La cultura dei club è da sempre un rifugio, uno spazio dove le persone cercano libertà. L’evoluzione di questo mondo ha portato alla nascita di un concetto cruciale: i “Safe Spaces”. Ma siamo davvero al sicuro?
Spazio
La cultura club si distingue per la forte presenza fisica. Gli eventi avvengono sempre in uno spazio fisico con persone che partecipano in modo analogico. La partecipazione virtuale non è contemplata. Lo spazio rappresenta la risorsa fondamentale per gli eventi club, sia al chiuso che all’aperto. È essenziale garantire la protezione dello spazio da influenze indesiderate durante l’evento. Il risultato è un luogo semi pubblico che, pur suggerendo esclusività e intimità, rimane aperto al mondo esterno. La membrana che regola l’ingresso, spesso una porta controllata da buttafuori, assume un ruolo cruciale.
Scena
Ogni club ruota attorno a una comunità composta da tre elementi chiave: gli organizzatori, gli artisti e il pubblico. Gli organizzatori svolgono un ruolo fondamentale fornendo l’infrastruttura necessaria per gli eventi, occupandosi dell’affitto dello spazio, della fornitura di materiali e della comunicazione delle date degli eventi. Gli artisti contribuiscono a rendere ogni evento unico, plasmando l’atmosfera attraverso illuminazione, decorazioni, performance e, ovviamente, la musica.
E al centro di tutto ciò c’è il pubblico. I frequentatori del club sono la forza trainante dietro ogni evento, e questo include non solo gli organizzatori e gli artisti, ma tutti coloro che partecipano. Quando i membri di un pubblico diventano visitatori regolari di un luogo per condividere un’esperienza comune, formano il nucleo del pubblico. Una rete di diversi nuclei del pubblico costituisce la scena.
La cultura club è spesso un prodotto creato dai membri di una scena per la stessa scena. La frequenza degli eventi è un indicatore chiave del successo, poiché il pubblico “richiede almeno un evento moderatamente frequentato per sentirsi a suo agio”. Quando un evento guadagna notorietà o una serie di eventi diventa riconoscibile, è probabile che nuovi ospiti si uniscano, portando con sé prospettive diverse.
In questo contesto, molte organizzazioni adottano una politica di accesso per regolare l’ingresso e prevenire comportamenti aggressivi che potrebbero disturbare l’atmosfera sicura e inclusiva. I buttafuori svolgono un ruolo chiave nel preservare il club come spazio sicuro per la scena.
L’esclusività dell’accesso svolge un ruolo significativo nella creazione di miti intorno a una particolare scena, aggiungendo un elemento di desiderabilità all’appartenenza. Questo “potere seduttivo” è cruciale per la sopravvivenza e lo sviluppo di una scena, con la conoscenza dei codici e delle regole come una forma di “capitale sottoculturale” che viene trasmessa tra gli individui.
Spazio
All’inizio degli anni 70, la sensibilità sociale era limitata rispetto a oggi. Le persone erano meno consapevoli delle sfide e delle discriminazioni vissute da individui appartenenti a gruppi minoritari. Di conseguenza, la cultura rave rifletteva le limitate preoccupazioni sociali di quel periodo.
Anche se basata sulla libertà e sull’apertura, la club culture spesso mancava di strutture di supporto specifiche per affrontare le problematiche legate alle discriminazioni. L’assenza di iniziative mirate poteva lasciare alcuni individui esposti a situazioni difficili senza un adeguato supporto.
L’assunzione implicita che la celebrazione della diversità fosse sufficiente per affrontare le problematiche non si dimostrava sempre valida nella pratica.
Oggi, i Safe Spaces emergono come risposta a queste criticità, ponendo al centro le prospettive e le esperienze delle persone marginalizzate.
L’evoluzione della consapevolezza sociale ha portato a un cambio di prospettiva. I Safe Spaces hanno preso il testimone, progettati appositamente per affrontare e correggere le disuguaglianze nella cultura dei club. Questi spazi offrono un ambiente intenzionalmente sicuro, promuovendo l’equità, il rispetto e la consapevolezza delle sfide specifiche affrontate da diverse comunità.
La musica dance, sin dai suoi albori nelle discoteche, ha sempre tratto ispirazione dalla diversità sessuale e dalla cultura queer. Tuttavia, in tempi recenti, la rappresentazione della diversità sessuale sembra allontanarsi dai media della musica elettronica, con una crescente preoccupazione riguardo a una diminuzione della diversità e dell’apertura nelle culture dei club.
Negli ultimi anni, la lotta per l’uguaglianza e la diversità sessuale sembra essere regredita in molte parti del mondo, come evidenziato dalle leggi anti-omosessualità in Russia e da attacchi violenti contro persone queer. Questa regressione ha creato un ambiente più difficile per gli artisti queer, specialmente quando si esibiscono in luoghi dove la diversità sessuale è sempre più minacciata.
Questo solleva interrogativi sulla responsabilità degli artisti e dei personaggi pubblici nel promuovere la diversità e la tolleranza.
La discriminazione sessuale persiste anche nelle dinamiche della musica elettronica, con la sessualità delle donne giudicata in modo terribile.
Nonostante la tendenza a credere nel potere unificante della musica e delle feste, dobbiamo evitare di diventare ciechi ai problemi attuali, come la violenza, le molestie e il razzismo. In questo contesto, la lotta per la diversità sessuale nella musica dance diventa più urgente che mai, mentre la cultura della musica elettronica è sempre più mainstream e la diversità sessuale è minacciata da una visione conservatrice globale e persistente.
Abbiamo deciso di esplorare insieme due realtà italiane in cui il concetto di Safe Spaces è intrinseco nel loro essere club e organizzazione, attraverso queste interviste tocchiamo temi molto importanti.
PROJEKTX
ProjektX, un’organizzazione dedicata alla creazione di eventi musicali unici e coinvolgenti, ha rapidamente guadagnato una reputazione di eccellenza nella scena underground di Torino. La sua forza risiede nell’approccio indipendente, nel costante impegno per la qualità e nell’apertura verso la collaborazione con altre realtà della città.
Come è nato il concetto di ProjektX e quale è la vostra missione?
ProjektX nasce a tutti gli effetti come un progetto imprenditoriale inclusivo, la cui missione è di creare valore per l’intera community delle feste. Questo valore non è inteso unicamente in termini economici; infatti, il nostro obiettivo principale è la massimizzazione della qualità degli eventi anziché del profitto. Ho scelto di definirlo subito progetto imprenditoriale poiché è fondato su un’attenta analisi del mercato delle feste e si propone di affrontare e risolvere le problematiche presenti in tale settore.
Inoltre, ci impegniamo fermamente ad adottare un approccio lavorativo che sia inclusivo e serio, garantendo agli artisti la possibilità di guadagnare dalla propria arte e di reinvestire nello sviluppo delle loro capacità creative.
Quali sono gli elementi che rendono i vostri party esclusivi e mirati?
Abbiamo identificato quattro elementi chiave, rappresentati dalla X, su cui ci concentriamo per garantire uno standard di qualità elevato negli eventi musicali:
1) La Community. È essenziale che i partecipanti condividano la visione del progetto e non partecipino casualmente ma attraverso referenze. Per coltivare la community.
Creiamo un nucleo iniziale di partecipanti selezionati per formare la base dell’atmosfera dell’evento.
Assicuriamo la presenza di personale di sicurezza addestrato per garantire un’esperienza sicura e piacevole.
Impostiamo diverse barriere per partecipare agli eventi per assicurarci che il pubblico sia genuinamente motivato.
Comunicare chiaramente le regole dell’evento attraverso canali privati e gruppi dedicati.
2) Le scelte artistiche sono cruciali per arricchire l’esperienza. Investiamo in una vasta gamma di forme artistiche, inclusa musica underground, allestimenti creativi, visual, mapping e luci innovative. Cerchiamo di portare innovazione ad ogni evento, concentrandoci sulla qualità anziché sulla frequenza.
3) Il sound-system. Il suono è fondamentale e non deve avere compromessi. Garantiamo che il suono sia di alta qualità e coinvolgente.
4) La Location. Cerchiamo location che consentano un controllo totale sulla qualità dell’evento. Preferiamo un approccio da festival itinerante piuttosto che limitarci ai club cittadini saturi, poiché ciò ci consente di gestire ogni aspetto dell’evento in modo completo e garantire un’esperienza unica ai partecipanti.
In che modo il concetto di “Safe Space” si riflette nei vostri eventi?
Nei nostri eventi, mettiamo un’enfasi particolare sull’effetto network, cercando di coinvolgere persone educate per garantire un ambiente tranquillo e accogliente. Inoltre, manteniamo un rapporto diretto e aperto con il pubblico, eliminando ogni barriera tra organizzazione e partecipanti. Lavoriamo attivamente per conoscere personalmente chi partecipa alle nostre feste, creando un senso di comunità ed evitando qualsiasi distacco tra organizzatori e pubblico.
Questo approccio umano è essenziale affinché ogni individuo si senta riconosciuto e responsabilizzato all’interno dell’evento, sapendo che ogni comportamento non appropriato non passerà inosservato. Inoltre, attribuiamo grande importanza alla selezione dello staff e della sicurezza, garantendo che siano allineati al concetto di “safe space”, poiché ciò influenza notevolmente l’atmosfera e la vibes dell’evento nel suo complesso.
Come funziona il processo di iscrizione tramite il canale Telegram e quali benefici apporta alla sicurezza degli eventi?
Per accedere ai nostri eventi, è necessario essere invitati tramite un processo di referral. Non offriamo punti di accesso pubblici né su Instagram né altrove, e i link di accesso sono disponibili solo su richiesta diretta alla nostra pagina. Rispondiamo solo alle persone che mostrano chiari segni di appartenenza al nostro network o che sono state raccomandate da individui già conosciuti.
Questa preselezione assicura che la maggior parte dei partecipanti siano membri consolidati del nostro network, che siano attenti alle nostre comunicazioni e consapevoli delle tempistiche delle prevendite e di altri dettagli. Più una persona è coinvolta, più è probabile che ritorni e partecipi ai nostri eventi, poiché il processo di partecipazione diventa più familiare e agevole per loro.
Come cercate di garantire un’esperienza coinvolgente e sicura per tutti i partecipanti e quali sono i feedback più comuni che ricevete dalla vostra community?
È estremamente gratificante ricevere così tanti feedback positivi, come il frequente commento “Il Projekt non delude mai”. Questi riscontri confermano la fiducia che la gente ha in noi, e ciò ci spinge a mantenere alto il nostro standard e a cercare costantemente di migliorare.
Il nostro obiettivo primario è non tradire mai questa fiducia e continuare a crescere e a evolverci. Siamo consapevoli dell’importanza di mantenere la nostra reputazione di affidabilità e qualità, e lavoriamo instancabilmente per soddisfare le aspettative dei nostri partecipanti e superare le loro aspettative ogni volta.
In che modo ProjektX si integra nella scena culturale e notturna di Torino? Avete progetti o collaborazioni con altri attori del panorama culturale torinese?
La forza di Projekt finora è stata principalmente nel sapere dire di no a molte collaborazioni, piuttosto che accettarle. Questo approccio si basa sull’efficienza: mantenere il pieno controllo sull’organizzazione è più pratico e ci consente di gestire le decisioni chiave senza dover discutere con altre parti interessate.
Pertanto, tendiamo ad essere un’organizzazione indipendente, anche se non mancano alcune collaborazioni, sebbene siano poche. Tuttavia, ci impegniamo attivamente a sostenere tutte le realtà underground di Torino. Siamo l’unica organizzazione con un network promozionale che offre gratuitamente supporto pubblicitario ad altre organizzazioni. Crediamo nella competizione sana come motore per migliorare la qualità complessiva della scena. Un pubblico educato alla qualità incoraggia tutte le organizzazioni a dare il meglio e crea un ambiente lavorativo più genuino e stimolante per tutti.
Nella vivace scena culturale di Bologna, un luogo si distingue per la sua visione audace e la sua missione inclusiva: il TANK – Serbatoio Culturale di Bologna.
Safe Space come valore aggiunto: in che modo questo pregio ha influenzato la percezione del vostro club?
Il concetto di spazio sicuro non è così pacifico come sembra in quanto ha a che vedere con il controllo. Dove si mette l’asticella? Chi controlla e in che modo? Quante regole? Quali? Come le applichi?
Nello statement di NNNAAAMMM – Aware safer clubbing – ci sono due elementi chiave: la consapevolezza (l’attenzione) e il safe space. Chiaramente l’imposizione è solo l’ultima scelta possibile, allora come possiamo sensibilizzare il nostro pubblico senza risultare coercitivi e respingenti?
Il TANK rappresenta un progetto dedicato all’inclusione, all’integrazione e alla co-evoluzione tra individui, mirando a costruire spazi sicuri attraverso strategie di riduzione del rischio e attenzione ai comportamenti, con un impegno reale contro la misoginia e la prevaricazione. Questa filosofia si traduce in azioni concrete durante i nostri eventi.
Abbiamo adottato politiche come la mancanza di un dress code e la richiesta di evitare foto e video per creare un ambiente più libero e sicuro. Pur non incoraggiando l’uso di sostanze, abbiamo istruito il nostro staff su riduzione del rischio e primo soccorso. Abbiamo esposto numeri antiviolenza e manteniamo una presenza diffusa durante le serate per interagire con il pubblico e mantenere un’atmosfera positiva.
Il nostro staff è coeso e collabora per individuare eventuali situazioni problematiche, mentre il coordinamento accoglienza/sicurezza agisce in modo discreto ma attento. Durante gli eventi “clubbing”, offriamo una zona sicura nel giardino del Tank con personale preparato per assistere chiunque ne abbia bisogno.
Promuoviamo attivamente l’inclusione attraverso azioni come il nostro nuovo format SABBA, dedicato esclusivamente ad artist* non binari, e la creazione di spazi culturali aperti a libri, performance, arte e talk. La partecipazione attiva di tutti i presenti è fondamentale per creare una comunità che rispetti i nostri principi condivisi.
In conclusione, il TANK non è solo un luogo di divertimento, ma anche un’espressione politica e sociale che accoglie e coinvolge tutti. Lavoriamo costantemente per promuovere l’inclusività e combattere la violenza e la discriminazione, riconoscendo che tali fenomeni possono insinuarsi anche negli ambienti culturali. La nostra comunità è fondamentale per mantenere un ambiente autentico e sicuro, e notiamo con soddisfazione una sorta di autoregolamentazione spontanea tra i nostri partecipanti, che ci spinge a continuare nella nostra missione.
Oltre alle attività notturne, quali iniziative culturali promuove il TANK?
L’ibridazione è al centro di ciò che facciamo: le attività notturne e diurne si fondono, formando un sistema in cui musica e attivismo si intrecciano. La tradizione di unire musica e impegno sociale si manifesta attraverso attività culturali e sociali anche di notte, usando la musica come mezzo di espressione.
Con il format “Cemento Armato“, ad esempio, la musica techno diventa veicolo di temi ambientali, promuovendo la consapevolezza attraverso un sustainable party, che include anche frames a tema nei videomapping. Si tratta di un clubbing consapevole, sostenibile e impegnato.
Un altro esempio è rappresentato dalle serate Zero Gravity, un “old school techno party” che risale al 2012 e ha radici profonde nel TANK. Questo party, basato su techno di qualità suonata “alla vecchia maniera”, non solo offre un’esperienza di grande impatto sul dancefloor, ma contribuisce anche a costruire la storia e la credibilità della crew. Queste esperienze contribuiscono a plasmare gli spazi e a trasmettere un senso di appartenenza e autenticità.
Come coinvolgete la vostra community in progetti culturali e artistici?
È evidente che la diversità e l’ibridazione sono alla base di molti dei nostri progetti, che vanno ben oltre il contesto strettamente legato ai party e ai club. Voglio evidenziare alcune iniziative che abbiamo portato avanti:
FEIQ – Festival di Editoria Indipendente Queer e pratiche performative. Questo festival è il primo in Italia a esplorare il legame tra editoria e pratiche performative, focalizzandosi sulla queerness, la socialità e la quotidianità.
KRASH – Ballroom Party. In collaborazione con la comunità BoLounge di Bologna, KRASH è un party che offre uno spazio sicuro per la ballroom community, combinando clubbing queer underground e ballroom. È un momento in cui i partecipanti sono incoraggiati a esibirsi e a performare in un ambiente non competitivo e libero.
Techno Workout Dance. In collaborazione con la coreografa Anna Albertelli, questa pratica utilizza la musica techno per favorire il movimento ritmico e lo scioglimento dei muscoli, incoraggiando l’attenzione sul proprio corpo e la sua accettazione.
In ognuna di queste proposte, ci impegniamo a portare avanti eventi e format con una coscienza e una consapevolezza, creando spazi inclusivi e promuovendo la diversità attraverso l’arte, la musica e la cultura.
Il recente caso di Napoli
Una giovane ragazza, la cui identità è rimasta anonima, in queste settimane ha condiviso un racconto sconvolgente dell’esperienza vissuta durante la serata “Le Cose che Non Dici”, in un post su Instagram. L’evento, pubblicizzato come berlinese, open mind e liberale, prometteva uno spazio sicuro.
La ragazza ha descritto l’ingresso come sorprendentemente rigido, con un dress code severo che contrastava con la dichiarata apertura mentale dell’evento. Nonostante ciò, all’interno, lei e le sue amiche hanno subito molestie inaccettabili da parte di alcuni partecipanti. La giovane ha sottolineato che la natura delle violenze subite non poteva essere giustificata dal modo in cui erano vestite.
In seguito alla denuncia su Instagram, l’organizzazione dell’evento, identificandosi come ‘LCND‘, ha risposto sottolineando la separazione tra l’organizzazione e il club che li ospita. Hanno chiarito che non si assumono responsabilità per gli atti di abuso o violenza commessi da singoli partecipanti, invitando le vittime a segnalare qualsiasi problema.
La giovane, dopo aver ricevuto numerose testimonianze analoghe da altre persone, ha manifestato l’intenzione di sporgere denuncia presso il Commissariato di Cercola. L’organizzazione ha ribadito la propria posizione, affermando che si muovono prontamente contro chi disturba, ma non possono essere ritenuti responsabili per gli episodi avvenuti all’interno del locale. La struttura fisica del club non è coinvolta o responsabile dell’accaduto.
Mentre l’organizzazione si svincola dalle responsabilità, sottolineando che gli abusi sono da imputare ai singoli partecipanti, la domanda sorge: che ruolo dovrebbe giocare l’organizzazione nella protezione degli ospiti?
La sicurezza non dovrebbe essere solo un’aspettativa, ma un impegno tangibile.
South Park e Safe Spaces
Nel 2015, la serie animata South Park ha messo in risalto il termine, dando inizio a un dibattito pubblico e a una ridefinizione del concetto nella cultura popolare. Le università in Nord America e Gran Bretagna divennero teatro di accese discussioni, mentre la società iniziava a interrogarsi sulla validità di iniziative studentesche legate ai Safe Spaces.
L’episodio fa riferimento alle discussioni ampie e pubblicizzate riguardo le iniziative studentesche, specialmente in università nord americane e britanniche, che riguardavano la creazione di “safe spaces” per gli studenti appartenenti a gruppi marginalizzati. Questi spazi sicuri erano pensati come luoghi in cui gli studenti potevano trovare protezione da violenza e molestie, ma nel dibattito pubblico, la questione è stata spesso controversa.
L’Università di Chicago ha pubblicamente criticato le politiche di spazi sicuri, e l’attore britannico Stephen Fry le ha definite “infantili”. South Park ha affrontato questo tema nella sua trama, con una canzone originale intitolata “Safe Space”, che satirizzava l’idea di spazi sicuri come luoghi in cui chiunque non condividesse le opinioni veniva escluso. L’episodio ha contribuito a diffondere e popolarizzare ulteriormente il termine “safe space” nella cultura di massa.
Dove l’episodio di South Park manca il bersaglio – o forse colpisce nel segno, nella sua assurdità – è che ha creato “isolazionisti spaziali” più sicuri e la figura dell’orrore del campo della realtà come avversari. Gli spazi più sicuri nascono da sistemi sociali rotti, ma rimangono strettamente collegati al mainstream.
Le complessità dei Safe Spaces
Vorrei condividere un’esperienza personale che mette in luce le complessità associate ai concetti di Safe Spaces. L’anno scorso ho partecipato a un evento organizzato dalla comunità transfemminista e LGBTQ+ a Bologna insieme al mio compagno. Noi siamo dei grandissimi sostenitori degli spazi inclusivi e partecipiamo attivamente a rassegne, spazi e lotte politiche che abbracciano queste tematiche.
Tuttavia, la serata ha preso una piega inattesa quando io e il mio compagno, intenti a baciarci, siamo stati oggetto di insulti da parte di una donna presente nell’evento. Il motivo? La sua percezione che la nostra presenza minacciasse la natura “safe” dello spazio per la comunità LGBTQ+. Questo episodio solleva domande cruciali sulla complessità dei Safe Spaces e la loro interpretazione individuale.
La contraddizione nelle azioni
Il paradosso emerge quando un concetto nobile come quello di Safe Spaces diventa uno strumento per perpetuare le discriminazioni inverse. In questo caso, la persona ha percepito la nostra eterosessualità come una minaccia al suo concetto di spazio sicuro e, soprattutto, ha giudicato ”pericoloso” il mio compagno in quanto uomo. Ciò solleva una domanda cruciale: come possiamo bilanciare la protezione di determinati gruppi senza creare un ambiente ostile per altri?
Scuse e riflessioni dalla comunità LGBTQ
Ciò che ha reso questa esperienza più significativa è stato il giorno successivo, quando la comunità LGBTQ+ si è sinceramente e personalmente scusata per l’accaduto, prendendo adeguate distanze da quel caso isolato e non in linea con i loro principi. Questo gesto ha sottolineato la consapevolezza che, anche all’interno di Safe Spaces, possono verificarsi dinamiche dannose. L’importanza di affrontare e correggere tali comportamenti è fondamentale per mantenere l’integrità degli spazi sicuri.
Riflessioni fondamentali
Questo episodio evidenzia la necessità di una riflessione più approfondita sui Safe Spaces. Se da un lato sono essenziali per fornire sicurezza e appartenenza a gruppi storicamente emarginati, dall’altro possono trasformarsi in strumenti di discriminazione se interpretati in modo estremo. È vitale riconoscere che la sicurezza non dovrebbe essere un’opzione esclusiva, ma un diritto per tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale.
Quindi, mentre sosteniamo la creazione e il mantenimento di Safe Spaces, dobbiamo anche riconoscere il rischio di escludere altri in modo ingiustificato.
L’inclusività e il dialogo aperto sono chiavi per coltivare ambienti che siano veramente sicuri per tutti, senza compromettere gli obiettivi originali dei Safe Spaces.
Questo viaggio attraverso la storia e il presente dei Safe Spaces rivela la potenza di un movimento che continua a plasmare la club culture contemporanea.
Credits photo : Mattia Acito e Gloria Chillotti
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