Chi segue i generi più underground non è abituato a vedere artisti miliardari. O meglio si contano sulle dita delle mani gli artisti che ottengono ingaggi enormi per le loro serate e che vendono un numero apprezzabile di album.
Siamo più portati invece a vedere gli artisti che si dedicano ad altri generi con automobili da favola, ville lussuosissime, serate di lusso e sfarzo. Ma quanto sarà vero questo nel prossimo futuro? Analizziamo oggi il caso del compositore statunitense Armen Chakmakian.
Produttore di jazz e World Music, nominato ai Grammy Awards, compositore di numerose sigle per show televisivi americani ed europei, alcuni suoi componimenti sono finiti nelle compilation del Buddha Bar, ha lavorato anche per lo spettacolo campione di incassi ‘Saltimbanco’ del Cirque Du Soleil. Non propriamente il ragazzino con Ableton e la tastierina in cameretta.
Armen Chakmakian ha condiviso con il resto del mondo, tramite il sito internet digitalmusicnews.com, il suo Royalty Statement, che riassume il compenso dei diritti per l’utilizzo di alcune delle sue tracce più famose per un totale di 14227 riproduzioni.
Bene, se già stavate pensando in quale sperduta località di vacanza si fosse recato per festeggiare, avreste sicuramente corso troppo perché nonostante il grande numero di riproduzioni, Armen Chakmakian ha guadagnato l’incredibile somma di 4 dollari e 20 centesimi (due ottimi hamburger da McDonald’s e un free refill di Coca Cola ndr) a cui vanno sommati altri addendi provenienti da altre piattaforme, e la royalty prevista per l’etichetta in quanto egli stesso è proprietario della label con cui pubblica i suoi lavori, per un totale di 30 dollari e 89 centesimi in un mese.
La domanda allora è la seguente: Chi sta veramente guadagnando dalle nuove piattaforme per la fruizione dell’audio digitale? Gli artisti? La musica? Quale direzione prenderà la produzione musicale? Rimarranno solo hobbisti? Gli studi da 1000$ al giorno diventeranno superflui? Esisteranno ancora musicisti di professione?
Alessandro Cocco