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In anteprima su Parkett vi presentiamo “Hidden Layer” traccia estratta dall’ultimo ep firmato da Lucio per l’italianissima On Every Planet.

Nato ad Isernia nel 1996, Lucio Ragozzino è un producer che si sta distinguendo per l’altissima qualità delle sue produzioni. Il suo sound esplora tutte le sfumature dell’house music più radicale, dando vita a delle release che si sono fatte strada all’interno dei club più importanti della scena underground europea. Co-fondatore di Roof Records dopo essere diventato dj resident dell’omonimo club nel 2017, le sue release su Yay (2020) e Futura (2021) hanno iniziato ad attirare la nostra attenzione per le contemporaneità della sua proposta. I lavori di Lucio, infatti, escono dalla dimensione nazionale inserendosi in una corrente musicale che da qualche anno è protagonista all’interno dei dancefloor più importanti del nostro Continente. Assistere al suo dj set durante il party per i cinque anni di Syncretism all’://about blank di Berlino, non ha fatto altro che confermare le nostre impressioni: Lucio è un talento che sa esprimersi sia come dj che come producer, e per questo abbiamo deciso di ospitarlo su Parkett.

Oggi, vi presentiamo in anteprima “Hidden Layer”, una produzione estratta da “Autocad Ep” in uscita su On Every Planet. La label, fondata da Danush e Charlie Iapicone, ha l’obiettivo di ricercare nuove sonorità all’interno di un panorama musicale ben definito, e il sound di Lucio rappresenta sicuramente una delle proposte più interessanti che la scena underground italiana vanta in questo preciso momento. Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con Lucio per approfondire il suo approccio alle produzioni, il suo background musicale e come nasce “Autocad Ep”. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ciao Lucio, benvenuto su Parkett. Ci racconti un po’ come è nata la tua passione per la musica elettronica? Quali sono gli artisti o i party che più ti hanno influenzato all’inizio della tua carriera?

La mia passione per la musica è sempre stata presente sin da quando ero piccolo, iniziando con il metal e l’hip-hop. Ho studiato percussioni all’età di 12 anni e ho cominciato ad avvicinarmi alla musica elettronica grazie all’ascolto dei Pink Floyd. Rovistando tra la collezione di vinili di mio zio trovai “Obscured By Clouds”, mi incuriosì la copertina e decisi di ascoltarlo: il pad imponente della prima traccia è stato un suono per me completamente nuovo, che mi ha spinto verso la conoscenza della band. Continuando a spulciare all’interno della sua collezione trovai “Dark Side of the Moon” con la celebre On the Run. Realizzai che era qualcosa di veramente strano che non avevo mai ascoltato prima. Subito pensai: “Anche io voglio farlo” e cercando sul web scoprii che FL studio era il software che faceva per me, lo scaricai e iniziai a creare.

Inizialmente mi dedicai solamente alla ricerca sonora, creando pezzi sperimentali con synth offerti da FL Studio, senza una particolare attenzione verso la club culture. Solo più tardi scoprii questo mondo grazie al Roof Club che mi ha fatto avvicinare alle produzioni di Villalobos, figura che in quel tempo ha influenzato il mio approccio musicale.

In seguito, ho scoperto le etichette degli anni ’90, la bleep, l’acid e il suono Detroit. Non saprei farti il nome di un artista nello specifico; tuttavia, posso dirti che figure come LFO, Marco Repetto, N-Joi, Giò Canepa, Roby-J, DJ Deeon e D.I.E. hanno ispirato le mie produzioni. Credo di poter affermare con certezza che la mia passione per la musica elettronica nasce da una combinazione di influenze musicali diverse e da un desiderio di esplorare nuove sonorità e nuovi generi.

Quando hai iniziato a produrre musica e come hai capito che questa poteva essere la strada giusta per poterti esprimere come artista?

Avevo 16 anni quando ho iniziato a produrre musica orientata al club. Ricordo ancora la sera in cui ascoltai il primo disco che mi fece innamorare dell’house music; su YouTube avevo trovato “Bak 2 Bassiks – I can feel Desire”. Fui colpito profondamente dal kick sostanzioso e dalla drum line: rimasi di stucco. Da lì mi si aprì questo mondo stupendo. È così che ho iniziato ad appassionarmi a questa sottocultura, a questo filone immenso dell’elettronica.

Successivamente ho acquistato i primi strumenti per produrre musica elettronica: drum machine, Ableton, scheda audio e dischi da cui ricavare dei sample (non pensavo ancora di fare il DJ). Sicuramente l’artista è colui che crea un qualcosa lasciandosi ispirare da un’emozione o da un evento. Quando ho creato la traccia Biancaland ho sentito davvero mio questo processo.

Prima di Biancaland cercavo di essere tecnico e tentavo di emulare un qualcosa che già esisteva. Volevo confrontarmi con le produzioni dei più grandi e capire se fossi capace anche io. Non c’erano sentimenti, era un approccio sbagliato. Bianca è mia nipote e avevo questa sua immagine nella mente; la vedevo che saltellava spensierata in un prato e ho iniziato a comporre le note dell’organo. Volevo creare una traccia divertente e simpatica, leggera, ma allo stesso tempo che facesse ballare, doveva avere un bel kick e una bella bassline. Dopo esser riuscito a sviluppare quest’idea ho capito che potevo iniziare un percorso nella musica.

Hai pubblicato diverse uscite su etichette come Yay, Futura e Roof. Ci racconti come nascono le tue release e come si è evoluto il tuo sound negli anni?

Ogni release è stata un’esperienza unica e rappresenta una fase diversa del mio percorso musicale. In particolare, la mia prima release su Roof Records è stata un momento significativo per me. Fondai l’etichetta insieme a Paolo e Diego e le quattro tracce incluse della release rappresentano differenti fasi della mia crescita come producer. Sono sempre stato attratto dal basso profondo e “square” presente nelle tracce bleep, un suono che ha contraddistinto molte delle mie produzioni. La traccia “Unemotional” è stata creata intorno all’idea di questo basso, mentre “Purple Waves” è stata ispirata dalle produzioni italiane deep house dei primissimi anni ’90.

Con la traccia “Morchio: The Pizza Maker”, ho sperimentato l’utilizzo di sample per creare una traccia esplosiva ed energica. Questa è stata una delle prime volte in cui ho utilizzato i sample, imparando a dare loro una nuova vita all’interno delle mie produzioni.

Un’altra fase musicale è rappresentata dall’uscita su Yay. In questo caso ho cercato di creare un sound unico che rappresentasse la mia impronta personale. La traccia “XS” è stata un vero e proprio esperimento, partendo da un riff di chitarra elettrica e creando un costante “call and response” tra parti acide e bleep/ipnotiche, intervallate da un pad industriale che crea una sensazione di smarrimento nell’ascoltatore.

Con la mia prima release su Futura, la label di Leon, ho finalmente trovato la mia vera identità musicale, che risente anche dell’esperienza acquisita come DJ. La traccia “Mystic Area” rappresenta al meglio la mia ricerca sonora, con un basso solido e un ritmo incalzante creato dall’utilizzo di 808 e 909. Ho arricchito la traccia con sonorità mistiche e malinconiche, ma ho lasciato spazio anche a parti più house utilizzando dei sample, che ormai sono parte integrante delle mie produzioni.

Ogni release rappresenta una fase diversa del mio percorso musicale. Sono sempre alla ricerca di suoni unici e sperimentali, che mi consentano di avere un sound personale e riconoscibile. Un qualcosa che quando ascolti una mia traccia pensi: “Secondo me è di Lucio”.

Oggi presentiamo in anteprima “Hidden Layer”, traccia estratta da Autocad Ep, la tua nuova release su On Every Planet Records. Da dove viene questa nuova collaborazione?

A essere sincero non conoscevo la label, anche perché è nuovissima. Agli inizi di febbraio vengo contattato da Peppe, uno dei fondatori, che mi dice di aver ascoltato le mie precedenti uscite insieme al suo socio e che sono interessati a pubblicare i miei lavori. C’è stata immediatamente sintonia con loro, poiché, da subito, ho notato la loro professionalità e la loro grande voglia di fare. Sono questi secondo me i presupposti giusti per poter collaborare con un’etichetta.  Vorrei cogliere l’occasione per ringraziarli qui pubblicamente e far loro un grande in bocca al lupo per il fantastico progetto.

Quello che mi piace di più della musica è che ha il potere di creare nuovi legami, possono nascere grandi cose quando meno te lo aspetti. Mi piace condividere le mie tracce ed ascoltarne di nuove, entrare in contatto con più realtà e accolgo con piacere le novità.

Con quali parole descriveresti Autocad Ep nel suo complesso e, più in particolare, “Hidden Layer”? A me personalmente è piaciuto molto come il suono della 303 incontra una bassline profonda e avvolgente, creando un mix quasi inaspettato che contrappone un basso house contemporaneo a una nota acida proveniente invece dal passato; ho apprezzato molto anche come il tutto venga bilanciato dalla ritmica tipicamente anni ’90 e da un synth che rende Hidden Layer una produzione, a mio parere, squisitamente dancefloor-friendly.

Autocad è il programma con il quale lavoro e i nomi delle tracce invece sono alcuni dei comandi del software. Autocad fa parte delle mie giornate da più di dieci anni, insieme ad Ableton: di giorno Autocad, di sera Ableton. Con questo EP ho voluto fondere la mia passione e il mio lavoro.

La traccia Hidden Layer è un lavoro che mi soddisfa molto. Ho voluto creare due layer di basso, uno profondo che arriva sui 200/300 Hz e un altro un po’ più alto, con l’intenzione di dare un flow alla traccia. Il fatto che tu pensi sia una 303 mi rende felice, perché in realtà non lo è. Il suono è stato creato partendo da un preset che è sull’SH-101.

Sono davvero ossessionato dal flow della 303 che difficilmente si riesce a riprodurre con altre macchine e, allo stesso tempo, amo questo basso tra square e sine che trovo impossibile modellare con una 303. Ho deciso di creare questa fusione partendo dall’SH-101: dalla tua affermazione mi pare di capire che l’obiettivo è stato raggiunto.

Il nome Hidden Layer deriva dall’utilizzo di questi due strati di basso. Quello profondo c’è, e dà supporto alla traccia, ma rimane “nascosto” rispetto all’altro con più ritmo e flow. In Autocad questo comando svolge la stessa funzione, nasconde oggetti in secondo piano, ma comunque essenziali, dando visibilità ad oggetti sui quali si sta lavorando.

Lucio oggi si sente più un dj o più un produttore?

Assolutamente producer. Trovo più divertente ed espressiva quest’attività. Anche fare il Dj per me è molto stimolante, dopo una serata sono pieno di idee, ma se mi chiedessero di scegliere tra fare il dj o il producer per il resto della vita, risponderei producer senza pensarci due volte…

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sento che il mio sound sta prendendo un’altra direzione fondendo la techno con la progressive house. Da un po’ di tempo ho in mente di creare un progetto che unisca musica e video, vorrei associare i suoni con delle immagini, permettendo all’ascoltatore di visualizzare le “ambientazioni” che si figurano nella mia mente quando produco.

Parlando della label invece, io e miei soci stiamo pensando di lanciarne una digitale. L’idea nasce dall’esigenza di pubblicare tracce che non rispecchiano pienamente il sound che ricerchiamo con il progetto Roof Records. Ci arrivano demo molto interessanti che spaziano dalla techno pura alla breakbeat o tech house, generi distanti dalle tipiche release Roof Records ma che comunque riteniamo valide.

Autocad Ep tracklist

  • Hidden Layer
  • Poly Line
  • Parametric Ambient
  • Parametric Ambient (Furz remix)

Per ascoltare tutte le premiere in esclusiva su Parkett vi invitiamo a cliccare QUI, mentre QUI troverete le nostre interviste.