Chi fra noi, amanti dell’elettronica, non ha mai ballato “Blackwater”? Chi non si è mai emozionato sulle sue note? O sulla magnifica voce di Ann Saunderson?
“Blackwater” è uno di quei rarissimi dischi che diventano “manifesti” di un intero genere musicale, marcatori di epoche passate, alle quali è garantita sopravvivenza nel presente e nel futuro da questi stessi dischi e dai loro autori.
Gli autori in questione sono gli OCTAVE ONE, duo (e più) americano che nel 2000 fece uscire questa perla. La loro è stata una carriera solcata da grandi successi discografici, e da live sets che hanno portato in giro per il mondo durante tutti questi anni.
Nel dicembre scorso hanno fatto qualcosa di storico e di fondamentale importanza per la dignità della musica elettronica, troppo spesso attaccata e screditata, dando vita – in collaborazione con la Tonhalle Orchestra di Zurigo- a un evento che ha unito gli archi e fiati della musica classica con i synths duri e ritmati dell’elettronica in stile OCTAVE ONE.
Unione azzardata – già sperimentata in passato da Jeff Mills e Oliver Koletzki – che dimostra quanto sia bella e libera tutta la musica di qualità, e quanto l’apparente rapporto ossimòrico che c’è fra musica classica e techno possa essere motivo di ispirazione per la ricerca di nuove e interessanti vie artistiche.
Qui l’esecuzione live di “Jazzo”. Godetevela!
Gigi Caputo