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Il 20 novembre, la scena techno internazionale ha ricevuto un annuncio inaspettato. Paula Temple, DJ e produttrice britannica di fama mondiale, si ritirerà dalle scene live all’inizio del 2025.

Nel suo ultimo post di Instagram, Paula Temple ha condiviso un messaggio che scuote le fondamenta del panorama elettronico. “La techno e il rave sono state le mie passioni per 33 anni”, aprendo uno squarcio sulla dimensione intima di un’artista che ha dedicato la vita intera alla musica elettronica.

Gli ultimi undici anni, descritti come “un sogno diventato realtà”, hanno rappresentato l’apice di un percorso artistico straordinario. Tuttavia, il peso del burnout e una crescente dissonanza con l’evoluzione del panorama musicale post-pandemia hanno spinto l’artista verso una decisione tanto coraggiosa quanto significativa.

Nel suo messaggio, Temple tocca un nervo scoperto dell’industria musicale contemporanea, evidenziando come il mondo della hard techno si sia trasformato in quello che lei definisce “un universo di performer influencer”. Un cambiamento che l’ha portata a sentirsi “incompatibile” con le nuove direzioni del genere che l’ha vista protagonista per oltre tre decenni.

Il futuro si prospetta meno frenetico di come era prima per Paula, che esprime il desiderio di rallentare il ritmo, adottare un cane e dedicarsi esclusivamente alla produzione musicale.

“Ho appena scalfito la superficie di ciò che posso creare”, rivela l’artista, lasciando intravedere un orizzonte creativo ancora tutto da esplorare, potenzialmente distante dalle sonorità hard techno che l’hanno resa celebre.

Prima del suo temporaneo addio alle scene, Temple ha programmato dieci ultimi, preziosi appuntamenti live. Un tour d’addio che toccherà location prestigiose tra Malta, Anversa, Amsterdam, New York e Chicago, per concludersi con un’ultima performance a Bogotà nel febbraio del prossimo anno.

In questo momento di evoluzione del settore, la decisione di Paula Temple rappresenta non solo una scelta personale, ma anche una profonda riflessione sullo stato attuale della scena techno internazionale. Un gesto che potrebbe ispirare altri artisti a riconsiderare il proprio rapporto con la creatività, l’autenticità e le pressioni dell’industria musicale contemporanea.