Qualcuno tra i più nerd si ricorderà sicuramente del Polivoks, sintetizzatore russo degli anni ’80. Sarà felice di sapere sta per tornare in grande spolvero.
Tornerà in produzione il buon vecchio Polivoks, sintetizzatore analogico che venne prodotto durante gli anni ’80 in quella che fu l’Unione Sovietica. Spartano e profondamente russo nell’estetica e nel carattere, sarà un nuovo Polivoks, fedele all’originale ma aggiornato quanto basta per tenere testa all’ampia concorrenza attuale.
Nell’eterna guerra fredda, o se si preferisce, rivalità culturale tra Stati Uniti e Russia, il Polivoks si colloca come risposta asiatica all’atlantico sintetizzatore Moog ed è ad oggi l’unico esempio di sintetizzatore di produzione russa che ha raggiunto il grande pubblico.
Nella sua architettura è dotato di due oscillatori a forme d’onda rampa, pulsativa e triangolare, che possono interagire in modalità unison, o indipendentemente in modalità duofonica. Presenta i classici due inviluppi ADSR (Attack, decay, sustain, release) per filtro e amplificatore, nonchè la modulazione data dalla LFO. Il filtro passa basso / passa banda risonante a 24 dB / ottava si è reso particolarmente famoso per il suo piglio tagliente – contrapposto al setoso filtro Moog che fischia ma non stride.
Nella versione che sarà presto messa in circolazione saranno presenti anche le connessioni MIDI, oggi immancabili in praticamente ogni sintetizzatore. Tuttavia, le fonti ufficiali fanno sapere che si tratterà di un’edizione limitatissima, e ne saranno assemblati a mano solo cento esemplari. Potete immaginare quindi il delirio che si verrà a creare per coloro che vorranno accaparrarsi una tale rarità. E di conseguenza possiamo anche immaginare che il prezzo sarà un tasto particolarmente dolente.
Le prime foto ufficiali che ci giungono mostrano una livrea rinnovata, bianca e nera, con i caratteri in cirillico come nella precedente versione ma purtroppo senza la vistosa scritta “Поливокс” a caratteri cubitali. Quella moderna è un’edizione desktop, da abbinare a una tastiera, che ci fa dimenticare la stazza pachidermica del predecessore. Ma la sua parte più importante è rimasta fedele all’originale in maniera più rigorosa: il circuito, ma soprattutto la componentistica, all’85% ricavata dagli originali componenti sovietici di fabbrica.
E’ stato spesso emulato da altre compagnie che, forse tradendo un po’ di nostalgia, hanno voluto restituire in questi anni di assenza qualche ricordo concreto del Polivoks: dalla Erica Synths che ha prodotto alcuni moduli che ne ricalcano delle sezioni, alla Image-Line, casa sviluppatrice di FL Studio che ha disegnato l’ottimo sintetizzatore VST “Sawer“.
Sarà difficile essere tra i pochissimi che torneranno a suonarlo. Nel frattempo, possiamo sentirlo in tutta la sua poesia dalle mani del suo inventore Vladimir Kuzmin e il suo inconfondibile accento.
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