La regista francese Jacqueline Caux ha in serbo per il mondo il suo terzo film sulla techno: si tratta di un documentario intitolato “Never Stop – Musica che resiste” e mette in luce le radici della techno di Detroit, con un’attenzione particolare alle etichette indipendenti che l’hanno forgiata.
“Never Stop – Musica che resiste” non è il primo lavoro della regista francese Jacqueline Caux a tangere quello scenario nato oltreoceano e che ci interessa molto. Sull’argomento techno, che di anno in anno diviene sempre più ricco e complesso alla luce delle letture e delle sfaccettature che possono essere estratte da avvenimenti passati e presenti, Jacqueline Caux ha prodotto prima “Cycles of the Mental Machine“, documentario che vede la comparsa di alcuni fondamentali esponenti come Carl Craig, Mad Mike Banks e Tyree Guyton, nonchè la voce di Electrifying Mojo. Successivamente, Jacqueline Caux torna sul tema con il più sperimentale e visionario “Man from Tomorrow“, dove un Jeff Mills che come ben sappiamo viene dal futuro, racconta se stesso senza mai essere chiaramente visibile in volto.
Per “Never Stop“, la regista è tornata a Detroit alla ricerca di materiale vivo e rappresentativo, a ormai più di trent’anni trascorsi dagli albori della techno. Il titolo viene da una frase “illuminante” che la regista ha trovato quando si è ritrovata nuovamente per quelle strade alla ricerca di graffiti. Lo ha scelto subito come titolo, in quanto rappresenta perfettamente la tenacia e la vocazione degli artisti, delle radio e delle etichette indipendenti che hanno letteralmente creato il movimento.
Il nuovo documentario racconta i primi anni, inquadrando infatti proprio il periodo storico e la mentalità di chi stava creando qualcosa di enorme e ancora non poteva rendersi conto della portata dei cambiamenti sullo scenario musicale di fine millennio – come ha detto anche Juan Atkins stesso:
“L’ho fatto semplicemente per non morire psicologicamente. Quando si osserva la città intorno a te, si vede quello che succede. Siamo stati molto giovani, e avevo giusto bisogno di fare qualche cosa”.
In particolare, il documentario si sofferma sulla fondazione delle etichette indipendenti che, nel 2017, riconosciamo come le etichette che hanno fatto la storia, come Axis, Metroplex, Transmat, UR, Planet-E, Deep Space.
La storia è complessa e comporta diverse implicazioni che oggi tendiamo a dare per scontate. In quel periodo la musica elettronica non era riconosciuta come oggi, e le major ignoravano totalmente lo scenario che andava creandosi in quella parte di mondo. Essendo musica molto lontana dai canoni (e soprattutto dagli argomenti) del rock, nessuno avrebbe scommesso sulle sue formule e sulla sua capacità di durare negli anni. Inoltre quasi tutte le personalità della prima ondata techno erano neri, quindi anche oggetto di discriminazione.
Oggi le nuove generazioni di musicisti scoprono e sviluppano l’attitudine a fare tutto da soli, a non essere quindi solamente compositori di musica ma anche sapere qualcosa del lato giuridico della musica, mettere su un home studio con le proprie possibilità economiche, studiare anche l’immagine e l’estetica di un artista, sapersi pubblicizzare e prouovere nella rete e nelle possibilità che ci offre il digitale. Tutti questi aspetti erano una novità alla fine degli anni ’80, dove si colloca più o meno la nascita della techno a Detroit. Gli artisti che oggi riconosciamo come padri fondatori di questa musica sono stati i primi a muovere questo tipo di passi, e che sono divenuti la base per i musicisti indipendenti di oggi. Per cui ritroviamo come intrinseco all’interno della storia della techno il passaggio dall’essere semplicemente un musicista al divenire imprenditore e proprietario di un’etichetta. E “Never Stop” racconta proprio attraverso quelle label l’importanza di tutto questo, dei cambiamenti portati nel mondo, del posto che la musica elettronica si è guadagnata e di come certi paradigmi si sono evoluti fino a diventare gli standard odierni.
Il documentario è stato trasmesso in anteprima mondiale all’Auditorium del Museo del Louvre il 22 gennaio 2017. Per chi avesse dimestichezza con il francese e ha voglia di leggere l’intervista a Jacqueline Caux riguardo a “Never Stop – musica che resiste”, la può trovare QUI.