi siete un duo molto particolare. Oserei quasi dire delle antesignane dato che ad oggi non esistono molti artisti che fanno quello che fate voi, o perlomeno non un duo tutto al femminile che unisce l’Italia a Berlino; e la cosa è assolutamente fantastica. Com’è nato il progetto Hēi project? e qual è il suo significato?
T: Ci siamo conosciute nel 2015 a Berlino. A quel tempo avevo un altro progetto audiovisivo chiamato Blaenkminds che decisi di interrompere alcuni anni dopo. Stavo cercando una nuova sfida, sentivo l’esigenza di avventurarmi verso una nuova direzione, ed è stato allora che io e Laura abbiamo deciso di iniziare a lavorare insieme, quel freddo inverno 2018. Laura ha un orecchio incredibile e un grande talento musicale, io provengo dal mondo della cinematografia, mi sembrava un match perfetto. Audio e video – questo è quello che facciamo, questa è la nostra formula. Entrambe abbiamo pensato che il ponte tra Milano e Berlino fosse una combinazione vincente, unire lo spirito vivace e creativo milanese con la scena più underground di Berlino.
L: C’è una terza cultura nelle radici del progetto: quella Cinese. Il nostro nome “Hēi” è la trascrizione fonetica del carattere cinese 黑 che oscilla tra “nero, oscuro” e “segreto, sinistro”, spesso usato per descrivere qualcosa di “illegale, hackerato” nel mondo dei computer. Hēi project, infatti, è un progetto che combina i suoni distorti dell’elettronica “hackerando” elementi più industriali dalla Detroit techno vecchia scuola alla Trance Acid Breakkata e gli da un volto e un movimento attraverso video ideati e girati direttamente da noi. Sono anni che studio la lingua e cultura Cinese, ed è così che mi è venuta questa idea.
Occupiamoci per un attimo della parte video, che è tenuta da Thea Von Winning, residente a Berlino. Osservando il set per il Burning Man virtuale, la prima cosa a cui ho pensato è a come potrebbero nascere le idee a un produttore video. Per riportare un esempio abbastanza famoso, nel 1958 la Philips, la parte olandese che conosciamo tutti di apparecchiature elettroniche, commissiona a Le Corbusier (Charles-Édouard Jeanneret-Gris, un designer svizzero) la progettazione di un padiglione alla Fiera di Bruxelles, che sarebbe stata poi definita “una poesia dell’età elettronica”. Il quale invita Edgard Victor Achille Varèse: un compositore francese, a scrivere la musica per una fantasia di luci, colori, ritmi e suoni lunga otto minuti. Un primordiale meccanismo che ha tracciato un solco indelebile nella storia. Raccontateci qual è il vostro meccanismo dietro la creazione di questa simbiosi visual e musica elettronica?
T: L’obiettivo della performance e’ quello di condurre il nostro pubblico non solo verso un viaggio musicale ma anche visivo, una narrazione visiva di una vera e propria storia, il frutto di un lavoro collaborativo con vari artisti: musicisti, etichette, ballerini, designer, attori ecc. Il risultato è un video accattivante, dark, flashante, montato a tempo di musica, perfetto per l’atmosfera da clubbing.
Audio e video non sono separati: sono una cosa sola. Ma così come il singolo disco, ci si abitua a osservare ogni video come una creazione a sé stante, con il suo stile e la sua storia. Quello che stiamo cercando di fare ora – ai tempi del Covid – è rendere la relazione più fluida. Stiamo sperimentando nuovi software per creare immagini dal vivo in movimento. Prima optavo per il pre-montaggio dei video proprio come i video musicali e li chiamavo club videos, ora voglio giocare con ciò che abbiamo creato sul palco e vedere dove ci porta.
Thea hai fondato la Film production Company CØR e collaborato con la Blaenkminds di Berlino, sviluppando le capacità di regia e produzione alla New York University; creando campagne pubblicitarie e film innovativi per ARD. Ottenendo una nomination per un Grimme Prize: premio televisivo tra i più prestigiosi della televisione tedesca. Parlaci di queste esperienze e della tua formazione artistica. E soprattutto cosa ti influenza oggi, nella elaborazioni dei tuoi visual?
T: Per me è una questione di collaborazione. La creazione di film (per pubblicità o visuals) è sempre un impegno di squadra. Non l’ho mai fatto da sola, e senza le persone giuste accanto a me, non avrei mai potuto farlo. Questo è quello che ho realizzato durante i miei studi a New York, e non è mai cambiato. Penso di avere una buona immaginazione visiva e uno spiccato senso di creatività, ma sono anche una persona pragmatica e meticolosa, seleziono con molta cura il team “giusto” con cui collaborare – senza un eccellente direttore della fotografia, un ottimo editor e tutto il team che si nasconde dietro la telecamera, e certamente gli attori di fronte alla camera, le mie idee non avrebbero mai potuto vedere la luce. Quando ho lavorato con Kristian (Blaenkminds) abbiamo sviluppato l’intera idea su cui io e Laura poi abbiamo potuto costruire le basi del progetto.
Ciò che ispira l’idea dietro i video può davvero essere qualsiasi cosa che vivo durante la giornata. Una situazione che incuriosisce la mia attenzione, un dettaglio che noto per le strade di Berlino, Milano o Parigi, momenti che ho condiviso con altri, stili e ispirazioni artistiche che vedo nei musei, film, libri o viaggi. Qualche anno fa ho tenuto diverse classi di club video production in Thailandia ed è stato fantastico vedere il risultato ottenuto dalla creatività di ogni studente. Quanto la nostra mente sia influenzata da ciò che ci circonda, dall’esperienza, dai sogni – anche i colori che scegliamo, così culturalmente radicati.
La parte musicale è affidata a Laura Notari, con base a Milano, mente creativa dietro la parte musicale del progetto. Ascoltando i tuoi set come quello realizzato per il Burning Man o per Sunshine, le sonorità che emergono spaziano dalla Dub alla Breakbeat fino alla Acid. Raccontaci il tuo percorso artistico musicale e quali sono state principalmente le tue influenze in ambito produttivo.
L: Sono cresciuta con l’electroclash e synth pop, artisti come Miss Kittin & The Hacker, Fischerspooner, l’electropunk dell’eccentrico duo newyorkese Avenued D; ognuno in qualche modo ha influenzato il tuo stile.
Come tutti, anche io ho avuto il mio periodo R&B. A scuola leggevo una rivista di streetart, GROOVE magazine, che usciva ogni mese con un CD originale allegato.
E’ li che che ascoltai per la prima volta il “Crookers Mixtape” quando ancora rappavano su basi elettroniche. Ancora oggi ritrovo certe influenze stilistiche.
Mi diverto a portare l’elettronica a BPM più alti e integrarla con parti rappate e vocals, cosa che il pubblico non sempre si aspetta. E’ un’arma a doppio taglio, ma merita un tentativo, magari con qualche distorsione più acida o una base breakbeat sotto. Molto divertente.
Mi piace molto anche l’unione della musica classica con l’elettronica. Violini, pianoforti, bassi, riescono davvero a dare un tono più sofisticato ed evocativo alla musica Techno. Francesco Tristano e Carl Craig live ne sono l’esempio.
Suono il pianoforte da quando avevo 6 anni e non arrivavo neanche ai pedali, ho imparato sullo spartito ma ho sempre suonato senza, riproducevo le basi delle canzoni che sentivo in radio sui tasti del Blüthner che avevamo a casa, poi ci aggiungevo la batteria con la tastiera e facevo i vocal al microfono.
Lo faccio ancora adesso, ora però lo registro e se mi esce bene magari ci faccio pure un disco.
Il successo del vostro progetto è confermato anche dalle numerose date che avete tracciato durante il vostro percorso: dal OHM e Funkhaus di Berlino al Vogelball Festival di Amburgo, fino a rinomati club e radio in Asia. Tutti luoghi molto diversificati e con tipologia di pubblico diverso sia che per nazionalità, che per background musicale. Avete trovato un comune denominatore dietro questa esperienza in giro per il mondo?
T: La musica ci influenza tutti, è in grado di creare una tale connessione, è un linguaggio così universale, che alla fine non importa davvero da dove vieni. E questo è il bello, la fortuna di suonare per un pubblico diverso in tutto il mondo e sentire questa connessione universale. La cultura è chiaramente diversa e le aspettative e i gusti dell’audience sono così vari che la selezione musicale è sempre leggermente diversificata dall’ambiente in cui ci troviamo a suonare.
Ma questo rende l’intera esperienza ancora più bella. Ricordo una notte di qualche anno fa, avevamo una data a Chiang Mai (Thailandia) in una location piuttosto interessante, ma in qualche modo eravamo stati incastrate tra alcuni grandi spettacoli musicali asiatici legati all’EDM. La nostra Techno in stile occidentale era totalmente fuori contesto. La prima mezz’ora è stata una corsa piuttosto impegnativa, sia per noi che per il pubblico, ma poi l’atmosfera è cambiata ed è diventato un solo grande rave, insieme. È stato bellissimo.
La vostra prima release è stata pubblicata sulla Syntheke Records di Milano, con il remix della traccia “Intro Bereshit”. Come è nata questa collaborazione e cosa avete in programma in termini di progetto musicale a breve termine?
L: Conosco Riccardo, il fondatore dell’etichetta, da non molto tempo. Ci siamo incontrati ad una festa un paio di anni fa e da subito abbiamo condiviso interessi comuni: la musica, la Cina, siamo diventati presto amici. Un giorno mi disse che per il 2° anniversario del suo album CABAL voleva proporre un’uscita con remix e re-edit di artisti diversi locali. Stava cercando una figura femminile e mi chiese se avessi voluto contribuire con le mie idee. Ammiro molto i suoi gusti musicali, anche quelli più eclettici, la sua passione nella ricerca delle sonorità cosmiche, il racconto mitologico dietro le sue tracce..
Ho colto dunque l’opportunità per mescolare alcuni dei suoni su cui già stavo lavorando con i suoi. Ho preso i suoi droni e Noise Glitch e li ho adattati ad un contesto Technoide: un viaggio introspettivo in un panorama Dark Acid, oscuro e sinistro, come del resto il nostro nome. Ne è uscito un bel pezzo, a cui abbiamo dato un volto con il giusto video. Check it out!
Ho diversi progetti aperti su cui ho lavorato durante il lockdown che sto chiudendo adesso, ci aspetta un 2021 pieno di musica nuova. Mi sto concentrando su produzioni di stampo Techno Trance: kick veloci, suoni distorti e voci pulite offrono un tocco nostalgico alla traccia, che poi è quello che stiamo vivendo tutti in questo periodo senza clubbing.
Come spesso accade durante un set dove ad accompagnare il pubblico non è solo la musica proposta ma anche i visuals che vengono proiettati, gli artisti in qualche modo tolgono la facoltà al pubblico più introspettivo, di crearsi il proprio viaggio visivo mentale. O lo aiutano, dipende dai punti di vista. E’ anche questo l’obiettivo del vostro progetto? Aiutare l’ascoltatore ad assistere ad un viaggio musicale passatemi il termine -guidato? Un po’ come ha fatto la Warp Records con Motion nel 1994?
T: Sai, è tutto molto vero. Non tutti i set up si prestano ai grandi schermi. Quando abbiamo suonato al Verboten a New York c’era una sorta di muro a 280° destinato alle sole proiezioni visual. E’ stato fantastico vedere il pubblico ballare. All’improvviso l’attenzione non era più sul singolo DJ ma si è spostata verso ciò che stava accadendo intorno – sui muri.
Noi ti diamo la spinta iniziale poi tu puoi chiudere gli occhi e continuare il tuo viaggio. Penso che la riuscita della performance dipenda davvero dall’allestimento e dall’atmosfera, teoricamente riusciamo sempre ad adattare la selezione dei visuals in base al set-up, spaziando da scenari raffinati e sobri fino a quelli piu’ wild e taglienti, così che ambiente, suono e video diventano una cosa sola.
L: Non sempre però il locale si presta alle proiezioni video, spesso ci capita di essere contattate per performance solo audio, qui possiamo davvero sbizzarrirci tra CDJ e giradischi senza dover pensare a mixare i video on top.
Come state vivendo dal punto di vista artistico questo periodo difficile per chi fa musica elettronica che ha bisogno di una console per esternare la propria arte? Vedete nello streaming qualcosa di limitante o comunque un mezzo utile per la vostra crescita professionale?
T: All’inizio è stato piuttosto sconfortante, avevamo in programma diverse date in location nuove ed interessanti. Ma abbiamo accettato il cambiamento e ci siamo adattate alla situazione. Abbiamo partecipato a diversi live stream l’anno scorso, vedremo cosa ci riserva il 2021.
Sicuramente ci ha offerto spazio e tempo per concentrarci maggiormente sulla produzione musicale e su sperimentazioni visive: abbiamo esplorato nuove possibilità per includere i visuals nelle nostre esibizioni digitali. Ritengo che nel complesso abbiamo usato bene il tempo donatoci. Anche se preparare un live stream trasmesso via computer non è mai così energicamente comunicativo ed emozionante come esibirsi di fronte a una folla, dove percepisci le vibrazioni di un’atmosfera speciale che il pubblico crea con te.
L: Portare avanti un progetto audiovisivo durante una pandemia poteva essere un’opportunità per proporre la nostra offerta a un pubblico digitale più ampio oltre che proiettarla verso una nuova dimensione, per esempio tramite proiezioni VR, realtà tridimensionali, installazioni virtuali ecc.
Per Thea: cinque film di cui non puoi fare a meno.
È difficile indicare nomi specifici, ma ci provo. Da George Franju “Augen ohne Gesicht” e Bergmann “Silence” a icone moderne come Wes Anderson, Bong Joon-ho, Wong Kar-Wai o Leos Carax. Probabilmente potrei semplicemente continuare, ma ho anche un’enorme ispirazione da persone come Chris Cunningham e Nick Knight.
Per Laura: cinque album che non possono mancare nella tua valigia.
E-dancer – Heavenly part 2
Black strobe – Inner strings
Vitalic – OK cowboy
Oggi probabilmente porterei:
FJAAK – Wh?t EP
Dj plant texture -Musica para discoteca vol.2
ENGLISH VERSION
Hi girls and welcome on Parkett. Let’s start from the origins: as we said at the beginning of the article, you are quite a special duo, I would say you’re two pioneers considering that barely no one does what you do. There are no female duos linking Berlin and Italy as you do, and this is something extraordinary. How is Hēi project born? What does it mean?
T: We met in 2015 in Berlin. At that time I had another audiovisual project called Blaenkminds which I decided to stop a few years afterwards. I was looking for a new challenge, I felt the need of embracing a new direction and that was when Laura and I decided to start working together, that cold winter 2018. She has an incredible ear and a big musical talent and as I am coming from the film industry, that seemed like a perfect match.
Music and Visuals – because that’s what we do, that´s our fusion. And on top of that we both thought the bridge between Milano and Berlin could have been very captivating – combining the lively, creative spirit of Milano with the urban and edgy atmosphere of Berlin.
L: There is another culture fused into the roots of our project: Chinese. Our name “ Hēi ” is the phonetic transcription of the Chinese character 黑 which oscillates between “black, dark” and “secret, sinister”, often used to describe something “illegal, hacked” in the computing world.
Hēi project, in fact, intends to use the distorted sounds of electronic music “hacking” more industrial elements from old school detroit techno to trance acid breaks, giving a face and a movement through uncompromising, self-shot visuals.
I’ve been studying Chinese language and culture since years, and that’s how I came up with this idea.
Let’s talk a bit about the video part, directed by Thea Von Winning who lives in Berlin. Watching the Virtual Burning Man show, the first thing that came up to my mind was: What’s the process behind the idea of a video producer? For example, in 1958 Philips (the well-known dutch enterprise) ordered Le Corbusier to design a pavilion for the “Bruxelles Expo” which was lately described as a “poetry of the electronic age”. The swiss designer asked Victor Achille Varèse, a French musician, to create an 8-minute-long soundtrack matching all the lights and colors games. An essential, incredible imprint that will be forever remembered. Can you tell us what’s the creative process behind the combination of music and visual arts?
T: As we want to take our audience not only on a musical but also a visual journey, a visual narration of a real story, the fruit of our work is always a collaboration with different artists: musicians, labels, dancers, designers, actors etc. The result is a dark, flashing and edited video that supports the club’s atmosphere. Audio and video are not separated – they are one thing.
But just as audio tracks, we are used to picture every visual creation as a stand-alone artwork. With its own style and own story; what we are trying to do now – in covid times – is to make the liaison more fluid. We are experimenting new tools to create alive visuals on the go. Before I was always pre-editing the videos just like music videos and called them clubvideos, now we want to play around with what we have created on stage and see where that takes us.
Thea, you are the founder of the film production company CØR, you collaborated with BlaenkMinds, developed creating and editing video skills at New York University, and again, produced stunning advertising campaigns and cutting-edge films for ARD tv. You also got a nomination for the “Grimme Prize”, one of the most important tv prizes in Germany. Can you tell us a bit more about your artistic background? What are your influences to make such impressive visuals?
T: Well for me It is always about collaboration. Creating films (for advertising or visuals) is always a teamwork effort. I never did it alone, and without the right people next to me, I never could have done that. This is what I realized during my studies in New York and It never changed.
I think I have a good visual imagination and a high sense of creativity but I am also a pragmatic and attentive person, carefully selecting the “right” team to work with – without an amazing DOP, a great editor and everyone else behind the camera, and of course the wonderful people in front, my ideas would have never come to life. When I did work with Kristian (Blaenkminds) we really developed this whole idea that Laura and I can build upon and play around.
What inspires me for the visuals can just be anything I experience during everyday. A situation that intrigues my curiosity, some details I see on the streets of Berlin, Milan or Paris – moments I shared with others, styles I see in museums, films or books or travels. I have been giving classes of club videos production in Thailand some years ago and It was amazing to see the creative outcome each student came up with. How much our creative mind is influenced by our surrounding, experience and dreams – even the colors we choose is so culturally-rooted.
The musical part is curated by Laura Notari, a Milan-based artist who is also the creative mind behind Hei’s musical projects. Listening to your live sets for Burning Man or Sunshine Live Radio, it emerges that you can range from Dup to Breakbeat or Acid. What’s your musical and artistic background? What did inspire you?
L: I grew up with synth pop and electroclash, people like Miss Kittin, The Hacker, Fischerspooner, the electropunk of the NY duo Avenued D.
I did of course had my R&B period, I was reading this streetwear magazine called Groove which was coming out monthly with an included CD, and that’s where I heard first time the “Crookers Mixtape” when they used to rap on amazing electronic beats. This still do influence a lot my style. I am having fun mixing these high bpm techno stuff with rap or indie vocals on top, something that people do not always expect. A double-edged sword tho, but worth trying, perhaps with some breaks or acid distortions. Quite funny.
I do also like the union between classical music and electronics. Violins, piano, bass, they really can give a more sophisticated and evocative touch to techno music. Francesco Tristrano and Carl Criag live are the perfect example. I play piano since I was 6 and couldn’t even reach the pedals, I learnt it on the score but always played without, I used to repeat the sounds of the songs I was hearing at the radio on the keys of the Blüthner we had at home, then I was adding drums with the keyboard and vocals with microphone.
I still do that, but now I register it and If it comes out good maybe I call it a track.
The success you had is also confirmed by your performance in Berlin’s clubs OHM, Funkhaus, Prince Charles, Vogelball Festival in Hamburg and clubs/radios in China: venues with clubbers from all around the world which are distinguished by their own musical and cultural background. Did you find a ‘common denominator’ in this worldwide experience?
T: Music influences us all, It is capable of creating such a connection, It is such a universal language, that in the end It really does not matter where you come from. And that’s the beauty of it, the luck of playing to different audiences around the globe, feeling this universal connection. Of course the culture is different and people’s expectations and tastes are so diverse that the music selection is always slightly different on the surrounding you play at. But that makes the whole experience even more beautiful. I remember one night a few years ago.
We were booked to play in Chiang Mai (Thailand) in a pretty cool venue, but somehow we were booked in between a few bigger Asian EDM-related music acts. Our western-style Techno was totally out of the context. The first half an hour was quite a challenging ride, for both us and the audience, but then the atmosphere shifted and It just became one big rave, together. It was beautiful.
Your first work was released by Syntheke Records, a record label from Milan which has published the remix of the track “Intro Bereshit”. How was this collaboration born? What are your soon-to-be music plans in a near future?
L: I know Riccardo, the label’s owner, for not such a long time, but we did find a lot common interests when we first met at a party a couple of years ago, and we became soon friends. We shared similar views in terms of music to the point that once he told me about the release of his 2 years anniversary album CABAL with remixes and edits from different local artists, he wanted to include a female figure and he asked me If I wished to contribute with my musical ideas.
Since I did really like the album and his eclectic musical tastes, the research of space sounds and all his mythological story telling, I caught the opportunity to combine some of the sounds I was working on: I took his cosmic drones glitch noises and adapt them into a technoid context: an introspective voyage into a a dark acid panorama, dark and sinister like our name.
It came out a nice piece, which we gave a face with a proper video. Go anche check it out! I am having quite a few open projects that I worked on during lockdown which are about to be closed, so more music coming out in 2021. I am focusing on more trance techno right now: fast kicks, distorted sounds, clean vocals giving that nostalgic touch to the track, which is I guess what we are all feeling right now after one year without party.
Often, in a live set, it happens that visuals get fundamental to create a unique link between the crowd and the performers. The artist could somehow risk to interfere with a more introspective clubber that may want to create his own mental trip. Or it may help, depends on the point of view. Is “guiding” the crowd one of your goals while performing? Almost like Warp Records did in 1994 with “Motion”?
T: You know that’s very true. Not every set-up works well with visuals. When we played in New York at Verboten club – which no longer exists – there was something like a 280° wall for visuals. And it was super interesting to watch the crowd dancing. All of a sudden the attention was not just on the DJ anymore. It shifted towards what was happening around – on the walls. But you could always close your eyes and continue your own trip. I think it really depends on the set-up and the atmosphere, theoretically you can always adjust your selection of visuals to the set-up, make them more subtle or more edgy and wild. So that the venue, sound and visual become one, unisono.
L: The venue is not always suitable for video projections though, It often happens to get booked for only audio gigs, here we can really have fun among cdjs and turntables without having to think of mixing videos on top.
How are you reacting to this extremely difficult period where you can’t perform live? Do you think streaming events are limiting your performances or are they representing a possibility of growth for your project?
T: It was quite disappointing at the beginning because we were looking forward to a few highlights and new venues to perform at. But I guess we accepted and adjusted to the situation. We had a few livestreams gigs last year and we will see what 2021 has in mind for us. It gave us room to focus more on music production and visual experiments – explore new possibilities to include visuals in our performances, for instance . So I guess we used the time well, overall. Even though playing a live streamed via computer is never as energetically connecting and exciting as performing in front of a crowd, where you can really feel the vibe and this very special atmosphere that the audience bounces right back to you.
L: But definitively having an audio visual project during a pandemic could be an opportunity to propose our offer to a wider digital audience as well as project it towards a different dimension which could include VR, 3D realities, virtual installations etc.
Thea: 5 films you can’t live without it.
Is hard to point out specific names but I give it a try. From George Franju “Augen ohne Gesicht” and Bergmann “Silence” to modern icons like Wes Anderson, Bong Joon-ho, Wong Kar-Wai or Leos Carax. I could probably just continue but I also have huge inspiration from people like Chris Cunningham and Nick Knight.
Laura: 5 albums you always bring with you
E-dancer – Heavenly part 2
Black strobe – Inner strings
Vitalic – OK cowboy
Today I would probably bring:
FJAAK – Wh?t EP
Dj plant texture -Musica para discoteca vol.2
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