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Siamo stati al Berlin Atonal 2023: Parkett vi racconta gli highlights del primo weekend del celebre festival berlinese, punto di riferimento per la musica e le arti avant-garde.

Dopo una pausa di quattro anni, il Berlin Atonal fa il suo atteso ritorno al Kraftwerk Berlin. L’edizione 2023 ha accolto artisti internazionali, ognuno con il suo talento e la sua visione unica, spingendo i limiti della musica contemporanea in direzioni sorprendenti e innovative. Première di album in anteprima, performance suggestive, progetti multidisciplinari: il primo weekend non ha deluso le aspettative. Ecco il nostro racconto.

Giorno 1: Berlin Atonal, caleidoscopio sonoro e visivo

Il sipario si alza su Laurel Halo e sul suo nuovo album Atlas, descritto dall’artista come un “viaggio onirico verso il subconscio“. Tra le melodie del pianoforte e i synth, Halo trasporta l’ascoltatore in un mondo sognante, talvolta pervaso da toni inquietanti, intensificati dalle risonanze del violoncello di Leila Bordreuil, che la accompagna in scena. La capacità di Laurel Halo di amalgamare elementi jazz, ambient e dark ambient in un’opera omogenea evidenzia una crescita artistica che si è sviluppata nel corso del tempo.

Berlin Atonal
Credit Photo Helge Mundt

La delicatezza di “Atlas” si contrappone in maniera netta ai suoni duri ed intensi degli Eros. Il progetto, creato dal producer degli Einstürzende Neubauten Boris Wilsdorf, Karl O’Connor, noto anche come Regis, e Liam Andrews dei MY DISCO, ha portato sul palco un suono diametralmente opposto a quello di Halo, attingendo dalle correnti no wave e industrial. Il loro stile evoca artisti come This Heat, Cabaret Voltaire, Suicide e Soft Moon (“lanciato” in un contesto post-industriale), con un’innegabile influenza degli Einstürzende Neubauten.

Il mix di influenze, che trae ispirazione tanto da artisti e progetti storici quanto da quelli contemporanei, testimonia la vitalità e la capacità di rinnovamento dei generi industrial e no wave. Eros riesce a catturare l’essenza di queste contaminazioni, arricchendole con un tocco personale che conferisce all’esibizione un carattere contemporaneo e quasi futurista.

Berlin Atonal
Credit Photo Helge Mundt

Appena terminata l’esibizione degli Eros, l’atmosfera viene interrotta dai rintocchi di una campana e da un forte odore di incenso, attirando immediatamente l’attenzione della folla. La ballerina e performance artist Florentina Holzinger presenta Études for Church. I rintocchi della campana simboleggiano il “risveglio dell’anima addormentata”, ma in questa performance è il corpo, non l’anima, a essere messo in risalto. Le performer, nude, si esibiscono in aria con movimenti acrobatici, alternando sinuosità a momenti di grande intensità.

L’opera riflette la fascinazione e l’inquietudine evocate dalla Chiesa, rappresentate attraverso l’esplorazione del corpo umano, un organismo che, simile agli ambienti religiosi, ha il potere di affascinare, inquietare e renderci insicuri.

Berlin Atonal
Credit Photo Mayra Wallraff

Uno degli artisti rivelazione del Berlin Atonal è sicuramente Rainy Miller. Il rapper e produttore britannico presenta A Fugue State, un’indagine sonora e lirica sull’ “estrema volatilità della spiritualità umana”. Ciò che colpisce è il suo utilizzo dell’autotune (roba che Bersani avrebbe avuto un collasso), che trasforma la sua voce in un vero e proprio strumento musicale. Rainy non è mai sul palco, cammina tra la folla che si guarda intorno, cercando di capire dove si trovi, seguendo la voce. Ad un certo punto, gattona tra il pubblico.

Impossibile non notare l’influenza di Kanye West, anche se Miller bazzica in territori più emo-drill.

Berlin Atonal
Credit Photo Frankie Casillo

A chiudere il Main Stage durante la prima serata di Berlin Atonal ci pensano Caterina Barbieri e Space Afrika. I due universi musicali degli artisti si fondono armoniosamente. Gli artisti britannici creano beat dall’atmosfera ambient, mentre la polistrumentista italiana incanta il pubblico con la sua voce eterea e gli accordi melodici della chitarra.

Mondi cibernetici e atmosfere oniriche si incontrano dando vita ad un’esibizione che si rivela (anche se non avevamo dubbi) all’altezza delle aspettative. L’intera performance è impreziosita da giochi di luci, arcobaleni creati dall’artista Marcel Weber, aka MFO. Un’esperienza suggestiva difficile da dimenticare.

Berlin Atonal
Credit Photo Frankie Casillo

Giorno 2: Contrasti e convergenze

Il secondo giorno di Berlin Atonal inizia con una performance eclettica sul Main Stage. Il producer Sam Shackleton collabora con Waclaw Zimpel e Siddharta Belmannu, freschi di nuovo album In The Cell of Dreams. La loro performance amalgama ambient, new age, melodie meditative, folk-trance e musica carnatica. Belmannu è un talento emergente della musica carnatica indiana, alterna canto in hindi e inglese con il suo voice synthetizer. Waclaw Zimpel mostra il suo virtuosismo al clarinetto, ammaliando il pubblico.

I tre artisti dimostrano una notevole capacità di integrare elementi di diversi mondi musicali e visivi e regalano una performance che tocca quasi il trascendentale. La collaborazione con il regista Pedro Maia rende l’esibizione non solo un evento sonoro, ma un viaggio audiovisivo completo che coinvolge e stimola tutti i sensi.

Berlin Atonal
Credit Photo Helge Mundt

Improvvisamente, dal palco vicino, luci bianche illuminano l’intera sala del Kraftwerk Berlin. È il momento di Venus Ex Machina e della sua Lemurian Tones, un’esibizione che si avventura ed esplora l’ignoto, ispirata dalla Lemuria, un’antica terra sommersa sotto l’Oceano Indiano, priva di documentazione storica. A differenza della performance precedente, la scenografia qui è più essenziale, con il bianco a dominare e avvolgere l’artista britannica.

Similmente alla terra sommersa, la voce di VEM inizialmente si nasconde, emergendo gradualmente per decorare i suoni glitch e i beat noisy-techno con toni melodici ed incredibilmente affascinanti. Un contrasto impeccabile.

Credit Photo Helge Mundt

La musicista Sara Parkman sale sul palco, ha un violino con sè e un libricino da cui legge (e successivamente intona) i testi di alcuni canti gregoriani. Ma sul palco non è sola. Pär Grindvik e Peder Mannerfelt, conosciuti per il loro progetto Aasthma, suonano con lei.

Anche questa performance esalta i contrasti. L’industrial techno si rivela una base perfetta per i virtuosismi con il violino di Parkman, l’ambient si fonde armoniosiamente con la voce potente e al contempo dolce della polistrumentista svedese. L’esibizione è coinvolgente e porta sul palco di Atonal anche alcuni momenti di “anarchia”. I tre artisti si accendono una sigaretta dietro l’altra e ad un certo punto si scatenano sulle note di un pezzo techno, evocando l’atmosfera di una nottata in club.

Credit Photo Helge Mundt

La frenesia del clubbing ritorna con l’energia esplosiva di Sandwell District, un collettivo composto da Karl O’Connor (Regis degli Eros), David Sumner alias Function e Juan Mendez aka Silent Servant. Tra le luci stroboscopiche e il ritmo ipnotico della techno industrial del trio, la folla viene trascinata in un sogno metanfetaminico in cui è impossibile non danzare. I tre artisti suonano Immolare, pezzo del 2010, tra i più apprezzati del progetto musicale tedesco. Incredibile come una traccia che quest’anno compie 13 anni suoni come una produzione avveniristica.

L’atmosfera elettrizzante di questa esibizione conclude al meglio il secondo giorno di Berlin Atonal, che continuerà nei sotterranei del Tresor.

Credit Photo Helge Mundt

Giorno 3: Interconnessioni e introspezioni

La serata del 9 settembre si apre con una première mondiale. Si tratta della presentazione in anteprima del nuovo album di Loraine James, Gentle Confrontation, in uscita il 22 settembre per Hyperdub. Un maxi schermo dietro l’artista mostra riprese di case negli UK e si sofferma spesso su alcuni piccioni che zampettano per le strade.

L’esibizione è un’immersione nel mondo di James, dunque Gentle Confrontation è un’immersione nel mondo di James. Nell’album coinfluiscono tantissimi generi della tradizione britannica, dalla breakbeat al 2step ma rivisitati in chiave innovativa e amalgamati con emo-electronic e math rock. La voce bassa di Loraine conferisce profondità alla performance e quasi un nonsoché di meditativo. Il brano 2003, inedito già pubblicato dell’album in uscita, conquista il pubblico.

Credit Photo Helge Mundt

L’harsh noise pervade il Kraftwerk Berlin per una decina di minuti: sono Aho Ssan e Sevi Iko Dømochevsky che portano in scena Rhizomes AV. ll concetto di rizoma, radici che si estendono in tutte le direzioni, senza un inizio o una fine definiti, riflette metaforicamente la complessità della creazione artistica contemporanea. Nel visual art che accompagna la performance, infatti, all’inizio appaiono alberi con moltissime radici.

Man mano che l’esibizione progredisce, i suoni si evolvono e si trasformano, rispecchiando il concetto di rizoma e l’idea di costante cambiamento e adattamento. Dall’harsh noise e dal caos si arriva persino a un hip hop sperimentale più rilassato, addolcito da tonalità ambient. Rhizomes AV non è solo un’esibizione audiovisiva, ma anche una riflessione critica sulla natura della creazione artistica e sulla sua relazione con il mondo circostante. I visual strizzano l’occhio alle AR e al design dei videogiochi, incentivando un’esperienza più immersiva, che invita gli ascoltatori a riflettere sulle complessità della modernità e sul ruolo dell’arte come mezzo di esplorazione e comprensione.

Credit Photo Helge Mundt

Come Ssan e Domochevsky creano rizomi musicali, esplorando l’influenza dei materiali sonori sulla creazione e la natura collaborativa di una composizione, anche nell’opera synchronized and non-synchronized exercises of arrhythmic empathy, Rebecca Salvadori e Sandro Mussida collaborano per sperimentare con forme e colori animati.

In questo estratto della loro prima collaborazione video, le composizioni visive presentate mostrano una serie di forme e colori animati assemblati in combinazioni continuamente evolventi, allineate con il processo compositivo del brano. Il loro lavoro mette in luce l’intento di svincolare i movimenti aritmici da un risultato meccanico e predeterminato, un concetto che trova eco nell’approccio di Aho Ssan e Sevi Iko Dømochevsky nel creare rizomi musicali.

Nkisi, artista belga-congolese, presenta NTI-MA, Threshold of Awakening. Sul palco pochi oggetti di scena, una specie di lampada che pende dal soffitto, uno sgabello, una tazza e tanto fumo. L’ “oggetto” di scena più importante è un ballerino di danza contemporanea che accompagna la producer nella performance. I suoi movimenti energici, il modo di guardare intensamente il pubblico mettono in secondo piano le sperimentazioni musicali di Nkisi. Per fare un riferimento pop à la Xfactor, “si mangia il palco”.

Non in maniera negativa, anzi. L’interazione tra il ballerino e gli altri elementi dell’esibizione enfatizza l’idea dell’interconnessione e dell’intersoggettività, concetti centrali nel progetto che si propone come “un’esplorazione delle dinamiche tra il rumore come aspetto non rappresentativo della natura, le eredità immateriali incorporate nella musica, le mutevoli gerarchie dei sensi, gli spazi per l’intersoggettività non umana e l’uso del simbolismo come contenitori che l’invisibile può occupare”.

Credit Photo Helge Mundt

Chiude la terza serata di Berlin Atonal, HONOUR, casa PAN. La sua THE BLOOD (2TEARS & A $UCKET) si apre con un atmosfera e dei vocal quasi a metà strada tra un incontro tra massoni in stile Eyes Wide Shut e una messa satanica. Poco dopo, dietro di lui appare una gigantografia di Gesù nero e comincia una sorta di sermone che inneggia alla forza di Dio e a come l’onnipotente sia l’unico capace di liberarci da eventuali “pensieri suicidi”.

Musicalmente prevalgono beat hip hop che evocano, non ce ne vogliate, ancora una volta Kanye West, in particolare nell’album Jesus Is The King. Se le parole dei sermoni, o confessioni, invitano il pubblico a riflettere sulle proprie posizioni sulla religione, l’amore, la morte, c’è un altro elemento che suscita dubbi. L’artista indossa una felpa con la bandiera americana. Che sia stata tutta una parodia dei valori cristiani degli States?

Credit Photo Helge Mundt

Berlin Atonal ha ospitato e promosso, ancora una volta, artisti innovativi e visionari. Tra performance multidisciplinari e nuove sperimentazioni sonore, l’edizione di quest’anno ha offerto uno scenario vasto e stimolante. Il festival berlinese conferma nuovamente il suo ruolo fondamentale nel contesto della musica contemporanea e della cultura avant-garde.