Milano è la patria di Vittorio Campanelli in arte Vithz, un promettente DJ, produttore e network manager classe ’96.
La ricerca di tesori nel nostro Bel Paese, per gli amanti della musica, non si ferma mai. Vittorio Campanelli è proprio uno di questi tesori. Cuore milanese, da sempre impegnato nel mondo della notte e negli studi di registrazione con lo pseudonimo di “Vithz”. La prima cosa che mi è venuta in mente, quando ho sentito le sue creazioni ed un suo live mix è stata: “ci sa fare!”. Pads tipici della deep house e vocali “Chicago Style”, sapientemente mescolati, aggiungono succo alle già potenti produzioni di Vithz.
È unicità, rielaborazione, sintesi e originalità, che porta la folla giù, su, avanti ed indietro, alternando nostalgici ricordi a finestre sul futuro. Date queste caratteristiche, ho deciso di capirne di più e, tramite amici in comune, sono riuscito ad agganciare Vittorio per qualche chiacchiera su di lui e su com’è arrivato fino a qui. Ne è risultata una interessantissima e divertente disquisizione di più di un’ora, che cercherò di riassumervi qui. Signori e signore, lettori e lettrici, vi presento Vithz.
Ciao Vittorio, benvenuto su Parkett. Iniziamo con una domanda di rito. Com’è iniziato il tutto? Voglio dire, come ti sei avvicinato al mondo della musica elettronica e del Djing?
Il mio avvicinamento a questo mondo è stato grazie a mio padre. Sebbene sia un medico e non un musicista, né tantomeno un DJ, è un appassionato di musica e, con gli amici ed una piccola consolle, si diverte spesso a proporre la sua selezione personale di musica con gli amici. Io rimasi affascinato dal tutto e decisi di imparare. Da lì è stato tutto un crescendo.
E i tuoi primi passi? Come li hai mossi?
Riguardo le produzioni, ho studiato alla SAE Institue ad Amsterdam. La mia prima serata da DJ,invece, è stata nel 2013. Quell’anno iniziai a suonare per varie realtà milanesi, ad esempio Fabrique o Magazzini Generali.
Mi parli un po’ della tua prima produzione? Quando è nata?
Il mio primo approccio al mondo discografico è stato tre anni fa, quando finito il corso ad Amsterdam feci una traccia intitolata “Rokin”. Quello fu il primo pezzo per cui dissi: “OK! Questo è una traccia che suonerei! Decisi di rilasciare il mio primo EP, intitolato “Sagittaire” indipendentemente nel settembre 2017. Dal 2017 al 2019 ho iniziato a lavorare più insistentemente al mio progetto UFeel. Parlando di tools e programmi, opero su Ableton: con quello in qualche mese ho tirato fuori 7/8 demo private che iniziai ad inviare alle etichette.
E poi? Come hai proseguito?
Nel maggio 2019 feci la mia prima release su una label ucraina, chiamata Whoyostro. Il titolo era “Let’s Get Deeper”, un EP con 4 tracce di stampo minimal. Successivamente rilasciai un singolo su un’altra digital label di Manchster, Yelrae Music. Dopodichè mi contattò una label di Berlino di nome “ACHT”, dove rilasciai un altro EP dal titolo “Grainy”, con uno stile più techno berlinese.
Leggo da internet che hai suonato anche fuori Milano o all’estero…
Si, ho suonato a Lisbona, Barcellona, Berlino, New York , Shanghai e altri luoghi. Avendo la possibilità di conoscere diverse persone interessanti per poi ampliare ulteriormente la base d’azione del progetto U Feel.
Per essere “giovane”, non posso che farti i complimenti. Vorrei sapere un po’ di più di chi è Vithz, oltre quello che fa. Come nasce il tuo nome?
Fin da piccolino i miei amici mi chiamavano cosi, è un soprannome che viene dal mio vero nome, Vittorio. Una sera ero fuori con amici e uno di loro che lavorava nel settore musicale, fondatore del progetto Beat Of Life, mi disse: “Viz va bene, ma prova a scriverlo in maniera diversa…VITHZ, fa più techno, ahah.” E così è nato il nome
Gli amici, oltre essere il primo pubblico, sono anche i migliori consiglieri. Vithz però è musica, quindi se dovessi chiederti due titoli di tracce, uno che metti sempre perché sai che funziona, ed un altro che senti ti abbia plasmato o a cui leghi emozioni positivi, quali mi diresti?
Mah, sicuramente un pezzo che funziona sempre e che propongo spesso è “@thebar with the sharks” di Filippo Moscatello, mentre il pezzo a cui lego ricordi positivi è “Keep the fire”, u grande classico che fin all inizio della mia passione mi suscita dentro di me una voglia di spaccare e di non mollare mai.
La tua (o le tue) produzioni a cui sei più legato?
Ce ne sono due, entrambe molto significative: la prima è “Pace Of Life”- è un disco che ho rilasciato in free download sul mio canale SoundCloud. È un pezzo che mi dice molto, ha un’identità ed è ispirato ad uno dei miei idoli, il mitico Kerri Chandler. La seconda è “Rokin”, di cui ti ho già parlato: lo suono tutt’ora, è stato il mio primo pezzo.
- Quale pensi sia il tratto più caratteristico di Vithz come personaggio del mondo della musica?
Essere un Networker. Credo che la chiave per arrivare al successo sia tutta lì. Ho sempre cercato e certo tutt’ora di costruire il mio personale network di relazioni per ampliare opportunità, conoscenze, magari collaborare a progetti comuni. L’obiettivo è quello di espandersi sempre di più.
È sempre stato così? Voglio dire, sei sempre riuscito ad applicare questo modus operandi?
Purtroppo no. C’è stato un periodo in cui sono stato sotto management esterno, con una realtà per lo più concentrata sul genere electro-dance, tuttavia non mi sono trovato molto bene, perché si cercava di fare network con persone sbagliate. Per sbagliate intendo che non condivideva progetti ed idee. I network si basano sulla comunanza di intenti e di idee, quindi se non questi due aspetti vengono meno diventa impossibile creare corrispondenze solide.
Dal punto di vista delle produzioni, come ti approcci alla creazione di una nuova traccia?
Mi piace molto partire da un drum rack, quindi lavorando subito sul groove rendendolo “croccante” e dopodiché costruirci intorno tutto il resto (Pads, vocals, riffs…). Mi piace molto svariare nelle produzioni quindi provare a spingermi più in la della solita deep house cercando di imparare sempre più skills per gli altri generi come Hip-hop, soulful, ambient… ma sono consapevole che solo il 30/40% dei progetti che inizio li vado poi a finire nel concreto. Un’altro metodo con il quale approccio è il sampling, quindi prendere “pezzi” di diverse canzoni uscite (quindi qualche melodia, qualche giro di basso famoso o qualche vecchia traccia house) per poi ri arrangiare il tutto in un modo mio, da cosa fase uscire degli “Edit”.
Parlami un po’ di questo progetto “U Feel”. In cosa consiste?
U Feel è una agenzia di eventi, l’ho creata poco più di 2 anni fa, l’idea era avere un punto di riferimento e di forza per me e la mia città. Dove poter avere una nostra club vision personale e permetterci di “fare network” invitando diversi artisti di varie scene internazionali. Questo progetto non si limita a delle semplici serate in diversi spazi, con il tempo abbiamo sviluppando, e tutt’ora sviluppiamo, diverse ramificazioni come il nostro servizio “U Feel TV” dove abbiamo fatto più streaming con vari artisti LIVE durante i vari nostri party e pubblicando altri contenuti visivi, stiamo lavorando alla nostra linea di moda, che sarà molto di più di una semplice maglietta con il logo… L’obiettivo è di creare un Brand vero e proprio a 360 gradi in grado di imprimere la propria identità e creatività nei vari campi in cui è collocato.
Come mai hai deciso di crearlo?
Dopo anni di diverse gig per vari locali e organizzazioni, avendo visto con i miei occhi tanti problemi diversi, tra cui impianti audio non buoni, gente sbagliata, musica sbagliata ecc… ho voluto creare questo per poter scegliere io sia le persone di cui volevo circondarmi e sia per quanto riguarda tutti questi dettagli più “tecnici” . E poi, credo molto nel networking: avere un ambiente positivo, con il quale ci si trova in sintonia e su cui poter contare, è la chiave per poter sviluppare a pieno il proprio potenziale, avendo la possibilità di ampliare la propria rete, allargando il raggio di azione di UFeel. Per questo ho deciso di creare il progetto.
Come vedi il mondo dei DJs oggi?
Io penso che sentirsi un DJ al giorno d’oggi sia un po troppo facile, e spesso questa quantità di personaggi che si crea rischia di diluire la scena, facendo perdere la figura di “DJ selezionatore”. Non basta mettere due dischi a tempo, è questione di indovinare il giusto sound nel momento giusto, sia rimanendo nel proprio genere sia uscendo dalla propria zona di confort. Per me la bravura di un DJ è costituita all’ 80% dall’abilità nel saper proporre la giusta scelta ed indovinare i momenti adatti, e per il 20% da oggettiva bravura tecnica.
E ora, un’ultima domanda: cosa possiamo aspettarci in futuro da Vithz? Puoi darci qualche anticipazione?
Ora sono a lavoro su diversi progetti più del filone disco-house, con già qualche demo pronta e con un EP già accettato da una vinyl label… Inoltre aspetto con ansia di poter riprendere a viaggiare, per poter riprendere il mio lavoro a pieno regime, e tornare ad emozionarmi ed emozionare il dancefloor al più presto!!
Grazie Mille, Vittorio!
P.S: sempre perché amiamo le sorprese, le novità e non ci facciamo mai mancare nulla, Vithz mi ha annunciato che il 30 di Novembre sarà disponibile su Spotify, Apple Music e altre piattaforme musicali online un nuovo progetto, dal titolo “U”. Niente label, titolo essenziale, pochi contorni: un semplice bonus che Vithz ha voluto regalare ai suoi ascoltatori.