Dopo cinque anni di totale silenzio torna Rise Records, l’etichetta di Giacomo Maiolini che ha portato nel mercato italiano i più importanti nomi della musica elettronica internazionale.
Se sei nato a cavallo tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, beh, allora hai visuto a pieno quel momento di diffusione della musica elettronica. Per la prima volta arrivavano sul mercato italiano grandi nomi come Avicii, Hardwell e tantissimi altri. Per quanti, come il sottoscritto, hanno vissuto quel momento due nomi erano ricorrenti: Rise Records e Time Records.
Dietro a ciascuno di queste etichette, c’è un solo nome: Giacomo Maiolini. Una personalità che, attraverso una visione dal forte gusto internazionale, ha saputo dare lustro al mercato italiano.
A distanza di cinque anni dalla sua ultima pubblicazione nel 2018, il progetto di Rise Records riaccende i motori, pronto a stupire ancora con tanta nuova musica. Per l’occasione abbiamo deciso di rivolgere alcune domande all’uomo che ha creato tutto questo. Basta esitare. Lasciamo spazio alle parole di Giacomo Maiolini, fondatore di Rise Records.
Ciao Giacomo, Benvenuto su Parkettchannel.it! Hai vissuto la musica e l’industria sotto vari aspetti. Per prima cosa vorrei chiederti: come ti definiresti oggi?
Un discografico che dopo quasi 40 anni di attività cerca ancora di anticipare le tendenze musicali con lo stesso spirito di inizio carriera.
Giacomo Maiolini, Rise Records. ©️ PH. Sensey Stephane
Con Rise Records avete settato dei nuovi standard in ambito di industria musicale. Quanto è importante l’innovazione nell’ambito della musica e della comunicazione?
Viviamo nell’innovazione e nella velocità per cui direi che la novità, affiancata alla qualità, sono fondamentali per creare un brano game-changer.
Da diversi anni la musica è divenuta molto più demagogica, e non so se possa essere un bene o un male. Il fisico è stato sostituito dal digitale e dallo streaming. Ritieni che questo sia una delle cause della “musica fast-food”?
Rise Records nasce con lo spirito che ci contraddistingue, novità di tendenza anche ma con un occhio agli stream. L’avvento dello streaming ha penalizzato il lavoro dei progetti album avvantaggiando quello dei singoli.
Purtroppo, negli ultimi anni i produttori stanno seguendo il trend del momento, ovvero quello di pubblicare nuovi singoli ogni 5-6 settimane per tenere alto il numero di ascoltatori mensili. Questa cosa non aiuta sicuramente la qualità della musica, ma solo i numeri e l’algoritmo di Spotify.
Giacomo Maiolini, Rise Records. ©️ PH. Stylez
E per quanto riguarda la comunicazione dei vostri prodotti, immagino voi puntiate al mercato internazionale.
Da sempre sia come Time che come Rise (si riferisce a Time Records e Rise Records, ndr) il riferimento è il mercato internazionale, quindi, anche questa nuova versione di Rise è rivolta soprattutto a quello.
Spesso i nostri successi sono partiti prima dall’estero per poi rientrare in Italia.
Ma facciamo un passo indietro. Rise Records è nata nel 1997 e avete portato nel mercato italiano nomi importantissimi. Suppongo non sia stato semplice mettere questi nomi a catalogo.
Abbiamo firmato i primi singoli di Avicii, Hardwell, Lost Frequencies e molti altri produttori prima di tutti e chiaramente la credibilità di Time nell’ambito crossover ci ha permesso di firmarli su Rise prima di altre label. Di facile non c’è nulla, c’è solo tanta tenacia e passione per questo lavoro.
Giacomo Maiolini. ©️ PH. Giovanni Gastel
Fra tutti c’è un progetto (o un artista) di cui Rise Records è particolarmente orgogliosa?
È necessario precisare che se è vero che abbiamo portato molti artisti sul mercato italiano – vedi Avicii, Hardwell, ve ne sono stati altri che abbiamo portato a livello internazionale – quando avevamo acquisito i diritti per il mondo, un esempio su tutti Paul Johnson. (Leggi la nostra intervista in esclusiva a Paul Johnson).
Non esiste un brano per cui essere orgogliosi più di altri in quando sono tutti nomi che hanno fatto parte della nostra sfera artistica. I brani che rappresentano l’identità artistica sono i Tamperer feat. Maya, Paul Johnson, Black Legend. Progetti che nascono club ma hanno poi un appeal crossover, come il primo progetto della nuova era Rise: “The Avener & White Shrts – ALPACA”.
Giacomo Maiolini, Rise Records. ©️ Foto Ufficio Stampa
Sicuramente i successi sono frutto di grandi rischi. Quanto è stato difficile avviare questo tipo di attività in Italia?
Ai tempi quando avviai Rise ero conscio delle difficoltà, ma non mi sono fatto spaventare e quando è stato necessario investire per poter firmare un disco ed anticipare la concorrenza non mi sono mai tirato indietro, ed i risultati mi hanno dato ragione.
Ora ha inizio un nuovo percorso. Rise Record dopo un periodo di stop torna pubblicando il suo primo singolo “The Avener & White Shrts – ALPACA”, dopo cinque anni. Come mai questa scelta: il blasone è davvero così importante?
La voglia deriva dal fatto che stiamo creando le condizioni artistiche per riprendere quanto interrotto 5 anni fa. Rise è stata una Label storica nel panorama club. Ricominciare da dove ci eravamo fermati con la stessa visione e prospettiva rende il progetto facilmente identificabile e chiaramente, in ultimo, parlerà la musica.
Vogliamo ricreare quella magia che era nata a fine anni ’90: vogliamo tornare a divertirci, a creare, a sognare con nuovi suoni e generi musicali che verranno da qui in avanti. Sono molto fiducioso!
Giacomo Maiolini, Rise Records. ©️ Foto Ufficio Stampa