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Dopo i 30 anni non si ascolta più nuova musica; o almeno si smette di cercarla.
Non si tratta del solito luogo comune ma il risultato di un’indagine realizzata dal provider di musica on-line Deezer, recentemente pubblicata.

Servizi di streaming (Spotify, Deezer, Apple Music in primis) insieme ad altri contenuti digitali ma soggetti ad un decadimento rapido per i più giovani da un lato; prepotente  ritorno del vinile tra i supporti più venduti per il segmento di clientela adulta:  se il mercato discografico in generale si sta polarizzando su questi due estremi, profondamente diversi per target di riferimento, strumenti di marketing e modalità di fruizione, quello della nuova musica risulta, invece, sempre più orientato a intercettare nel segmento “under 30” il proprio pubblico.

Questa tendenza sempre più marcata è confermata anche da una recente indagine di Deezer: il provider francese ha condotto infatti uno studio per cercare di comprendere l’età in cui le persone tendono a smettere di cercare musica nuova.

Senza timore di essere smentiti premettiamo che i dati della survey (non la prima tra le indagini che si occupano di questo argomento) fanno riferimento ad una media e siamo certi che molti di coloro che leggeranno quest’articolo (senza tralasciare, ovviamente, chi scrive) non si sentano affatto in linea con le caratteristiche del campione statistico oggetto di questa ricerca.

Nuova musica

I dati raccolti dai ricercatori di Deezer parlano chiaro: studiando il comportamento di 1.000 utenti  di diverse età nel Regno Unito, gli esperti ingaggiati dalla streaming company transalpina hanno concluso che la maggior parte delle persone viene colpita da un fenomeno conosciuto come “paralisi musicale” – un termine coniato per descrivere una generale mancanza di interesse e motivazione a scoprire nuova musica – all’età di 30 anni.

I motivi di questa pausa , per alcuni temporanea per altri addirittura definitiva, dell’interesse nei confronti della musica nuova che si  manifesta una volta superate le tre decadi può essere attribuito a diversi fattori:  il 19%  degli intervistati afferma di essere sopraffatto dall’aumento sproporzionato dell’offerta musicale degli ultimi anni, il 16% sostiene di non riuscire a scoprire nuova musica a causa della mancanza di tempo legata agli impegni lavorativi e l’11% non è in grado di trovare nuovi brani a causa del lavoro di cura dedicato ai propri figli piccoli.

Tuttavia la ricerca svela che, nonostante queste limitazioni, oltre la metà degli intervistati dichiara di voler recuperare del tempo per scoprire nuova musica, mentre circa il 47% degli ascoltatori oltre i 30 anni si dimostra semplicemente disinteressato a farlo.

Significativo il dato che riguarda il 60% di coloro che hanno preso parte al sondaggio, i quali avrebbero ammesso di sentirsi attualmente prigionieri di una sorta di “vuoto musicale” – ascoltando soltanto la musica che hanno scoperto e apprezzato negli anni passati.

Lo studio individua anche l’età di 24 anni come il “picco” nell’arco della vita per un nuovo interesse e scoperta musicale. A questa età,  infatti, tre quarti degli intervistati hanno riferito di aver ascoltato dieci o più brani nuovi a settimana e il 64% si è sforzato di cercare almeno cinque nuovi artisti ogni mese.

Secondo la ricerca di Deezer, questo presunto blocco psicologico, ormai noto come “paralisi musicale“, può verificarsi in diversi momenti della vita, indipendentemente dell‘età anagrafica di ognuno.

In Scozia,  ad esempio, la maggior parte dei partecipanti all’indagine risulta non aver subito gli effetti della “paralisi”  fino all’età di 40 anni.  In Galles e nel nord-ovest del Regno Unito, invece,  si può iniziare ad essere vittime di questa condizione musicalmente invalidante già alla prematura età di 23 anni.