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Gusto e raffinatezza; una combo di ingredienti che se dosati con la giusta discrezione, sono ad estrazione di un prodotto di evidente qualità.
Oggi, indagando appunto sul senso di questa prerogativa di piacevolezza, inseriamo le cronache Viceversa: i racconti di un’etichetta e la consapevolezza musicale ad essa stante.

Innanzitutto: Chi, Perché e Quando.

Per quanto sussiste il primo interrogativo, colui o coloro dietro questo incredibile progetto, ha(nno) barricato le identità di riferimento dietro un alone di serrata segretezza. Finora può aver collaborato un singolo artista come un intero collettivo, poco conta realmente; l’intento di questa scelta è un esplicito desiderio di spogliare il lavoro da qualunque indizio anteposto e potenziale della più tipica valutazione pregiudizievole. L’entità Unknown è una veste imparziale che lascia il prestigio di una produzione misurato dallo sola “essenzialità” di quanto oggetto della stessa recensione, il fattore di giudizio prescinde unicamente da un ascolto impegnato e coinvolto, puro sia che nell’azione che nelle sue intenzioni.
Non ci dobbiamo stupire allora se, in queste parole, troviamo anche la risposta al secondo quesito.
Viceversa nasce perché, in questo quadro di cose, non sarebbe potuta andare diversamente. Nasce perché è un linguaggio a sé stante, nasce per dare concretezza a un genuino proposito di espressione, nasce per ribadire – e questo lo si tiene a sottolinearlo – un fondamentale predominio della sostanza alla forma, del contenuto piuttosto che del contenitore.

Per il Quando invece, dobbiamo muovere qualche passo a ritroso…

…a partire dall’autunno dell’anno scorso, le release con marchio Viceversa vantano una presenza obbligatoria tra gli scaffali dello Yoyaku Store – il punto di riferimento parigino per tutti i fanatici del genere – e nella valigie di artisti quali Petre Inspirescu, Raresh e Ricardo Villalobos nonché tra tutte l’élite della tradizione minimal di estrazione est-europea (scena musicale su cui abbiamo già precedentemente speso pagine e pagine d’inchieste tra i meandri della webzine). Da allora, uscita dopo uscita, la label ha fatto parlare di sé per tutte le classifiche di settore raccogliendo incredibile entusiasmo tra professionisti così come tra semplici appassionati. 

Il 22 Dicembre 2016 arriva il momento che tanti aspettavano con frenesia: la label vede il suo concreto battesimo con vcvrs001, il primo two-tracks della serie a “traccia” degli altri tre che – fino adesso – ne sono seguiti.
Lo 001 fa da manifesto a quelle sonorità che poi Viceversa adotterà a sua bandiera; sonorità calde e sognanti, pregne di orchestrali esaltazioni musicali tra “maniacalismo” analogico e corposi synths spiegati per ogni battuta: un ordine che trova sempre la sua coerente geometria in assoluta dicotomia con l’anarchia grafica che accompagna ogni pubblicazione nella sua veste estetica.

vcvrs002 è un romanticissimo proseguo della storia. Pubblicato a distanza di un mese, per la precisione il 31 Gennaio, il secondo two-tracks consacra a pieno il lavoro inizialmente intrapreso: strumentali incalzanti arrangiate su una ricetta dubesca fanno di questa release il suo tratto caratteristico. È la complessa trama di suoni a fare dello 002 – nonché di tutta la realtà Viceversa – la sua matrice di riconoscibilità, un impianto originario carico di ricerca e, perché no, anche di benigna provocazione.

Dialetto distintivo è quello in cui si confessa vcvrs003, pubblicato il 23 Maggio.
La contaminazione musicale qui, risuona molto più di uno spettro “electro-infuso”: rimanendo pur sempre fedeli alle casse e alle batterie sincopate che abbiamo imparato a conoscere fino adesso, lo 003 è nella sua restante logica che ha da raccontarsi. L’arrangiamento musicale predilige una sintetizzazione più compressa rispetto che nelle precedenti pubblicazioni, alla musicalità di prima ora si sostituisce una tonalità analogico-metallica.
Rimane chiaramente appurato il grandissimo ingegno compositivo profuso all’interno dell’EP…

Concludiamo questo breve viaggio con vcvrs004 (data di pubblicazione TBA), un ritorno alle origini – chiaramente un eufemismo dialettico, ma concedetecelo comunque – dal contrasto “energicamente delicato”: un omaggio alla dance floor e a quella mistica dipendenza bilaterale che viene ad instaurarsi con naturalezza tra pubblico e professionista.
Stringhe digitalizzate e bassline “scalpitanti” strutturano un connubio di elegante specifica; un esempio concreto di sofisticatezza artistica che ben si protegge dal rischio di venir meno alla sua ultima destinazione e alla “primordiale utilità” che gli appartiene.