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Innanzitutto, prima di leggere questa completa recensione, vi consigliamo un piacevole ascolto di questo album al seguente link.

“Fede negli Stranieri” non è il nuovo slogan della Boldrini ma è il titolo del nuovo album di Andy Stott, artista Inglese poliedrico e impegnato, che ritorna il 18 Novembre con Faith in Stangers su Modern Love.

Dopo una carriera slots Gold of The Gods play for free in Piggy basata su generi come minimal, dub, tech-house, ora sforna un LP condito di tutti gli elementi migliori che hanno caratterizzato la sua musica. Certamente in un formato più maturo, più avantgarde, aggiungendo tracce d’atmosfera e brani post-dubstep. Guardando alle sue release precedenti, Andy, sceglie la stessa voce femminile di Luxury Problems, la stessa Alison Skidmore, la sua vecchia insegnante di piano.

Time Away è principalmente un brano lento basato su un drone, che nel contesto funge da buona apertura all’album. A seguire Violence, una delle tracce più belle dell’album, con la voce calda e sensuale di Alison, che prima ci porta in un mondo quasi finto, surreale e fatato, e poi ci fa sprofondare su un pianeta pieno di Wooble cattivi e Snare pesanti. La traccia più dubstep in assoluto.

Faith in Strangers è principalmente basato su un contrasto fra le canzoni. I non pochi minuti di On Oath si scontrano con Science & Industry:  nella prima la parte percussiva è più da musica Ambient ed Alison sembra una sirena, nella seconda il beat sembra preso da una traccia Electro degli anni ’90 ed Alison resta quasi in silenzio.

No Surrender ricorda Tessela e l’album inizia a prendere una piega Techno. In How it Was si crea un bel Groove e la voce è tagliata, segue il ritmo incessante e ossessivo, accompagnato tutto da un basso gonfio e carico. Damage, la penultima traccia, che continua a seguire le influenze Dark Techno, è quasi un Beat alla Kenye West, ma più attento alla parte strumentale.

Il brano di chiusura, Missing, a qualcuno ha ricordato addirittura Twin Peaks: effettivamente è molto simile a Falling con Julee Cruise. Lo è nella scelta degli strumenti, nell’utilizzo della voce, ma soltanto più lenta e arricchita di Drone.

Sarà che pure Andy aspetta trepidante il 2016 per la terza stagione?

Edoardo Cutrino