Oggi su MyZone vi presentiamo TON 618, un progetto realizzato da un artista che attraverso la modulazione di processi astronomici e lo studio del cosmo, crea musica elettronica.
TON 618 (che chiameremo sempre così in quanto vuole restare nell’anonimato) è un progetto tanto ambizioso quanto affascinante. Ma partiamo dalle origini del nome:
TON 618 è un buco nero supermassiccio, il più grande mai scoperto, a 10,4 miliardi di anni luce dalla Terra in direzione della costellazione dei cani da caccia. E’ là che si trova, al centro di un quasar e con una massa stimata in 66 miliardi di volte quella del Sole. Ad oggi è riconosciuto come il più grande oggetto dell’universo ed è il più grande buco nero a noi noto.
Non si può andare oltre facilmente nemmeno sforzando l’immaginazione, che si vede costretta a scontrarsi contro l’incomprensione per chi non si occupa di astrofisica. Il suo orizzonte degli eventi infatti ha un diametro di 400 miliardi di km, 43 volte l’orbita di Nettuno. Il disco di accrescimento di un oggetto del genere è talmente ai limiti del concepibile, da diventare instabile e ai nostri occhi, un paradosso.
“Per chi volesse osservarlo con un telescopio, le coordinate sono: 12h28m24.9s +31°28’37” (J2000) nella costellazione dei Cani da Caccia”.
Ma lasciamo questa piccola parentesi con l’astrofisica per ritornare alla musica. La sonificazione dei pianeti infatti, non è una pratica di ultima generazione (i suoi strumenti per renderla tale lo è), dato che il suono dei pianeti è stato negli ultimi anni anche ben classificato dalla NASA, la quale li ha resi disponibili sulla sua pagina Soundcloud. Ma è quella di prendere tali suoni, sintetizzarli e trasformarli in musica Techno o Ambient, a rendere la produzione di questa musica unica e molto interessante.
Per citare alcuni passaggi storici in merito, sappiamo che la cercare di dare un suono ai pianeti risale già al 1619, quando Keplero scrisse l’ “Harmonices Mundi” (Le Armonie del Mondo), un trattato in cui discute delle analogie tra la musica e i fenomeni fisici.
Nell’approfondito lavoro di Keplero aveva concepito le relazioni tra le orbite e le armoniche scoprendo che il rapporto tra la velocità orbitale minima e massima dei pianeti, (che si raggiungono tra i punti più lontani e più vicini dal Sole), avevano rapporti simili a quelli di una successione musicale.
Ma l’interpretazione di Keplero in quell’epoca, era da legare a studi prettamente teologici più che astrofisici, in quanto cercava nella matematica, l’espressione della creazione divina. Del resto lo studio delle religioni e lo studio del cielo camminano storicamente di pari passo da sempre.
In tutte le religioni infatti si è sempre cercato l’ignoto, l’incomprensibile e il divino, alzando lo sguardo verso il cosmo. Questa era la conoscenza in possesso anche dei pitagorici, che grazie al frutto di osservazioni primordiali del cielo, e di fenomeni prettamente terreni, come la ciclicità delle migrazioni, capirono che ogni pianeta si muove nel cosmo con diverse velocità, e quindi in grado di produrre un suono diverso.
Ma come spesso accade, trasportandoci alle più recenti scoperte e tornando con i piedi per terra, possiamo affermare semplicemente che i pianeti non producono alcun suono perché si muovono in uno spazio vuoto, per cui non c’è alcun fenomeno che possa generare suoni e soprattutto non c’è alcun mezzo materiale nel quale il suono possa propagarsi; il suono nello spazio vuoto non esiste.
Le sonde spaziali riescono attraverso apparati, a catturare dati sfruttando le emissioni elettromagnetiche prodotte dai pianeti. Le onde Radio, i raggi Gamma o semplicemente la luce del sole (solo per indicare alcuni dei fenomeni dai quali è possibile estrapolare del suono). Una volta preso i segnali provenienti da queste emissioni, vengono convertite in onde acustiche udibili. La NASA ne ha già classificati molti e il primo audio della sonda spaziale Juno, arriva dal campo magnetico nella zona del bow shock di Giove, ovvero il punto in cui il vento solare si scontra con la magnetosfera.
Per questo motivo abbiamo deciso di portare su Parkett TON 618 e farci spiegare tutto sulla sua musica.
ITALIAN VERSION
Ciao TON 618 e benvenuto su Parkett. Partiamo dalle origini, la scelta del nome. Una pseudo sigla che prende origine probabilmente dal suo scopritore e che è, ad oggi, l’oggetto considerato il buco nero più grande mai visto. Perché la scelta di questo nome, raccontaci esattamente cos’è TON 618.
Ciao a tutti, grazie per il vostro tempo. TON 618 è la denominazione con cui è stato chiamato il più grande buco nero supermassiccio mai scoperto finora, nonché uno dei più grandi quasar (Una quasar, contrazione di QUASi-stellAR radio source, cioè “radiosorgente quasi stellare”, è un nucleo galattico attivo estremamente luminoso) nell’universo conosciuto, con una massa pari a 66 miliardi di volte quella del sole.
Secondo i calcoli astrofisici in merito, il diametro si aggira attorno ai 390 miliardi di Km.
Tuttavia, non è affiliato a nessun nome nello specifico, benché si possa accostare, come mente di spicco nello studio di questo, Marie-Helene Ulrich. La nascita del progetto è da far risalire al 2018, come entità indefinita, prima di tutto focalizzata sull’astrofisica e sulla astronomia; successivamente sulla sperimentazione sonora utilizzando i segnali magnetici provenienti dal l’universo.
Quando ci si riferisce a una entità indefinita è perché, non solo non è ufficialmente reso pubblico chi, o coloro, che ne stanno dietro, ma anche perché, fondamentalmente, non è assolutamente necessario che si sappia l’identità reale.
Ecco anche il perché della scelta stilistica del nome, riferita al più grande buco nero conosciuto oggi, di cui ancora non si è certi al 100% della esistenza (in quanto le dimensioni, se dovessero essere pienamente confermate, rasenterebbero la fantascienza pura).
Il progetto nasce quindi con un anonimato importante, quello del suo creatore, è una scelta stilistica o ha un significato particolare. La prima cosa a cui penso e la spiegazione che mi sono dato, ad esempio, è che non necessariamente serva dare un’identità o un volto a qualcosa che ha la responsabilità di portare al grande pubblico i confini dell’astrofisica; dove ad oggi ancora non si conosce tutto. Anzi, forse molto poco.
Esattamente, infatti è in larga misura così. Abbiamo sempre concepito il cosmo come qualcosa su cui basare le nostre fantasie più affascinanti con la mente, eppure, per fare una semi citazione, “Space Is Full Of Noise”, ovvero “lo spazio è pieno di rumore”.
Tuttavia non siamo mai stati in grado di concepire la presenza di suono poiché nello spazio non esiste l’aria (ciò che permette alle onde sonore di viaggiare, ndr*).
In verità, il suono, nello spazio, è presente ma non può “muoversi”, per semplificare. Esistono i campi magnetici, ad esempio, dei pianeti e delle stelle, che emanano segnali che, spostati, anche qui semplificando il tutto, nel range di frequenze udibili, assumono l’aspetto di onde sonore.
Abbiamo quindi il “suono” delle stelle di neutroni, delle stelle classiche come il Sole, dei pianeti, delle lune, ecc..
Il cosmo, che nell’immaginario umano spesso è legato ad un silenzio assoluto, si è scoperto negli ultimi anni non essere così silenzioso, in quanto ogni cosa presente in esso in realtà ha, utilizzando gli strumenti giusti per sentirlo, un suono ben preciso e quindi catturabile.
Possiamo dire che TON 618 dia voce sotto forma di musica, al silenzio che percepiamo sulla Terra quando alziamo lo sguardo? una sorta di collegamento uomo/cosmo? Qualcosa che da visivo diventa anche udibile?
TON 618 è il progetto che si è prefissato, prima di tutto, e più di ogni altra entità, di dar voce, sotto forma di musica, al suono dello spazio.
Quindi si, è esattamente così
Il collegamento esiste in quanto, senza eccedere nell’off topic, per chi ha a che fare con il l’universo, la fisica, l’astrofisica, ecc. la percezione diffusa è proprio questo collegamento, quasi ancestrale, tra l’uomo e il cosmo, dettato in particolare dall’ateismo diffuso. Ateismo che non significa, attenzione, assenza di fede, bensì in fede nella scienza. Ergo non in qualcosa di spirituale, ma appunto di scientifico.
Riguardo il visibile che diventa udibile, questo è un tipo di discorso che è stato fatto con la traccia “SN 1987°”, in quanto la base, l’ossatura della stessa, da cui prende il nome, è la sonorizzazione di una immagine della nebulosa in questione.
Al tempo stesso, il visibile che diventa udibile riguarda anche “suoni”, o meglio dire segnali, che provengono da un passato remoto, in quanto noi quando osserviamo lo spazio osserviamo il passato.
“L’album di debutto di TON618 sarà presentato a un anno esatto dal lancio del telescopio spaziale James Webb (JWST o Webb). Il disco è presente su ogni piattaforma di streaming web e su ogni webstore acquistabile (Qui per Spotify).”
Che processo tecnico c’è dietro l’utilizzo del suono dei pianeti trasportato successivamente in un Sequencer? Avviene attraverso software o degli strumenti precisi?
Come DAW vengono usati Logic X e Ableton Live 10, gli strumenti sono pressoché tutti quelli interni.
I suoni sono facilmente reperibili in rete, sia attraverso il profilo Soundcloud della NASA, sia attraverso YouTube, sia attraverso vari siti di download, in quanto non si tratta di file audio protetti da copyright.
Una volta trovati i suoni più idonei, in linea col tipo di brano che si vuole creare, sta a chi si occuperà del l’arrangiamento dare forma nel miglior modo possibile alla composizione nel rispetto della scienza e di ciò che rappresenta il brano in sé.
Ad esempio, nel l’arrangiamento di Crab, la traccia omonima dell’EP d’esordio, si è partiti dalla registrazione del segnale del campo magnetico della stella di neutroni all’interno della medesima nebulosa.
Si è quindi attuato un lavoro di sound design basato sul segnale che ha fatto da ossatura, per così dire, del brano di modo da arrangiarlo su una base già “estrema” di suono, così da creare una traccia che rispecchiasse, e rispettasse, l’idea di un qualcosa di estremo che c’è dietro.
Stiamo parlando di un oggetto dalla densità enorme, quasi al livello di un buco nero.
Basti pensare che un cucchiaino di una stella di neutroni, “pesa” esattamente come il monte Everest, da quanto è compatto.
Questi oggetti hanno un campo magnetico miliardi di volte maggiore di quello della Terra, quindi non si poteva arrangiare un brano ambient, tranquillo, rilassante; piuttosto qualcosa di estremo, angosciante, che rispettasse, appunto, ciò che è scientificamente, una stella di neutroni.
Altra cosa invece per SN 1987°.
SN 1987° è una supernova esplosa nel 1987, come dice lo stesso nome, della quale alla fine resta una nebulosa (planetaria, in questo caso).
Una supernova rappresenta la fase finale, gloriosa ma al tempo stesso tragica, di una stella.
Alla morte di queste, avviene, quotidianamente, nell’universo, letteralmente una sorta di esplosione, che porta al rilascio di materiale, spesso quello più esterno, nello spazio, per centinaia, anche migliaia di anni.
L’episodio in sé non dura più di alcuni mesi, e si diffonde per milioni, se non miliardi di km, rilasciando quello che comunemente noi chiamiamo polvere di stelle (stardust, in inglese).
Il risultato è qualcosa di romantico e estremamente emotivo, ma tragico, al tempo stesso.
La traccia in questione, basata sulla sonorizzazione dell’immagine di questa supernova, ha infatti in sé elementi estremamente emozionali.
Questo per dire che, alla fine, si punta ad agire sempre nel rispetto della scienza e del cosmo, ma anche per avvicinare le persone a ciò da cui siamo da sempre maggiormente attratti.
Come intendi approcciare le tracce al grande pubblico? Attraverso una spiegazione preliminare su cosa stanno ascoltando o come tutto quello che succede nel cosmo e che a volte resta fisicamente inspiegabile in quanto stravolge le leggi che lo compongono, e appare come una sorta di messaggio subliminale?
Mi spiego meglio. Stai ascoltano musica ma in realtà stai anche ascoltando il suono della stella di neutroni (Crab) piuttosto che la sonorizzazione dell’immagine dell’esplosione della supernova SN 1987A. Preferisci farlo sapere o no?
Allora, parto dalla prima domanda.
Per quanto riguarda l’approccio al grande pubblico, TON 618 non si è mai posto grandi problemi se essere più o meno fruibile dalle masse, in quanto la musica proposta è stata composta con l’idea che chi si avvicina, ha già un intrinseco interesse, non per forza viscerale ma indubbiamente forte, per il mondo dell’astrofisica e dell’astronomia in generale.
Tuttavia, se si vuole avvicinare il grande pubblico, è senza dubbio stato necessario un rmx più semplice, diciamo di facile accesso, per il pubblico. Ecco il perché della presenza di Riccardo Noè come rmxer di “Crab”.
Per quanto riguarda la seconda, o meglio dire la terza domanda, sì, è giusto, ed è vera, l’affermazione, l’idea che si voglia far sapere che si sta ascoltando un suono, o più suoni, che proviene dallo spazio.
La musica di TON 618, il progetto stesso, così come lo spazio, non ha confini. Ecco perché uno degli obiettivi è quello di raggiungere più persone possibili, da ogni angolo del pianeta, là dove ci sia la medesima passione per tutto ciò che riguarda lo spazio, come collante, per una sorta di network universale (un po’ come la materia oscura, per stare in tema).
Circa la seconda domanda, si, è abbastanza importante che la gente sappia che all’interno della musica che sta ascoltando siano presenti suoni che provengono dallo spazio, perché l’idea stessa che non siano di origine umana ci fa comprendere moltissime cose.
In un mondo come quello di oggi, dove la tecnologia sta raggiungendo livelli paragonabili alla fantascienza dei film, è necessario concepire un tipo di musica che si basi su elementi di natura, appunto, non umana.
La traccia “Crab”, ad esempio, che contiene il “suono” della stella di neutroni omonima, oltre ad essere estremamente antico (parliamo di tempistiche inferiori a SN 1987A, ma pur sempre dell’ordine delle migliaia di anni, circa 8000), è anche estremamente forte, potente, a livello di forma d’onda, più precisamente di valore medio efficacie, ovvero quello in gergo tecnico tra fonici viene definito con l’acronimo “RMS”.
Questa la definizione tecnica a riguardo:
“Si definisce valore efficace di una funzione continua x(t), la media quadratica (ovvero la “radice della media dei quadrati”, in inglese root mean square, da cui la sigla RMS, da non confondere con il valor(e) quadratico medio, in inglese mean square, che è semplicemente la media dei quadrati), sul periodo della funzione stessa.”
Il valore medio efficace, è ciò che, ad esempio, in generi musicali come la dance radiofonica, quella che qualche anno fa si definiva EDM, si percepisce maggiormente dando la sensazione di avere il brano che “entra” letteralmente nelle orecchie.
Questa è stata una scelta, quella di avere Crab con un livello di RMS maggiore, prettamente stilistica e legata all’idea di far capire al pubblico che si sta “spiegando”, con la musica, che cos’è una stella di neutroni, ovvero angoscia e energia pura (magnetica, in questo caso).
Raccontaci dove nasce la necessità di un progetto tanto affascinante quanto complesso. Qual è il background che ti hanno portato alla scelta di creare TON 618?
La necessità nasce come progetto che unisca l’ignoto (l’identità stessa di TON 618) di cui ancora è in larga misura composto l’universo, così come ciò che sappiamo di esso, tanto quanto il fatto che il fattore tempo non esiste, in quanto quando noi ascoltiamo il suono dello spazio, così come quando lo osserviamo, guardiamo, o ascoltiamo, il passato. Come già detto precedentemente.
Quindi questo concetto di una sorta di “cerchio” temporale che va a collegarsi e a chiudersi tra quello che vediamo, oggi, e quello che è in realtà, ieri, in riferimento al momento in cui è accaduto realmente il tutto.
Ad esempio, quando guardiamo alla supernova SN 1987°, guardiamo esattamente a circa 150 000 anni fa.
Il passato, nel presente. Creando il futuro.
È un cerchio.
Come definiresti la tua musica. È corretto inserirla dentro un genere preciso e prestabilito, in un mondo che ormai ha decine di sottogeneri? Nel senso, pensi di aver creato un nuovo genere da inserire la tua musica? O semplicemente possiamo definirla Space Ambient per citarne uno.
Non esiste classificazione alcuna per una musica che non è mai stata fatta.
Assomiglia all’ambient, alla drone, al noise, ma non è nessuna di queste.
TON 618 è TON 618. È la sua musica.
Durante il corso della storia sono stati creati molti generi e sottogeneri musicali, alcuni copiati, altri meno, da altri.
Tuttavia, l’inventiva che è stata la spinta propulsiva agli albori, in tal caso della elettronica, si è consumata principalmente tra gli anni 70 e 80, terminando definitivamente negli anni 90.
Oggi è necessario più che mai reinventare non tanto i generi, quanto gli strumenti con i quali vengono creati, prodotti, realizzati.
Il principio alla base è la “materia prima “. Ecco perché TON 618 si riferisce non tanto al genere quanto più al come, viene realizzato un determinato brano, ed il processo che vi è dietro.
Quando si parla di elettronica, solitamente ci si riferisce, in base alle epoche, a un tipo ben preciso di strumenti.
Ad esempio, gli anni 70 sono stati il decennio dei sintetizzatori, con musicisti come Schulze, i Tangerine Dream, oppure i Kraftwerk, benché questi ultimi fossero meno frequenti nell’utilizzarli, Vangelis, ecc
Gli anni 80 sono stati gli anni del synth pop, ma anche gli anni dell’esplosione delle drum Machine, in particolare del marchio Roland, ma non solo. Gli anni 90 hanno unito definitivamente i 2 principali strumenti, chiudendo il cerchio, con l’esplosione di fenomeni musicali quali la Techno, europea in particolare, la dance, e altri marginali.
Sono stati presenti anche altri strumenti, ovviamente, ma secondari. Il mondo dell’elettronica si è sempre sostanzialmente mosso intorno a queste due tipologie.
Oggi è necessaria una nuova visione di composizione musicale, sia di arrangiamento che di ricerca del suono.
Dalla tua esperienza con la sonificazione dei pianeti, se dovessi usare un aggettivo per identificarlo, quale useresti? Inquietante? O Empireo: che come citano i cattivi maestri con un eccesso di intelligenza traducono il termine come il suono de “il più esterno dei cieli e il solo immobile, secondo le antiche teorie astronomiche; nella concezione tomistica accolta da Dante come sede dei beati, diretta emanazione di Dio”.
Utilizzerei inquietante, in quanto TON 618 è un progetto che ha fede assoluta nella scienza, e spesso ci si confronta con l’ignoto. E ciò che non si conosce, spesso suscita inquietudine.
Tuttavia il concetto astratto di Empireo come il luogo più “alto”, ove risiede dio, si può parafrasare come il luogo più lontano ove risiedono la stragrande maggioranza degli oggetti, in astrofisica, di cui si sa ancora poco.
Uno di questi, tra i più lontani, o alti, se vogliamo stare nella parafrasi, è TON 618.
TON 618, in quanto è il buco nero supermassiccio più grande scoperto finora, nell’universo conosciuto, ha un alone di enorme interesse per il mondo della astrofisica, ma è altrettanto importante per quanto riguarda il discorso dell’importanza dei buchi neri analoghi, per massa, che si trovano tutti, regolarmente, al centro delle galassie.
Quasi tutte le galassie conosciute, in verità, possiedono un buco nero supermassiccio, ovvero un buco nero di dimensioni dell’ordine di milioni, se non miliardi, di km di diametro.
Il concetto di super massiccio nasce dal fatto che i buchi neri, inizialmente, erano teorizzati da Einstein, benché già ancor prima vi erano state delle ipotesi a riguardo, nel XIX secolo, come oggetti infinitamente compatti e assai piccoli, spesso più di una stella di neutroni (mediamente delle dimensioni di una metropoli, quindi microscopica su scala galattica).
Invece quando si parla di queste categorie, dove come unità di misura si usa la massa solare, a cui 1 corrispondono circo 6 km di diametro, si parla spesso dell’ordine, appunto, dei milioni o dei miliardi, perfino.
Nel caso di TON 618, la misurazione indiretta ha raggiunto la cifra record di 66 miliardi di masse solari, ergo 66 x 6 = 396 miliardi di km.
Nel corso degli ultimi anni, le scoperte in merito della astrofisica e della matematica quantistica, dalla conferma dell’esistenza dei buchi neri, alla scoperta delle onde gravitazionali, ha portato ad una serie di stravolgimenti enormi, circa quanto sapevamo finora.
Un esempio è il ruolo di questi, definiti in gergo “supermassive blackhole (SMBH)”, in quanto di importanza strategica all’interno delle galassie in cui si trovano, per quanto concerne la nascita di nuove stelle, e quindi di ipotetici sistemi solari, dunque pianeti, forse perfino vita (extraterrestre).
In una visione scientifica dell’empireo dantesco, i buchi neri supermassicci sono quanto di più si avvicina al concetto di dio.
Raccontaci un po’ di questo disco, delle prossime uscite, cosa dobbiamo aspettarci
In questo EP, che è un’introduzione al mondo di TON 618, sono presenti 2 brani dedicati rispettivamente alla più celebre stella di neutroni osservata finora (Crab) e alla più studiata supernova in tempi recenti (SN 1987A), oltre al primo quasar mai scoperto (3C 273).
L’album d’esordio, dopo questo EP, di TON 618, uscirà esattamente 1 anno dopo il lancio del nuovo telescopio, successore di Hubble: James Webb.
Uscira in vinile, comprenderà delle collaborazioni, conterrà tracce dedicate a singoli elementi, anche alle onde gravitazionali (di cui conterrà elementi registrati dal LIGO, il centro di osservazione dedicato).
Gli spunti saranno molti, insomma, e continueranno ad essercene anche di nuovi, man mano che passerà il tempo.
Del resto, lo spazio, l’universo, è infinito…
Il disco d’esordio di TON 618, “Crab EP”, è uscito il 3 settembre 2021 in digitale sulla M87 records, sublabel di SYNTHEKE records, è composto da 3 tracce originali più un rmx.
Il disco è presente su ogni piattaforma di streaming web e su ogni webstore acquistabile (Qui per Spotify).
ENGLISH VERSION
Hello TON 618 and welcome to Parkett. Let’s start from the origins, the choice of your name. A pseudo-acronym that probably originates from its discoverer, that refer to the largest black hole ever seen in the known universe. Why did you chose this name? Tell us exactly what TON 618 is.
Hi everyone and thank you for you time. TON 618 is the name gave to the bigger super-massive black hole ever discovered so far, as well as one of the largest quasar (a near-stellar radio source with an extremely bright active galactic core) in the known universe, with a mass of 66 billion times the sun.
According to astrophysical calculations, the diameter is around 390 billion km.
However, it is not affiliated to any specific name, although it may be related to Marie-Helene Ul rich as prominent mind in this study. The birth of the project dates back to 2018, as an indefinite entity, first focused on astrophysics and astronomy; then on sound experimentation using mag netic signals from the universe.
When we refer to indefinite entity, it’s because we don’t know officially those who are behind the project, and actually it is not absolutely sure its real identity.
This is also the reason for the choice of the name, referring to the largest black hole known today, which we are still not 100% sure of its existence (if the size were to be fully confirmed, would be almost pure science fiction).
So the project begin with a significant anonymity, his founder, is it a stylistic decision or it has a particular meaning to you. The first thing that comes in my mind is the explanation that i gave to it, for instance, you don’t necessarily need to give a name or a face to some thing that is responsible to bring to big audience, the astrophysics boundaries; where today we still ignore the most of it.
Exactly, it is mostly so. We have always perceived the cosmos as something on which to base our most fascinating fantasies, yet, to make a semi quote, “Space Is Full Of Noise”
However, we have never been able to conceive of the presence of sound since there is no air in space (which allows sound waves to travel).
To make it simple, we do have sound in space, but it just can not move. There are for instance, magnetic fields of planets and stars, who has radiating signals, that if moved to the audible fre quency range, we still making it simple,they turn into sonic wave.
So we have the “sound” of neutron stars, classic stars like the Sun, planets, moons, etc..
The cosmos, which in the human imagination is often linked to absolute silence, it turns out not to be so silent, as everything present in it actually has, using the right tools to hear it, a very precise sound and therefore catchable.
Can we say that TON 618 gives voice in form of music, to the silence we perceive on Earth when we look up? a kind of man/cosmos connection? Something that from a visual be comes audible?
TON 618 is the project that has set out, first of all, and more than any other entity, to give voice, in the form of music, to the sound of space.
So yes! It is exactly how you said.
The link between man and cosmos exist because – I don’t want to get off topic here – who has to deal with universe, physics, atmosphere, and so on, is used to feel this connection, it is some thing almost ancestral, for sure spiritual but in the scientific way.
About the visible that becomes audible, that’s the kind of talk done with “SN 1987” as the struc ture of the song is actually the sound switching from the image of the nebula which the track takes its name from.
At the same time, the visible that becomes audible also concerns “sounds”, or rather signals, that come from a remote past, because we, when we observe space, we do observe the past.
Which is the technical process behind using the sounds of planets moved later on inside a sequencer? It happen by software or with specific instruments?
Logic X and Ableton are used as DAW, nearly all the instruments used are the internal ones.
The sounds are easily found on the net, both through the NASA Soundcloud profile, through You tube, and through various download sites, as they are not audio files protected by copyright.
Once the most suitable sounds have been found, in line with the kind of track you have in mind, it is up to the sound designer to give shape in the best possible way to the composition while respecting science and what the piece itself represents.
In “Crab’s” tuning -the homonymous track of the debut EP -, for instance, we started from the sound recording of the magnetic field signal of a neutron star within its same nebula.
We so made a sound design work based on the signal that became the backbone of the track, beginning from a sound that was already remarkable, to create a piece that reflect the feeling of something extreme is happening inside of it.
We’re talking about a enormously dense object, almost dense as a black hole.
To have a comparison we can say amount of neutron star that can fit in a teaspoon, have about the same weight of Mount Everest as far as it’s compact.
These objects have a magnetic field billions of times greater than the Earth one, so you could not arrange an ambient song, quiet, relaxing; rather something extreme, distressing, that follow, in fact, what a neutron star scientifically is.
SN 1987°is something else instead.
SN 1987 It is a supernova blowed up in 1987 – as the same name reminds -, which became then a nebula (planetary, in this case)
A supernova represents the final phase, glorious but at the same time tragic, of a dying star.
The song is based on the sonorization of the image of this supernova, who has in itself extremely emotional elements.
All this to say that, in the end, we aim to always act with respect for science and the cosmos, but we want also bring people closer to what we have always been fascinated to.
How you mean to approach your music to the mainstream? Through a previous explanation about what they are going to listen to, or like everything that belongs in the cosmos some times it leave us with no clue about what happening as it distorts the known physic laws, and appears like a kind of subliminal message?
Let me get this straight. You’re listening to music but you’re actually also listening to the sound of the neutron star (Crab) rather than the sound of the explosion image of the super nova SN 1987A. Do you want let them know or not?
So, let me start with the first question.
About the audience approach, TON 618 has never tabled great problems if it is more or less accessible to the masses, as the proposed music was composed with the idea that those who approach, already have an intrinsic interest, not necessarily visceral but undoubtedly strong, for the world of astrophysics and astronomy in general.
However, to reach more listeners, it has been necessary without any doubt, a simpler version of the tracks, let’s say something more accessible for the audience. That’s why the chose of Riccar do Noè for the rmx of “Crab”.
About the second, or rather the third question, yes, it is true, we want them to know that they’re listening to one ore more sounds coming from space.
TON 618’s music, and the project itself, as well as space, has no boundaries. That’s why one of the goals is to reach as many people as possible, from every corner of the plan et, where we can find the same passion for everything that concerns space, that pull everything together, for a sort of universal network (a bit like dark matter, to stay in the cosmos field).
About the second question, yes, it’s quite important for people to know that inside the music they’re listening there are sounds coming from space, because the very idea that they’re not of human origin makes us understand a lot of things.
In a world as the one we live in, where technology is reaching levels comparable to science fiction films, it is necessary to conceive a type of music that is based on elements of nature, in fact not human.
In the track “Crab”, for example, which contains the “sound” of a neutron star, speaking about its waveform, aside of being extremely old (we are talking about something younger than SN 1987A, but still on the order of thousands of years, about 8000), is also extremely strong, powerful, it have a more precise “root mean square” RMS -as called by sound engineers-.
This is the technical definition of RMS:
The RMS value of a set of values (or a continuous-time waveform) is the square root of the arithmetic mean of the squares of the values, or the square of the function that defines the continuous waveform. In physics, the RMS current value can also be defined as the “value of the direct current that dissipates the same power in a resistor.”
The root mean square in musical field for instance, can be found at high levels in radio dance mu sic, also known as EDM. In this genre we can feel the most the RMS having the perception that the music gets literally inside you trough your ears.
The choice of having “Crab” with high levels of RMS is pure stylistic and linked to the need of an audience conscious that we’re eplaning with the music how a neutron star is. Anguish and pure energy (magnetic in this case).
Tell us where the need for such a project as fascinating as complex arises. What is the background that led you to create TON 618?
Necessity arises as a project that pull together the unknown (the very identity of TON 618) of which the universe is still largely composed, as well as what we know of it, as much as the fact that the time factor does not exist, as when we listen to the sound of space, as well as when we look at, or listen to, the past. As I said previously.
So this concept of a kind of temporal “circle” that connects and closes between what we see today and what it is in reality, yesterday, in reference to the moment when everything has taken place.
For instance, when we take a look at the supernova SN 1987, we actually look exactly 150.000 years ago.
The past is in the present. Creating the future.
It’s a circle.
How would you define your music. Is it correct to put it into a precise and predetermined genre, in a world that now has dozens of sub-genres? I mean, do you think you have creat ed a new genre to put your music in to? Or we can just call it Space Ambient to name one.
There is no categorization for a music that has never been made.
It can sound like ambient, drone, noise, but it’s none of those.
TON 618 is Ton 618. It’s his music.
During the history a lot of genres has been created, and many sub genres has been developed, some are more originals then others.
However in the electronic music, the inventiveness that was the driving force from the very begin ning was mainly consumed douring the 70s and 80’s, ending permanently on the 90s.
Today is crucial reinvent the way we play sounds, using new instruments and techniques. Way more important than discover new genres.
The core is the “raw material”. That’s why TON 618 refer more to the “how” than “what” is been used to make a track.
When we talk about electronic music, we usually refer, depending on the epochs, to a very specif ic kind of instruments.
For instance, in the 70s we ha synthesizers with artists like Schulze, The Tangerine Dream, or The Kraftwerk -even if those last ones tended to use synths less than the others-, Vangelis, etc.
The 80s were the age of synth pop, but also the years of the drum Machines, in particular the
Roland brand, but not only this one. The 90’s have definitely united the 2 main instruments, clos ing the circle, with the explosion of musical phenomena such as Techno, European in particular, dance, and other marginal genres and sub-genres.
Of course, other instruments were also present, but secondary. The world of electronics has al ways substantially moved around these two types.
Today a new way to compose music is necessary, in term of arrangement and in term of sounds research.
From your expirience with the sonifications of planets which adjective would you use to identify it? Disturbing? Or empyrean? Like the Bad Masters will quote that sound as “the outermost of havens”, or direct emanation of God quoting Dante?
I will say disturbing, as TON 618 is a project that has absolute faith in sience, and often we are facing the unknown. And wha we don’t know often arouses anxiety.
However, the abstract concept of empyrean as the “highest” place, where god resides, can be paraphrased as the farthest place where reside the vast majority of objects, in astrophysics, of which little is still known.
One of these, the furthest or the highest, if we want to be in paraphrase, is TON 618.
TON 618, as it is the largest super-massive black hole discovered so far in the known universe, it has an aura of enormous interest for the world of astrophysics, but it is equally important as regards the importance of analogous black holes, by mass, which are all, regularly placed, at the centre of galaxies.
Almost all known galaxies actually have a super-massive black hole, which is a black hole in the order of millions, or billions, of km in diameter.
The concept of super-massive arises from the fact that the black holes, initially, were theo rized by Einstein, although even earlier there had been hypotheses about, in the nineteenth century, as infinitely compact and very small objects, often more than a neutron star (aver age size of a metropolis, then microscopic on a galactic scale).
When we talk about these categories, the unit of measurement we use is the solar mass, where 1 corresponds with a circle of 6 km in diameter.
In the case of TON 618, the indirect measurement reached a record 66 billion solar masses, ergo 66 x 6 = 396 billion km.
Over the last few years, discoveries about astrophysics and quantum mathematics, from the confirmation of the existence of black holes to the discovery of gravitational waves, have led to a series of enormous upheavals, about what we knew so far.
An example is the role of these, defined in jargon “super-massive black hole (SMBH)”, as of stra tegic importance within the galaxies in which they are found, as regards the birth of new stars, and therefore of hypothetical solar systems, then planets, maybe even life (extraterrestrial).
In a scientific view of Dante’s empyrean, superm-assive black holes are as close as possible to the concept of God.
Tell us about this record, about the upcoming releases, what to expect
In this EP, which is an introduction to the world of TON 618, there are 2 tracks dedicated respec tively to the most famous neutron star observed so far (Crab) and the most studied supernova in recent times (SN 1987A), in addition to the first quasar ever discovered (3C 273).
The debut album, after this EP, of TON 618, will be released exactly 1 year after the launch of the new telescope, successor of Hubble: James Webb.
It will be released on vinyl, will include collaborations, will contain tracks dedicated to individual elements, even gravitational waves (of which it will contain elements recorded by the LIGO, the dedicated observation center).
The cues will be many, in short, and there will continue to be even new, as time passes. After all, space, the universe, is infinite…
The debut album of TON 618, “Crab EP”, was released on September 3, 2021 digitally on M87 records, sub-label of SYNTHEKE records, consists of 3 original tracks plus an rmx.
The disc is present on every streaming platform and on every affordable webstore (Here Spotify).
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