Sfogliando le testate nazionali, dando uno sguardo a qualche notizia qua e là sul web, leggo con enorme piacere un articolo di Gabriele Principato sul Fatto Quotidiano che riguarda il nostro mondo.
La bella favola ha come protagonista Teresa Martini, giovane di 29 anni, che una volta completato il suo percorso di studi con una laurea in Scienze del Turismo alla Bicocca di Milano, si è vista bloccata in un sistema, quello italiano, che non permette l’inserimento nel mondo del lavoro.
Così Teresa non ci pensa due volte: aiutata biologicamente dal fatto di avere una madre tedesca, conoscendo quindi un po’ la lingua, lei parte per Francoforte dove per due anni lavora nel mondo della ristorazione guadagnando 2.000/2.500 euro al mese e riuscendo a risparmiare una cospicua somma che le servirà in seguito a pagarsi un master in organizzazione di eventi e festival internazionali della Napier University di Edimburgo.
Il suo sogno è stato da sempre lavorare nel mondo della musica, prestiamo fede nel credere elettronica vista la passione per Sven Vath, così torna da Edimburgo a Francoforte con un master e tanta voglia di realizzarsi lasciandosi ormai l’Italia alle spalle.
Le è bastato mandare un Curriculum alla Cocoon di Sven Vath che tempo due settimane le hanno proposto un colloquio del quale racconta:” Non potevo crederci, ero agitatissima. Mi hanno proposto sei mesi di stage, a cui è seguito un contratto come assistente. Adesso gestisco l’intero dipartimento di online marketing che promuove gli eventi, la musica e gli artisti dell’etichetta”.
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Naturalmente Teresa si interfaccia quotidianamente con promoter ed organizzatori italiani e proprio sulla scena del clubbing della nostra penisola ci dice:” Molti ragazzi che lavorano per offrire eventi di qualità, con dj di fama mondiale e alti standard di sicurezza faticano molto rispetto ai loro coetanei tedeschi, perché devono lottare con la burocrazia per i tanti ‘permessi’ richiesti e le limitazioni imposte dalle istituzioni. In Germania tutto è più semplice, i locali hanno meno costi e paletti, così lavorano meglio e hanno più possibilità di investire in buona musica. Qui ad esempio il divieto di servire alcolici dopo certi orari non c’è mai stato, le persone si sentono più libere e meno frustrate e non per questo si vedono le tristi scene di ubriachi in strada come in altri paesi”.(fonte Il Fatto Quotidiano).
Non ci stupiamo quindi del fatto che al Berghain un party di 48 ore con i top dj del momento costi solo 14 euro e in Italia con 14 euro quasi non ci prendi neanche un cocktail.
Pier Paolo Iafrate